giovedì 31 maggio 2012

Una storia semplice.







Sicilia, giallo, caffè ristretto, Leonardo Sciascia

"Questo è un caso semplice, bisogna non farlo montare e sbrigarcela al più presto... Vai a scrivere il rapporto, subito". Automaticamente, il colonnello vide, invece, il caso molto complicato, e comunque da non sbrigare al più presto".

Lettere di Pirandello, e di Garibaldi, un matrimonio e un divorzio, una moglie e un figlio, un omicidio o un suicidio, un prete, una Volvo, una stazione ferroviaria, un'indagine, un marzo ancora freddo, un paio di guanti, un colonnello e un brigadiere, la polizia e i carabinieri, due pistole. 

L'italiano di Sciascia. L'italiano.

"L'italiano non è l'italiano: è il ragionare".

Una storia semplice. Complicatissima. In sole 66 pagine si apre uno squarcio di mondo universale. La perfezione, l'ironia di Sciascia sono qualità capaci di costruire un giallo di raro, immacolato splendore. Le sfumature di una storia di uomini, che delinquono, che tremano, che reagiscono, che ammazzano, che muoiono, che gioiscono. 

In una parola: se avete un'oretta, leggetelo!

Sarà l'ora più ben spesa che potete immaginare. Sarete sorpresi di quanto ci si possa arricchire in così poco tempo. Di quanta differenza ci sia tra il prima e il dopo averlo incominciato.


mercoledì 30 maggio 2012

Siria.


Avrei un sacco di post in arretrato, di libri da raccontare e fotografare con tazzine e altre cose, ma non è proprio possibile perché ciò che è successo in Siria, la cosiddetta "strage di Hula", ha sovvertito le priorità. E volevo almeno scrivere due righe.

Si dice che le cose ci colpiscono solo quando ci toccano da vicino, e infatti anche in questo caso, un po' per me è stato così.


Proprio nel week end ho conosciuto degli amici del mio fidanzato. Uno di questi ha origini siriane e la cosa, parlandone in un'atmosfera di relativa calma e spensieratezza, ha preso toni curiosi: ci ha raccontato, nel breve tempo a disposizione, abitudini alimentari, modi di bere il caffè, espressioni tipiche, cose che volevano essere normali e rassicuranti. Mai avrei pensato neanche lontanamente proprio al concetto di "Siria" nella mia vita. A stento sapevo identificarla sul mappamondo. Circa dalle parti della Turchia, giusto? Insomma, a questi livelli. Quelle cartine che studi a scuola e poi per qualcuno, tipo me, svaniscono senza pietà.


Immagine proveniente da qui

Ma le cose qualche volta ti arrivano così, senza alcuna macchinazione, ragione o predeterminazione. Arrivano e tu le puoi guardare e capire per quello che sono. 

E domenica ho aperto il giornale e letto di Hula. A quel punto non poteva lasciarmi indifferente, come invece capita per il 50% delle notizie che (non) leggo quotidianamente.

Ho cercato di rendermi dunque conto di quello che è successo davvero in quel posto lontano. Sulla carta il fatto prende il nome di "strage di bambini" e non mi sembrava possibile. Ci sono eventi sconvolgenti, come il terremoto, molto dolorosi. Ma le stragi di innocenti perpetrate dall'uomo sull'uomo non lasciano pensare ad altro che al degrado più atroce e all'orrore. 

Per chi volesse saperne di più, metto il semplice link (uno dei tanti reperibili in rete) alla notizia, qui


martedì 29 maggio 2012

Violino - una storia vera.




Questa mattina ho sentito anche io una stupida scossa di terremoto. Ha ondeggiato un po' il tavolo su cui scrivevo, le cordicelle delle pale sul soffitto si sono mosse leggermente. Mi sono un po' spaventata; ma quando ho visto cosa è successo in Emilia mi sono sentita in colpa per quell'attimo di preoccupazione. 

