mercoledì 29 febbraio 2012

Per Rossella Urru - Bloggin Day.


Oggi partecipo a questa iniziativa di Sabrina Ancarola: ascolto anche io il suo appello per un Bloggin Day* in favore della liberazione di Rossella Urru

Rossella Urru è una ragazza che lavora in una ONG che si chiama CISP (Comitato Italiano Sviluppo Popoli) e, mentre stava coordinando un campo profughi  in Algeria, è stata rapita, nella notte tra il 22 e il 23 ottobre, insieme ad altri cooperanti, da un gruppo armato dissidente. Per avere maggiori informazioni e più dettagliate, potete andare qui.

Voglio aggiungere che, parallelamente all'appello per questa iniziativa, ho letto questo post. Il cui autore, Andrea Sarubbi, esprime alcune perplessità riguardo al "parlare troppo" di questa vicenda, con il rischio di rafforzare la posizione dei rapitori e di trasformare Rossella in un "simbolo": rischio che ingarbuglierebbe ulteriormente le procedure di una circostanza molto complessa e delicata. 

Dunque è con questa controversia in mente, che io però mi unisco al bloggin day e ho deciso comunque di dare il mio piccolo contributo: nella consapevolezza che potrebbe anche essere inutile e tenendo acceso il dubbio, che è ciò che in effetti aiuta a riflettere in ogni situazione. 

Questa tuttavia non mi pare una mobilitazione sguaiata e ridondante, mi sembra piuttosto la volontà del "popolo della rete" (che non esiste: siamo tutti persone con o senza un blog o un twitter all'attivo!); la volontà di tenere gli occhi aperti su ciò che ci circonda, l'occasione di approfondire la conoscenza su ciò che accade lontano da noi, di comunicare con gli affezionati lettori un proprio pensiero, un proprio sentimento di solidarietà per una ragazza che sta soffrendo molto, in modo particolarmente inumano, che non conosce la libertà da molto tempo, che colpisce di più, purtroppo inevitabilmente, perché potrebbe essere "una di noi": perché in effetti un blog non è un giornale: è uno spazio di scrittura ma anche di potenziale dialogo e di vicinanza con chi legge. 

La maggior parte delle cose della mia vita ad esempio passa da questo blog (non tutte eh) e quindi anche parlare di questo argomento fa parte della scelta di occuparmene, perché anche io, come molti, lo sento vicino e mi preoccupa. Mi ha colpita molto il lavoro "silenzioso" di Rossella, ma così utile e importante e pericoloso. E come lei ci sono molte altre persone che è significativo ricordare, senza troppa retorica, ma con la gratitudine per la parte bella e costruttiva della vita. Diciamo che per me è un insegnamento.

Senza dimenticare infatti che, per citare @tigella su twitter, che forse a sua volta cita Elio e le Storie Tese, "free anche tutti gli altri": qui. 

Grazie a chi leggerà questo post.



* una giornata in cui un gruppo di blogger il più possibile numeroso dedica un post a un argomento specifico che ha una particolare importanza e urgenza in quel momento.

martedì 28 febbraio 2012

L'ultimo uomo nella torre :)


Utilizzo volentieri di nuovo il servizio per blogger che offre il sito-Einaudi per dirvi solo che oggi esce questo romanzo:



Mi ero persa all'epoca La Tigre Bianca nel 2008. Rimanendoci malissimo per non essere mai riuscita a leggermelo con calma. E che mi aveva colpita per il titolo così evocativo e per una trama ambiziosa. 

Questo invece non me lo lascio scappare. Spero vi piacerà la copertina-meravigliosa di ALE + ALE.

Definito da The Tatler (nella quarta di copertina): "Magnifico". 

Eh. Che altro aggiungere?
Questo per me è il caso di aprire la prima pagina ed entrare in uno di quei libroni grandi, sicuri e accoglienti, ironici, pieni di cose, che non ti tradiscono e ti accompagnano per giorni.

Comunque non so, sarà questa specie di "primavera" che sorprende di colpo ogni anno mentre eri impegnata a fare altro, sarà qualcosa che non so ben definire, ma io personalmente avevo desiderio di un personaggio così: che si oppone a tutto, che fa quello che vuole.

Buona lettura.

c\_/

lunedì 27 febbraio 2012

And the winner is...


