lunedì 31 gennaio 2011

My Favorite Things.

Oggi è lunedì.

Ok, non aggiungo altro. Se non che è un freddo lunedì.

E grigio.

Un freddo e grigio lunedì di gennaio.

E ho mal di denti.



Comunque. Pensiamo alle favorite things, vediamo se funziona.

1) i chiodi di garofano.

2) l'olio extravergine di oliva.

3) i libri di psicologia.

4) i segnalibri.

5) il non-mal di denti.

E voi?

Ciao :/


domenica 30 gennaio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Buongiorno. Come va? Continuano le mie appassionanti notti di incubi, ansia, pavor nocturunus e bruxismo. Ma sì, che bello. Poi un giorno smetto, I promise.

In tutto ciò, ecco la lettura domenicale. In questi giorni penso spesso a Natalia Ginzburg. Per me non è una novità, come vi accennavo, ad esempio, qui.

Ogni tanto, sfoglio questo E' difficile parlare di sé, editore Einaudi. Una raccolta di conversazioni radiofoniche tra Natalia e alcuni amici e "interlocutori" come amava chiamarli lei. Persone vicine alla sua vita o comunque attente al suo lavoro, come Marino Sinibaldi, che ha condotto l'intero progetto. Nella prefazione, della nipote Lisa, si legge che la frase "è difficile parlare di sé" l'aveva pronunciata la stessa scrittrice. Ed è chiaro, si sente in tutto il libro questa sua ritrosia, ma così delicata, sfocata e tenera.

Quello che mi è sempre piaciuto di questa scrittrice è proprio la sensibilità rarefatta e come sospesa a volte nel vuoto, intenta a ricercare le parole esatte e un senso anche della narrativa, per lei sempre complesso, sempre in profondità e al tempo stesso immerso nelle semplici cose quotidiane, e devoto all'ambiente politico che la circondava.

Nei momenti di confusione e turbamento, penso a lei. La sua leggerezza e insieme tutte le traversie che ha dovuto e voluto anche superare per proteggere e far nascere la sua poetica, i suoi argomenti, la sua scrittura, la sua voce frammentata e lieve ma anche secca, inequivocabile. A volte con l'immaginazione la cerco tra le vie di Torino, nel suo quartiere dell'infanzia. Tutto quello che ha sopportato ma anche le sue immense fortune. Lei in generale per me è un lago ampio e blu di speranze e verità e contatto con le cose che contano.





sabato 29 gennaio 2011

Wish Tree.

Buon sabato. E. Sono un po' incastrata oggi in mille sensazioni ingannevoli. Avrei bisogno di un caffè. Ecco ne sto bevendo uno. E poi sono distratta. A scuola mi direbbero: "hai la testa tra le nuvole". O peggio: "hai la segatura nel cervello? Hai i ceci? I fagioli? Le lenticchie?". Cose così, veramente spiritose.

Ma per meglio specificare potrei dirvi che nella mia testa c'è un'intera zuppa di cereali del contadino. Con anche sedano carota e cipolla tritati. Salvia. Uno spicchio d'aglio. Sale e pepe. Mescolate il tutto per un ora. Avrete il mio stato d'animo, e il mio umore. E tutta me lì a girare in cerca di un centro di gravità permanente.

Il fatto è che questa notte ho sognato che dovevo arrampicarmi su un prato verticale.

Non riuscendoci, dovevo poi sfrecciare su un tapis roulant sparato nel nulla alla massima velocità, guidare una tazza per le vie del centro e infine rispondere a delle telefonate anonime di persone che ridevano nella cornetta e io non capivo il perché.

Naturalmente in una rasserenante atmosfera in cui tutti invece sapevano fare tutto e avevano il perfetto controllo della situazione, tranne me!

Wow. Bello. Detto questo. E posto che l'importante è desiderare, vado.


1) desidero sognare un po' meno. così in generale.

2) desidero dei vestiti con dei colori adatti a me, ad esempio il verde o il viola.

3) desidero una faccia riposata e sicura di stare al mondo.

4) desidero leggere il libro Io sono Febbraio. perché mi piace il titolo la trama e la copertina.

5) desidero il mio posto del mondo. l'ho già detto.

6) desidero continuare a scrivere, avere un buon cervello funzionante.

7) desidero farmi ascoltare.

8) desidero stare in silenzio.

Ok, sento che ce la posso fare. E voi? E voi? E voi?

Allora buon we. Carissimi Tazzini.

:)

venerdì 28 gennaio 2011

Signore di Corso Trapani.

Lui. Fermo immobile. Gli occhi celesti di chi dice: no sense, but... e poi niente, non fornisce la risposta né tanto meno io formulo mai la domanda.

Avanti, sentendo il cemento scricchiolare sotto le suole, con il sacchetto bianco di carta del croissant, con le mani gelate, la sciarpa sul mento, il grigio sopra e sotto e intorno, gli alberi fasciati e spogli, i lavori in corso, bar che tintinnano e forbici di parrucchieri che tagliano continuamente.

Cammino avanti avanti con la borsa a tracolla, la bottiglietta d'acqua, non so bene perché, per dove e come. Cosa c'è domani, cosa c'era ieri. C'è quell'attimo, di mattina, in cui non esiste nulla fuori dalle gambe che scavalcano i marciapiedi, i portoni che sfilano, i semafori che scattano, i citofoni, i cani e lui.