Sono rimasta poi attaccata allo schermo, sia del pc che della tv, per ore. Proprio ieri non so perché riflettevo sull'imprevedibilità della vita e oggi la cosa per qualcuno ha preso contorni drammatici. 

Non ci sono parole e da questo blog è proprio inutile predicare, dire cosa fare, ciascuno saprà come comportarsi, se e come rendersi utile. Solo un piccolo consiglio: non fate come me sui social network, cioè non fidatevi di tutte le richieste possibili e immaginabili di denaro e di sangue. Oggi ho imparato la lezione che è meglio verificare sempre tutto.

Detto questo, volevo raccontare una storia veramente minima, ma vera, che è capitata nel tardo pomeriggio. Stava diventando impossibile restare in casa, dove passo la maggior parte del tempo e dove lavoro, e dove, normalmente, sono a mio agio. Dopo aver ascoltato minuziosamente tutte le notizie sul terremoto, però, ho provato un senso di dispiacere profondo e senza fine, di vera impotenza.

Così ho pensato di uscire. Ho lasciato un interrogativo in sospeso nell'aria, e dentro di me, sul dafarsi, sul senso di quello che era capitato a persone non molto lontane da qui (da Torino). Ho camminato per qualche minuto allora fino al parco più vicino al mio quartiere, lasciando perdere ogni elucubrazione, con lo scopo di ritrovare qualcosa di intelligente dopo una breve pausa.

A un certo punto ho visto questo: una ragazza giovane, sui ventanni, maglietta rossa, occhiali trasparenti, coda di cavallo, scarpe estive, e, accanto a lei, sullo schienale di una panchina, una cocorita bianca e azzurra. Mi sono avvicinata e le ho chiesto cosa fosse, o per lo meno ci siamo capite, visto che la ragazza era straniera. 

Lei ha detto che era "un cocorito" di nome Violino. Che si porta a spasso per la città tutti i pomeriggi. Poi l'ha preso e ha voluto mettermelo sul dito, ma ho rifiutato perché avevo sincera paura che volasse via e non sapevo come l'avrebbe presa la ragazza.

"Si chiama Violino per una macchiolina viola che ha sul collo", mi ha mostrato quindi la macchiolina. Violino, per l'emozione, credo, si è lasciato andare ai suoi bisogni, che la ragazza ha pulito, come si fa con gli animali domestici. 

Violino proprio non ci pensava neanche a volare via, non sapeva di poterlo fare, non voleva, non so, comunque restava immobile a guardare il mondo circostante. Per quei cinque minuti, non mi sono sentita meglio di prima, ma sono ritornata in contatto con un'altra realtà, quella dei vivi, quella in cui la terra sta ferma ed è clemente anche con le creature più piccole e insignificanti, come Violino, come la ragazza e come me. E succede che c'è anche questo, che c'è la fortuna, che c'è una tale armonia tra esseri viventi che "un cocorito" sceglie, perché aveva l'aria di essere libero, di restare seduto vicino a un umano. O almeno è quello che ho visto io, che ho creduto e sperato di vedere io. 

Questa storia non ha alcun significato, ma raccontarla è stato un mio modo, l'unico che conosco, per sentirmi meno inutile, ancora presente, e avere ancora fiducia nel mondo, nelle sue sorprese e nella natura, perché in certi momenti, pur avendo avuto fortuna, credo non sia facile per nessuno.

domenica 27 maggio 2012

The Pickwick Papers.





"That punctual servant of all work, the sun, had just risen, and begun to strike a light on the morning of the thirtheenth of May, one thousand eight hundred and twenty-seven, when Mr Samuel Pickwick burst like another sun from his slumbers, threw open his chamber window, and looked out upon the world beneath".

Ho riaperto oggi questo libro comprato nel 1996 in questo museo, che si chiama Bleak House, dove Dickens trascorse le vacanze per un certo periodo tra il 1837 e il 1859.

