sabato 20 ottobre 2012

Qualcosa di molto idiota.




Come si va avanti dopo un momento così incantato e magico come l'intervista a Stefano Benni e una notizia così incredibile e bella come il fatto, oddio, che tra qualche mese realmente pubblicherò il mio primo romanzo con questa bellissima casa editrice? 

(Ed è tutto vero, ed è così strano che adesso che l'ho scritto sul blog mi sembra una cosa surreale e sognante e bella, ma insomma di questo vi dirò di più e meglio al momento giusto).

Come uscirne dunque, e tornare alla normalità?

Con qualcosa di idiota. Come è nella mia natura. Molto idiota. Ma in senso dostoevskijano eh. 

Comunque qualcosa di idiota vero. Perché se un po' conoscete me o questo blog, sapete forse del mio interesse per la comicità. Curiosità, fascinazione e atavica passione per tutto ciò che fa ridere. Per me è un mistero, qualcosa cui penso da sempre. Da ragazzina scrivevo lettere a Rocco Tanica di Elio e Le Storie Tese (proprio al limite dello stalking, poi ho smesso, lo giuro!) e tutti i programmi TV comici erano un appuntamento fisso. Zelig, Mai dire Gol, tutti quanti, anche  quelli tipo La TV delle ragazze (ero bambina), Avanzi, tutti i Guzzanti etc. etc. L'elenco è veramente infinito.

Ma questo amore risale ancora prima, alle gag di Stanlio e Ollio e soprattutto a Chaplin, di cui ho poi letto la struggente e bellissima autobiografia (la consiglio). E poi Fantozzi e il dramma di mia madre che mi ha portata dalla pediatra in allarme: "Questa bambina parla come Fantozzi, sempre, continuamente. Che cosa devo fare?". "Passerà, signora. Tutto passa". 

Ah, come è umana lei. E non è passato. Ha solo cambiato forma. E dunque Tognazzi, Gassman, poi Verdone, per certi versi anche Nanni Moretti e tutti gli italiani che hanno fatto la storia della comicità e gli stranieri, Andy Kaufman, il più adorabile, e molti molti altri. Fino a oggi che sto centellinando un libro bellissimo che consiglio ed è L'autobiografia dei Monty Python, che trovate qui. Pieno di foto e testimonianze. 

I Soliti Idioti. Ci sono arrivata perché ricordavano Little Britain, una serie televisiva che mi piaceva, cui un po' si ispirano. Ma all'inizio non li capivo molto. Poi ho capito che la cosa aveva un senso. E insomma mi capitano spesso da un po' di tempo accese e devastanti discussioni per difendere questa cosa, ma se bisogna essere guerrieri va bene, se è per una giusta causa u.u

Qui però vi ho accennato ai molti motivi per cui li guardo in TV e andrò al cinema a vedere il secondo film. Per questi due comici la faccenda è ancora diversa. Perché sono circa miei coetanei. C'è un fatto anche generazionale. Posso dire di averli visti "nascere", li ho guardati nelle prime apparizioni in TV, quando ancora non erano proprio comici al cento per cento. Non mettevano ancora le maschere, erano ragazzi in cerca di una propria identità creativa, che adesso è all'apice, forse, o forse ancora faranno qualcosa di nuovo. Quindi comunque mi è parso di veder nascere un comico. Anzi due. 

Questa cosa mi colpisce molto. 

Cosa succede nella mente di una persona quando si accorge di avere quel dono, quel talento? Cosa cambia? E perché succede? Cosa si prova a mettersi dei costumi, dei vestiti e dei materiali in faccia che aumentano la capacità di far ridere. E cosa succede dopo, quando si tolgono. Magari assolutamente niente, magari non è vera quella diceria che i comici sono tristi e malinconici, anzi, magari è gente tranquilla e serena. Non lo so, sono sinceramente curiosa di tutto questo. 

A ben pensarci Stefano Benni, che sta qui sotto nel post precedente, ha scritto un libro che si chiama Comici spaventati guerrieri. Ed è quello che in effetti ho sempre visto nei comici: anche persone spaventate (come tutti) però guerriere, perché combattono contro qualcosa. C'è una rabbia nel comico che io avverto, la rabbia di voler lottare contro il degrado, contro l'entropia, contro la noia. Come se: finché riesci a far ridere non può succedere niente di brutto. Sarà così?

