lunedì 28 febbraio 2011

Il denaro e le parole, su Indie Riviera!

Ma buongiorno.

Conoscete André Schiffrin? Ho letto di recente il suo ultimo libro, Il denaro e le parole, editore Voland. L'ho trovato tanto complesso quanto importante. È un "piccolo" libro ma un grande vademecum per chiunque, ad esempio, sia interessato al tema della cultura indipendente italiana e internazionale. E all'indipendenza della cultura stessa.

Su Indie Riviera, se volete, oggi c'è un post sull'argomento!

Buona lettura e buon lunedì.

:)

c\_/ anzi due c\_/ appunto perché è lunedì.



domenica 27 febbraio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Un librone. Una storia famigliare. Uno scrittore con gli occhiali. Uno scrittore cui una volta hanno tentato di rubare gli occhiali. Un uomo la cui faccia è apparsa sulla copertina di Time. Un romanzo-capolavoro-pietramiliare. Un romanzo ambientato prevalentemente in un luogo chiamato St. Jude ---------> come XY di Veronesi che è ambientato a San Giuda: non c'entra niente ma volevo far sapere che me n'ero accorta :). Un romanzo sulla contemporaneità, sugli errori e sulle correzioni. Perché in effetti ci si accorge che si vive fino a un certo punto e poi si passa il resto del tempo a correggersi. Più un mondo che gira intorno a tutto questo e ne scaturisce il senso o il nonsenso fino a noi lettori (peraltro in trepidante attesa anche di Freedom, in uscita always per Einaudi l'11 marzo).

Quindi è proprio il caso di finire Le Correzioni di Jonathan Franzen. Una lettura che io consiglio soprattutto a quelli come me che sono arrivati a un certo punto della vita (sulla trentina) e vogliono dare un'occhiata al futuro - cioè a come si modificano i rapporti umani - cercando di arrivarci a partire dal passato, dalle origini. Sembra quasi la soluzione di un problema, questo libro. Ci mostra una realtà e ci fa vedere dove porta e da dove tutto è cominciato. Che è poi il meccanismo di tutte le storie che però Franzen sa raccontare di più e meglio. Non vi dico altro, ma se lo leggerete, non perdetevi la parte sul metodo Corecktall !!

E buona domenica.


sabato 26 febbraio 2011

Wish Tree.

Ciao.

"i wish i was a neutron bomb... for once i could go off,... i wish i was a sacrifice,... that somehow still lived on,... i wish i was a sentimental ornament you hung on,... the christmas tree, i wish i was as fortunate,... as fortunate as me. i wish i was a messenger and all the news was good,... i wish i was the full moon shining off your camaros hood... i wish i was an alien,... @ home behind the sun... i wish i was the souvenir you kept your house key on,... i wish i was the pedal brake that you depended on, i wish i was the verb to trust and never let you down...i wish....................... i guess it never stops,... stop".

Ho tanti desideri oggi. E ho questo albero dei desideri. Con i cartoncini, i fili di lana e le matite con cui scrivere i desideri. Dicono che far sentire la musica agli alberi sia una buona cosa. Ho pensato di far ascoltare al mio Wish Tree questa canzone. Desidero essere felice. E voi?

Buon we.


c\_/


venerdì 25 febbraio 2011

Marco.

Cappellino di lana grigio, cuffie ultraleggere, occhiali da sole belli per i primi raggi di febbraio, giacca verde fluo, scarpe da ginnastica bianche un po' usate, barba di qualche giorno, tra i venti e i venticinque. Guarda dritto. Attraversa la strada senza quasi porsi il problema delle macchine, basta un'occhiata veloce e lui sa che non andrà male. Che si fermeranno al rosso, come è giusto che sia.

Marco sta bene. Da sempre. Ha una ragazza carina. Una casa comoda, con un super divano. Gli piace abbastanza il sushi. Ha un blackberry ma non lo usa tantissimo. Tutto a posto. La maturità è andata bene. Anche gli esami all'università. Anche il calcetto e la macchina. Tutto bene. Nessun problema. No problem. Il suo pregio è l'organizzazione. Il suo difetto. Forse un po' troppi videogiochi. Comunque tutto bene.

giovedì 24 febbraio 2011

Giornate.

Così. In cui corri con gli stivali rumorosi, il paio da ufficio, poiché l'altro paio l'hai comprato per la pioggia e quest'anno non piove mai.

Corri fortissimo e perdi il pullman. Quando ritorna sono passati venti minuti, ed è già l'ora degli anziani. Che salgono a baraonda, come i giovani entrano a un concerto e scalpitano per non perdere la fermata del mercato.

Giornate in cui ti ricordi che sei precaria. In generale. E giornate in cui hai tutti i vestiti da lavare. C'è il sole ma fa freddo ma non puoi uscire. In cui sogni di notte che qualcuno bussa alla porta e ti vuole aggredire e ti svegli con il cuore che batte forte. In cui sogni di giorno.