E insomma non sarà proprio come la notte degli Oscar ;) ma vi assicuro che è stata un'emozione incredibile rileggermi tutti i vostri commenti!! Non so davvero come ringraziarvi e mi avete così colpita e resa talmente felice con la vostra partecipazione che ho deciso di aggiungere, oltre al premio per il primo estratto, anche altri due piccoli premi per il secondo e il terzo.

Leggendo alcuni blog che mi piacciono, ho scoperto questo metodo per stilare una lista totalmente casuale: così ho inserito nel programma l'elenco dei vostri nomi e il risultato è:




cati: complimenti: hai vinto tu il Giveawayyyyy di Carnevale-San Valentino-compleanno di Tazzina-di-caffè!! Se ti va: ci accordiamo via mail per la spedizione. :D Riassumendo: si trattava della commedia La bottega del caffè di Carlo Goldoni e una tazzina rosa.




Ma le sorprese non finiscono qui hehe. Alla seconda classificata: Roby arriverà a casa un libro (hemm appartiene alla mia libreria, mi scuso per gli eventuali difetti, pagine sgualcite u.u) ed è Sulla fiaba di Italo Calvino. Ho questo trip su Calvino in questo periodo - che dura da una vita a dire il vero - e mi faceva piacere regalare qualcosa di leggero e fiabesco, ma spero anche utile. 




E alla terza, che è towritedown, arriverà invece una tazzina: è uguale a quella rosa del primo premio come forma ma cambia il colore: è azzurra! Queste due tazzine hanno un valore commerciale minimo, davvero infinitesimale, ma hanno un significato per me e volevo passarlo a voi, perché non so se potete immaginare la gratitudine e la gioia che provo in questo momenti: perché leggete/guardate questo blog con affetto e date proprio un vero senso a tutta questa cosa! 





Le vostre frasi sul caffè mi hanno anche commossa hehe. Me le conservo su un file di word u.u.

E dunque questo giveaway si conclude qui: GRAZIE per aver partecipato e state collegati perché ce ne saranno di sicuro altri nell'immediato futuro :)


Buona settimanaaaaa e ancora complimenti cati !!

c\_/

domenica 26 febbraio 2012

Aggiornamenti: radio, le_dita, libreria etc. :)


Buongiornooo :) E buona domenica a tutti.

Siccome il primo video di tazzina-di-caffè, indimenticabile direi hehe, riguardava la trasmissione radiofonica Una tazzina per tre, mi sembra giusto aggiornarvi, in breve, su questo e altri argomenti che riguardano il blog (e me!). 

Nel frattempo: mi sono tagliata i capelli, ho fatto un video - che poi ho rimosso perché non mi piaceva più :( - in cui esponevo le mie elucubrazioni sulle mie capacità di speaker-divulgatrice (eh?). Insomma: mi ero un po' tesa per tutta questa faccenda, e fatta prendere dall'ansia e dall'emotività, pensando di non farcela e altre questioni varie etc. etc.

Ieri però mi sono divertita un sacco: è stata una bella opportunità e una fortuna poter leggere Calvino alla radio (non l'avrei mai detto nella vita). Quindi la conclusione di questo è che se tutto va bene (le incognite sono sempre possibili) andremo ancora avanti un po' di volte.

E nel video vi dico anche qualche altra piccola novità.

Per il resto: a domani con l'estrazione del giveaway!! 

c\_/ 






giovedì 23 febbraio 2012

Kind of magic - Waiting with Billie.



Quando sembra tutto normale ma poi c’è quel particolare che: kind of magic. Quando ti affacci alla finestra e vedi il solito paesaggio, ma poi laggiù in lontananza c’è un dettaglio che: kind of magic. Quando un disegno si trasforma in parole e viceversa: kind of magic.


Un tipo di incantesimo quotidiano che nasce dai discorsi di due amiche - di fronte a interminabili caffè - che hanno scoperto di vedere il mondo all’incirca allo stesso modo: kind of magic!

E insomma quelle amiche siamo noi, Ilaria Urbinati  e io. E da oggi in poi kind of magic sarà la nostra nuova rubrica “a blog unificati” con  illustrazioni raccontate e racconti illustrati: speriamo vi piaccia e vi regali un po’ di sogni a occhi aperti.

Qui, il blog di Ilaria!





