sabato 30 aprile 2011

Wish Tree.

Grazie a Marta Traverso, del blog Prove tecniche di sogni per questo gradito premio (bisognerebbe girarlo a 15 blog ma sono tantisssssssssimi, e poi dire sette cose su di sé: spero che dire i desideri valga lo stesso :)

Il blog di Marta per me è una scoperta recentissima ma avvincente! Da leggere e consultare.


E poi: Wish Tree.

Desidero una porzione di vita morbida, sana, dolce e appena sfornata come una fetta di Plum Cake.

Desidero il libro L'arte di correre di Murakami Haruki.

Desidero, desidero, fortissimamente desidero.

Per quanto assurdo, continuo a desiderare tutte quelle cose che più all'apparenza si allontanano più io sento vicine.

La sensazione è un po' come quella dei bambini che tengono in mano il filo di un palloncino riempito a Elio o un aquilone: capiscono che quelle cose sono lontane, fragili, infinitamente leggere, eppure sanno che c'è il filo sottile che li collega e quel filo è appunto nelle loro mani.

Rinunciare a certe cose è un po' come lasciar andare il filo, e non ha senso, e comunque non lo voglio fare.



venerdì 29 aprile 2011

Tazzine d'autore.

Questa rubrica inizia a essere la mia preferita. Oggi vorrei fare il bis.

E questa autrice oltre a essere blogger, è anche mia amica. E mi fa un certo effetto presentarvela, perché le cose che si conoscono dei propri amici sono così tante e preziose che è difficile trasferirle tutte.

Sarò seria e professionale. Lei è praticamente poliglotta :) Perché parla fluentemente inglese, francese, polacco e russo. Oltre che un perfetto siciliano doc. Perché un po' la Sicilia è nel suo sangue e un po' si è innamorata di un rappresentante perfetto dell'isola.

Traduttrice, appassionata di arte e soprattutto di musica, che è la sua vita. Una zarina dal cuore generoso e riservato. Nella sua vita cerca di essere sempre onesta, ma soprattutto di trovare in tutto quello che vede almeno un'occasione di festa.

Ma non così a caso, lei ha uno scopo: vuole arrivare a mille: infatti il il suo blog si chiama Mille occasioni di festa e lo trovate qui.

E questa è la sua tazzina. Mi ha colpita profondamente. Grazie Sara!




da brava ragazza a simpatica cialtrona. tutto perché a un certo punto qualcosa è andato storto. o forse no. la musica e la scrittura mi hanno salvato, ogni volta che mancava un pezzo. però scappavo da loro, convinta che si dovesse sempre fare tutto in un certo modo, per bene, seguendo schemi e abitudini. ma loro erano lì, mi aspettavano. avevano sempre la risposta giusta, non mi hanno mai deluso. soprattutto quando la bestia, la scimmia, quella cosa che le persone che non l'hanno vissuta chiamano depressione, mi ha agguantato al collo. sono tornata da loro piangendo e pregando. la musica. la scrittura. e poi tante altre inezie che in realtà sono la Vita. le milleoccasionidifesta.



giovedì 28 aprile 2011

Tazzine d'autore.

Sono molto contenta di questa nuova rubrica, man mano prende forma e spero crescerà ancora.

Oggi sono sinceramente felice di ospitare una blogger che mi piace molto. Non so che altre parole trovare, perché vi sarà sufficiente visitare il suo spazio In Between Words qui, per capire a cosa mi riferisco.

Chiara è una blogger affidabile, con un suo gusto preciso e inconfondibile, rassicurante, ironica e infinitamente discreta, di quelle persone rare, nella rete come anche fuori.

Lei racconta di libri, "del loro contenuto, della loro forma, di chi li scrive". E secondo me anche di qualcosa di più. Se farete un giretto nel suo mondo troverete la sua delicatezza e la sua inequivocabile competenza in materia.

La foto è sua, Lessico Famigliare e una tazzina a pois. Ah: non riesco a immaginare niente di più incantevole.

Grazie Chiara!

Ed ecco la sua tazzina:

:)


La sveglia suona. Sgattaiolo fuori dal letto senza fare rumore. Metto la macchinetta sul fuoco e intanto comincio ad aprire veramente gli occhi. Mentre il caffè è ancora troppo bollente, mi giro una sigaretta. Fuori la strada è ancora silenziosa e una luce lattiginosa passa attraverso i vetri impolverati. Anche in casa regna il silenzio.
Ci siamo: il caffè è della giusta temperatura, la sigaretta è pronta, le pagine del libro su cui ieri sera mi sono addormentata mi aspettano. È uno dei momenti più belli della giornata.



mercoledì 27 aprile 2011

Più di nulla.

Due donne arabe sulla quarantina sovraccariche di borse della spesa, da sfamare almeno dieci persone, si siedono vicino a me sul tram. Sono molto arrabbiate e parlano fitto. Mi schiacciano contro un tizio piccolo in gessato che non smette di starnutire.

E una coppia di torinesi di mezza età con un bambino di sei anni, Marco, cui ripetono: siediti siediti siediti siediti. E poi gli dicono: devi dire alla zia che siamo in ritardo perché tu non avevi finito il temino per lei, ricordati che lei ti regala i soldi, ti coccola, la vedi due volte l'anno, la devi trattare bene, hai capito? E siediti. Lui non ha capito o ha capito ma comunque non si siede e canta una canzoncina.

Di colpo entrano due zingari con lo sguardo di tenebra e due strumenti ingombranti e usurati. Si piantano a gambe larghe di fronte a noi. Suonano una melodia troppo più che straziante, orribilmente dolorosa. Il mio abitacolo ora è sempre più stretto, c'è pochissimo spazio per i miei insistenti pensieri per le mie solite tormentose domande: perché perché perché perché. Ci sono i pollini. Mi lacrimano gli occhi. Ma non è nulla o è soltanto poco più di nulla.

martedì 26 aprile 2011

Un pomeriggio in non-biblioteca.