Senza cappello oggi, senza giacca. Solo la camicia a quadri, quella marrone. Come per voler sfidare sempre l'inverno, come se quel profumo strano di pioggia calda dell'aria significasse qualcosa per tutti. Il futuro. La gente è tutta strana, come commossa, ma non è commossa, è solo viva. Indaffarata malgrado se stessa. Tutti comunque sono incerti, sentono il venerdì, compreso lui, il Signore di Corso Trapani, che guarda avanti e io, che cammino e cammino ogni giorno e ci incrociamo sempre in rette perpendicolari.



giovedì 27 gennaio 2011

Il giorno della memoria.

Ieri sera ho visto Ausmerzen, Vite indegne di essere vissute, di Marco Paolini su La7.

Benché dura da sopportare, è stata una serata giusta, silenziosa. Ricordare, in questo caso, per me, corrisponde anche ad aggiungere nuovi tasselli, nuovi fatti. E la scoperta è stata quella di uno sterminio parallelo alla Shoah, subdolo, mascherato, pieno di menzogne. Quello delle persone disabili, dei bambini piccoli, dei deboli, malati, delle persone improduttive.

Al seguito dello spettacolo, prima di addormentarmi troppo presto, ho capito però che il dibattito introduceva la domanda, più o meno: "io cosa avrei fatto?" Cosa avrei fatto al posto dei medici, degli infermieri, delle ostetriche che si sono resi responsabili di questo.

E perciò è stato inevitabile e immediato pensare, come sempre in questa giornata di gennaio, anche a La banalità del male, di Hannah Arendt.

Al male ottuso che l'uomo sa fare all'uomo, senza fermarsi e senza limiti. Senza capirlo, senza rifiutarsi. Per questo è giusto ricordare, fare sforzi per tenere accesa la memoria del fatto che siamo tutti soggetti all'orrore, che lo abbiamo commesso noi. E siamo capaci di rifarlo, di ipotizzarlo, di organizzarlo e di subirlo. E poi anche rispondere a quella domanda, ognuno nel segreto della sua coscienza.

Paolini è stato bravissimo: avrei voluto essere lì dal vivo.

mercoledì 26 gennaio 2011

My Favorite Things.

Vi vedo, lì oltre lo schermo. Con gli sguardi interrogativi: e le favorite thing? Ma infattiiiiii.

Eccole.


1) le ginocchia sbucciate. perché vuol dire che hai corso (hemm o anche solo camminato, come nel mio caso, vabè, andiamo avanti), sei inciampata, hai preso un colpo, ma ti sei rialzata.

2) i tulipani*

3) la vaniglia*

4) **due sorprese inaspettate a proposito dei due punti precedenti (stay tuned, my friends).

5) le buste di carta.

6) i batuffoli di cotone colorati.

7) le corde delle chitarre.

8) i comodini.

E le vostre e le vostre e le vostre? E le vostre?

Tell me.

:)

E buon mercoledì.



martedì 25 gennaio 2011

Raccontami quel che mi aspetta.

Buongiorno. E un grazie di cuore a Federica Azzurra, per avermi regalato questo video.

Caffè, se è vero che sul fondo tieni il futuro, se è vero che ci vedi al di là del muro, raccontami quel che mi aspetta, io vado di fretta.

Oh. Sono davvero senza parole. Voglio solo condividere con voi questa meraviglia.

Grazie ancora Fede :)




lunedì 24 gennaio 2011

Libri su libri!

Ciao.

Come inizia la settimana? Per me con un grande ringraziamento a Camilla per aver ospitato oggi i miei consigli-da-blogger sul portale Libri su libri.

In quel luogo meraviglioso, trovate tutto ciò che volete sapere sui libri e sull'editoria - librerie, corsi di scrittura, eBook, letteratura per ragazzi, blog. Tutti argomenti raccontati con cura notevole ed energia e vitalità da esploratori di nuovi mondi. E di un universo, quello del rapporto tra rete e scrittura, totalmente in espansione.

Li ho conosciuti su twitter (se volete seguirli: @librisulibri). Tutti i giorni loro scovano e pubblicano notizie, articoli e segnalazioni e proposte. Hanno rubriche molto carine, tra cui proprio I libri da leggere secondo i blogger.

E così, eccomi pure io a raccontare in poche righe la storia della mia vita (di lettrice). Ci sono alcuni dei libri che hanno contato molto per me, dall'infanzia più o meno a oggi. Non tutti eh, niente panico :)

Comunque, che bello, sono contentissima di questa opportunità. Grazie ancora a Camilla e a tutta la redazione. In bocca al lupo!

domenica 23 gennaio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Vergogna. Un tema sempre interessante, molto discusso in questo periodo un po' da tutti sui giornali, nei libri e nella vita quotidiana. E Vergogna di Coetzee, editore Einaudi, è proprio il romanzo su questo.

"Le nozze di Crono e Armonia: contro natura. (...) Se i vecchi si impossessano delle giovani, che ne sarà della specie? Ecco, stringi stringi, il nocciolo del procedimento a suo carico. Metà della letteratura prospera su questo argomento: giovani donne che lottano per sgusciare via dalla stretta pesante dei vecchi, per il bene della specie. David sospira. Pensa ai giovani che si abbracciano, senza un pensiero al mondo, presi dalla musica dei sensi. Non è un Paese per vecchi, questo".

In super-breve: è la storia di David Lurie, professore universitario. A un certo punto allaccia una relazione con una studentessa che poi lo denuncerà per molestie. L'Università lo estromette e David si rifugia in campagna dalla figlia Lucy, dove incontrerà un ambiente ancora spietato, compromesso dal dramma recente dell'apartheid. Tutto si svolge in Sudafrica.