Quel pomeriggio giravo in lungo e in largo senza sosta, ero nervosa. Mi annoiavo parecchio. E così ho deciso, ma non l’ho proprio deciso, di scappare di casa. Non proprio scappare, anzi. Di fare una specie di passeggiata nel mondo, ecco, qualcosa del genere. Non era ancora primavera, ma neanche inverno: l’aria era tiepida e accogliente. La luce brillava forte nel cielo: erano appena le quattro. Nessuno si sarebbe accorto di me a quell’ora. Tutti impegnati nelle loro occupazioni. Pensavo di potercela fare da sola, a esplorare la mia città. Il giardino di casa è bello, so di essere anche privilegiata: non lo nego, però è così strano uscire, è la tentazione che sento tutte le volte: questa mia vita un po’ da reclusa!

E io ormai l’età per esplorare là fuori ce l’ho, o almeno così credevo, ne ero sicura, convinta. Ho fatto un passo e già il viaggio incominciava. Sono piccola e leggera: mi sono infilata tra le assi del selciato. Però invece subito mi ha travolta un autobus giallo. Non scherzo. Sopravvivere è stato un miracolo. E lì ho iniziato ad aver paura. Poco dopo, mi sono rifugiata in un giardino. Una bambina mi voleva tirare un calcio dall’altalena, mi ha presa di mira, non le sono piaciuta fin dal primo momento. Eppure che cos’ho che non va? Ancora adesso me lo chiedo, non ho capito il suo gesto di rabbia così estremo.

E infine la fame: chi l’avrebbe mai detto che potevo rimpiangere la solita merenda a base di frutta e verdura di casa mia? Una fame cieca e violenta. Stavo per svenire, quando alla fine, sotto una panchina, ho trovato qualcosa da mordere. A quel punto anche la mia vista era annebbiata.


Solo: non avevo capito che quello che stavo divorando era un paio di scarpe. Le scarpe di una signorina. Poco più di una bambina anzi, avrà dodici anni a guardarla da vicino. Non di più comunque. Una ragazzina, ecco. Silenziosa, gentile. Si era seduta un secondo per riposare, e io le ho portato via le scarpe. Come ho fatto? Se ci penso, un po’ mi vergogno. Poi mi ha presa e mi ha fatta sedere vicino a lei. Mi ha guardata con una dolcezza che non conoscevo. Potrà sembrare strano, ma adesso, in questo momento, non mi sento poi così male. Siamo qui insieme alla fermata, penso che diventeremo amiche. Aspettiamo qualcuno che ci riporti a casa

martedì 21 febbraio 2012

Cinquanta, Pale Winter, David Foster Wallace.





Oggi David Foster Wallace avrebbe compiuto 50 anni. Tondi e perfetti: un'età in cui avrebbe potuto chissà quante altre cose capire, vedere con i suoi occhi, elaborare con la sua testa fasciata dalla proverbiale bandana che portava sempre salda addosso. Ma è andata così. Non possiamo farci molto.

Quanto a me, l'ho scoperto in un'età piena di meraviglia e stupore, verso i ventanni. Non sono mai riuscita a leggere tutti i suoi libri e di Infinite Jest, lo confesso, ho saltato ampi pezzi perché non ce la facevo. Però l'ho amato di un amore sincero, e lo amo tantissimo anche adesso. 

C'è una cosa che negli ultimi tempi mi torna alla memoria: io lui una volta l'ho anche visto. Compresa la bandana. Non avevo idea, o forse sì ma a ventanni non è che si è sempre tanto consapevoli proprio di tutto, hemm neanche a trenta (niente, nemmeno a trentuno!), comunque non immaginavo forse la portata, la grandezza e il prezioso valore di ciò che stavano vedendo i miei occhi. Ero a New York, al New Yorker Festival, per un caso della vita. E stavo lì di fronte a quella voce e a quella faccia e a quella bandana. 

Mi chiedevo in effetti cosa ci facevo io lì, perché mi era capitata quella fortunata circostanza. Poi ho smesso di chiedermelo e ho guardato soltanto quel David Foster Wallace parlare. Era magico e non capivo mezza parola di ciò che diceva.

Oggi mi è capitata una seconda fortuna, e non me la lascio scappare: potrò partecipare a Pale Winter!

Si tratta di una lettura collettiva del suo ultimo romanzo Il Re Pallido. L'idea appartiene all'Archivio David Foster Wallace Italia: trovate tutte le info qui. In poche parole, per tutto l'inverno che rimane e un pezzetto di primavera, a turno, leggeremo e commenteremo parti di questo libro complesso e affascinante. Sono bene accetti commenti, pensieri, discussioni varie, sempre sul sito che vi ho indicato. E qui c'è anche la pagina Facebook, mentre trovate tutto su twitter seguendo l'account @archivioDFW. 