Hai male ai denti, ma non così tanto. Hai sonno, ma non così tanto. Non succede niente ma non così tanto da poter dire che ti annoi. Non hai tempo. Hai troppo tempo che vorresti impiegare in un modo che non puoi impiegare. Hai doveri e divieti che non sai da chi da dove e da quando arrivano. Ti accorgi che la vita è un soffio. Sogni una giornata di vento. Ti ricordi delle tartarughe che avevi da bambina. Le sogni di notte. Sogni una tartaruga che muore e rinasce.

In cui non esiste il passato, né il futuro. L'unica cosa che ti importa è lo yogurt nel frigo. Giornate in cui sogni di sentirti importante, ma al tempo stesso completamente invisibile.

Giornate su giornate. E poi ti ricordi di una cosa da fare. E la fai. E basta. E ti torna anche la voglia di bere il caffè.

mercoledì 23 febbraio 2011

Giorgio.

Sulla quarantina. Passeggia, anzi sfreccia tutte le mattine con la sua giacchetta marrone, gli occhiali argentati e tutti i denti davanti appoggiati sul labbro inferiore. Cammina come un bambino. A una rapida occhiata, Giorgio può dare fastidio. Sembra stupido. Un bambino-grande. Una cosa impossibile, contro natura. Eppure inizio a pensare che non esista la natura. Che sono più le cose contro che quelle a favore. Giorgio sembra sorridere. Ma non è un sorriso. Più forse una posa che la natura, sempre lei, gli ha regalato per sopravvivere a se stesso e alla gente intorno. Giorgio non è mai riuscito a crescere. Cioè, cammina da solo, sta iniziando a perdere i capelli e a imbiancare, ha qualche ruga e un portafoglio da uomo. Dentro però il bambino da qualche parte è rimasto, glielo leggo negli occhi. E succede a tanti, in giro per la città. E non è colpa loro. Ma sono pericolosi. Come dice il verso di quest'ultima canzone di Morgan, presumo autobiografica, "chi ha subito un danno è pericoloso, sopporta tutto". Giorgio sopporta di restare così, le prese in giro chissà di quanti, negli anni, nella vita. Gli errori sul lavoro, chissà quale lavoro. Gli errori con le ragazze, chissà quali, chissà quali amici. Gli equivoci, le sgridate. La famiglia. Gli sarà scesa qualche lacrima, in questi quarant'anni. Eppure sopporta. Accenna quel suo sorriso storto. E sfreccia per Torino alla velocità della luce.

martedì 22 febbraio 2011

?

Ma oggi sono un po' così. Arrabbiata. Si può dire? Non ce l'ho con nessuno in particolare. O meglio, come si dice in questi casi, ce l'ho con me stessa, o col mondo, etc. etc. Ma così, senza una ragione, per tante ragioni. Penso che nella vita, su facebook, in rete e ovunque c'è sempre un sacco di gente arrabbiata e contenta di esserlo, convinta che sia legittimo sempre. Tutti arrabbiati. Tutti che ce l'hanno con qualcuno, convinti che la ragione sia dalla propria parte. E a me è sempre bastato leggere o sentire la rabbia degli altri o le loro ragioni, per pensare che fosse giusto così, che fosse reale.

Ma oggi mi sono svegliata con un altro pensiero. Ma come è possibile che io invece non ho mai ragione, allora? Che non sono poi alla fine mai veramente arrabbiata (tranne oggi)? Che tutto sommato mi sembra sempre di avere torto e quando prendo una posizione è solo per debolezza?

Ok, sono una persona che sbaglia tanto. Ma davvero così tanto, rispetto agli altri? Ovviamente non ho una risposta. Ma ci rifletterò.

Scusate per questo sfogo, ma i blog personali servono anche a questo, no?


lunedì 21 febbraio 2011

My Favorite Things.

Mi sento come i famosi suonatori del Titanic. Continuo a fare le mie cose, anche se mi trovo (o mi autosuggestiono di trovarmi, più probabile) in un oceano, notturno e mosso e vicino a un qualche iceberg non meglio identificato ma minaccioso e molto stolido, con la t proprio. E la cosa bella è che non so se queste cose che fanno paura stanno dentro o fuori di me, forse both. Ma in ogni caso io proseguo con la mia strategia di elencare le cose che mi piacciono, di lunedì verso quest'ora.

E direi comunque che più o meno funziona. Che parta la musica di Coltrane, nonché sigla del noto programma radiofonico di radio tre.

Ed ecco le mie favorite things.

1) gli orecchini verdi.

2) i campioncini delle farmacie (grazie alla mia amica Vero).

3) i documentari sulla drammatica storia di Kurt Cobain e Courtney Love.

4) gli sms del mio fidanzato.

5) gli spaghetti.

6) la sensazione dopo una corsa al parco al tramonto.

7) il riso allo zafferano.

8) quando ti si riaccende una speranza.

Ecco. Andiamo avanti. Senza tanta paura. Continuando a cercare qualcosa di bello in the middle of nothing.

domenica 20 febbraio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Un segno invisibile e mio. Di Aimee Bender. Un libro uscito in Italia per minimum fax nel 2002. Vi consiglio subito di visitare il sito dell'autrice qui. Mooooooolto carino. Non solo per la grafica colorata. Ma anche per le sezioni diverse (cliccate su "Try" !!) in cui si scoprono anche cose su di lei - non perdetevi le note sul suo meraviglioso new book The particular sadness of Lemon Cake. In autunno lo troveremo anche in libreria, sempre per minimum (non vedo l'ora perché promette benissimo).