Avevo provato a leggerlo tutto in inglese. E ci sono riuscita, in quell'anno, un po' ma con esiti incerti. Poi non ho mai più comprato il libro in italiano. E del Circolo Pickwick quindi in me è rimasta quella versione frammentata, quelle sensazioni frastagliate, quelle idee da sedicenne.

Ironia rassicurante, reticenze, preterizioni, personaggi fantastici, fulminanti insegnamenti di vita, ambientazioni picaresche, l'emozione semplice del viaggio. E il profumo. 

[Questa esperienza è stata la riprova (tra l'altro), per me, che carta e digitale vanno e andranno sempre insieme: il profumo di questo libro, rimasto chiuso per quindici anni, si è sprigionato, liberato come un'onda marina. E come un'onda marina era ancora lì, identico, ad aspettarmi].

Ho riascoltato il vento del Nord dell'Inghilterra, l'ingenuità dell'adolescenza, la gita della scuola, il non capire niente, le grandi speranze, la grande, eterna, umana paura. Tutto rimasto lì: catturato. Le pagine solo un po' ingiallite, color ocra ai bordi, come affumicate dal tempo. Però il profumo è davvero lo stesso. Quello delle letture estive lente, affamate, scomode, in cui però dimenticavi persino il tuo stesso corpo aggrovigliato su sedie sdraio, giacigli di plastica, rifugi di fortuna; eppure non so, splendidamente, lontanamente tranquille, sicure e così felici, così piene di luce, di sole arancio, così piene di quell'appetito dolce del tramonto, il senso di vacanza di certi anni in cui non sai nulla e sai tutto, prevedi tutto. 

E insomma, poiché da certi post precedenti (e dal tag omonimo) forse avrete capito che per me sono giorni di Baricco-mania, vi regalo questo link

Pickwick è la trasmissione televisiva che a me ha dato un po' il la (come a molti credo) per leggere i libri. Diciamo che le sono molto debitrice. Questo video poi è incantevole. 

"1994, una città, un posto". Enjoy.




tazzina trapezoidale.


venerdì 25 maggio 2012

Il dottore bisognoso.


In una casa con un ragazzino asmatico il Ventolin non manca mai, ma quella sera, per uno scherzetto piccolo del destino, l'erogatore aveva smesso di funzionare. La mamma, preoccupata come sempre, aveva chiamato la guardia medica, considerato che la, a-occhio-non-grave-ma-non-si-sa-mai, crisi di Marco era sopraggiunta a mezzanotte e mezza.

Incassata la sgridata della donna dall'altra parte della cornetta, "deve sempre tenerlo del cortisone in primavera in casa, eh", la mamma si era messa al balcone ad aspettare il medico. Marco fissava il soffitto, seduto sul divano, respirando un po' a fatica. 

La mamma in quei casi si sentiva persa. Completamente. Si mangiava le unghie, si stringeva nel golfino. Il dottore tardava, le macchine scorrevano rade e lente, la terra ricoperta dal cemento, per la prima volta, vista dall'alto, le era parsa ondulata, diseguale, molto più imprecisa dell'idea di città che lei da sempre aveva nella mente. Ogni albero era diverso da quello di fianco, la fila delle auto parcheggiate molto meno dritta del previsto. Le nuvole frastagliate, tutto disomogeneo.

Marco intanto si confrontava in silenzio e senza saperlo con i privilegi dell'asma, che non è un limite ma un'opportunità. Quella di sapere che la vita, come la quantità di aria a disposizione di ciascuno, ha un limite oggettivo. Quando è deciso, stop. Tutti lo sappiamo, ma gli asmatici hanno di questo un'esperienza diretta, viva e per certi versi, sopravvivendone, fortunata.

La mamma considerava i medici dei salvatori. La salvezza aveva il suono del citofono; senza dirlo,  quella era la sua verità. Qualsiasi cosa si risolveva con un medico. 

E alla fine, anche quella sera, il citofono aveva rotto il silenzio rumoroso della palazzina. 

