sabato 30 maggio 2009

Saviano rimembra ancora quel tempo di sua vita mortale.

"Tutto ciò che la mia vita è diventata dalla pubblicazione di Gomorra in poi, le minacce, la scorta, l'isolamento, la diffamazione, si sono rivelati il carburante e lo sprone che mi hanno convinto che vale la pena parlare, che la letteratura e l'arte non sono attività superflue, ma fondamentali e che soprattutto possono salvare la vita".

(Roberto Saviano su la Repubblica di venerdì)

giovedì 28 maggio 2009

Flottare.

Questa parola, "flottare", una volta mi è costata cara. L'ho usata nel tema di maturità e ho pagato con un segnaccio rosso tutto cerchiato intorno e ottocento punti interrogativi. Nonché il voto più basso di tutta la mia carriera scolastica. La professoressa della commissione (non era la mia professoressa di ruolo di ialiano, che adoravo) mi aveva spiegato che questa parola NON ESISTE. Io l'avevo letta in uno dei cinque romanzi di Natalia Ginzburg e scritta da lei mi sembrava suonasse come un flauto incantatore. "Flottare" ah, che dolce parola, che dolcissima sensazione. Trovavo che metterla proprio nel tema della maturità mi avrebbe portato fortuna, ma a dire il vero non ci fu un ragionamento preciso dietro questa impudente scelta. L'ho scritta per benino con la penna stilografica blu e via.
F-l-o-t-t-a-r-e.
Com'ero soddisfatta di questa incisione su carta bianca. Ricordo tuttavia i giorni della maturità come un disastro umano, una disfatta, un suicidio scolastico che lasciava presagire ben altri suicidi e quanto poco sarei stata anche in futuro solidale con me stessa compiendo gesti goffi, avventati, masochisti, incontrollati. Sbagliando, sbagliando e ancora sbagliando. Facendo errori in continuazione, in molte circostanze di lavoro, come a voler negare qualcosa: la mia crescita professionale, le mie vere capacità, la mia vita stessa alla fine.
Però, magra ma piacevole consolazione, oggi sono ancora qui, in piedi e in salute. O meglio: malata di una stupida otite media acuta all'orecchio dx che per la cronaca tarda a guarire ma che mi permette all'improvviso, aprite bene le orecchie, di...FLOTTARE. Sì sì, flottare nella città come un pesce o un gabbiano, flottare piano piano e lentamente nelle piccole cose che ho da fare. Ho aspettato dieci anni ma ce l'ho fatta: mi tappo le orecchie, non ascolto le voci intorno a me, flotto e me ne vanto!

mercoledì 27 maggio 2009

Otite otite.

Amici miei: mi sono presa dal vento un'otite acuta all'orecchio dx. Che male, che dolore. E contemporaneamente ho perso la voce. Ho passato quasi 2 giorni al pronto soccorso (perché l'otoscopio era guasto, ma questa è un'altra storia). Lì, al PS, ho visto cose che voi umani non potreste immaginare: feriti a sangue barcollanti, partorienti solitarie, uomini che parlavano da soli. Assumo antibiotici come noccioline e continuo a non sentire quasi niente fuorché flebili rumorini ovattati. In più non mi posso esprimere in modo chiaro ed emetto unicamente bisbiglii.

Sembra quasi voluto: non riesco a sentire certe cose che sarebbero importanti invece da capire e resto un po' sorda e intontita apposta. E non riesco a dire ciò che vorrei dire. Sono costretta a guardare negli occhi allora il mio mondo interiore, a sentire solo la mia voce e i miei pensieri, i miei inganni e le mie contraddizioni senza poter confondere le acque con la voce e l'udito.

Amici miei: consoglio a tutti una bella otite media acuta all'orecchio dx. Questo orecchio diventerà assoluto, diventerete voi stessi un orecchio gigante in ascolto di suoni inesplorati. E' dura ma se ne esce sonoramente rafforzati, con buona pace di Eustachio.

lunedì 25 maggio 2009

Colate di canicola incalcolabili.

Mi sento come se colate di caldo bruciante mi siano enrate nelle orecchie. La quantità è incalcolabile e mi stordisce. La mia testa è cosi pesante e schiacciata da non poter più esaurire un solo pensiero. A questa colata sembrano essersi appiccicati milioni di pollini, come piume di gallina sul miele. E non fanno che congestionarmi il naso, pigiarmi la gola e solleticarmi violentemente il palato. Così vago per la città e la casa come un pupazzo zuzzurellone e malconcio...

venerdì 22 maggio 2009

Decoder o non Decoder.