"La verità, secondo lui, è qualcosa di molto più - esita in cerca della parola - antropologico, qualcosa che per essere svelato sino in fondo richiederebbe mesi di pazienti e posate conversazioni con decine di persone, e l'aiuto di un interprete".

Bè, questo libro è una pietra miliare della letteratura contemporanea. E, pur volendo con tutte le forze restarne fuori, riporta anche alla più stretta attualità italiana.

Pensavo che ho 30 anni, non sono né giovane né vecchia. Ed è quell'età in cui si è tirati da due direzioni opposte, come l'asino di Buridano. Il coraggio/paura, la saggezza/rassegnazione. E poi che sono una donna, femmina e lavoratrice, in cerca di un posto nel mondo, di una solidità, una sicurezza, un mestiere, una famiglia.
Non è facile.

Comunque raccolgo le idee per capire cosa diavolo dire in proposito. E in nome di tutto questo e con un filo di voce penso che sia pietoso quello che sta succedendo nel nostro Paese per vecchi. Vorrei raccontare alle ragazze più giovani che dalle difficoltà, dalla sfiga, non si esce girando intorno ai ricchi (anziani poi). Pur di non lavorare, pur di non restare nell'anonimato, pur di avere le cose belle invece qui si fa di tutto. E lo comprendo perché la disperazione e l'ignoranza non tanto in senso stretto, ma pure in senso lato, cioè l'ignoranza anche, per così dire, emotiva: sono un territorio minato pronto a esplodere e a devastare.

Io so che è dura, proprio dura. So che per una donna è peggio che mai. So che essere donna è un problema in certi contesti e che non è vero che "siamo sedute sulla nostra fortuna", siamo sedute su un abisso e ci conviene alzarci da lì e camminare con le nostre gambe.

Però non lo dico perché mi sembra tutta una retorica inutile, inascoltata.

Penso sempre alle mie cose, a come stare bene, al mio fidanzato, ai libri, a cosa scrivere, a come organizzare la mia vita, a come sbarcare il lunario, perché tutto quello che succede intorno alla fine mi confonde, mi spaventa e mi raggela.

Ops, scusate, sono andata fuori tema, che era il capolavoro di Coetzee. Da leggere e meditare.

Buona lettura & domenica!

:)

sabato 22 gennaio 2011

Wish Tree.

Mi accorgo che più desidero e più i desideri si affollano, come a un casting per un ruolo da protagonista. Ho un sacco di desideri. E voglio averli. Voglio che siano sempre + 1 rispetto alle paure legate al terrore di non realizzarli. Voglio voglio fortissimamente voglio :P

Detto ciò. Non significa che poi ci rimanga male quando non si avverano, anzi, pur con drammatici sforzi lo tengo addirittura in conto. Infatti punto tutto sulla quantità, prima o poi qualcuno lo farò avverare.




E quindi ecco alcuni dei miei molteplici desideri di questo stranisismo sabato di sole.

1) desidero meno immaginazione. a volte, non so voi, ma io vedo cose dove non ci sono e preferirei invece prendere coscienza di ciò che realmente c'è, penso che avrebbe più senso.

2) desidero il mio posto nel mondo (oh, forse l'ho già detto, ma lo scrivo a valanga finché non ci riesco).

3) desidero costanza nelle cose e una logica.

4) desidero capire precisamente quali sono i miei stessi errori anziché farli e basta.

5) desidero smettere di avere brutte sensazioni.

6) desidero più vita e meno sopravvivenza.

7) desidero la tenacia e la fortuna di chi riesce a consolidare qualcosa di bello e reale nella propria esistenza. e anche un po' di fluidità, possibile che debba essere tutto così tragico e faticoso? Sempre, sempre? Non ci credo più molto.

8) desidero le risposte alle mie domande, anche negative, pur di sperimentare il rassicurante meccanismo di causa-effetto.

9) desidero però anche accettare che qualcosa va così, a caso o in un modo che non posso capire e che questo è forse il prezzo da pagare per esserci, su questa terra.

10) desidero il privilegio di fare cose interessanti, anche io, anche io, dai, dai! E senza poi sentirmi in colpa o scontare o avere una qualsivoglia ripercussione per questo.

11) desidero trovarmi poi anche nel posto giusto al momento giusto. chi non lo vorrebbe?

Ecco sì, lo so, sono tanti, tutti espansi, tutti che svelano anche dei vuoti, delle ansie. Poi c'è da dire che per tanti anni, tutti forse, ero di quelle persone che temevano di dire i propri desideri per scaramanzia. Ora che la scaramanzia l'ho abbandonata, desidero invece pubblicamente e alla luce del sole. Wow. Bene! Comunque desiderare mi piace. Se vi va, ditemi i vostri, in modo che questo albero abbia più cartoncini di carta velina che foglie sui rami.

E buon pomeriggio.

:)


venerdì 21 gennaio 2011

Nick Laird, su Indie Riviera!

E per chi volesse iniziare il week end e/o concludere la settimana con un libro, tanto per iniziare, dalla copertina bellissima, consiglio di andare su Indie Riviera (tra parentesi: se vi va, leggete leggete che lì ci sono sempre cose interessanti).

Ho scritto qualcosa su L'errore di Glover di Nick Laird, editore Minimum Fax.