Che altro aggiungere? 


"Terra antichissima. Guardatevi intorno. L'orizzonte tremola, informe. Siamo tutti fratelli".

Dice DFW. Forse questo è un modo possibile per lasciarlo ancora vivere nei nostri occhi, ricordi, prospettive future.

 Grazie a tutti se avrete voglia di guardarvi questo video qui sotto, che secondo me è bellissimo! 




lunedì 20 febbraio 2012

sabato 18 febbraio 2012

La zucca.


Concertino jazz. E insieme di musiche tradizionali africane. Senegalesi, anzi. A me sembrava strano, perché non capisco niente di musica, eppure è così. Il sax è opaco, bellissimo e cristallino. La batteria è composta da tamburi rivestiti di stoffe. C'è un basso, in alto a destra, altri tamburi, una tastiera e, al centro, illuminata dalle luci: una zucca. 

Anzi, uno strumento-zucca, di cui non ho avuto il coraggio di chiedere il nome, la provenienza. Perché nessuno parlava e c'era solo musica dolce e ipnotizzante.

Sulla superficie della zucca si intagliavano due aperture da cui svettavano le canne e cui si legavano le corde sottili e luccicanti. Suonavano come un'arpa, simili a un'arpa celestiale, anche se eravamo tutti vivi e con i piedi sulla terraferma.

Guardavo tutto il tempo la zucca, bevendo una birra fresca, media, chiara. Non pensavo a niente, perché non credo alle magie né agli incantesimi. Dunque mi sentivo una qualsiasi spettatrice a un qualsiasi concertino che passa un qualsiasi normalissimo quieto leggero venerdì sera con il fidanzato, staccando per un momento dalla quotidianità del lavoro-casa-commissioni-progetti-pensieri-speranze-cucinare-lavare-dormire-svegliarsi etc. etc.

Eppure, la zucca. Io non credo alle magie, né agli incantesimi, né ai sogni, né ad altro. Credo nei locali carini di Torino, nel parrucchiere, nel ricordarsi di scrivere le cose sull'agenda e nel caffè del mattino.

Eppure, per un attimo. Dalla zucca uscivano suoni, prodotti dalle mani di un normale uomo senegalese (con le treccine, figuriamoci, niente di più prevedibile e rassicurante). Eppure, non lo so, per un attimo, un secondo minuto, piccolo e privato, al punto che mi sono guardata intorno e nessuno si era accorto di nulla. In quell'attimo, da quella zucca, da quelle corde bianche, dalle canne lucide di chissà quale legno pregiato è uscito qualcosa, una nota che non esiste, che io non capivo, simile a una parola, ma anche a un respiro, uno scampanellio gentile, la breve, insospettabile apparizione di un messaggio silenzioso. 

Il significato non c'era, era anzi solo di stare sicuri che la perfezione esiste, e si trova qualche volta dentro una zucca. In un locale qualsiasi di Torino: e che è inutile pensare il contrario, inutile però anche illudersi di afferrarla. 

giovedì 16 febbraio 2012

Il bambino indaco.





Il bambino indaco, di Marco Franzoso, Einaudi (l'ho preso in versione ebook).

Il paradosso di questo libro è che può risultare rassicurante. Chi lo ha letto troverà l'affermazione forse, appunto, un po' paradossale ma a me è parso così: ha regalato questa sensazione, quasi di sollievo. 

La storia, in breve, è quella di Carlo e Isabel e del loro amore, dal quale nasce un figlio, Pietro, che è il bambino indaco del titolo. Vi lascio la scoperta di questa definizione "bambino indaco" e vi lascio un'indicazione mia personale da cercare, se lo leggerete, nel romanzo: secondo me la chiave di tutto è in un particolare del matrimonio dei due protagonisti, proprio della descrizione della giornata, in un dettaglio, in un fatto che sembra piccolo ma per me è decisivo (se leggerete, mi direte...).