Se ricordate The Girl in the Flammable Skirt sapete un po' di cosa parlo. Questo "segno invisibile" precede Creature Ostinate, 2006 in Italia, e ne anticipa il mondo fantastico ed emozionante, preciso e irreale, inquietante e tenero. La protagonista di questo piccolo e deciso e ironico e fiabesco romanzo è Mona, 20 anni, insegnante di matematica alle elementari. Affiancata da un circolo di personaggi assurdi, di cui lei è la numero uno. E proprio i numeri sono la sua ossessione e la sua forza:

"La particolarità del 51 è che è il primo numero nella serie di tutti i numeri che non ha niente di speciale. Non è un numero primo, né un numero speciale semiperfetto, né la somma di alcun fattore; il 51 è il più piccolo tra i numeri che non contengono alcuna magia. Questo fatto, di per sé, lo rende interessante, ma allo stesso modo in cui è interessante un cubo di cemento armato in mezzo a un campo di papaveri. Possiedo un libro intitolato I vostri numeri preferiti e sul 51 dice solo: Se questo è il vostro numero preferito siete una persona che al canile municipale viene attratta dal cane più scialbo e più banale per il semplice fatto che quel cane non viene notato da nessuno".

E poi prosegue e non vi dico niente. Però è da leggere, da conoscere. Per me è un esempio e vorrei saper scrivere così. Anche le blogger torinesi hanno un sogno. E il mio è. Considerando che il mio numero preferito è l'8, che sono nata l'8/8/80 e vivo, per puro caso, al numero civico 88. Quindi prendetelo così perché in fondo sono davvero un po' strana. Comunque il mio sogno qui e ora, ancora vivo, è assomigliare almeno un po' a una scrittrice come Aimee Bender. Ok l'ho detto.

Ma in ogni caso vi dico anche cose più normali come: buona lettura & buona domenica ma ve lo dico per 88.888.888 volte.

Offrendovi anche 51 c\_/ di caffè.

:)

sabato 19 febbraio 2011

Wish Tree.

Ho come l'impressione, ma sono solo sospetti, che il Wish Tree che ho in dotazione dalla ditta desideri&simpatia sia fallato. Non mi prende sul serio. Ad esempio: se scrivo: "desidero felicità", per tutta risposta mi si rompe un dente (vedi post di ieri) già otturato tremila anni fa e importantissimo per la masticazione, compromettendo così altri due classici desideri quali "desidero cucinare" e "desidero denaro". (Oddio: potrebbe anche essere che, disattendendo i miei desideri, l'infame stia esaudendo in realtà quelli di qualcun altro. Ad esempio quelli del dentista stesso che, prima di me, avrà desiderato molto denaro e quindi qualcuno doveva andarci di mezzo e procurarglielo, quel molto denaro e quel qualcuno sono proprio io !!).

Ma lasciamo perdere le elucubrazioni, e proviamo con la psicologia inversa. Ora, attenzione che tenterò di ingannare il Wish Tree aggiungendo un "non" davanti ai desideri di oggi, così lui, dispettoso, forse farà il contrario e io sarò contenta. Ok. Partiamo:

1) non desidero un notebook. no no no, per niente. anzi prediligo carta e penna e usare i miei soldi per il dentista.

2) non desidero il mio posto nel mondo. nella maniera più assoluta. desidero anzi vagare nell'insicurezza e nella precarietà fino a novantaquattro anni e spirare così lieta come una farfalla che ha dato il meglio di sé in un battere d'ali.

3) non desidero assolutamente cibarmi di cose buone ed elaborate. adoro invece lo stracchino e gli yogurt acidi e il passato di verdura, possibilmente senza sale, grazie.

4) non desidero scrivere e proseguire il mio lavoro in quella direzione. preferisco fissare il muro della mia stanza gialla per sempre, fare un qualsiasi altro mestiere purché noioso e leggere solo le cose che scrivono le altre persone, perché a me non piace affatto esprimere concetti in parole, né tanto meno raccontare storie o inventare personaggi. anzi aggiungo: che noia!

5) non desidero stare bene. e cito: "non va bene se le cose vanno bene. è meglio male".

6) non desidero correre e nuotare. preferisco stare a casa col mal di denti e il mal di testa, mentre fuori c'è il sole e tutti si divertono.

7) non desidero buoni rapporti umani. molto meglio il disprezzo e l'indifferenza e l'arrabbiatura perenne.

8) non desidero migliorare nelle mie attività. preferisco peggiorare o addirittura restare così, in un eterno limbo senza fine. tra il paradiso e l'inferno, w il purgatorio!

Ecco fatto.

Speriamo che il farlocco ci sia cascato.

E voi? Cosa NON desiderate? Inganniamolo tutti insieme!

:)

E comunque auguro un non buon week end anche a voi!


venerdì 18 febbraio 2011

Pessimismo & Fastidio.