Il dottore. Spettinato e quasi calvo, lasciava che un ciuffo di capelli bianchi gli ricadesse sugli occhi senza opporre resistenza. Maglioncino di cotone troppo pesante per il clima estivo; mole imponente e uno zainetto dentro cui erano schiacciati e compressi strumenti da lavoro in eccedenza, tanto da strabordare dalla cerniera. 

Il dottore. Entrava trafelato, confuso e contento, quasi, di essere approdato proprio lì. Ha chiesto subito di un letto, diceva di mettere il bambino nel letto. La mamma, ostinata, prendeva ad affidarsi a lui, non vedeva null'altro che la qualifica, non il resto della persona in affanno.

Il dottore. Visitava Marco. Ma il broncospasmo era passato, si sentiva solo un fischio flebile, il bambino aveva ripreso vivacità, stava benissimo. 

Il dottore. Auscultava il piccolo cuore. Indugiava un po', pochissimo, più del normale. Come a nutrirsi della vita che germogliava, sicura, dentro Marco.

Poi ha riposto, spingendoli con grande sforzo, gli strumenti e il blocchetto sgualcito delle ricette. Guardava la casa. "Finalmente una casa disordinata". Ha detto, fissando il pavimento. Tutto sommato, ha detto, è un bene per il bambino. 

La mamma si affidava al dottore, ancora e ancora. Non vedeva che gli trema una mano. Non vedeva che le guance, sul volto anziano e pallido, stavano diventando rosse, crepandosi come il guscio di un uovo che si spezza. Di un uomo con la vita spezzata in due.

"La mia vita è spezzata in due". Diceva. E la mamma aspettava una ricetta, che le spiegasse cos'ha Marco, che medicine...

"Morti i miei genitori, non mi sono più ripreso. Ho perso clienti, ho perso credibilità. Sapesse come vivo. Non ho la forza di andare dallo psicologo. Faccio la guardia notturna perché mi tollerano, di malavoglia".

La mamma pensava che era tutto risolto, ora che c'era il dottore.

"Ho perso anche mia moglie. Mi ha lasciato ieri". 

A quel punto la mamma ha sentito le parole. Come quando si stappano le orecchie dopo la piscina. Quello non era più il dottore che la salverà. La mamma ha quarantanni. 

Sarà lei a salvare il dottore. O per lo meno gli offrirà una camomilla, un biscotto secco e una parola di più, anche se è l'una e mezza e domani Marco ha la scuola che lo aspetta. 



giovedì 24 maggio 2012

Oh, such a perfect day!


Regali.

From another point of view.

Un momento di estrema estasi da caffeina.

Flashbookmob - Resta con me di Elizabeth Strout - Fazi Editore.

Flashbookmob - foto di Silvia Triviero/@pantofola83 (quella col colletto verde a dx sono io!!)


La giornata di ieri la segno sul calendario perché si è trattato ufficialmente del mio giorno fortunato. Quindi insomma son cose importanti, che vanno celebrate! 

Ho ricevuto dei regali. Se meritati o meno non saprei, meglio non pensarci hehe.

In queste immagini ci sono tutti insieme in un agglomerato caleidoscopico di felicità, per futura memoria. 

(A parte il vis-à-vis con Baricco che, vabè, che altro aggiungere?).

Volevo ringraziare Illy, e Alice che ha pensato a me, per il gradito dono di ben 8 lattine di Illyssimo; dono che non poteva essere più apprezzato. Considerate che è stato un gentile omaggio, non sono retribuita né per parlarne né dunque per parlarne bene. Però ho iniziato ad assaggiare questi caffè da viaggio e devo dire che, cercando di mantenere la calma e un dignitoso, sabaudo contegno, questo è tutto ciò che ho sempre sognato nella vita. Infatti ho una vera e pericolosissima mania (Dipendenza? Argh.) per il caffè freddo. E per il caffè da passeggio. Per meglio dire: fosse per me, distillerei il caffè freddo nell'arco di tutta la giornata, in giro per il mondo, così come si fa con l'acqua che si beve a tutte le ore tramite bottigliette di plastica. Quindi queste lattine sono lì ad avverare questo mio recondito desiderio. Che dire? Grazie davvero. 