Volevo rifugiarmi in biblioteca, oggi. Perché lì si sospende tutto, compreso lo spazio-tempo, e soprattutto sento che è il posto giusto per me. Però ero un po', non so, più o meno vulnerabile, così non me la sentivo di esplorare una biblioteca nuova per la nota rubrica "un pomeriggio in biblioteca" (per chi vuole: tag. "biblioteche"). E perciò mi sono diretta subito alla mia preferita, che è la Geisser (di cui vi avevo già raccontato, vedi lo stesso tag).

Il fatto è che il mio contratto-in-una-grande-azienda è scaduto per l'ennesima volta da un po' e al momento quindi sarei per l'ennesima volta una splendida e precarissima trentenne Free Lance. E cosa c'è di più appropriato per una vera Freelance di andarsi a finire di leggere Freedom di Franzen in biblioteca? (più un altro romanzo di cui vi dirò: stay tuned). La risposta è niente. E così è stato.

Prima di partire verso il mio rifugio, ho pagato delle bollette con i soldi del Monopoli, e poi davvero la mia giornata poteva incominciare. Torino era addormentata e brumosa e la prima cosa da fare era quindi prendere un caffè al famoso Caffè Elena (sì, quello di Cavour, Gozzano, Samuel, Casacci, Boosta etc.). Lì ho ricevuto IL complimento, da parte di un contegnosissimo cameriere:

- che bella questa tazzina (quella dei 150, vedi sotto)!
- grazie, anche se mai come lei.

Lei chi? Comunque, gentilissimo, sabaudissimo e galantuomissimo signore del caffè Elena: grazie neh. Quindi via verso la biblioteca con l'entusiasmo scintillante della signorina Felicita: che purtroppo però era chiusa. A quel punto, il decadentismo della mattinata si stava trasformando lentamente in un fiume lento di autocommiserazione, che sfortunata che sono etc. etc., quando ho girato un po' gli occhi verso il Po e ho pensato che succeda quel che succeda, che il mondo faccia ciò che vuole, ma qui vicino all'acqua si sta bene ed è tutto verde e io qui come Culicchia sono a casa mia.

Alla fine ho ripiegato su un'aula studio! Erano anni che non ci mettevo piede. Di fronte a me si è seduta Giada. Agendina dei Beatles, mattone di Ken Follet, pacchetto di sigarette, orecchini azzurri e un pennarello dorato con cui ha inaugurato il suo bianco foglio a righe: Il Sistema Cardiocircolatorio.

Il mio cuore in posti come quello si accomoda. Si calma. Non parlandomi mi parla. Mi dice di resistere, di assecondare il ritmo sicuro e forte e surreale della città, di rifugiarmi nei suoi luoghi, sotto i suoi portici quando inizia il temporale.








lunedì 25 aprile 2011

Grill.

Una piccola griglia comprata all'ultimo, così piccola che i nostri esaltatissimi vicini-di-prato hanno definito "personal" ridendo e restando esaltati e strani e rimbombanti e devastati e rintronanti per tutto il tempo. Un cielo grigio-torino-fuori-torino accarezzato da lenti continui tocchi di pennellate di piante ondeggianti, anche loro tutto il tempo. Cani, prima affamati, poi esausti, che giravano tra tutti gli accampati, cercando più tenerezza che salsiccia.

Sole, poi ombra, poi sole, poi ombra. La grigliata, il fuoco, far nascere il fuoco. La musica in lontananza. Vino, birra, acqua, arance, occhiali da sole. E poi ghiaccioli e palla. La palla arancione che finisce di continuo in una proprietà privata, dove c'è una voliera e della gente che sta insegnando a un falco a volare perché se lo era scordato. E strisciare sotto la grata per andare a riprenderla e sporcarsi i jeans di erba e di terra. E le braccia rosse per i bagher e per la luce di tutto il pomeriggio.

Una paura di sottofondo, che è il mio solito controcanto, che riconosco, soltanto che assume forme sempre nuove e ha potere su di me. Tutto quanto mi stordisce, se per un attimo penso al futuro, mi vedo come una scalatrice che sta provando a raggiungere la sua vetta. Però sempre senza l'abbigliamento adatto, senza ganci, a piedi nudi, con i polpastrelli tagliati e le unghie scheggiate. Se invece penso a oggi: ho gli occhi da triglia e profumo di crema al cocco e speranza e terrore che si combattono come pugili ma non si annullano a vicenda. Mentre la tv è accesa, ho la testa ancora tra le nuvole. Semplicemente sto qui.

E voi? Spero che abbiate passato una buona Pasqua e Pasquetta!
Buonanotte e a domani, con una tazzina di caffè.

sabato 23 aprile 2011

Wish Tree e Giornata Mondiale del Libro!


"(...) questa passione, vizio e meraviglia che è lo scrivere, creare una vita parallela ove rifugiarsi dalle avversità, che fa diventare normale ciò che è straordinario e straordinario ciò che è normale, che dissipa il caos, imbellisce ciò che è brutto, conferisce l'eternità a un istante e trasforma la morte in uno spettacolo passeggero".

(Mario Vargas Llosa, Elogio della lettura e della finzione, Einaudi)


Giornata Mondiale del Libro e Wish Tree in un unico piccolo paragrafo.

Che ho trascritto ieri sera sulla mia agendina, mentre ero in una libreria notturna, e faceva freddo, e avevo mangiato sushi nonostante Dente, e poi siamo tornati a casa in bici, era la Giornata della Terra e a me sembrava di scivolarci sopra piano con le ruote leggere e quasi di non essere io a guidare, e la gente popolava la città, profumati di doccia, ho pensato che Torino è definitivamente bella ed è nuova: non so come ha fatto a diventare così e a farsi amare così. Comunque Buonsabato!



venerdì 22 aprile 2011

Dente.

Avevo scritto un post lunghissimo su Dente. Ma poi si è cancellato. E non so proprio come sia successo.

Il che significa solo due cose:

1) proprio come il post, anche Dente, per come lo abbiamo conosciuto fino a oggi, non esiste più (infatti al suo posto ora c'è uno spazietto bianco).

2) a Dente si associano fenomeni paranormali che fanno paura.


Voglio ascoltare questi segni del destino. E lasciare una piccola nuvola di silenzio sulla mia seduta odierna dal dentista. Vi dico solo che è andata bene.