Giravo in un negozio di elettrodomestici in cerca di un decoder. Sono invece tornata a casa con una comoda piastra per capelli e una pentola elettrica per cuocere a vapore.

Le maniglie del lavoro.



Passando in Corso Peschiera questa mattina mi sono accorta che un nuovissimo negozio di maniglie ha preso il posto di una "vecchia" e desueta agenzia interinale. Cosa significherà?
Quando si dice: si chiude una porta...

martedì 19 maggio 2009

Domani è un altro giorno di scuola.

Ricevo dalla mia amica Rossella e volentieri pubblico questo link sui tagli del ministro Gelmini per la nostra pregiata rubrica dedicata al magico mondo della scuola italiana.

http://speciali.espresso.repubblica.it/grafici/istruzione/totali/index.html

E poi, sfido la ben nota timidezza e la proverbiale sobrietà della mia amica stessa per farle i complimenti: bravissima Rossella sono felice per te!

Testa di vaso.

Per molto tempo ho pensato che sul balcone che vedo dalla mia finestra ci fosse una donna seduta immobile su una sediolina a fissare il vuoto per ore e ore. Poverina. Successivamente, data la mia miopia, mi sono ricreduta: si trattava evidentemente di un vaso, che io scambiavo per una donna. Sovente usciva sul balcone anche un signore anziano con la sigaretta e si girava verso questo vaso e lo guardava. Prima pensavo parlasse con la donna, poi dopo ho dedotto: guarda il vaso per vedere come cresce la piantina...

Oggi: la svolta. Il presunto vaso, mentre sto allegramente stendendo i miei panni, ecco che si muove. Si alza addirittura. E rientra in casa. Era effettivamente una donna. Lo strano caso della donna-vaso.

Contorcimenti vari e punizioni dantesche.

1) Quando rido troppo, da qualche anno a questa parte, mi viene l'asma. Sicché sono costretta (da chi?) a pensare a qualcosa di serio o triste per salvarmi la vita.
2) Quando va tutto bene e non sto facendo niente di particolare, mi viene un attacco di panico. Mi sembra di morire.
3) Quando ricevo una buona notizia, penso che troppa fortuna dovrò scontarla a breve tramite una disgrazia.
4) Quando ricevo una brutta notizia penso che presto potrebbe arrivarne una di più ampie proporzioni poiché non c'è limite al peggio, quando si tocca il fondo si incomincia a grattare ecc ecc


Così, solo per rendervi partecipi.

lunedì 18 maggio 2009

Grazie.

In giornate come questa voglio solo dire grazie in generale al mondo con le sue ombre nere e le sue luci splendenti. Grazie all'Universo così difficile da capire. Grazie alla vita stessa, tanto complicata, molto fragile, infinitamente precaria, eppure presente, incredibilmente preziosa e insospettabilmente leggera. Grazie al mio papà, e alla sua barba bianca, che oggi ha superato una dura prova coraggiosamente.

domenica 17 maggio 2009

Tigre.



"La Tigre Assenza
o amati
ha tutto divorato
di questo volto rivolto a voi! La bocca sola
pura
prega ancora".

(da La Tigre Assenza, Cristina Campo)

Pamuk.

Purtroppo me lo sono perso alla Fiera del Libro, con grande dispiacere. Però mi sono consolata ascoltandolo da Fazio ieri sera in TV. Grandissimo Pamuk, mi piace molto sentirlo parlare. Così umano, vicino a chi ascolta. Al tempo stesso sempre un po' in là, lontano, fuori dalle orbite della mia personale comprensione. E' questa sua difficoltà nella scrittura e nella voce che mi cattura.
Poi tra le altre cose (tutte magiche per me), ha parlato di autobiografia, in riferimento al suo prossimo romanzo, che ha un titolo che trovo bellissimo: "Il museo dell'innocenza". Sull'autobiografia ha detto che consiste nel cancellare e non nel ricordare, come solitamente si crede. Cancellare...
Non vedo l'ora che esca il libro in Italia per potermelo leggere dall'inizio alla fine. Per cancellare con lui magari certi suoi ricordi, per cancellare insieme la paura dei libri che mi è presa ultimamente. Per cancellare con la gomma bianca e ritemperare la matita.

sabato 16 maggio 2009

Timidezza?


Non saprei come diavolo definirla, ma da sempre sono avvinta da una sensazione che mi accompagna in molte occasioni della mia vita. Ad esempio, quando devo parlare con una persona che considero importante, che conosco poco, che mi mette magari anche un po' in soggezione.