Ma non finisce qui perché appunto ieri, dicevo, era il mio giorno fortunato, e infatti è arrivato inaspettatamente un altro regalo. Ringrazio quindi Katia che ho incontrato al Flashbookmob di Torino per avermi donato Fuori catalogo: storie di libri e librerie di Rocco Pinto, editore Voland.

Rocco Pinto è una vera istituzione per il mondo dei libri di Torino (e non solo). Ho iniziato dal fondo, sul tram, con la postfazione di Marco Cassini, e, non avevo dubbi, promette benissimo ed è una fortuna avere la possibilità di leggere questo piccolo libro, molto prezioso. 

Quindi, ancora, grazie.

L'altro regalo me lo sono fatto un po' da sola perché sono stata indecisa fino all'ultimo sul partecipare al suddetto Flashbookmob. Sarebbe stata la prima volta per me e dei Flash Mob proprio non ne capivo il senso. E alla fine ho detto, provo, se poi mi mette tristezza amen, avrò imparato la lezione.

Invece ora ho capito. 

Quello di ieri è consistito nel mettersi a leggere un libro per un quarto d'ora nel bel mezzo di Piazza Carignano insieme ad altre persone lì convenute per lo stesso scopo. Bè, è stata un'esperienza senza precedenti. 

Un po' come lasciar perdere tutto (nel mio caso, dopo l'incontro ai limiti dell'idilliaco con Baricco - vedi post precedente - dovevo tornare a casa a fare le pulizie che arrivano degli amici stasera dalla Sardegna e dormono qui, ma questa è un'altra storia, e comunque dobbiamo ancora sistemare tutto, aiuto, compreso materassino da campeggio (sic.), ma ora, in tutta onestà, a chi importano davvero questi dettagli di vita quotidiana?). Comunque: come lasciar perdere tutto, prendere posto in una parte della città che di solito attraversi a passo svelto, sentire per la prima volta che è anche tua, sentirlo davvero, sperimentarlo davvero. Farsi spazio tra la fretta e i pensieri martellanti della sopravvivenza, trovare un piccolo pianeta altro, parallelo, dove l'aria è più limpida e nutriente, respirarla; raccoglierne la terra come si fa con la sabbia del mare e portarsela poi con sé nel mondo reale, quello difficile ma non impossibile. 

E poi stare fermi a leggere, come a casa, ma insieme agli altri, in pieno centro, ciascuno con il proprio libro, in una vicinanza diversa da qualsiasi cosa mai sperimentata. Entrare nel libro, nella storia, entrarci veramente, entrarci di più e senza paura, perché tanto i tuoi concittadini stanno provando più o meno le stesse sensazioni e nessuno penserà che sei una strana, inconcludente persona seduta per terra. 

Dunque, ieri, che giornata! Di quelle che non si possono non condividere su un blog. Grazie ancora a chi l'ha resa proprio perfetta.

Questo è per voi.

mercoledì 23 maggio 2012

Una storia verosimile che.


Adesso sono qui!
Autografo.


Cose belle.

Alcuni libri di Baricco.

Baricco vero.

"Una storia verosimile che, tuttavia, (non) potrebbe (mai) accadere nella realtà".

Che è la nota che appare dopo l'epigrafe di Tre volte all'alba, l'ultimo libro di Alessandro Baricco che, dopo questo momento quaper me ha assunto anche un valore particolare. 

E insomma invece certe cose, giuro, accadono nella realtà e infatti le parentesi al non e al mai le ho aggiunte io e sto facendo uno sforzo sovrumano su me stessa per non aggiungere anche alcune faccine perché al Salone del Libro Baricco stesso si è espresso con grande chiarezza al riguardo (all'incirca rappresentano la morte della scrittura o qualcosa del genere, quindi occhio!). Argh. Glielo devo. Niente faccine per tutto questo post. Sarà durissima ma per un mito vivente del genere mi pare il minimo.