Uscendo dal "mistero", credo che questo sia un libro importante e necessario: immerso (una parola molto significativa nel libro) nel presente eppure con un respiro antico, quasi da tragedia greca. Un romanzo sulla famiglia contemporanea, sui complicati silenzi che vi si possono annidare, sull'ossessione per il cibo e per una "purezza" da rincorrere a tutti i costi, fino alle conseguenze più estreme; su come non si allevano i bambini, su quanto possono diventare pericolose certe concezioni della spiritualità, della gestione della propria stessa vita. Ma allora perché rassicurante? 

Perché in questo romanzo si può ricavare un insegnamento, come se questa storia esemplare volesse dire che si può crescer un figlio (o anche solo noi stessi) anche così, con normalità, con la routine della vita che si tramanda da generazioni e siamo ancora tutti qui. E questo è l'insegnamento che andrebbe distinto invece dal giudizio su cosa sia buono o cattivo, giusto o sbagliato per i personaggi e per il lettore. Nella narrazione si ascolta la versione di Carlo, non sapremo mai quella di Isabel, ad esempio, e l'autore lascia aperto questo punto interrogativo, aderendo alla sostanza dei fatti.

Infatti non penso sia questo il compito di un romanzo, quello di esprimere un giudizio ferreo. E in ogni caso io l'ho letto sospendendo il mio, mettendo sul naso un paio di occhiali a rappresentare una visione quasi scientifica della faccenda. E mi è piaciuto semplicemente come Marco Franzoso ha dipinto e raccontato una storia tragica e sconvolgente, eppure invisibile, quotidiana, come potrebbero essercene in grandi quantità racchiuse nelle case di tutte le nostre città. Lo consiglio ma con la cautela di leggerlo senza lasciarsi travolgere, con uno sguardo sempre lucido, mantenendo intatta la propria serenità individuale.

Scritto benissimo.

c\_/

mercoledì 15 febbraio 2012

Sul recensire i libri.


Mi è capitato di leggere in questi giorni questo post sul blog letterario Sul Romanzo. Sono rimasta senza parole. E dico subito che Morgan Palmas, per esser stato velatamente "minacciato" a quel modo, non ho capito da quale editore, per una recensione negativa a un libro: comunque ha tutta la mia solidarietà.

Detto ciò: ho iniziato a riflettere e ho pensato che fosse giusto nei vostri confronti (HEI ma quanti siete?? GRAZIE a tutti p.s. visto il vostro incredibile e apprezzatissimo affetto, ho una sorpresina aggiuntiva per il giveaway: stay tuned u.u); e insomma ho pensato che fosse giusto chiarire la mia posizione rispetto alle recensioni di libri, in qualità di bookblogger.

Una definizione di blogger, o peggio di bookblogger, io devo ancora trovarla da qualche parte, perché ognuno dice la sua. Alternativamente, il blogger lo definiscono la creatura più libera e selvaggia e geniale dell'universo, il minuto dopo è solo uno sfigato (un'entità sempre e comunque di serie B) che chissà come mai non trova spazi altrove.

E allora: chi siamo davvero noi blogger? Rinviando a tempi più maturi la definizione-definitiva, posso solo dire chi sono io e perché non faccio mai recensioni negative ai libri.

Io (scusate: IO non si mette mai all'inizio di una frase ma vabè, in quanto blogger, un po' di narcisismo ci sta :P) sono una laureata in letteratura angloamericana (non lo dico per vantarmi ma per accreditarmi ai vostri occhi e per amor del vero: con 110/110 e lode e nei 4 anni regolamentari) e ho frequentato un master in progettazione editoriale allo IED di Torino (anche qui, con max dei voti e borsa di studio). Ho poi maturato un po' di esperienza negli anni in ambito culturale/creativo etc. e soprattutto sono un'appassionata di libri e amo scrivere.

Ciononostante (ovvero, nonostante queste mie sfavillanti "onorificenze" hehe), non mi sono mai sentita in diritto di "criticare" pubblicamente un libro. Addirittura in certi periodi della mia vita avevo perso anche per strada capacità e competenze: perché ero troppo presa ad affrontare questioni personali. Ma ora va meglio eh!

Comunque: per mia ignoranza, non so neanche se esistano scuole o corsi per diventare recensori. Non credo, ma correggetemi se sbaglio. Cioè: è una cosa che si conquista sul campo, giusto? Boh. Comunque, di contro, so per certo che esistono persone che non si sono mai laureate o altro eppure lavorano in prestigiose testate giornalistiche, pubblicano tranquillamente ciò che vogliono con gli editori che vogliono e parlano di libri a pieno regime e diritto (e - ovvio - lo fanno molto meglio di me, beninteso).