Stamattina a colazione. Provate a immaginare la cosa più fastidiosa che può capitare contestualmente alla masticazione di un cereale croccante Kelloggs. Esatto. Mi salta un'otturazione. Di quelle enormi. Lì posizionate dagli anni Ottanta, grigio-nere, in amianto radioattivo. Più che un dente era una base Nato, visitata periodicamente da altre forme di vita. Una di quelle cose di te che non vuoi vedere, che rimandi di considerare perché fa parte del tuo lato oscuro.

Così si apre questa cosa che non definirei più un dente ma un ground zero. E mi reco, pallida, al pronto soccorso dentistico. Luogo in cui, per eccellenza, si viene trattati male. Quindi mi rassegno alle percosse verbali della segretaria, alla tachicardia da visita medica, alla pipì da fare ogni cinque minuti, alla paura delle punture, all'ansia generalizzata. E aspetto il mio turno, per due ore, in serena compagnia di un vecchietto che ha un tic al collo per cui lo gira di scatto e di continuo verso di me, agitandomi a morte, e di un secondo vecchietto che mi approccia: "dove ci siamo già visti? Tu avrai sì e no ventunanni". No, e mi lasci tranquilla che ne ho trenta, un dente franato, l'ipocondria delle amalgame dentarie di piombo che fanno malissimo (specie se ingerite insieme al caffelatte) e un panic attack in corso.

Il tutto tra un bel via vai di portantine e rispettivi infermieri nervosi che si trascinano dietro le loro molte dosi in fialette di sangue umano e altre amenità. Svengo? Ancora no, giusto il tempo di farmi spiegare dal dentist, che riconosco perché quattro anni fa lo stesso mi ha estratto altrettanti denti del giudizio distruggendo un trapano tra le proprie mani, che quel dente lì "è rotto da dentro. E attenzione che potrebbe produrre gas". Fingo di non sentire, e me ne torno al mio lavoro del mattino, produttiva come un'ostrica nel dormiveglia.

Ovviamente non finisce qui. Perché poche ore dopo, non riesco a prelevare dal bancomat. (non sarà che ho già finito il mio denaro?). Non riesco a nutrirmi perché ho male alla faccia. Devo fare delle cose nel pomeriggio. Prenoto una visita per questo buco nero che mi ritrovo appena un centimetro dietro al sorriso, c'è posto solo tra due settimane. Mi sento brutta. Tra un po' so già che mi uscirà il sangue dal naso. E l'oroscopo dice che ho 4 pianeti in opposizione. Considerando che io non ci voglio credere agli oroscopi, ma che tra quei quattro pianeti c'è pure Saturno, mi viene da piangere.

Ma.

C'è sempre un ma. Ma oggi è, dunque, venerdì, c'è il sole, sono ancora viva.

E buon week end.

:)


mercoledì 16 febbraio 2011

Bianca.

Ha una giacca beige, gli occhi grigi, i capelli biondi chiari, la pelle rosa confetto, l'ombrello verde. Guarda davanti, per non farsi investire dalle auto. Piove forte. Ha paura di attraversare la strada. Domani ha un impegno ma non si ricorda quale. Si sente come un mattone sul cuore. Se il destino dipende dalle mie mani, pensa, guardandosi le piccole dita fredde attorcigliate sul manico madreperlato dell'ombrello, è un guaio.

Ha questo problema di memoria, piccolo problema, pensa, rispetto ai veri problemi degli altri. Questo problema di dimenticare. A volte dimentica di esistere. Tutti a fare, a commentare, a giudicare. Lei non sa quasi mai cosa dire. Lei mi ricorda la neve. Qualcosa di molto carino, che si fa spaventare dal sole. Bianca-fiocco-di-neve ha paura di quasi tutti. E quasi tutti, pensa lei, sono più forti e più bravi e più intelligenti. Si sposta per farli passare, chiede scusa, chiede molto scusa. Però Bianca è fortunata. Trova una moneta per terra. Due centesimi, con una goccia di pioggia tonda posata sul lato della Mole Antonelliana. Lucidi, puliti, piccoli. Li raccoglie e se li mette in tasca. Dentro la tasca trova il burro cacao. Mette il burro cacao sulle labbra. A volte non capisce a cosa servono le cose, il burro cacao ad esempio o le sue fortune. Non sa a cosa le serviranno quei due centesimi. A essere sincera, non lo so nemmeno io. Wait and see.

martedì 15 febbraio 2011

My Favorite Things.

Friends!

Voi, non lo storico telefilm, il central perk e quelle cose lì. Ma adesso che ci penso Friends potrebbe anche essere una delle...

... mie favorite things della settimana. Ci mancavano, se non sbaglio, così iniziamo subito:


1) Friends. Anche voi giusto?

2) le lavagne interattive. Esistono e sono qualcosa di interessante e pare suscitino un certo "wow effect" specie nei non-nativi-digitali.

3) i quaderni di ricette vuoti.

4) le rose rosa che sa trovare solo una persona in tutta Torino (sorry for my sdolcinascion, smetto subito).

5) l'avocado.

6) la salsa di soia.

7) il ghiaccio.

8) quando su un foglio leggo la scritta coffee-break.

9) saper affrontare i laghi grigi di tristezza che ogni tanto mi travolgono, pur essendo laghi e non mari in tempesta, e dopo riuscire a sentirmi viva di nuovo.

10) le forchette.