Con mille accorgimenti (esercizi di respirazione, Lexotan, fantasticherie, ripetizioni inveterate di frasi come: no, su di me non grava alcuna profezia, le cose andranno bene anche per me, potrò mangiare. Mangiare sushi. Uscirò da qui e sarò contenta, lavorerò, guadagnerò dei soldi, scriverò, nessuno si arrabbierà, nessuno mi farà del male o si offenderà, magari si avvererà quel mio desiderio, sarò viva, sarò felice, andrà tutto meglio di così, accadrà anche a me e molte altre parole simili) è andata realmente e sufficientemente bene.

Non chiedetemi poi come ho fatto, come faccio e come farò ad affrontare cose più difficili di una semplice devitalizzazione perché non lo so nemmeno io e non me lo ricordo più. Comunque Dente si è arreso. Si è arreso a me e al dentista che credo ormai di amare come il fratello non ho mai avuto.

Dente questa volta non ha vaticinato tramite fiotti di sangue vivo e soprattutto niente panico. Sono stata normale. Che per gli impanicati è tanto, è tutto.

Addio Dente. Benvenuto Spazietto Bianco.

E alla prossima puntata: "la miracolosa ricostruzione".

:)

giovedì 21 aprile 2011

Tazzine d'autore.

Ciao. Come va? Qui bene. Se non si conta il dentista e il panico. Non necessariamente in questo ordine.

Volevo dire però che il fatto che la tazza qui presente abbia i baffi, non significa che le tazzine d'autore siano realizzate solamente da maschi.

Infatti oggi è il momento di una bellissima tazzina d'autrice.

Lei si chiama Paola Sereno, qui c'è il suo splendido blog, The concepts store. Copywriter per vocazione, Paola è una elegante e delicata blogger torinese very sabauda che lavora in un'agenzia di comunicazione dove si occupa di progetti digitali.

Ma soprattutto ha scritto una tazzina incantevole. Di amore e caffè e di tutto il resto. Personalmente, l'ho adorata. Grande Paola. E grazie.


"Amore è scoprire all'improvviso che hai perso il filtro da uno. Intendo dire - per chi non pratica questa cremosa religione - il filtro della macchinetta espresso per fare un caffé solo per volta. Amore è svegliarsi ogni mattina dieci minuti prima, ciondolare fino in cucina, fare clic sul tasto rosso e guardare un filo denso e profumato che riempie lentamente due tazzine. Amore è bere insieme il primo caffé della giornata, tu con fette di pane integrale e marmellata di arance bio, lui con ipercalorici pan di stelle taroccati della coop. Il caffé unisce là dove la colazione divide."


mercoledì 20 aprile 2011

Prove d'amore.

A una panchina. (Torino).

Lui:

"Il fatto è che non sei bella".

Lei:

"Come?" Però un po' distratta dai baci.

Lui:

"Non sei solo bella. Che sarebbe anche normale".

Lei:

"..."

Lui:

"Il fatto è che sei anche mia. Sei qui per me. Questo è il nostro gioco. Il nostro momento segreto".


E io ero lì, a un passo. E ho ascoltato. Lui ha detto veramente quello. Ha detto: "sei anche mia". Ma non sembrava che recitasse, anzi mi è parso tutto completamente vero. In un modo indescrivibile. Non potevo restare ma neanche andarmene per non spostare di un millimetro quella cosa piccola, invisibile che stava succedendo a pochi decimetri da me.

La primavera. Una qualunque panchina. Forse il loro primo amore. Una prova, mi sembrava, però una prova generale riuscita bene. Un vento leggero. Profumo di acqua delle fontane.
A me è partito il battito del cuore tipo attacco di panico.

Comunque, niente di strano ma volevo che lo sapeste anche voi.

martedì 19 aprile 2011

Corpo Libero su Flanerì.

In questi giorni ho letto un romanzo che; vi dico solo che dopo averlo finito me ne sono andata in piscina a nuotare forte per calmarmi, perché è una storia molto potente.

La scrittrice è Ilaria Bernardini, e io l'ho scoperta qui.

(Il caso ha voluto anche che, ben prima di conoscerla, avessi provato a scrivere questo racconto che parla di una giovanissima pattinatrice un po' sola che vive nel suo mondo e il romanzo parla di giovanissime atlete che vivono in un mondo spietato e alieno. Pazzesca coincidenza che semplicemente mi ha fatto capire quanto mi piacerebbe saper scrivere così, come lei, come in questo romanzo).

Romanzo che si intitola Corpo Libero, ed è da poco uscito in libreria per Feltrinelli.

Ho avuto poi la fortuna di poter scrivere i miei pensieri al riguardo su Flanerì, qui.

Flanerì è proprio un bel posto da visitare, una piattaforma di libri ma anche di parecchie altre cose interessanti: la sede è a Roma ma il loro universo è in piena espansione.

:)

Buona lettura.

lunedì 18 aprile 2011

My S-favorite Things.

Ieri sera guardavo Nanni Moretti a Che tempo che fa, intervistato da Fabio Fazio. A un certo punto Fazio dice qualcosa tipo: "sei il mio mito!" e Moretti risponde qualcosa tipo:"eh, ma lo dici a tutti!".

Poi ho pensato che in questi giorni (ma anche tempo fa) mi arrivano mail in cui mi si dice: "bello il tuo blog (grazie) ma non parli mai male di nessuno, di niente, ti piace tutto, fai le pubblicità, vivi in un mondo fatato etc. etc.".

OMG (oh my god) ho concluso: non è che sto diventando la FabioFazio dei blogger torinesi?
Non sia mai.

Il fatto è che di cose che mi fanno cagare ce ne sono parecchie. Come anche cose che mi raccapricciano, che mi fanno schifo o che non incontrano il mio gusto personale. Come tutti.
Semplicemente di solito non mi va di parlarne. Mi sembra di perdere tempo e di farlo perdere a chi legge. Concentrarmi troppo sulle cose brutte mi ha sempre fatto male, e volevo uscire un po' da quel tunnel.