"Casualmente, ripetutamente, andiamo a sbattere contro le altre persone, e come particelle schizziamo via e ci ritroviamo da un'altra parte. E' così difficile formare dei legami, attaccarsi. Ci siamo svincolati dai nostri nomi collettivi. Scrisse quei pensieri sulla sua Moleskine con l'intenzione di postarli sul blog in seguito".

Un libro talmente cinico da diventare spensierato, una voce che non grida, non spaventa, non è morbosa ma è lucida, british, contemporanea, ironica. Ho riso parecchio, leggendo, e non ho mai pianto. Mi sono divertita a ritrovare le cose di oggi, l'Inghilterra o per lo meno un po' di Londra, un certo ambiente e le emozioni che saltano fuori dalla superficie, come una palla schiacciata sotto l'acqua del mare che torna su.

Buona lettura!


mercoledì 19 gennaio 2011

Signore di Corso Trapani.

Camminavo stamattina a testa bassa, riflettendo sulla carta bianca e rosa di un Bubble Gum lasciata sul marciapiede, pensando a quante devo averne masticate nella vita di quelle gomme giganti, farinose e poi lisce e dolci. Quando alzo la testa: e lo vedo. Erano giorni che mancava. Al suo posto, di fronte al portone, sono transitati solo: un camioncino di mattoni, un tizio simile a lui ma più giovane, due donne, bambini addormentati, cani, qualche piccione, gente veloce che va al lavoro con un croissant tra le dita congelate. E invece oggi finalmente anche lui.

Cappellino da baseball, quello blu con la sigla bianca, pantofole-mocassini, camicia a quadri, pantaloni verdi, barba un po' lunga, bastone e sigaretta. Il solito outfit. E una faccia interrogativa come se chiedesse: ma cos'è questo caldo e questo sole a gennaio? E ancora: ma com'è che ogni mattina mi sveglio e sono ancora vivo?

Così anche io ho capito. Ogni mattina, tutti noi che stiamo scrivendo e leggendo in questo istante, ci siamo svegliati e siamo ancora vivi. Che culo. Seriamente: è una cosa bella, felice e incredibilmente vera. Siamo qui. Ci beviamo anche un caffè. C'è luce fuori dalla finestra.


:)

martedì 18 gennaio 2011

Gail.

Parla forte al cellulare, verso mezzogiorno, con i pantaloni militari, un giubbotto lucido fucsia, i capelli tirati indietro con il gel, la sigaretta e la sua bambina di quattro o cinque anni, sdraiata nel passeggino, con il sole in fronte. Grida al telefono. Siamo vicine al semaforo, non capisco se piange o se ride. E non capisco cosa dice. Da dove viene. Quanti anni ha. La bambina non smette di fissarmi con una ruga e degli occhi profondi, blu, indiavolati e terrorizzati. E non capisco se ho più io paura di lei o lei di me. Di sicuro non si immagina che ho i miei problemi. Come tutti. Nonostante il cappotto più discreto e la sciarpa di un rosa più rassicurante, rispetto a quelli della madre. Gail comunque piange, capisco che è prigioniera della sua vita. Ma non so bene cosa significhi tutto questo. Semplicemente lei è prigioniera e io? Io no. Non voglio. Io meno. La bambina prova ad alzarsi dal passeggino, ma è legata. Ci rinuncia subito e chiude gli occhi come se fosse un'adulta. La madre grida grida, c'è un momento immobile, in cui la via è inondata di sole, ma fa freddo. Ci sono il passato e il futuro e un dramma di questa Gail dentro un solo scatto di semaforo. C'è gente che guida distratta. Provano a investirci. Qualcuno che trasloca, i loro materassi usati, le bici e i tricicli in vista sul marciapiede. Gail, gli altri, la bambina, io. Vado in confusione, non percepisco più niente, che cosa dovrei fare per migliorare la situazione, cosa dovrebbe fare Gail. Cosa ho sbagliato, quanto tempo ho per rimediare. Cosa mi aspetta, quando avrò svoltato in Corso Peschiera, con il rumore solito degli stivali. Alla fine riprendo la mia strada, come in una vasca grigia in apnea, sono una nuotatrice.

lunedì 17 gennaio 2011

Sunshine Award: il premio dei blogger.

Oh che bella cosa: tazzina-di-caffè ha ricevuto un premio dei blogger ai blogger, il Sunshine Award. Ringrazio tanto Chiara di In Between Words, un Book-Blog molto interessante e curato che ho scoperto da poco. Sono molto onorata.

Il premio prevede anche di nominare altri 12 blog che si ritengono meritevoli di un riconoscimento.

Lo faccio subito e volentieri! Grazie ancora Chiara.


Ed ecco i miei blog preferiti, in ordine rigorosamente sparso:
















Mi dispiace averne esclusi alcuni, ma le regole sono regole. Ho scelto questi perché sono blog amici cui sono particolarmente affezionata.

:)


p.s. scusate, ma mi accorgo che i link non funzionano. Non riesco a pubblicarne più di uno o due per post! E dire che li avevo messi tutti con tanto amore. Sorry.

My Favorite Things.

Wow. Dopo la nebbia opaca di ieri, oggi "ogni cosa è illuminata". A maggior ragione, è anche lunedì, il giorno delle cose preferite. Dico le mie. Questa settimana le mie favorite things sono:

1) il salmone affumicato.

2) i semi di sesamo.

3) il Cinema.

4) le caramelle-fragoline.

5) la farina.

6) i sacchetti di carta del pane.