Dunque, cos'è che mi frena? Non certo i soldi: confesso di non aver mai ricevuto neanche un centesimo in quattro anni di blog per alcuna recensione su tazzina-di-caffè. Faccio una battuta: MAGARI questo fosse successo hehe. Invece nessuno mi ha mai proposto collaborazioni retribuite fino a ora: se succedesse, sareste i primi a saperlo perché farei un MEGA giveaway con in palio una SUPER tazzina gigante di champagne, come minimo.

 :)

L'altra faccia però della medaglia del non guadagnare denaro con il blog è la libertà, la tanto sospirata l-i-b-e-r-t-à. 

Nel recente passato anche io ho ricevuto alcuni libri da alcuni editori, l'ho considerato un regalo e un attestato di stima che lasciava a me la libertà, appunto, di parlarne: non hanno mai chiesto niente in cambio: ho scritto di quei libri solo quando mi andava di scrivere davvero, quelli che non mi sono piaciuti li ho trascurati, altri non li ho ancora finiti di leggere. 

Nessuno mi ha mai telefonato, nessuno mi ha mai rimproverato nulla o fatto pressioni di alcun tipo. 

Quindi: ma perché, in definitiva, non "stronco" i libri? 

Perché non mi piace stroncare. 

E visto che sono una blogger (free as a bird) voglio essere libera di scegliere anche di non stroncare, di fare quello che voglio: perché l'unica responsabilità che sento vera è quella verso me stessa e verso voi lettori che vi avvicinate alle mie parole con innocenza, buona fede e curiosità. Insomma: libera di consigliare solo letture che mi sono piaciute, affinché voi possiate eventualmente provare le mie stesse emozioni positive. 

Quelle negative, al momento, preferisco tenerle private. 

L'altro motivo è che da sempre c'è una voce dentro di me che dice: e tu? Cosa sai fare tu di tanto meglio di questo o quell'altro scrittore? (Ma questo è un mio problema che prima o poi  risolverò !!). 

La cosa brutta di tutto ciò è che scrivere su questo blog non è ancora diventato un mestiere. 
La cosa bella è che non è ancora diventato un mestiere...

Hehe.

;)

Ciao a tutti e buona giornata !!

c\_/


lunedì 13 febbraio 2012

Giveaway di compleanno + surprise :)


Ecco il giveaway !!
La bottega del caffè e una tazzina :)


Sono pronti per partire.

Hei oggi è il quarto compleanno di tazzina-di-caffè !! 

Ho pensato di farvi un piccolo regalo per ringraziarvi: questo allora è ufficialmente il nostro secondo giveaway.

Carlo Goldoni, in una nota ai lettori, dice che la prima composizione della sua Bottega del caffè (questa commedia che vedete nella foto) aveva come protagonisti Brighella e Arlecchino. Così ho capito che, oltre al titolo e all'argomento, essendo febbraio, questo poteva essere un buon regalo di San Valentino e Carnevale insieme.

 :)

Naturalmente, come nel primo giveaway, ci ho aggiunto una tazzina di accompagnamento hehe.

Dunque dunque come funziona? 

Chi passa da queste parti, e sogna di vincere il premio, può lasciare un commento qui sotto, oppure nella pagina facebook di tazzina-di-caffè  o ancora via mail al mio indirizzo, che vedete in alto a destra qui sul blog. Il contenuto del commento può essere anche solo: ciao! Oppure, se volete, raccontatemi che significato ha per voi il caffè e se lo associate alla lettura dei vostri libri preferiti (sono ben accetti però anche coloro che detestano il caffè o sono allergici).

Tra tutti i partecipanti, ne estrarrò a sorte uno che riceverà a casa libro e tazzina.

Quindi tre due uno: via al giveawayyy. C'è tempo fino a lunedì 27 febbraio !!

Buona settimana a tutti.

c\_/


p.s. C'è un'altra sorpresa, a dire il vero, che è forse il più bel regalo di compleanno che questo blog potesse ricevere: guardate un po' qui

(argh e scusate le occhiaie che avevo l'influenza :P)

p.p.s. grazie grazie Arturo Robertazzi e Rai Letteratura !!


c\_/



giovedì 9 febbraio 2012

Nuovo video: Cani Neri di McEwan :)


Oggi ho un po' di influenza, respiro affannato e febbriciattola: quale miglior occasione quindi per girare un nuovo video con la webcam? 