Superate le faccine e le facezie, ecco, quello che voglio raccontare in questo preciso istante ha dell'incredibile. Ma molti aspetti riguardano proprio me-me e quindi non li dico, ad esempio ho una vera foto con Alessandro Baricco - la qual cosa fa parte di ciò che non potrebbe mai accadere nella vita e invece accade - ma la tengo per me, la mostrerò senz'altro ai miei nipotini. Poi non finisce qui perché ci ho parlato, gli ho stretto la mano, cose di questo tipo che a dirle sembra tutto sotto controllo ma poi a esserci mica tanto, ne converrete tutti penso. 

Essendo Baricco una Superstar mondiale: mi ha però molto colpita la sua gentilezza e una sua serenità  garbata e normale che non immaginavo. 

Comunque devo a twitter questo pomeriggio che si configura come uno dei più felici della mia vita, perché è lì che ho letto la notizia con l'hashtag #Baricco dall'account @feltrinellied. Quindi viva twitter. L'appuntamento era per festeggiare i dieci anni della Fnac (mi ricordo ancora quando erano apparsi per Torino certi strani sacchetti con il logo francese e poi si era capito che avrebbero aperto questo megastore in Via Roma). 

E vabè, cosa posso dire: è stato molto divertente.

La consistenza di questo incontro è di quelle che mi portano a invitare chi passa per di qua e legge: se potete, credete anche voi qualche volta all'incredibile. Senza entrare nei dettagli, e senza esagerare, ciascuno di voi saprà in cosa sperare, ma se può e vuole accettare un consiglio da blogger (?), conservi un piccolo insperato sogno da coltivare. 

c\_/ (non è una faccina!!)






martedì 22 maggio 2012

Il nido.

Un nido.


Un nido si può trovare anche in un posto freddo e brutto, nascosto, introvabile, all'apparenza inospitale; eppure per certe creature innocenti questa cosa non ha alcuna importanza. 

Da un ramo guardano la pioggia che cade, saltano con grande concentrazione di foglia in foglia,  scivolando e lanciando nell'aria piccoli suoni simili a note e frullii di ali, da cui a volte si stacca una piuma che plana sul cemento.

Schivano le gocce, volano dove riescono e, che siano genitori o figli, hanno tutti in testa la precisa strada per tornare a rifugiarsi in quella che chiamano casa. 

Tutta la loro vita è un esplorare e cercare qualcosa fuori, e ritornare dentro. E se qualche sciagura distrugge la loro dimora, semplicemente, si mettono a costruirne un'altra, in un luogo diverso. 





lunedì 21 maggio 2012

LiberAria: giorno uno!



Dopo la giornata di ieri, vorrei iniziare la settimana invece con una scintilla di speranza, che è quella delle cose nuove, dei progetti che nascono, nonostante tutto, come un segno di vita, e di fiducia nel mondo e nelle cose belle, che continuano a esistere.


Ve l'avevo anticipato qui, di questa recente scoperta, e oggi è il loro giorno-uno!

Quindi ufficialmente comincia l'avventura della casa editrice LiberAria

Se date un'occhiata al sito, vi accorgerete subito che alla base di questo progetto c'è un gran bel mondo. Ad esempio, una delle cose che a me colpiscono è Singolari Books Box - uno spazio dedicato alla scoperta di nuove voci della narrativa italiana. Ed è una collana di ebook, che è ottimo come concetto, secondo me.

Ma ci sono anche altre collane, che vi lascio scoprire da voi esplorando il sito.

Quello che mi piace di questa casa editrice (oltre al logo che è un origami) è la bella forza che sprigiona, i suoi autori, il suo spirito già con le idee chiare. 