7) i maglioni che si legano in vita con un cordino di lana.

8) le custodie dei dvd.


E voi? E le vostre? Mi interessa parecchio saperle, perché più sono le cose preferite, meno mi sembrano invasive quelle brutte, più sopportabili, e tutto appare più in equilibrio. Ditemi ditemi, parliamone.

:)

E comunque: buon-lunedì-nel mezzo-del-nulla-di-gennaio, questa sì che è routine!

domenica 16 gennaio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Questa è una di quelle domeniche dove mi sembra di essere dentro uno strano sogno e non riesco a uscirne. Forse per la nebbia che sembra panna gelata fuori dalle finestre e offusca la visione lucida del mondo. O forse perché ieri sera, tanto per abbassare la febbre, abbiamo visto qui a casa (io per la prima volta) il film Se mi lasci ti cancello, di Michel Gondry. Dico solo che alla fine eravamo. Oddio: affranti e col cuore spezzato. Comunque Gondry è unico, geniale, se non l'avete fatto vi consiglio di vedere il film.

Ma tornando all'obiettivo di questa rubrica. La premessa è per dire: sono un po' spenta ultimamente e un po' anche abbattuta, ma niente di grave, quindi però - in parallelo alle novità - mi rifugio nelle certezze di sempre. E prendo e sfoglio a caso questa bella raccolta di articoli e saggi di Calvino, Una pietra sopra, editore Mondadori. Tra i pezzi a me più cari - e lo ritrovo infatti tutto sottolineato - c'è Il mare dell'oggettività, scritto nel 1959 e pubblicato nel '60 su Il menabò di letteratura. Tra le tante, mi colpisce una frase:

"Da una cultura basata sul rapporto e contrasto tra due termini, da una parte la coscienza la volontà il giudizio individuali, dall'altra il mondo oggettivo, stiamo passando o siamo passati a una cultura in cui il primo termine è sommerso nel mare dell'oggettività, dal flusso ininterrotto di ciò che esiste".

Poi risfoglio a caso e capito sulla articolata riflessione dal titolo L'antitesi operaia, molto attuale. Leggo ancora e vado avanti e ritrovo la voce di Calvino che spiega, studia, analizza, parla di letteratura. Con la sua lucidità, la sua disposizione d'animo. Mi sento sempre più a casa. Un libro che è uscito nello stesso anno in cui sono nata io, il 1980, continua a sostenersi su basi profonde. A volte sento il bisogno di guardare indietro nel tempo per proseguire in avanti.

E per le prime volte nella vita scopro di voler anche rileggere alcuni libri e non solo scoprirne di nuovi. Rileggere rileggere, lo sentivo dire una volta come un vezzo: "sto rileggendo Proust" e io pensavo: "ma va là". Adesso invece capisco il senso. C'è qualcosa che ti ha talmente colpito, che è talmente tuo che definitivamente lo vuoi tenere con te e così rispolveri semplicemente la tua stessa memoria, per non perderti, per non cancellarti. Oh: se mi lasci ti cancello, allora vale anche con gli scrittori?

Chi lo sa. E in ogni caso: buona domenica a voi. La mia mi ha dato molte soddisfazioni nella preparazione impegnativissima della Polenta Taragna. Solo cose serie, da queste parti.

:)

sabato 15 gennaio 2011

Wish Tree.

Allora, senza esitazioni, estraggo dalla custodia i cartoncini del sabato su cui scrivo i miei proverbiali desideri.

No, perché ho pensato che smettere di desiderare è il primo passo verso il nulla. E invece voglio sentire sempre un po' il cervello che funziona, gli ingranaggi che si muovono. E così quando si incarta, bisogna mescolarlo con qualche nuovo desiderio.

Ok.

1) desidero avere forza, forza, più forza. O per meglio dire tempra.

2) desidero essere libera dall'ansia paralizzante.

3) desidero darmi il diritto al mio spazio nel mondo. Come gli altri, come gli altri.

4) desidero imparare a fare qualcosa di nuovo, tipo lo snowboard. E farlo bene eh.

5) desidero saper lavorare. Ottenere credito e stima con le mie, ebbene sì, mi ripeto: forze.

6) desidero un futuro migliore. Nothing more, nothing less.

7) desidero saper dire quello che mi piace e rifiutare quello che mi mette in difficoltà o mi disgusta.

8) desidero visitare più mostre d'arte e andare più spesso a teatro - with Claudio.

9) desidero il carnevale, in generale, una festa cui non avevo più dato importanza credo dal 1990. E invece è importante divertirsi, sono importanti anche i colori, cosa che io ho sempre negato. E soprattutto è importante essere diversi da se stessi per non annoiarsi e non progredire mai. Ok: mi travestirò da tazzina con la gommapiuma e salterò sul carro dei vincitori :P

10) desidero almeno una delle cose che ho sperato in questi ultimi lunghissimi mesi.

E desidero un bel week end per voi e per me. Nel nostro caso di casa-tazzina saranno giorni di guarigione dall'influenza che quest'anno è veramente orrida. Con febbri che non s'abbassavano mai. Per fortuna va meglio.

Ma voi e voi e voi??

Dai ditemi ditemi ancora senza sosta i vostri desideri: riempiamo questo albero giapponese di cose belle e nuove.

p.s. E last but not least: come non ringraziare la formidabile amica di twitter @francescapeach che sul prodigioso suo blog Tegamini promuove da tempo la valorizzazione nel mondo degli animali strani, tra cui il beneamato alpaca?