:)

Ne ho approfittato anche per rispondere a una domanda che ogni tanto ricevo: qual è il tuo criterio per scegliere un libro da leggere? Ce ne sono mille: la "serendipity" è uno di questi !! 

c\_/





mercoledì 8 febbraio 2012

#givelecta Parade!


Sipario per il balletto "Parade" di Pablo Picasso (Centre Pompidou - Parigi)


La settimana scorsa, come sua recente tradizione ormai :) -  tramite twitter e facebook - la casa editrice Electa, alias @ElectaEditore, ha proposto ai suoi lettori/followers un piccolo concorso: ci si poteva cimentare in un breve racconto (lo spazio di un commento su facebook) a partire da un quadro - che è il loro dipinto della settimana #apaintingaweek, commentato dal prof. #FlavioCaroli. 

Bisognava scegliere, in particolare, uno dei personaggi rappresentati nell'immagine che vedete qua su e inventare la sua storia. Il primo premio lo ha vinto Alessandra Pagani (@Ale_9ssandra), ma anche gli altri partecipanti hanno ricevuto un regalo. Qui sotto, il mio, graditissimo e davvero magnifico l'arte di rappresentare l'arte, un libro che "raccoglie le migliori immagini dell'archivio fotografico Electa" realizzate da alcuni importanti fotografi. Per me è stata una gioia degli occhi e della mente. Da lettrice di romanzi, è bello per una volta staccare ritmo, cambiare convoglio e lasciarmi incantare da queste immagini. 

Quindi grazie mille!

Ed ecco il mio raccontino (secondo voi quale personaggio ho scelto?) :)

Ero giovane, bianca. Correvo a perdifiato sui prati, sbirciavo le stelle invece di dormire, mi 

specchiavo nel cielo azzurro la mattina presto. Sapevo tutto, non sapevo niente. 

Ero perfetta e non  capivo che cosa mi mancava. Mai l'avrei scoperto, se quella notte non ci fosse 

stato il vento, se non  

avessi avuto un anno di più. Se non avessi conosciuto il mio opposto, il cavallo nero. 

La mia perfezione è svanita in un solo istante. 

Ero incinta. Ero spaventata. Quando è nato mio figlio, però, mi sono spuntate le ali.



David del Bernini in pausa caffè ( Roma, 1623-1624)
Gent.ma sig.na "tazzinadi" :D

martedì 7 febbraio 2012

Grandissime speranze.





Oggi è il bicentenario di Charles Dickens. Quale momento migliore per mettere una foto in misura extra-large? Le grandi speranze sono quelle di Pip, il protagonista di questo romanzo. La sua storia, dalla povertà a una vita di agi è una parabola di crescita e contatto con la realtà. Da leggere, rileggere, considerare.


lunedì 6 febbraio 2012

Sul surfare.


Qualcuno dovrebbe scriverci un bel romanzo, sul surfare. Soprattutto in montagna, perché sul mare se ne sono dette tante. 
E se l'anno scorso mi rendevo allegramente ridicola qui, trasformandomi in un razzo missile e altre amenità (e procurandomi quantità fuori controllo di lividi sulle ginocchia), quest'anno ho fatto sul serio. Davvero.

Innanzi tutto: 


  • Ho una tavola mia: quella azzurra piccola nella foto;
  • Ho gli scarponi da reginetta delle nevi U.U. Bianchi con cerchiolini colorati, thanks Decathlon;
  • So salire sul tapis roulant senza staccare il piede sinistro dall'attacco. Sì, credetemi, ciò è umanamente possibile; 
  • So scendere dalla montagna in piedi senza cadere neanche una volta; 
  • So respirare! (le altre volte stavo tutto il tempo in apnea sperando soltanto che il destino fosse clemente con me); 
  • E infine ho alzato anche la testa per vedere cosa stava succedendo intorno.


La montagna, su cui scivolavo. Bianca, neutra, sicura, indecifrabile. Nevicavano piccole scaglie argentate di brillantini, scintille di acqua. Non era neve. Inoltre: dulcis in fundo: ho-salvato-una-vita (no, solo una gamba in verità ;). Un bambino si era incagliato nella neve fresca, con quella gamba piccolissima e il mini-sci incastrato nella striscia di plastica incessante del tappeto che saliva: nessuno sulle prime se n'era accorto. La mamma era due o tre persone avanti. Così mi sono accasciata sulla neve con la tavola attaccata non so come e l'ho acciuffato per la vita. Tommaso. Con un caschetto in testa su cui erano attaccate due finte orecchie da tigre. Pensavo: magari lui avrà creduto che sono una sveglia, mentre io, principiante assoluta di montagna, snowboard, scarponcini, neve fresca e salvataggio bambini avevo il cuore in gola. Ah, è questo il diventare adulti? 