Il ventaglio delle possibilità è infinito e mi sorprende sempre! A causa di questa strana sensazione, posso passare dall'arrossimento istantaneo (raro), al tremore delle mani (frequentissimo), alla voce rotta (spesso), ai movimenti inconsueti (volentieri), al delirio verbale (sempre). Quest'ultimo è il più conturbante. Mi traghetta verso lidi tortuosi, lidi di luoghi comuni. Sto pensando magari a qualcosa di molto intelligente e invece ZAC mi esce ad esempio un tragico "eh cosa non si fa per magnà" o un più raffinato "eh del resto: marzo pazzerello esce il sole con l'ombrello" fino al classico non-sense "ma il 1° maggio lavori?". E non solo: contorcimenti di capelli, smarrimento di oggetti personali, dimenticanza del nome di battesimo, giovanilismo, vecchiaia precoce, falsità, eccesso di zelo, sincerità spietata, confidenza non richiesta, contatto fisico, distanza di sicurezza superiore ai 2 metri, mollezza, svenimento, fretta, annebbiamento della vista, secchezza delle fauci, strabismo di venere. E ancora, riesco a passare in breve tempo dalla più becera prostrazione fantozziana alla più improbabile delle altezzosità. Questo è davvero un problema per me. Che sia timidezza o qualcos'altro, è un bel guaio. Questa cosa misteriosa mi vieta inesorabilmente di intrattenere pubbliche relazioni decenti e normali contatti in società. Mi sembra un cagnolino nascosto in tasca, pronto ad attaccare e ringhiare quando meno ce ne sarebbe bisogno. E quel che è peggio è che non faccio nulla per migliorare la situazione, anzi. Fosse per me, me ne starei la maggior parte del tempo da sola a fantasticare, a immaginare un mondo in cui parlo benissimo e tutti restano incantati dal mio saggio argomentare. Fortuna che almeno con parenti stretti e amici mi tranquillizzo un po'. Per quanto, certe volte, anche con loro...

lunedì 11 maggio 2009

Balon.


Sabato mattina, nel grigio torinese, mi sentivo come una delle tante gocce di vapore che nebulizzavano la città tutta pronta e profumata per l'ora di pranzo. Leggera, confusa ma con una missione: vagare senza mèta tra le vie del Balon. Lo storico mercatino (ma è riduttivo) che prende vita alle spalle di Porta Palazzo. Da tanto tempo non ci passavo e rituffarsi in quella mitologica atmosfera ovattata e pungente al tempo stesso è stato particolarmente emozionante. Le facce stanche, vecchie, giovani, fresche, nere, truffaldine, intellettuali, povere, ricche, tutte concentrate a scartabellare tra gli oggetti usati. Quanto a noi, abbiamo trovato un comodo appoggia-abiti di mettallo laccato per la modica cifra di 15 Euro.

venerdì 8 maggio 2009

Un nero tutto bianco (cronache da Borgo San Paolo).

In via Monginevro questa mattina ho incrociato lo sguardo di un signore anziano con la pelle nera e i capelli e la barba bianchissimi. Aveva anche una discreta panciona e un maglione beige da nonno in carriera. Benché mio nonno, buonanima, fosse pallidissimo, alto, magro, biondo e con gli occhi celesti (al punto che nel dopoguerra veniva preso per tedesco), nello sguardo color nocciola di quel signore scurissimo, basso e grassottello ho rivisto la sua stessa innocenza, la sua malinconia.

giovedì 7 maggio 2009

Felicità.














Oggi sono felice. Per nessuna ragione o per molte contemporaneamente.
Ne elenco almeno tre:

1) Ho un tappeto colorato.
2) Ho pranzato con mia mamma in centro.
3) I pollini mi fanno sentire brilla. Ma quel giusto per godersi un po' di più la vita.

E domani si vedrà...

mercoledì 6 maggio 2009

L'ultimo bacio VS Generazione 1000 Euro.













I trentenni cinematografici del 2000 VS i trentenni cinematografici di oggi. Secondo me, nonostante le crisi e le mille difficoltà, quelli di oggi sono un po' più simpatici. Senza offesa eh.

martedì 5 maggio 2009

Alle due.