Ne approfitto per chiedere a lei e a voi, se non l'avete ancora fatto, e se lo volete intensamente, di mandarmi ancora foto delle vostre tazze (sì tazze) e tazzine di ogni tipo, forma e dimensione.

Urgh ieri ne ho viste in una vetrina alcune con immagini di Roy Lichtenstein -----------------> le desidero! (E un giorno le avrò: 21 euro di felicità).

Ciao tazzini.

:)

venerdì 14 gennaio 2011

Esercizi di sopravvivenza.

Forse per la forma tonda, che ricorda quella delle mamme in attesa, o forse per la fama di guaritrice di mali invernali, l'arancia mi sembra un frutto pieno di promesse e di prospettive. In più sta lì per molto tempo nel frigo, con quel colore sgargiante e quella solidità che pochi altri possono vantare. Ad esempio il kiwi sa di fragile, o la mela. Per quanto buoni, non si adattano però a questo esercizio.

Per sopravvivenza intendo oltrepassare giornate scarse di novità, in cui le cose o i comportamenti perdono di significato. Ti senti a pezzi.
Pensi ai mali del mondo, all'ottusità, agli errori, alle ingiustizie, quelle grandi o quelle piccole.

Per non soccombere, per stare bene, quindi per riprendere la tua vita in mano e sganciarti dal malessere e dal vuoto interiore, puoi fare come me e iniziare a spremere un'arancia.

Una vertigine di senso accadrà sotto il tuo naso. Sentirai un profumo buono. Avrai compiuto un piccolo lavoro. Poi berrai, ti sentirai forte. Ma quel che più ci interessa, sarai forte davvero. E questa è solo una metafora per dirti che ce la puoi fare. Anche in un venerdì qualsiasi, quando tutto ti sembrava perduto, quando il disagio stava per prendere il sopravvento, avrai invece vinto la tua piccola battaglia quotidiana. E vinta una, le vincerai poi tutte.

mercoledì 12 gennaio 2011

Gianlu.

Tra i quaranta e i cinquanta, abbronzato, tranquillo, brizzolato, con gli occhialini scuri, gay. Abbronzato perché è appena stato in Jamaica. Ha ancora il jet lag. Lo raccontava ieri al negozio di ortofrutta, ma non è come lo immaginate. Ha paura dei ragni. Molta paura. E lì, in Jamaica, una coppia di suoi amici ne ha trovato uno enorme nella vasca da bagno. Gianlu quando era piccolo nella vigna del nonno è andato a sbattere contro un muro e attaccato a quel muro c'era un ragno brutto, con una croce in mezzo. Da quel momento i ragni sono il suo incubo. Si agitava nel raccontarlo, incrociava le braccia. Lo guardavo, lo ascoltavo, pensavo a me, alle paure inutili, che all'apparenza non finiscono mai. Ma poi ci siamo detti, con Gianlu, che non erano forse i ragni a farci davvero paura. Bensì. Silenzio. Mah. Le solite cose. Oppure niente. Ormai niente. Quasi niente, dai. Niente che non si possa affrontare. In effetti. Era vero. Bastava evitare i ragni. Neutralizzarli. Ignorarli. Essere più forti. Sopportare il fastidio. E lui diceva "per me è più di un fastidio". Sopportare allora lo spavento, il male, la mortificazione, il senso di abiezione in cui ti getta la sola vista, i pochi passi del ragno. Le zampette nere, o bianche, ottuse, minacciose. Niente. Dopo averci pensato non sono niente e davvero non c'è posto per loro negli incubi di Gianlu.

martedì 11 gennaio 2011

My Favorite Things.

E ora. Poiché è martedì ma non so perché sembra lunedì. Poiché ho male ovunque. Poiché in una parola io sono sicura che comunque tutto andrà bene. E che sia indispensabile qualche utile e indistruttibile strumento per resistere alle avversità della vita, vi elenco le mie favorite things di oggi:

1) le tavole da snowboard!

2) i muscoli: esistono e servono eccome.

3) i pastelli.

4) le maglie del mio fidanzato.

5) gli anellini di vetro.

6) la neve.

7) i cani.

8) le mandorle.

E le vostre e le vostre e le vostre?? Fatemi sapere, se volete, e in ogni caso: più caffè per tutti.

:)

Avviso ai passanti.

Cari amici e lettori di tazzina-di-caffè! Scusate per questo post, ma purtroppo c'è un seccatore che da qualche tempo mi lascia commenti sul blog firmandosi di volta in volta in modo diverso: fino a ora con nomi da uomo, oggi con il nome "Elena". I commenti in genere erano critiche varie ai miei post, quindi li ignoravo perché non erano costruttivi e non ne capivo l'intenzione. Oggi però ha scritto questo:

Ancora con la Censuraaaa dei commenti??...e baaasta:
Ora lo scrivero' nei forum e nei blog, perchè non è possibile che tu censuri i commenti in questo modo così pietoso e vergognoso!!!

...E scusami, eh!!

Così io chiedo a lui di smettere una volta per tutte con questi commenti. Che comunque da ora in poi non verranno più pubblicati. E chiedo a voi amici e lettori, qualora, come minaccia questa persona, riceveste messaggi relativi a me, se possibile di ignorare la cosa e non darci alcun credito.

Grazie e buona giornata!