D'altro canto è pur vero che per me dire qualcosa di anche solo vagamente negativo a qualcuno in modo diretto è impossibile. Non sono capace. Ho paura delle ripercussioni, di essere sgridata e di una vendetta micidiale. E mi pare inelegante.

Se litigo con qualcuno, pur se mi trovo palesemente dalla parte della ragione, ad esempio, mi batte il cuore in modo incontrollabile e non riesco più ad andare avanti. Così, per sopravvivere, cerco di stare buona e compiacere il più possibile tutti, sperando solo di non fare una brutta fine. Di non restare annientata. Nessuno in genere capisce questo. E il risultato è che nella mia vita ho comunque ricevuto lo stesso duri colpi e randellate, così a gratis, senza aver deliberatamente attaccato mai nessuno, per il solo fatto di essere io.

Perché alla fine forse è nella natura umana il conflitto. E piace a molti. E chi ne ha paura, come me, fa una fine peggiore di quella che teme. O, nella migliore delle ipotesi, è un fabiofazio e si becca del lecchino e non riesce a controbattere. Ma il punto è ancora un altro.

Io fabiofazio lo capisco. Secondo me lui crede davvero a quello che dice: i suoi ospiti lui li ammira e li rispetta e davvero si sente di comportarsi in quel modo in buona fede. E penso anche di interpretare il suo pensiero, perché a me viene da dire: ma chi sono io per criticare questo o quell'altro, da che pulpito, visto che sono la prima a essere piena di difetti?

Tuttavia anche questo ragionamento non va bene. E me lo state dicendo in tanti, vuol dire che si nota troppo, la mia devastante insicurezza che voi scambiate per assenza di personalità.

Bisogna a volte anche dire proprio quello che non ti piace. E stare a vedere cosa succede. Magari non succede niente di grave. Proviamo.

Quindi incomincio piano. E vediamo se, come nell'allenamento della corsa, le mie capacità di veleno miglioreranno con il tempo.

3-2-1. Let's go con le Sfavorite things.


1) non mi piace l'estate e la gente che si esalta con l'estate.

2) non mi piacciono quasi tutti i film di Ozpetek.

3) non mi piace Cristina Parodi, sua sorella e Paola Perego. Perché sono fintamente ingenue.

4) non mi piacciono i racconti sul bunga bunga, gli ultimi, quelli della statuetta, mi viene l'ansia e mi fanno vergognare a morte.

5) non mi piace l'insistenza. la mia e quella degli altri.

6) non mi piace il delirio di onnipotenza: ci sono cose che tu non puoi fare e se le fai mi disgusti per sempre.

7) non mi piace Antonio Scurati. nessuno dei suoi libri, e in generale la gente troppo chiusa, pretenziosa e supponente.

8) non mi piacciono i capperi.

9) non mi piace uno che una volta alcuni anni fa ha usato la mia tesi di laurea per scrivere una prefazione di un romanzo Bompiani e non mi ha mai ringraziata né mi ha spedito il romanzo come invece mi aveva promesso.

10) non mi piace chi divide il mondo in ricchi e poveri, né i Ricchi e Poveri come cantanti e come esseri umani, mi sanno di viscido.

11) non mi piace l'ipocondria. il panico e tutte le mie svariate patologie psicologiche, spesso fraintese anch'esse.

12) non mi piacciono i doveri. se mi si impone qualcosa me ne vado.


Ok. Boh. Come sono andata?

Buona settimana comunque.
Anche ad Antonio Scurati eh, niente di personale eh :P



domenica 17 aprile 2011

Tutta Dritta --------> un anno di corsa.

E fu così che ho corso la famosa maratona. Non è proprio una maratona a dire il vero. Si chiama Tutta Dritta, 10 km da Torino alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, un percorso in effetti tutto dritto e qui trovate le dovute informazioni.

Ero agitata perché ho iniziato a correre a giugno dell'anno scorso: sono passati quasi dodici mesi. E a quel tempo, dopo meno di dieci minuti di corsa lentissima stramazzavo semplicemente al suolo rantolando in piena crisi asmatica.

Però poi mi sono ostinata. E quindi oggi. Oddio, non che mi sia piazzata tra i primi tre. Neanche tra i primi tremila, ora che ci penso.

Però ho corso tutto il tempo senza fermarmi mai e con pochissima asma. Ho scannato proprio, pensando in quegli interminabili momenti, quando cioè Via Roma, Via Sacchi, Corso Turati, Corso Unione Sovietica, il parcheggio Caio Mario, la Fiat, prati e palazzoni pieni ancora di bandiere mi sfilavano di fianco, a qualcosa di bello, a qualcosa che vorrei che succedesse.

Un'ora e otto minuti. Se contate poi che non più tardi di venerdì ho avuto un bell'attacco di panico sulla poltrona del dentista, di quelli con tachicardia che ti fa traballare mentre cammini, è un risultato.

Sono partita piano, in mezzo a gente presa benissimo, preparatissima, fisicatissima. Tutto bello, tutto emozionante, ma il punto era: arriverò io all'arrivo? Cioè dall'altra parte? Dove ci sarebbe stato tanto rassicurante gatorade e la soddisfazione totale dei cinque sensi? Oppure soccomberò, soprattutto al probabile attacco panico, all'agorafobia, al delirio di rovina? Mentre alcune vecchiette e gente che correva spingendo il passeggino del figlio mi superavano in scioltezza, ho iniziato a vacillare. Ma l'umiliazione l'avevo messa in conto. E avevo anche avvisato il mio fidanzato che mai e poi mai gli sarei stata dietro.

Tuttavia la risposta, nonostante i peggiori pronostici è stata sì. Sono arrivata. Ho tagliato il traguardo sulle amorevoli note di una banda che suonava una specie di pizzica e salutava animosamente dicendo viva le donne.

Un'ora e otto minuti. La palazzina di Stupinigi bellissima, bianca, luminosa e curva come un tenero abbraccio. La frutta e il tè, il prato dove fare stretching, un pranzo vero offerto dall'organizzazione, un gruppo che suonava bella musica e Proud Mary sparata che ci ha tirato fuori anche le forze per cantarla.