11) i cucchiaini.

E le vostre? E le vostre? Tell me if you want.

Ciao :)


lunedì 14 febbraio 2011

Love.

*

Oggi è San Valentino ma per me è anche una data speciale. Tazzina-di-caffè compie 3 anni! :)

Ah. Aveva un altro nome, nel 2008. E decisamente un altro spirito. All'inizio era il più malinconico dei blog, lo so. E anche il più inutile e noioso, argh, lo ammetto. Non che adesso... :P

Ma c'è da dire che l'ho aperto in un momento in cui mi sentivo triste e preoccupata. Mi sentivo con le spalle al muro e se la vita fosse stata una scacchiera, quello era per me lo scacco matto.

Qualsiasi cosa facessi, pensassi, dicessi, sognassi, e in qualsiasi parte mi muovessi, sbagliavo, rischiavo, non ero più capace di fare niente. Mi sentivo sola anche in mezzo alle persone (un classico!), non trovavo una via d'uscita, non sapevo come affrontare qualcosa che in effetti può capitare a chiunque, ma per me appariva enorme, insormontabile. Immaginate le più oniriche visioni di catastrofe - dal Nulla che avanza alle sabbie mobili (sì, ho visto più volte la Storia Infinita) - quelle vivevano dentro di me come profezie. Un incubo vero.

Però adesso non ho più tanta voglia di ricordare o di ritornare su quel periodo, perché poi le difficoltà si superano, e così ho cercato di fare anche io e tutto sommato sono stata fortunata. E ora va meglio. Ma molto, molto, molto meglio.

E la novità è che ho intenzione di migliorare ancora, e che questo per me è solo l'inizio.

E poi. Scrivere qui tutti i giorni. Sapere che anno dopo anno siete arrivati voi a leggere. Sapere che ci siete realmente, saperlo dalle lettere, dai commenti, dalle parole gentili, da twitter! Aver trovato nuovi amici, aver cercato le parole ogni giorno, come si va a comprare il latte o il pane o il giornale. Qualcosa che va molto vicino alla felicità.

Questo per me è diventato un momento decisivo della giornata, come la cena, o veramente come la pausa-caffè.

E la vostra presenza ha un significato grandissimo e non so proprio come spiegarvelo, come esprimerlo. Se non dicendo un GRAZIE a tutti enorme e con tutto il cuore.

Stand by me!

c\_/


* p.s. ho trovato la foto di S. Valentino che vedete in cima su My Cup of Te, un blog molto carino.

domenica 13 febbraio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Oggi mi sono chiesta più volte quale fosse il senso della vita. Della mia, di quella degli altri. Ero alla manifestazione Se non ora quando? Ma senza certezze, né la presunzione di essere nel giusto. Solo con la voglia di cercare una strada per migliorare e di guardarmi intorno, di partecipare a un sentire comune e femminile, di consolidare il valore dei diritti delle donne oggi e per il futuro.

Ho visto cose belle, che mi hanno colpita. Altre invece che mi hanno lasciata perplessa. E le domande sul senso si sono rincorse tutto il tempo, scatenate da paure e speranze, in un alternarsi continuo.

Così, siccome in questi giorni ho letto un bellissimo libro della casa editrice Isbn, me ne è venuto in mente un altro, che ho qui con me da Natale, e che faceva davvero al caso mio.

Il senso della vita, di Oscar Brenifier e Jacques Després. Un piccolo albo illustrato che fa parte di una serie che i due autori francesi - un filosofo e un illustratore - dedicano alle grandi questioni dell'esistenza, spiegate però ai bambini. (per dire, la loro ultima fatica si intitola Il concetto di Dio).

Il gioco funziona così: "Alcuni credono che il senso della vita (...)/Altri credono che il senso della vita (...)". E pagina dopo pagina parole e immagini offrono due possibilità opposte. E sempre vere.

Ad esempio.

"Alcuni pensano che il senso della vita sia cercare di realizzare il proprio sogno, per quanto folle sia/Altri credono che il senso della vita sia accettare la realtà per quella che è e prendere ogni giorno così come viene".

Già. E le illustrazioni sono dei piccoli personaggi colorati nell'atto di rappresentare quei pensieri e quelle credenze, ogni volta diverse. E sono indescrivibili, delicati ed evocativi, si direbbero degli stati d'animo personificati (ad usum bambini ma anche, mai come in questo caso, adulti o per lo meno trentenni come me di sicuro).

E quindi? E io? E il senso della mia vita? Ovviamente il libro lascia aperta la questione, come anche questa giornata. Cosa è importante per me oggi? E per quale domani?


sabato 12 febbraio 2011

Wish Tree.

Ah, ma oggi è sabato again. Giorno di desideri. Allora prendo i famosi foglietti, con il cordino per appenderli ai rami, e scrivo:

1) più che un desiderio ho un sogno e il mio desiderio è quello un giorno di realizzare questo sogno :)

2) desidero passare da un mondo di paure e incertezze a un mondo di sicurezza e good vibrations.

3) desidero sushi e semi di sesamo.

4) desidero leggere sul mio blu-divano (ektorp*)

5) desidero un bel film, di quelli che ti rimangono in mente per giorni.