:)

lunedì 10 gennaio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.(anche se è lunedì)

Anche se è lunedì... Ma anzi proprio per questo. Ovvero per reggere il ritorno alla routine dopo le feste, che sarebbe il meno, anzi. Più che altro, per reggere i dolori a muscoli che non sapevo neanche di possedere prima del mio prodigioso week end sullo snowboard.

Per reggere la mestizia torinese di oggi, con quella pioggerella sotto cui non serve l'ombrello ma fa tristezza morale. Per reggere il brusco contatto con la realtà e le sue proverbiali e intriganti domande tipo cosa farò di preciso tra tre mesi o più modestamente cosa cuciniamo per cena, che non richieda l'uso delle braccia e delle gambe?

Ossia per reggere queste e altre simpatiche, appassionanti avversità, e in attesa che apra il negozio di snowboard cui riporterò l'amata tavola presa in affittò venerdì, ho pensato di sfogliare un libro che non avevo mai letto, che stava lì nella libreria a guardare il paesaggio. Di un autore che conosco poco, benché famosissimo: Nick Hornby, Come diventare buoni, editore Tea.

L'ho solo iniziato, così non posso dirvi molto, se non che racconta - da quarta di copertina - di un matrimonio (Katie Carr e David) che va in crisi e in cui saltano i consolidati ruoli di buono&cattivo che tanto piacciono alla nostra allegra società borghese.

Poiché, infatti, come si legge nel capitolo 1: "a volte basta un gesto per essere giudicati".

E allora, per giudicare di meno e sprofondare nei meandri dell'animo umano di più: buona lettura a tutti! E "buon" lunedìdopolefeste.
:)

domenica 9 gennaio 2011

Si trasforma in un razzo missile.


Ecco la mia prima volta in snowboard. Immagini che si commentano da sole. Palate di buona volontà. Simpatia. Ma poi dolore di chiappe e calde lacrime. In compenso però una soddisfazione cosmica nell'alzarmi in piedi. Dev'essersi sentito così anche l'homo sapiens sapiens credo.

:)

buona notte a tutti da tazzina delle nevi.

venerdì 7 gennaio 2011

Wish Tree.

Oh amici, lettori di tazzina e/o semplici bevitori di caffè, con ogni probabilità vi dico che nel week end non aggiornerò il blog perché ce ne andiamo in giro con simpatici amici. Così pensavo di desiderare intensamente (cfr. Wish Tree) già oggi e poi proporvi la lettura domenicale per lunedì pomeriggio.

Che ne dite?

Dunque, ecco che mi appresto a sfoderare nuovi cartoncini dell'anno nuovo trovati nella calza della Befana e scrivo:

1) desidero libri illustrati per bambini e ragazzi: un mondo che sto scoprendo un po' alla volta e mi piace sooooo much.

2) desidero organizzazione mentale e materiale.

3) desidero più memoria.

4) desidero che le cose vadano come vorrei io, e se proprio devono essere diverse, che siano addirittura più belle rispetto all'immaginazione, poiché credo sinceramente che non ci sia limite al meglio.

5) desidero una pastasciutta al pomodoro fumante con una bella grattata di parmigiano e una foglia di basilico e un bicchiere di vino rosso (hemm, sorry, si capisce che devo ancora cenare?).

E voi e voi e voi? Desideri post feste natalizie: i più interessanti!

Buon week end allora! State bene. Bevete almeno un caffè al giorno!

:)

Epifanie.

Un anno fa esattamente a oggi, il giorno dell'epifania, eravamo di fronte al reparto di rianimazione dell'ospedale Martini, era appena morto un signore bravo di nome Alberto, un musicista, una persona importante per il mio fidanzato.

Oggi invece più o meno alla stessa ora eravamo all'ospedale Sant'Anna, quello in cui nella nostra città nascono i bambini. Di fronte a Ludovica, uno scricciolo piccolo, la figlia bellissima di una mia amica.

Queste due epifanie me le ricorderò sempre: corrispondono anche a come mi sono sentita in questo anno. Cose che finiscono, cose che iniziano. La vita che ricomincia, si ripresenta puntuale in nuove forme, con altre facce, con altri vestiti, con altri occhi.

Sono così emozionata, un po' stanca, è stata una giornata piena di sensazioni straordinarie.
Vorrei avere una formula per come funzionano le cose. Non ce l'ho, ma ultimamente sono testarda e conto di capirci di più. Nel frattempo buonanotte. Befane e gente normale che passa dalle mie parti. Sweet sweet dreams.

martedì 4 gennaio 2011

Cose dolci.

Un barattolo di crema-gianduia. Savoiardi. Per restare in tema piemontese. Mandarini? Qualcuno sì. Un nuovo pacchetto bianco di zucchero. Il sogno di stanotte, in cui l'espressione di una faccia mi sconcertava. Le amiche. Una biro verde. L'amore. Ieri mi chiedevo cosa fosse. Non trovo mai una risposta, non ci penso mai. Come cambia nel tempo. Come resta.

Oggi mi sento il sangue freddo. Sono come il tempo che c'è fuori nella mia città grigia. E poi ci sono loro, le cose dolci, a presagire la distante primavera, a predire il vicino futuro.

lunedì 3 gennaio 2011

My Favorite Things.

Torno da un giro a piedi nel centro di Torino a cercare calendari da mettere in casa. E un'agenda. Sono depressa. Speravo nei saldi dei calendari, e invece ho trovato quasi solo avanzi, o per meglio dire i peggiori calendari trash che possiate mai immaginare e purtroppo in questo frangente mi scopro meno trash del previsto.