Veramente una cosa bella. In cui la grande novità è che sono ancora qui e che mi sto bevendo pure un caffè mentre vi auguro buona serata.

Love love.

:)

sabato 16 aprile 2011

Wish Tree.

Se fossimo in mare aperto desidererei veleggiare insieme alle altre barche. Non sprofondare, non affogare, non cappottarmi o sentirmi in un abisso.

Così anche sulla terra ferma, desidero stare bene in mezzo agli altri, a voi che leggete, alle persone in generale. Stare normale. Stare calma. Non come ieri dal dentista, ad esempio. Stupido panico. Stupidi attacchi di panico.

Desidero lavorare in pace. E desidero progettare le cose senza paura. Desidero che qualcuna di queste cose prenda una bella, felice direzione. E che sia tutto vero.

Desidero smettere vecchi panni che non mi vanno più. Panni troppo larghi.

E desidero come tutti i giorni una buona notizia.

Ciao :)

venerdì 15 aprile 2011

Tazzine d'autore.

Buongiorno :)

Siccome pare che la tazzina d'autore vi sia proprio piaciuta, cosa di cui vado allegramente fiera, eccone un'altra-lampo, come il primo caffè della giornata, bollente, al bancone di legno del vostro bar preferito, con gli occhi ancora assonnati e l'agendina ancora da aprire.

Lui si chiama Giulio Passerini. E non esiterei a definirlo un enfant prodige del mondo dell'editoria e del web. Perché è giovanissimo ma già molto in gamba e soprattutto ha le idee chiare su chi sia il lettore oggi, infatti il suo blog, qui, si chiama Who's the reader? E si concentra in particolare sul senso delle copertine e tutto ciò che è intorno.

In più, tra le sue molte attività, c'è anche la cura dell'ufficio stampa del nuovissimo progetto di shared reading che vi incuriosirà di certo (se non lo conoscete già) e si chiama Bookliners.

E poi, mi pare una persona gentile e intelligente, nei modi e nello sguardo che punta decisamente al futuro, e questo secondo me è molto importante.

Ok. Ecco la tazzina-citazione di Giulio, che gli sembra di aver sentito da qualche parte e non gli è più passata di mente. E in effetti, come dargli torto, proprio oggi che devo di nuovo andare dal dentista?


"Senza caffè e analgesici la civiltà occidentale sarebbe già finita da un pezzo".


Grazie Giulio, alla prossima tazzinad'autore.

Stay tuned.





giovedì 14 aprile 2011

Cin.

Tutto il senso della sua vita sta lì in quei pochi ciuffi di erba. E in quel piccolo legno di betulla.

Cin ha tre mesi, è un cucciolo di barboncino. Ha un guinzaglio rosso di seta e un ossicino d'argento appeso al collo, con la scritta Cin Febbraio 2011. Adele aspettava Cin da sempre da quando ha memoria. Ha immaginato così tante volte il momento di averlo che quasi le sembrava che esistesse già, anche prima di Febbraio 2011. Cin dorme in uno spazio di pochi centimetri e non ha bisogno di quasi niente. Ha gli occhi della consistenza di certi dolci al cioccolato, e mangia i fiori gialli. Adele lo ha prima sognato, prima disegnato su un foglio a quadretti, prima descritto a parole e infine visto in carne e ossa. Quindi sa che a volte queste cose succedono.

mercoledì 13 aprile 2011

Non ci sono per nessuno ---> su Indie Riviera.

Per tante ragioni diverse, mi sento molto vicina a questo romanzo. E un po' come accade nella storia: quasi mi è arrivato in testa, senza che potessi prevederlo. Ed è arrivato nel momento giusto per me. A volte credo nelle coincidenze, e questo è proprio il caso.

Questa è una storia contemporanea fino all'osso, dove il mondo si guarda da un binocolo parziale, quello di Lucio e Giordani, per accorgersi che invece ce ne sono tanti di occhi che guardano da lì. L'angolatura di un ragazzino, poi un trentenne, che non riescono apparentemente mai a mettere a fuoco la realtà perché forse ne hanno in mente una loro che non ritrovano fuori quando vanno a cercarla.

E poi ci sono delle cose che ho sentito proprio mie-mie personali: l'adolescenza vissuta più o meno così, negli anni Novanta. Sentirsi sempre un po' strani e non capire perché. Continue limitazioni autoinflitte su tutto. Scarpe bizzarre. Gente che mi sembrava proprio di conoscere, un "nonvolerfardelmaleanessuno" e finire lo stesso a farlo magari anche a se stessi. Poi il data entry in una grande azienda per sbarcare il lunario. La difficoltà a esprimere le cose vere, belle o brutte che siano. Un sogno. La paura. La maledetta paura.

Da non perdere il personaggio del postino, una storia nella storia.

Oggi su Indie Riviera c'è un post su questo romanzo: Non ci sono per nessuno, Beniamino Cavalli, editore Italic.

martedì 12 aprile 2011

Tazzine d'autore.

Buongiorno! Siete su Tazzina-di-caffè e questa è una nuova fantastica rubrica.

:)

Ho iniziato nei giorni scorsi a chiedere ad alcuni amici-blogger se volevano prendersi un caffè con me. Per parlare, perché è primavera, per vivere, per passare il tempo. Sono contenta perché hanno accettato. Ed eccoci qui. Da oggi, ogni tanto, compariranno queste tazzine d'autore: piccoli o piccolissimi post firmati da qualcuno che non sono io.

Ehh, sì, mi sembra molto divertente. Io ho chiesto loro di scrivere tre righe ma anche una due cinque o sei a caso, su qualsiasi argomento, aforismi, racconti, poesie, frasi sulla vita, sulla scrittura, sul mondo dei blog, sull'attualità, sull'amore, sulla puntata di Report, sulle devitalizzazioni dentali, sulla deriva dei continenti, sull'invisibilità degli acari, sul bunga bunga, su Pirandello, sul perché viviamo, sulla luccicanza, sulla filosofia Emo, sulle verdure di stagione.

Tutto, purché breve. Qualcosa da leggere proprio nel tempo di un sorso di caffè.

E quindi.

