mercoledì 1 dicembre 2010

In giro.

Neve e studenti sui tetti della città. Tutto questo mi piace e mi confonde.

Per tantissimo tempo ho pensato, sotto sotto, che fosse più colpa mia, se le cose andavano storte, ad esempio nel mezzo di quella selva oscura travagliata di stage, contratti a progetto, paghe che non arrivano mai sul conto corrente.

Però oggi, guardando un po' in giro, mi accorgo che a un certo punto bisogna avere il coraggio di ammettere che se le cose vanno male, se il precariato si sta mangiando fette sempre più vaste di popolazione (e di produzione, perché non è possibile che tutto continui a filare liscio quando i lavoratori sono sfiduciati), come un'epidemia, forse la colpa, la responsabilità, è di molti e non solo di qualche piccolo ex stagista troppo insicuro come me, troppo perbenino come me, troppo debole da troppi punti di vista come me.

Oddio: i motivi davvero intimi per i quali io, proprio io, ho sempre fatto fatica a cavarmela nel per me tragico mondo del lavoro dipendente, quelli restano (e: sorpresa: forse nemmeno loro erano proprio tutti, tutti colpa mia, ma diciamo meglio: erano dentro di me, quello di sicuro).

Tuttavia, quando ormai quotidianamente, e non esagero, molti, molti, moltissimi, troppi amici - davvero bravi, davvero meritevoli - raccontano storie di lavoro impietose, inizio a sospettare. Mi sento il più inflessibile e ottuso dei detective che però poi alla fine del giallo cede: e va bene, è stato proprio il maggiordomo!

Nel senso che il confine tra lamentela gratuita e italiota e legittima difesa, e realtà lampante, è sottile e forse oggi è stato superato. Quello che vedo e sento in giro è ormai chiaro: non dico la peste di Camus, ma quasi.

Quanto a me, da un certo punto in poi mi sono proprio rifugiata. Nei miei metodi di sopravvivenza, nel mio mondo, come si suol dire. Non che voglia uscirci, perché è qui che ho piantato le radici e appena appena verde chiaro le sto vedendo forse spingere giù nella terra prima inospitale. Però dico che ogni tanto il muso fuori dalla finestra lo metto, ogni tanto gli occhi dai romanzi li stacco.

E vedo questi fiocchi bianchi, questi occhi di futuro, che insieme popolano il cielo di Torino, che grigio-azzurro, "sembra ridere al mio fianco", non so, alcune volte il senso di tutto mi sfugge completamente e divento triste, e non capisco cosa succede, altre volte invece lo vedo limpido sopra la mia testa.

In ogni caso, buon mercoledì da leoni :)

8 commenti:

Annalisa ha detto...

ci vorrebbe una rivoluzione silenziosa, lenta, bianca, inesorabile come la neve che copre tutto, qualche cosa che permetta di cambiare per costruire

noemi ha detto...

@Annalisa: sì, lo penso anch'io, anche se a volte proprio non capisco cosa può incidere per dei cambiamenti veri e cosa no...

Annalisa ha detto...

Io penso che quello che incide veramente siano le piccole azioni di tutti i giorni che possiamo fare tutti noi. Non dobbiamo gettare la spugna e rassegnarci a desiderare meno di quello che ci spetta per diritto... le rivoluzioni vere partono dal basso della società e sono lente e "bianche". I cambiamenti avvengono giorno per giorno nelle scelte della gente, che oggi più che mai devono essere consapevoli... (scusami lo sfogo...)

noemi ha detto...

@Annalisa: ma che susa, anzi il tuo commento è il benvenuto! E sono d'accordo, nonostante la forza potente di attrazione che ha la rinuncia, come il disfattismo, sul fatto che non si debba mai gettare la spugna, in nessuna circostanza della vita! Anzi, proprio nei momenti peggiori bisogna ingegnarsi di più, non è facile ma si può fare ^^

Sara Giorgia ha detto...

sono d'accordo con Annalisa, e mi riallaccio anche all'affermazione di Tiziano Terzani per cui l'unica rivoluzione possibile è quella interiore. Deve cambiare la testa, il modo di sentire e di comportarsi di ciascuno di noi, la "politica" è un fatto prima di tutto personale, che ci riguarda quotidianamente, nelle scelte che facciamo.
Detto ciò, è pur vero che uno scossone è forse l'unica possibilità di cambiare le cose, purtroppo non abbiamo il lusso del tempo che ci vorrebbe per una rivoluzione lenta.
Noemina: cmq le tue parole hanno fatto centro ancora una volta. Mi ci riconosco pienamente e drammaticamente, come ben sai.
Un abbraccio

noemi ha detto...

@Sara: grazie, il tuo commento come prima cosa del mattino mi ha proprio fatto piacere. Condivido in pieno quando dici che i veri cambiamenti avvengono dentro la testa e nulla inizia senza quel tipo di "rivoluzione" interiore. Ancora grazie Sarina e un abbraccio forte ^^

Annalisa ha detto...

Bellissima questa frase di Terzani! Grazie!!

noemi ha detto...

@Annalisa, @Sara: grazie a entrambe ^^