6) desidero una torta. una fetta eh, non tutta.

7) desidero una sorpresa.

8) il "mio posto nel mondo"? Sì, l'ho già detto, credo.

E voi e voi e voi? E voi? Mentre desiderate, magari bevendo un caffè, io vi auguro un buon we.

:)



* go ektorp go.

venerdì 11 febbraio 2011

Io sono Febbraio, su Indie Riviera!

Hey. Oggi è un giorno palindromo. 11/02/2011. A me piacciono queste cose per quella questione della mia data di nascita che, togliendo gli zeri, è anche lei palindroma: 8/8/8(0).

Tutto questo per dire che? Oggi è per me un giorno bello e ci tengo a segnalarvi questo post su Indie Riviera. (Grazie veramente a Francesco). Dove vi racconto i miei pensieri su Io sono Febbraio - editore Isbn.


Nell'augurarvi buon venerdì, buona lettura, buon caffè, vi saluto con ceste di petali e simpatia e atmosfera preprimaverile, e tutto va bene mentre io sono qui a mangiare cioccolata e i signori del piano di sopra giocano a biglie sul pavimento !!

So. Enjoy.

:)

c\_/


giovedì 10 febbraio 2011

Brad.

Sì, lo chiamo così ma non pensate a Brad Pitt, l'ultraquarantenne più bello del mondo.

Brad ha un cappello di lana rosso in testa, un giaccone pesante, un orecchino d'oro che gli avvolge il lobo e due folti, lunghissimi baffi castani. Con lo sguardo ottuso, si ostina a dire frasi in piemontese e scoppia a ridere e si agita sul sedile. Ma nessuno si diverte, di mattina presto, tanto meno la sua compagna di viaggio, cappello spesso, nero con i brillantini. Sono nervosi e disordinati, ma con un ghigno di chi al tempo stesso ti dice: "comunque, senza alcuna ragione, il mondo è mio. Lo spazio è mio, il pullman è mio, la finestra è mia".

Poi cala il silenzio e questa coppia fissa il vuoto senza più dirsi una parola. Non so perché, mi fanno l'effetto di una martellata in fronte.


mercoledì 9 febbraio 2011

Joy.

Ha degli occhiali arancioni da sole anche se cammina all'ombra. Piccola di statura, capelli castani un po' sopra le spalle, pelle bianca come un F4. Giapponese. Maglietta a maniche corte, considerando che è febbraio. Guarda la città da dietro le lenti in un modo così curioso, che vorrei essere per un momento al suo posto. Come si configura Torino nel cervello di Joy?

Flette le ginocchia in dentro, così si toccano e fanno un piccolo rumore, che immagino sordo come quello delle palle da biliardo. Ascolta musica. Suoni giapponesi.

Poi di colpo si ferma di fronte a una vetrina. Si specchia. Negozio di oggetti di design per la casa, molto costoso, nonostante i saldi. Joy si abbassa gli occhiali sul micro naso. Ora capisco che non è giovane. Neanche vecchia, ma non-giovane di sicuro. E dopo poco, semplicemente, apre la porta, entra nel negozio. E compra.

martedì 8 febbraio 2011

Stylish blogger Award!

Hello!

Vorrei ringraziare Tiziana per aver premiato Tazzina-di-caffè con questo Stylish blogger Award. Ne sono proprio felice. E mi sento molto stylish in effetti questa sera :)

Il premio richiede di dire 7 cose di sé. Ed eccole:

1) sto cercando di vivere bene la mia vita.
2) mi piace leggere romanzi e scrivere.
3) bevo parecchi caffè al giorno.
4) tento di diventare una maratoneta :)
5) sono disordinata.
6) ho un divano blu.
7) mi piacerebbe cucinare bene.


E poi vorrei girare questo riconoscimento alle mie "solite" ma fantastiche amiche bloggersss.

Pencil.
Parlapà.
Milleoccasioni di festa.
Il gufo pasticcione.
Rifugio da tutti.
Turista di mestiere.
Tegamini.
Oscilloscopio azzurro.
Confessions of a wannabe writer.
In between words.

Mi scuso se ho dovuto sceglierne solo dieci, in ordine ovviamente sparso, e per i link.

And buonanotte a voi.



lunedì 7 febbraio 2011

My Favorite Things.

Oggi ho occhi solo per lui *. Perché quello che c'era prima non poteva considerarsi "divano" in nessuno degli Stati dell'Unione Europea. Era così triste. Invece Ektorp-il-divano-Ikea-ancora-nella-scatola ha trasformato il mio normale lunedì, in un bel lunedì.

Tuttavia, questo è pur sempre il giorno delle favorite things, quindi vado:

1) i boccetti di Amuchina da viaggio.

2) i phon.

3) i guanti che lasciano le dita fuori.

4) i ceci.

5) i risvegli dopo i brutti sogni.

6) le bottiglie di vetro.

7) i fumetti.

8) i semafori verdi.

E le vostre?



*









domenica 6 febbraio 2011

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Grace Paley (che bello il nome Grace* :) è una scrittrice mooolto interessante. Per una serie di motivi, in my opinion.