Lui si chiama Matteo Bertone, qui trovate il suo sito, i suoi lavori e i suoi blog. Su twitter è @matteobertone. Nemico spietato dei treni, ci viaggia sopra tutti i giorni. Vampiro dal cuore tenero, scrittore che riempie la carta di colori, illustratore di storie. Il suo ultimo racconto, finalista al concorso di Isbn, mi ha davvero colpita.

Questa è la sua tazzina d'autore:


La versione di Matte

Loro credono che sia facile. Pensano che sia un gioco o un maledetto passatempo. – Che bravo! – dicono. – Anch’io vorrei saper scrivere – dicono. – Coltiva questo hobby!

Credono che sia un hobby. Come coltivare l’orticello dietro casa.

Non sanno che io odio scrivere, lo detesto. Restare chiuso in casa davanti a un monitor che mi brucia la vista pian piano. Da solo. Tra polvere e avanzi di cibo.

Il problema è che non posso farne a meno, non posso più smettere. È un demone che si nutre di parole. Quando non ho idee, mi viene la gastrite. Quando ne ho, è come avere la dissenteria. Devo correre a urinare quello che ho in testa.

Scrivere, per me, è come macinare pietre e poi setacciare per giorni e giorni la polvere cercando di trovare granelli d’oro.


Grazie Matteo. Alla prossima tazzinad'autore.

c\_/

lunedì 11 aprile 2011

My Favorite Things.

Mi piacciono i calici e il vino fresco che ci nuota dentro come una barchetta al largo del mare di settembre. Mi piace quella sensazione come di vederci-nel-buio quando un'idea o anche solo una parola si fa spazio nella mente nel modo perfetto, come quel vino dentro quel bicchiere trasparente. Mi piacciono i pavimenti che scricchiolano e il cous cous.

Mi piace pedalare sulle strade di cemento. Mi piacciono la lealtà e il coraggio e la sobrietà e mi piace chi sta calmo.

Mi piace prendere un caffè da sola e leggere una rivista. Mi piace dire ciò che mi piace. Mi piacciono le domande, più che le risposte. Mi piacciono i wafer al pistacchio. Mi piace tralasciare le brutte sensazioni e concentrarmi sulle belle perché lo considero un allenamento valido e infatti oggi mi sono iscritta a una maratona e ovviamente non vincerò ma mi va bene.

E buona settimana a voi :)

domenica 10 aprile 2011

Presentazionidilibri+tazzinadicaffè.

Venerdì sera ci tenevo a fare una cosa e l'ho fatta. La presentazione alla libreria Legolibri di Torino del nuovo libro di Demetrio Paolin.

Il libro si chiama la seconda persona, Transeuropa edizioni. Un editore che Giulio Mozzi, presente in sala per parlare del libro insieme a Demetrio, ha definito "piccolo, glorioso e ultimamente anche molto elegante".

Ci tenevo tanto perché nelle maglie strette o a volte larghissime della rete, tra facebook e tazzine di caffè, ho avuto la fortuna di scambiare qualche parola con Demetrio. Il caso come sempre ha fatto tutto perché io raccontavo qui le mie avventure di "maratoneta" in Piazza D'Armi e Demetrio ha riconosciuto il piccolo parco dove porta la sua bambina Rebecca a giocare e a guardare le papere. Poi l'aveva colpito un episodio che ho raccontato (inventato) in cui un tizio si prende una pallonata in testa (e venerdì ho scoperto la passione di Demetrio per le decapitazioni e Oloferne e ho capito tutto :P).

Io avevo timore reverenziale per questo scrittore così colto e profondamente, oscuramente, totalmente, misteriosamente torinese (e poi ho scoperto che però non è nato a Torino :P). E di lui mi intimoriva tutto, dal nome, Demetrio, alle parole scritte. Così difficili, per me, come se scorressero da una biro altra, irraggiungibile.

Quindi ero agitata prima di andare, perché volevo conoscerlo e vedere che faccia avesse, ma avevo paura di dire qualsiasi cosa. Il fatto che ci fosse lì anche Giulio Mozzi, completava il quadro della mia ansia. Perché queste persone sembrano avvolte in un'aura di perfezione, di magia. Invece sono persone, ed è stato giusto andare per vedere da vicino la vita che si compie, vedere il libro passare dalle loro mani, bere un sorso di acqua, guardarli negli occhi mentre parlavano.

All'inizio eravamo in pochi: poi la gente è arrivata pian piano. La saletta con le tende bianche e verdi aveva alla parete una foto con due cavalli bianchi che si guardano di profilo. Così mi sono sembrati i due scrittori. Dalla presentazione si è capita la loro amicizia, i loro scambi così fitti di impressioni e il laboratorio che probabilmente prende forma dai loro incontri e dalle loro lettere. Vorrei essere la freccetta di un mouse per scoprire indisturbata cosa di preciso si dicono gli scrittori prima dopo e durante la pubblicazione dei loro libri. O forse è meglio non sapere.

Il libro di Demetrio ha la seconda persona nel titolo e nei racconti brevi di cui è composto. Ti parla continuamente con il tu. E ti devi abituare in fretta se no ti destabilizza. Demetrio prende a leggere un pezzo di la fabbrica. Che per i torinesi è parte fondamentale della città, della storia di ciascuna famiglia. Qui ci sono un padre e un bambino e un regalo di Natale. Giulio Mozzi prende la parola e nota che i racconti di Demetrio hanno un carattere per così dire "biopolitico" perché i personaggi vivono la Storia e la realtà con il proprio corpo, sul proprio corpo. La storia di tutti attraverso il corpo.

Mi guardo le mani e i piedi, capisco la differenza tra leggere i libri e andare alle presentazioni, c'è un passo ulteriore, che non avevo mai considerato in questo modo prima.

L'altro privilegio della serata è ascoltare un'anteprima del prossimo romanzo di Demetrio, che sta prendendo una forma in questi giorni. Ma non dico niente al riguardo. E' un segreto che mi tengo per me e per quelli che c'erano.

Poi ci raccontano di una libreria olandese - Bonardi - (come ci vorrei andare!) che ospita scrittori italiani e del volume La mia Olanda per festeggiarne il ventennale e dai cui è tratto uno dei racconti di la seconda persona, Amsterdam Suite.