Se ci penso ancora di più, comunque, tutti i momenti belli, le cose belle della mia vita riguardano qualcosa che faceva ridere. Penso sia un'esperienza comune.   

Ed è per questo che per me la comicità è come l'ossigeno. A volte mi sembra che mi manchi l'aria. Ho letto tantissimi romanzi non comici, tanti ne leggerò. Quella mia prima prova di cui vi parlavo all'inizio non è comica, ho letto e scritto tanti racconti cupi, freddi, che ricercavano altre emozioni.  Non molto divertenti. Ma per me è vitale alternare quelle letture (e scritture) ad altre che c'entrano con il ridere. Non vorrei citare addirittura Pirandello o Freud o Aristofane per carità, ma è quello che ci hanno detto, in parole povere: la comicità è parte di noi, qualche volta ci salva la vita. 

Ed è il mio caso, senza dubbio.

Dunque dunque dunque, ho ospitato con grandissimo onore qualche tempo fa niente meno che Dacia Maraini per la collana XS - Extra d'Autore di Mondadori, interamente dedicata agli ebook. Sono perciò contenta oggi di presentare sul mio blog una piccolissima anteprima del libro dei Soliti Idioti, che sono Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli e Martino Ferro il quale, vi ricordo, è un romanziere molto bravo. 

Il libro esce il 23 ottobre, e loro saranno alla Fnac di Via Torino a Milano alle 18. 

Per chi ancora non conoscesse i due personaggi forse più famosi, Ruggero e Gianluca. Quel padre ingombrante, che sa tutto lui, cattivissimo e torturatore, e quel figlio tongolone, super fan dei puffi, trentenne, innamorato cotto della "bellissima" Fabiana (soprannominata, non è chiaro il motivo, da Ruggero "cesso a pedali", che è anche una mia cara amica e di cui vi allego la fotografia qui sotto proprio allo scopo di smentire gli ingiusti pregiudizi sul suo aspetto fisico; gentilmente concessa per tazzina-di-caffè dall'editore, che ringrazio). 


Mi presento. So’ Ruggero de Ceglie, imprenditore. So’ venuto da Roma a Milano ner ’74 e dar nulla ho creato un impero, l’Impero der Würstel. Mi moje non la vedo da sei mesi, sta sempre in Jamaica con le amiche sue a ciuccià sordi. Quando so’ sordi. C’ho pure un fijo che se chiama Gianluca ed è un po’ stronzo. Anche a lui je piace solo de spende’ i sordi der papà e sta sempre su Facebruk a preme’ i bottoni e pensa solo ai bruchi tutto il giorno. Io invece ho vissuto una vita da vero omo, ho frequentato la Bardot, la Loren, la Pampanini... mentre Gianluca se sta per sposare con quer cesso a pedali de Fabiana, che solo a pensacce me vie’ ’na sincope, mortacci sua e di su’ madre quanno l’ho messa incinta. Eppure vorrei tanto daje ’na sveija a ’sto fijo mio... Ogni tanto lo guardo e penso: “Che te devo fare, fijo mio? Perché sei così rincojonito, che a trent’anni vivi ancora a casa cor papà e la mamma? Fai quarcosa, esci, divertiti, vai a puttane, qualunque cosa! DÀI CAZZO, GIANLUCA!!!”.



Fabiana.







La tazzina di Fabiana. 

3 commenti:

Clizia ha detto...

Ciao! Complimenti per il blog, da qualche settimana lo tengo sott'occhio e devo dire che è sempre un piacere leggerti! E' vero, la forza della comicità sta nella carica corrosiva e anche nella liberazione da una repressione, come può essere un tabù ( come spiega magistralmente Freud ne Il motto di spirito). Buona fortuna per il libro da una tua lettrice (e da poco più di un mese blogger).
Ciao.
Clizia.

noemi ha detto...

Ciao @Cinzia :) "una tua lettrice" mi emoziona tantissimo, grazie, che bello. E grazie anche per questo bel commento, spero che tornerai a trovarmi, in bocca al lupo per il tuo blog!

noemi ha detto...

@Clizia scusa ho sbagliato a scrivere il tuo nome... grazie ancora.