Comunque detto ciò, vi avevo forse già raccontato di essere appassionata di barbari? Nel senso del libro di Baricco? Qui, ad esempio, se avete 13 minuti circa di tempo (ma la cosa la dice all'inizio - a 1.38 parte la frase - poi va avanti per un po'), racconta un particolare senso del surfare che è per me mooooooolto interessante. 

Buona settimana c\_/

sabato 4 febbraio 2012

Neve di Dublino.


Neve, neve. La più bella nevicata letteraria del mondo secondo me è quella dei Dubliners - Gente di Dublino, la raccolta di racconti di James Joyce. Accade alla fine dell'ultimo racconto: come dovrebbe essere per tutte le nevicate degne di questo nome. Alla fine di qualcosa (di solito qualche tempo di siccità). Arriva e si posa su tutto. Il significato, volendo, è bianco e pieno di luce: fine del capitolo. Si posa il sipario, forse però si ricomincia.


Ed eccola qua:

"Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Assonnato,* guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e più a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche lì, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima gli svanì lenta mentre udiva la neve stancamente cadere su tutto l'universo, stancamente cadere come scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti".

Uhm: non lasciatevi impressionare dall'ultima parola: che coincide anche con il titolo del racconto: The dead - I morti. Perché insomma anche loro, i morti, fanno parte della vita, no? E la neve ci coinvolge tutti, con dolcezza. 

Comunque detto ciò vi assicuro che questi racconti valgono la spesa: comprateli di carta, digitali, tramandati oralmente, in qualsiasi forma vi faccia sentire sicuri e a posto. Dopodiché, se potete, leggeteli. Quanto a me, devo questa scoperta alla mia professoressa di inglese del liceo. Hehe lei è australiana: quindi chiedetemi tutto sulla narrativa dei canguri e vi risponderò a tono U.U

Piccolina, silenziosa, lineamenti minuti, bianchissima di carnagione, sorrisetto ironico, gentile: quella presenza discreta mi ritorna in mente oggi, così, dal nulla: mi rendo conto che per me è stata più importante di quanto credessi. Ci aveva portati in sala-proiezioni, a vedere anche il film tratto da questo racconto di Joyce. 

Non ci avevo capito molto. Anche adesso, non ci capisco niente di molte cose. Ma proprio niente. Però lo stesso la ringrazio, ovunque lei sia. 


* pensate: questa virgola l'ho aggiunta io !! (James, sorry, please, perdonami ;)

Su gentile e gradita segnalazione via twitter, ricordo che la traduttrice della mia edizione Mondadori - 1971 - è Franca Cancogni.

giovedì 2 febbraio 2012

Wislawa Szymborska.


Vista con fiocco di neve.


"Nulla due volte accade
né accadrà. Per tal ragione
nasciamo senza esperienza,
moriamo senza assuefazione".

(Wislawa Szymborska da Nulla due volte - Vista con granello di sabbia -  Adelphi)

Un piccolo saluto alla grande scrittrice, premio Nobel, illustre, inarrivabile esperta e mai assuefatta di parole che cambiano la vita e di poesia.


mercoledì 1 febbraio 2012

Generazione A !! :)


Buongiorno !! :) 

E sì: questi due punti esclamativi con lo smile mi piacciono proprio sempre!

Questo che segue è niente meno che il quinto video di tazzina-di-caffè: in cui infatti volevo raccontarvi in breve Generazione A di Douglas Coupland dell'editore Isbn. 

Avrei cento cose da raccontare o forse nessuna; e visto che oggi è il compleanno del musicista Philip Glass: sarò un po' "minimalista" e opto per il silenzio! 

Scherzi a parte: grazie a chi guarderà questo video: consiglio solo di cliccare sulla scritta che compare in alto per vederlo ingrandito su you tube e gustare in tal modo tutte le parole che ci ho aggiunto in postproduzione. 

U.U

(si dice così?)

Grazie e buona giornata a tutti.

c\_/