"Il Mare del Nord è grigio come la schiena di un mulo e ugualmente ostinato: le sue onde sembrano calci".

E poi ci sono le Figure di Caravaggio. "Tu devi immaginare che la luce non viene ma va. Se ne fugge proprio come un esercito in disarmo; scappa via. E' questa la luce vera, che consegna ogni cosa al buio".

E così mi sembrano questi racconti di Demetrio Paolin: luci vere che consegnano le cose al buio, che illuminano e tornano all'oscurità e viceversa. Ho avuto come l'impressione quasi che lo stesso autore-persona faccia questo continuo percorso quotidiano, tra l'oscurità della mente, delle letture di una vita e la luce dentro cui con semplicità racconta ad esempio di sua moglie, della loro bambina. Non vedo l'ora che finisca il nuovo libro.



sabato 9 aprile 2011

Wish Tree.

To Wish: 1) desiderare, volere. 2) augurare. 3) augurarsi, sperare. 4) se almeno...; magari.

Desidero qualcosa di simile alla giornata di ieri. Un progetto anzi due per cui incrociare le dita, anzi tre. No: quattro. No cinque, anche quelli degli amici. Pranzare di sicuro. Internet. Scrivere e ricevere mail, cioè parole, cioè pensieri, cioè attenzione, cioè realtà, cioè esistere. Romanzi da leggere. Girare in bici. Un bicchiere di vino con il mio fidanzato. La presentazione di un bel libro in una bella libreria (domani vi dico). Torino al tramonto, con i locali che tintinnanno incastonati nei loro angoli solidi e luccicanti, che respirano di tovaglie pulite e candele, e gente con facce rassicuranti.

Such a perfect day. Però non sempre le cose vanno così. E soprattutto mi pare sempre di non sentirne il diritto, dentro di me, come se da un momento all'altro potesse arrivare qualcuno, un grillo parlante rimasto lì a osservare, a sussurrarmi che non va per niente bene divertirsi così tanto. Invece io so e ho le prove che si può addirittura star meglio di così. Infinitamente meglio.

Ok, quindi pensiamo all'Infinito, vediamo cosa si può desiderare, e il naufragar m'è dolce in questo mare.

:)

Buon we.

giovedì 7 aprile 2011

J.

Io non so pronunciare il suo nome, ma la vedo con suo figlio camminare in mezzo al prato. Ha un vestito bianco lungo fino ai piedi e un velo amaranto. Sandali neri, luccicanti. Penso al portare un vestito lungo. Da quando non ne indosso uno. Lei invece lo mette alle quattro del pomeriggio in mezzo a un prato. Tiene il figlio aggrappato a sé, un bambino bellissimo di quattro anni. Guardano un po' l'erba, un po' il cielo camminando, che è di un azzurro celestiale, da buone notizie, che vedi con la pelle e col sangue prima ancora che con gli occhi. Penso a cosa pensano, a come si sentono, a cosa faranno per cena. Mentre passa, J. lascia un profumo di fiori e di acqua. Il bambino vorrebbe un pallone.

mercoledì 6 aprile 2011

Dente/3.

Riassunto delle puntate precedenti. *Per appassionati di questioni odontotecniche*. Il 18 febbraio sono rimasta vittima di un potente attacco dall'interno: un dente, che chiameremo Dente1, si è rotto nel corso di una masticazione blanda di cereale a colazione. Dente1, c'è da dire, era otturato con strati di amalgame all'amianto ed è stato definito da esperti "semplicemente enorme". In quella circostanza, ho inghiottito contestualmente parti delle suddette amalgame all'uranio, con soddisfazione reciproca.

A una prima visita, Dente1 non poté essere considerato, per mancanza di tempo. A una seconda visita, si presentò un'urgenza e sopraggiunse Dente2, nel lato uguale ed opposto, un gemello tonto ma efferato, che mi impedì di masticare per settimane, ma risanato tuttavia in tempi brevi e con successo.

Dunque oggi era il giorno. Il D-Day. In giorno di Dente1. Io sapevo, presagivo, sentivo qualcosa di maledetto. E così è stato. Dente1 era e devo dire è ancora un mostro cruento. Un violento assassino di gengive, un affilato serial killer di polpa dentale. Egli stava progettando la mia fine, tessendo come una tarantola vieta e velenosa la trama della distruzione definitiva. Aveva creato come una specie di consistente tappo micidiale che ostruiva quei canali dove stanno i nervetti da togliere, generando l'infiammazione del secolo se non forse del millennio. E io non mi accorgevo di nulla. E io gli davo asilo. E io gli ero amica. Al punto che mi sono anche fatta alcune domande sulla mia stessa soglia del dolore, quanto riesco a sopportare prima di sentire qualcosa di male.

Ma comunque. Già i primi rintocchi del giorno mi facevano capire che c'erano macumbe e malocchi relativi ai miei denti. Sogni tormentati, visioni dell'apocalisse.

A metà intervento, il rumoroso ma ipnoinducente aspiratore per la saliva smette di funzionare. Apro un occhio e vedo quello dell'assistente che mi fissa con terrore. Apprezzo però il savoir faire generale. Nonostante l'anestesia facciale, linguale, guanciale, labbrale e mentale, nonché almeno quattro ferri tra le mascelle, un gancetto al bordo della bocca e circa tre mani guantate nelle fauci, riesco a sibilare, con un inedito accento torinese: "si è impallato?".
E la risposta è sì.

Poi l'aspiratore riparte. E si spegne la luce. Mentre io ho di nuovo gli occhi beatamente chiusi e spero nell'impossibile, cioè dormire del sonno dei giusti. Spenta la luce, penso davvero al peggio. Anche lì, invece, tutti quasi-calmi. Tornerà. E infatti torna, ma loro adesso hanno l'aspetto di chi non aveva mai visto niente di simile in una sola seduta o forse nella vita.

Dentis in fundo, Dente1 si stufa e prende a gettare come un pazzo fiotti di sangue dove può. Fiumi. Tanto che bisogna interrompere e medicarlo a sprangate. E infine tornare la prossima volta e riaprire la faccenda. Dente1 hai i giorni contati.