Questa notte erano le due del mattino e non riuscivo a dormire. Dopo aver bevuto un bicchiere di latte che è ipnoinducente e in attesa dei suoi magici effetti soporiferi, mi sono affacciata alla finestra. Era tutto buio, non mi aspettavo niente. E invece ho ottenuto una bella crisi d'asma per via dei pollini volanti che approfittano del buio per rimescolare le carte della natura. E non solo: ho ottenuto di scoprire quattro luci accese nel grosso palazzone di fronte. Accese alla massima potenza. Allora, mi sono detta, non siamo mai soli. Mai, nemmeno quando lo sospettiamo fortissimamente, nemmeno quando ne siamo sicuri e ci vantiamo di fregare tutti e spiarli mentre dormono. C'è sempre qualcuno che non dorme, che condivide con noi i tormenti della notte, il sollievo del risveglio. Ma il regalo più grande che ne ho ricavato è stata la curiosità: cosa facevano quelli lì svegli? Che programma idiota guardavano in TV? Litigavano? E perché? Parlavano? E di cosa?

Rosa sudamericana (cronache da Borgo San Paolo).

Oggi una donna piccolissima sudamericana se ne stava seduta in punta a una panchina alla fermata del 15 in via Monginevro. Niente di speciale, stava all'erta per non buttarsi troppo nella vita e non accecarsi con il sole forte del pomeriggio. Stringeva poi nella mano destra un grosso bocciolo di rosa rossa. Lo impugnava stretto, con il gambo che penzolava fino al ginocchio. Niente spine, niente foglie. Stringeva come fosse stato un passerotto, come per non farlo scappare via.

Credo ai miracoli.

Oggi: visita neurologica di controllo della mia mamma. Andiamo con il 42 all'ospedale. Il pullman è tutto per noi, vuoto. C'è un sole stupendo e un vento leggero. Ma io sono un po' nervosa. Non so più perché. Alla visita mia mamma è bravissima. Si è impegnata in questi due anni. Ha fatto tutti gli esercizi, tutte le visite, tutto il necessario e anche di più. E si vede. E la dottoressa se ne accorge. La visita è quasi leggera. E per la prima volta mia mamma riesce a non piangere. Ha le guance più rosa di un tempo. Ha i capelli più lisci e luminosi. Ma cosa è successo? Un miracolo. Il miracolo della sua volontà, della sua forza e del suo desiderio di migliorare. Con un esempio così, mi sento piccola. Ma anche grata a lei per essere tanto coraggiosa e per aver sfidato i propri limiti diventando più capace e più bella di prima.

lunedì 4 maggio 2009

Ho visto un cinese (cronache da Borgo San Paolo).

Ho visto un cinese anziano. E una cinese cicciottella.
A dispetto dei luoghi comuni che vogliono i cinesi giovani mangiatori di anziani o, nella migliore delle ipotesi, giovani rispeditori di anziani in Cina. A dispetto di chi dice che le cinesi sono tutte magre e tutte uguali. Questa donna era ben corpulenta e aveva un'espressione del volto inconfondibile tra mille, con un ciuffo ribelle di capelli che le cascava continuamente sugli occhialini alla John Lennon. I due camminavano insieme, forse erano marito e moglie. In tutto simili a due italiani, due pensionati torinesi un po' bolsi che tornano dal mercato di corso Racconigi.
Guardandoli attraversare la strada affannati e ansimanti dall'esplosione del caldo inaspettato, ho capito che bisognerebbe definitivamente abolire i pregiudizi dalla nostra mente e che la vita può sorprenderci quando meno ce lo aspettiamo. Voglio crederci, ci spero ancora!

venerdì 1 maggio 2009

1° maggio.

Festa dei lavoratori. Sono stata a visitare il Museo Egizio di Torino gremito di persone, bello e bellissima la sala allestita da Dante Ferretti che non avevo ancora visto. Solo un particolare: su molti dei testi che spiegavano il significato delle statue si ripetevano con una certa frequenza alcuni errori di grammatica. Pensando proprio al lavoro e ai lavoratori, mi è venuto in mente in quante circostanze lavorative io abbia ricevuto sonore sgridate per errori molto meno importanti e decisivi. Errori su piccoli testi, commessi per distrazione e ansia, magari in fase di controllo. Mai nessun errore o refuso mio è arrivato ad alcun lettore esterno all'azienda dove di volta in volta ho ricevuto la rispettiva sgridata. Sgridata forte, pubblica, con crocifissione in sala mensa!

Allora mi chiedo: quanti pesi e quante misure si utilizzano nel mondo del lavoro? E ancora: ma non possono, quelli del prestigioso Museo Egizio, ristampare le etichette e appiccicarle giuste per la gioia dei nostri occhi di visitatori/lavoratori?

Comunque buon primo maggio a tutti!