Senza contare che momenti così, solo all'apparenza innocui, sono capaci da soli di scatenare piccoli inferni dentro di me, smuovendo altrettanto piccoli equilibri verso il ricordo delle cose che ancora non vanno e la paura etc. etc. Voi direte che basta poco a destabilizzarmi, e in effetti è vero.

Ad esempio è sufficiente vedere un ragno in tv per avere la tachicardia o un video musicale durante i pasti per farmi passare l'appetito (questa cosa è davvero assurda, mi spiace). Ma forse dovrei iniziare a dire "bastava poco" o "era sufficiente", poiché è provato che da deboli si può diventare forti, e personalmente ne ho tutte le intenzioni.

Comunque adesso, anche se in questo preciso momento sono demoralizzata, mi spremo le meningi per trovare qualcosa di bello che mi piace anche se vorrei dire: non mi piace niente.

Allora, invece:

1) il rumore della matita sulla carta.

2) i pantaloni da montagna.

3) i laghetti cittadini.

E le vostre? ditemi ditemi. Nel frattempo io vado a cercare da qualche parte grammi del mio proverbiale buon umore e vi saluto caldamente.


domenica 2 gennaio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Una tazzina trasparente e senza manici. Dritta al punto, come questo piccolo libro. Piccolo per dimensioni, un racconto lungo, ma grande per contenuti. Straziante, anzi.

George e Lennie sono due amici e braccianti nella California degli anni trenta post Depressione. Trovano lavoro in un ranch, ma sognano (come tutti i loro colleghi) di prendersi un giorno una casa con i conigli e i cagnolini da allevare e vivere del proprio lavoro bastando finalmente a se stessi senza più sottostare a ordini e soprusi.

George è saggio e cauto, mentre Lennie ha un ritardo mentale e una forza incontenibile che lo rendono un bambino nel corpo di un gigante. Lennie ama le cose piccole e delicate, i topi, i cani, i conigli (forse perché si identifica?) ma non sa come trattare con loro e basta una stretta di mano più forte delle altre per distruggerli. Questo meccanismo spezzerà letteralmente il sogno che con il suo unico amico teneva in piedi le due vite.

E correte rapidi alle scene finali dove il disagio di Lennie si dispiega in tutto il suo tragico realismo. Uomini e topi, editore Bompiani, come spiega Caludio Gorlier nella postfazione, è un titolo tratto da una poesia dello scozzese Robert Burns e allude ai "piani architettati da uomini e topi che spesso sortiscono cattivo esito".

"Centinaia. Arrivano, si licenziano e se ne vanno, tutti fino all'ultimo hanno il pezzetto di terra nella testaccia. E mai uno di loro che ci arrivi. E' come il paradiso. Tutti quanti vogliono il pezzetto di terra. Qui io leggo molti libri. Nessuno trova il pezzetto di terra. E' solamente nella testa. Non fanno altro che parlarne, ma ce l'hanno solamente nella testa".

Commenta il nero Crooks, che vive nel ranch e osserva i braccianti, emarginato tra gli emarginati.

Questo è un libro sociale, sulla fragilità delle classi deboli, tema supremo di John Steinbeck anche nelle sue opere successive. A me lo ha consigliato la mia amica Ilaria (grazie!).

Mentre lo leggevo, mi cresceva dentro un sentimento contrastante di dolore e rabbia. Ma anche di forza per reagire. Leggere questa storia simbolica, per esorcizzare la paura, per capire come lottare per non-essere, per resistere alle difficoltà, per saperne sempre di più su come funzionano le cose, come funzionavano in un tempo e in un luogo così lontani, e come non essere topi, ma solo (donne e) uomini con tutta la dignità che meritiamo.

Buona lettura :)

sabato 1 gennaio 2011

Wish Tree.

1-1-11 è una data interessante.

Sembra proprio l'inizio di qualcosa. Tutti quegli uno. Per me poi, che sono nata l'8-8-80, son cose che mi colpiscono. Quindi alla seconda tazzina di caffè, con minime probabilità di risveglio vero nelle prossime ore e con molte lenticchie ancora in circolo, esprimo i primi desideri dell'anno.

Prendo i cartoncini nuovi, targati 2011 e scrivo:

1) desidero un anno con un ritmo bello, e con una sua melodia nuova e inconsueta, come una canzone che risentiresti poi tutta la vita senza stancarti e che la prima volta che l'ascolti capisci già che aspettavi quella musica da sempre, come un sogno vero, come una giornata fresca però di sole, dove stai veramente bene, dove hai i tuoi vestiti preferiti, dove ti guardi allo specchio e lì riflessa vedi finalmente la tua faccia con la tua espressione sincera, distesa, dove hai i tuoi soldi in tasca, dove hai letto il libro che volevi e ti è rimasto nel sangue, dove sei quello che hai sperato di essere e sta succedendo proprio a te, e non è un'illusione, e ti senti parte di qualcosa e ti senti al passo col mondo, con lo spirito del tempo, con i tuoi simili e ne hai diritto e ci stai bene e puoi farcela e sei forte e senti le cose, ti si spalanca l'orizzonte, ti funzionano i cinque sensi e anche il sesto e ci credi e ci credono anche gli altri e pensi che quella è la realtà, sei tu, ed è tutto vero.

Ecco sì, più o meno una cosa così. Un desiderio così forte, che poi non ti vengono più in mente neanche gli altri.

:) Buon uno uno amiconi e lettori occasionali! Un altro brindisi alla vostra salute.