Nel frattempo cercasi fattucchiere.

martedì 5 aprile 2011

Azzurro.

Mattia è tutto vestito di azzurro. Dalla testa ai piedi. Sul suo sedile bianco, il passeggino, sembra comodo. Ha un berretto in testa blu scuro da baseball, inadatto alla sua età, che non supera gli undici mesi, ma inaspettatamente giusto per lui. Completa il quadro un pollice in bocca e la testa girata di 180° a osservare ogni minimo spostamento della mamma.

Lo vedo mentre sto seduta sulla bici a parlare con una mia amica della vita, del passato, del presente, del futuro, delle bugie, della verità, di cosa si può fare, di cosa non si può fare, di cosa ti piace fare e di cosa non ti piace, del lavoro, del non lavoro, dell'amore, del non amore, degli uomini, delle donne, di cosa si fa e di cosa non si fa.

Mattia-azzurro non capisce una parola e ci guarda senza ascoltare.

lunedì 4 aprile 2011

My Favorite Things.

Mi piacciono le cose chiare e comprensibili e non facce che potrebbero essere bellissime e invece sono tese come palloni da basket e sorrisi come cuciture tirate all'eccesso, come elastici dentuti.
Mi piace essere qui.
Mi piace il latte ad alta digeribilità e le matite azzurre. Mi piace l'azzurro, il colore azzurro, tutto ciò che è azzurro.
Mi piace questo azzurro libro nuovo che ho tra le mani, mi piace il gesso.

E voi?

Buonlunedì, as it is possible.

:)

domenica 3 aprile 2011

Cantine.

Carla ha paura delle cantine. E di salire le scale. Quindi in cantina non ci va se non accompagnata, e per salire su, si tiene al muro.

Per prendere la bici in cantina invece bisognerebbe scendere, e poi risalire con la bici sulla spalla, senza assolutamente tenersi. Lei scende giù solo con il fidanzato. O con un vicino misericordioso, che lei ha imparato a impietosire.

Quel vecchio suo metodo dell'impietosire.

Ne sono trascorse molte di giornate di sole, in cui Carla poteva scendere e prendersi la bici e andare a fare un giro. Invece ha evitato. Perché non c'era nessuno ad aiutare. Quel vecchio metodo di aspettare l'aiuto. I would prefer not to. Pensava, diceva, faceva.

Un giorno, basta. Non sono una bambina, non sono una vecchia. Non sono diversa da quelli che si prendono la bici in cantina e si vanno a fare un giro. Quindi ha cercato le chiavi in tasca, come il soldato la pistola. Scendo, prendo la maledetta bici a vado a farmi un giro.

La porta non si apre mai, Carla si prepara in testa la scena. Sente, mentre pensa, già il cuore che accelera veloce. Non è possibile che un cuore di trentanni si comporti in questo modo.

Invece la porta si apre. Accende la stupida luce. Scende come nessuno mai dovrebbe scendere in una cantina. Piano, lentamente. La seconda porta non si apre mai. Invece questa volta si apre. Tutto è buio, ma la bici luccica come una pupilla dentro occhi scuri. La trascina via. Poi uno scatto. Una specie di tuono. La molla per terra, raschia al suolo. Corre alla base delle scale. Si sarà chiusa la porta. Invece no. Era solo una ventola. Le scritte di pericolo fanno paura, le ragnatele fanno paura, gli angoli bui fanno paura. Ma la vera paura, si sa, è sempre un'altra. La vera paura è non fare le cose. Non farcela mai.

Scaraventa la bici via da quell'incastro. La trascina. La odia. La mette in spalla e sale le scale, mentre la luce artificiale si spegne e quella solare illumina il cortile.

sabato 2 aprile 2011

Wish Tree.

Desidero questa strana libertà. Questa cosa forte come un vento di agosto che arrotola senza criterio le onde del mare. E desidero non sapere niente del mio destino, desidero il futuro e le idiozie del passato. Desidero essere me.

E un cielo illimitato azzurro e una tazzina trasparente. E poi desidero prendere sul serio i complimenti, non pensare subito che siano bugie o peggio, raggiri. E poi desidero interrompere il corso stupido degli eventi e determinarne uno nuovo. Come l'uomo ha inventato le dighe, una ragazza può inventare i suoi trentanni!



Ah, il mio pranzo! Buon sabato!

venerdì 1 aprile 2011

Letture a ca**o+tazzinadicaffè.

Ciao! Come promesso martedì, non vorrei mai trascurare la letturadomenicale+tazzinadicaffè. C'è da dire che più di una persona (ciao amici!) mi ha fatto notare che queste letture, hemmm, non che siano noiose, anzi (grazie amici!) ma, quel "domenicali", quella rigidità un po' maniacale a volte potevano sottrarre freschezza al tutto. E' vero. Io sono un po' così a volte, più passa il tempo più lo capisco. E' come se: "se non soffri un po' non va per niente bene". Una cosa del genere. A volte queste letture me le sono imposte così, per essere seria, per schematismo, per abitudine a "sgobbare". Che è importante ma su un blog personale forse ci si può permettere di respirare un po'.

E dunque respiriamo.

"(...) il sole aveva fatto brillare la città con una luce che ricordava aprile".

Ci dice Thomas Pynchon nel racconto che da il titolo a questa raccolta-cult che personalmente di tanto in tanto rileggo al volo, a caso, a ca**o quando sento la necessità di postmodernismo americano.

Entropia (Edizioni e/o), il racconto, racconta di una festa che supera le 24 ore e decompone le vite dei partecipanti in favore del caos. Certe cose bisogna saperle! Cocktail, discorsi complicatissimi, via vai di gente assurda, interferenze. Un mondo di delirio. A me serve leggere Pynchon per sapere che ci sono mille possibilità di scrittura, per ampliare le mie vedute. E voi? Che ne pensate? Qualcuno ha letto il suo ultimo? Ditemi ditemi, se ne avete voglia.

E buon inizio di week end!

:)

Ah. Ecco una foto della mia città che il sole ha fatto brillare ieri così bene.