1) ha scritto poco. Quasi tutta la sua produzione - è scomparsa nel 2007 - la troviamo in Italia in questo Piccoli contrattempi del vivere, Tutti i racconti, editore Einaudi.

2) ha scritto di un mondo molto reale, quello di una New York in cui miseria e borghesia, bianchi e neri, dolore e amore convivono in un unico scenario; ma al tempo stesso di un mondo molto sospeso in una sorta di strana, irripetibile infiltrazione nel sogno e nella fantasia. Come ad esempio nel racconto La maratoneta, tra i miei preferiti, che inizia così: "Un giorno, prima o dopo i quarantadue anni, diventai maratoneta". Poi però scoprite che la storia imbocca tutta un'altra strada insospettabile.

3) un modo di dire le cose secco, forte, azzeccato, onesto, sicuro e felice.

4) ritratti di donne spietati. Spesso aggressive, altrettanto spesso deboli e confuse, ma poi anche madri generose, fedeli amiche: sembra di stare in quelle giostre di mille specchi dove ti vedi declinare in altrettante possibilità di faccia.

5) considerata maestra della short story insieme a Carver.

6) ironia, bambini, uomini.

7) un uso del linguaggio inconfondibile che, racconto dopo racconto, diventa musica.


Allora buona letturadomenicale. Ciao!


* E il suo personaggio alter-ego si chiama Faith.

sabato 5 febbraio 2011

Wish Tree.

Hello*!

Quindi se non erro oggi sarebbe sabato e giorno di desideri. Allora estraggo i foglietti dal cassetto, il cordino di lana, la matita. E scrivo.

1) desidero un morbido Ektorp, con sedile in poliuretano espanso ad alta elasticità e ovatta di fibre e poliestere, magari a tre posti ma va bene anche a due. E questo lo dico perché, come scrisse anche Nick Laird, tutti hanno diritto a qualcosa su cui stendersi.

2) desidero sentirmi come il cielo chiaro-azzurro che vedo alla finestra, acceso, leggero.

3) desidero mantenere la calma anche nelle situazioni peggiori.

4) desidero del the bianco ai mirtilli.

5) desidero un po' di tempo in più, ancora di più.

6) desidero camminare a testa alta, letteralmente, perché mi accorgo che guardo sempre in basso e non so bene cosa spero di trovare.

7) desidero migliorare finché ce n'è l'opportunità, cioè sempre, qualsiasi aspetto della mia vita e so che c'è molto da fare, ad esempio nella corsa, nella cucina, nella scrittura, non in questo ordine.

8) desidero lavorare e stancarmi e dare più di senso alle cose.

9) "il mio posto nel mondo" l'ho già detto?

10) desidero una caraffa trasparente.


Et vous? Et vous? Et vous?

Buon we :)

*

venerdì 4 febbraio 2011

Sì, certo.

Amalia aveva il mal di denti. (!). E non voleva andare dal dentista. Lei odiava i problemi. E si ostinava a vedere le cose in un modo solo, a suo dire positivo. Ma si illudeva. Pensava ad esempio che bastasse non pensare a una cosa per farla scomparire. Non era vero. Il mal di denti non passava. Né il resto delle cose di cui avrebbe fatto a meno. Poi un giorno, al mercato, mentre cercava di non pensare ad esempio ai maledetti denti, ha trovato per terra un foglio di carta. A ben guardare era un biglietto da 5 Euro e ovviamente l'ha raccolto. Prima di infilarlo nel portafoglio, lo ha guardato e ha visto una scritta: Sì, certo.

A penna blu, grafia neutra, né da adulto né da bambino.

Tornando a casa, con il freddo di febbraio che si infiltrava nelle vecchie otturazioni da sostituire, da devitalizzare, Amalia sentiva paradossalmente invece la vita scorrerle nelle vene.

Sì, certo. Pensava. Sì, certo, avrò anche mal di denti, andrò anche dal dentista. Ed è vero tutto quello a cui non voglio mai pensare e che tuttavia esiste. Però. Ma. C'è anche tutto il resto. E tutto quel resto le si è spalancato davanti come un diorama.

Il pullman, i taxisti, le commesse dentro i negozi, i vestiti in saldo nelle vetrine, i cocci per terra, il cielo di un azzurro acceso. La gente, la gente. E dalle cose, ai pensieri: i libri, tutti quei libri sugli scaffali. L'odore del bar, del caffè. Le cose che passano, quelle che migliorano, quelle che restano uguali, il tempo che scorre per tutti e quelle informazioni che si imparano e che si insegnano. E l'edicola, e la panetteria, l'ascensore.

giovedì 3 febbraio 2011

Corro.

Ieri sera eravamo lì nella semioscurità del parco, insieme ad altri corridori sparsi, gente che passandoci vicino lasciava una scia di profumo, gente col cappellino di lana e l'iPod, sembrava comunque la setta dei poeti estinti.

Il fiume, il Po, che è vivo, nero. L'acqua che si muoveva poco e sentire il bisogno di stare lì, a respirare il suo alito invernale, a guardare qualcosa che fa paura ma che è più forte di te.

Io non penso a niente. Penso a correre. Guardo dritto, le luci piccole come candele o punte di spilli luminosi per dare una forma nuova e teatrale alla sera, al vestito della sera, al vento di febbraio. Due oche bianche guardano fuori dal loro recinto, tonde, chiare scontornate nel buio, il becco giallo, arancione. Gli alberi in silenzio che dicono: tra un po' tocca a noi, diventiamo verdi. Ma non ancora, non ancora. E hai paura che non succeda più, poi invece succede.

E io non penso a niente. Non voglio pensare. In quel momento non mi interessa altro che le mie ginocchia. E i miei guanti rossi.

mercoledì 2 febbraio 2011

Conversazioni, le repliche.

Ciao!

Una piccola segnalazione.

Iniziano domani sera le repliche dello spettacolo teatrale Conversazioni, di cui vi avevo accennato qui (per i torinesi: Teatro Baretti, alle 21, ingresso gratuito). Gli attori e il musicista in scena, davvero bravissimi, raccontano l'afasia con delicatezza, rispetto, umanità, anche tenerezza e ironia.

C'è anche la mia parte, un pezzo della mia esperienza di figlia. L'argomento è impegnativo e capisco chi sente la necessità in questo momento di proteggersi da emozioni troppo intense. Per chi invece se la sentisse, ne vale la pena, per le storie e per il talento di chi lo ha allestito.

Ne ha parlato La Stampa ieri, qui.

Goooood night :)

Un pomeriggio in biblioteca.

Ed eccoci al consueto appuntamento con l'attesissima rubrica sull'inesplorato mondo delle Biblioteche torinesi. WOW.

Questa volta sono stata alla Italo Calvino. Ieri. Avevo questo mal di denti di sottofondo ed ero un po' intontita. Sono stata indecisa fino all'ultimo, perché è un po' lontana da casa mia e un po' difficile da trovare. Confondo anche la scritta su un cartello che dice ufficio vendite, e io ci leggo ufficio vendette. Così per tutto il tempo nel tragitto immagino questo posto infrattato dove vi accoglie Joseph, addetto alle vendette sabaude. Compilate anche un modulo: cosa facciamo a quello che ti ha rubato l'autoradio? Allergia alle graminacee? Perfetto.

Ma a salvarmi da questo futile delirio è la fermata del pullman. Scendo e cerco la Biblioteca.

Prima attraverso una specie di spiazzo con panchine e alberi spogli, dove un gruppetto di personaggi beve birra in continuazione, alle quattro del pomeriggio. Ci rimango un po' male, ma proseguo. Di questo posto mi piace il nome, così ho pregiudizi positivi. Arrivo ed entro in uno spazio piccolo (il resto delle sale è chiuso e buio, non trovo l'accesso). E, mi accorgo, abitato da soli uomini, divisi in due tipologie: anziani e neri. Mi sorprende non trovare donne. Penso a un caso. Però per un attimo mi spaventa l'idea di un luogo "a parte".

Comunque la Biblioteca è accogliente e ci sono delle poltroncine arancioni molto carine e comode. Peccato non poter vedere i libri, ma forse ho sbagliato io la giornata. In un attacco ingiustificato di timidezza, non chiedo spiegazioni agli impiegati e mi chiudo nel mio silenzio.

Dopo pochissimo però le preoccupazioni sui frequentatori del posto scompaiono: lì vicino a me si siede una ragazza araba. Ha il velo e un paio di occhialoni. Si mette a sfogliare una rivista. E io mi sento più a mio agio, accanto a una mia simile. Mi guardo intorno adesso con più sicurezza. Si sta bene. Sembra un'oasi, dove ci si può rifocillare.

Poi vorrei dire una cosa sulle Biblioteche. Sono luoghi meravigliosi, dove i libri sono gratuiti e c'è posto per sedersi, per pensare, per stare in mezzo alla gente. E che altro? Se potete, ogni tanto, entrateci.

martedì 1 febbraio 2011

Camilla.

Avrà vent'anni, molto carina, jeans aderenti, un giubbottino lucido. Litiga in mezzo alla strada con il suo fidanzato. Un tipo ordinario, con le mutande nere che spuntano dai pantaloni, un cappellino di lana, un accenno di baffetti, un neo. Così magro che sembra trasparente. Camilla litiga con lui di fronte, e al tempo stesso parla, urla nel telefono. Dall'altra parte in linea c'è un carabiniere. "Ha tentato di picchiarmi". E strilla, e tenta di piangere ma non ci riesce. Appare isterica, poi non so, magari lui l'ha picchiata sul serio. Però nega:"Ma non è vero, ti ho solo toccato la testa". "Bugiardo. Volete venire o no. Corso Trapani. Corso Trapani. E dice il numero". Lui è sconvolto. Lei si tiene la faccia come se avesse mal di denti. E urla: "Allora?? Venite o no. C'è qui un ragazzo che ha tentato di picchiarmi". Urla così forte che mi preoccupo. Mi fermo a guardarli. Si allontanano insieme dal numero civico detto ai Carabinieri. Attraversano proprio la strada. Lei gli strilla qualcosa, ma camminano vicini. Lui la segue, camminandole di fianco. Si allontanano così tanto che i Carabinieri al loro arrivo non li troveranno più. Il bisogno di attenzioni. L'inconsistenza della vita. Il nonsense cittadino.