E siccome c'è un'altra cosa che mi è piaciuta, ed è, tra le altre, il riferimento-ispirazione ai grandi scrittori italiani della nostra Storia (Gadda, Calvino, Buzzati, Pavese, Parise, Vittorini, Volponi, Ortese, Sapienza, Ginzburg, Tondelli: "La loro scrittura, a volte feroce a volte delicata, ha raccontato il presente rendendolo paradigma del futuro. Cartografie del futuro, ecco cosa sono i nostri romanzi (se vogliamo proprio definirli)", ecco mi è parsa un'idea ambiziosa, e insieme un gesto d'amore totale e sincero, volevo dedicare a questi nuovi giovani editori (e a voi che leggete) una tazzina-Buzzati qui sotto nella foto e ai suoi Sessanta racconti. 

Così, come buon auspicio!

"Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo".

(che, per inciso, è un estratto da una delle più belle lettere d'amore secondo me mai scritte).



domenica 20 maggio 2012

Trema la Terra.

In questi giorni, dopo la violenza inaudita e vile di Brindisi e il terremoto in Emilia Romagna, coglie proprio un comune senso di impotenza e paura che penso possiamo condividere tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di non esserne coinvolti direttamente, ma che pure ci sentiamo vicini a chi adesso sta soffrendo e lottando.

Posto che è davvero impossibile trovare consolazione in un momento del genere, né purtroppo essere d'aiuto nell'immediato, una cosa che però forse secondo me si può fare è trovare un appiglio e un ancoraggio alla vita anche nei libri. 

Proprio la settimana scorsa mi è capitato di scoprire questa raccolta di racconti. 

Trema la Terra di Neo Edizioni. 

Sono 18 storie di terremoto, da quello dell'Irpinia del 1980 a quello che ha colpito L'Aquila nel 2009. 

(La casa editrice tra l'altro ha sede a Castel di Sangro).

Come dice Valeria Parrella, nell'introduzione, "il terremoto è quando non puoi più dare per scontato nulla, quando non puoi determinare niente. Quando la madre ti abbandona e per rifondare la città, l'esistenza, il senso, vi è necessità di una nuova materia: qui, della buona scrittura".

Leggendo i racconti si ha l'impressione di partecipare al dolore degli altri, di sostenerli, per ora, almeno col pensiero.

sabato 19 maggio 2012

Un poeta alla radio!



Foto di Umberto Schirosi.

Buondì! Oggi a Flash Papers su Radio Flash 97.6 dalle 18 alle 19.30 avremo ospite UN POETA. Sorpresa, non vi dico chi è, ma insomma, è un fantastico poeta e siamo tutti contenti. Compreso Mike, il microfono numero 4 della radio che qui sotto ha voluto raccontare proprio di quella volta che in radio è arrivato un poeta...


Mike #6

E quindi eccoci qui. Nella radio dove vivo, da dove vi racconto queste vicende radiofoniche. Dopo l’inventore di fiori per bambini, il fisarmonicista Abramo, e tutti gli altri, pensavo oggi di dirvi di quella volta che di qui è passato un poeta.

Durante la scaletta mi era preso il panico. Gli speaker si esaltavano con questa cosa del poeta. Il problema mio era che, in quanto microfono, mai avevo sentito nominare prima una simile parola. Poeta, mi sembrava il nome di una pianta (tipo petunia) o di un insetto (non so perché, mi faceva pensare al bombo, quell’animaletto verde smeraldo brillante che vola d’estate) o di un edificio instabile, come una palafitta. Mah. Spero che vorrete perdonare le mie fantasie da microfono, come sapete, non sono altro che un dispositivo di trasmissione del suono, in certe cose non ci arrivo proprio.

Comunque la fortuna è dalla mia parte, sempre, in qualsiasi circostanza, l’avrete capito.

E anche quella volta la dea bendata, che voleva chiaramente aiutarmi a scoprire cos’era un poeta, mi aveva fatto capitare sotto il naso (cioè sotto la graticola argentata, questa qui, da cui sento le cose diciamo e da cui passa l’aria) un pc portatile, sulla pagina di Wikipedia alla voce poeta

(A quanto pare non ero il solo a non sapere di chi o che cosa si trattasse).

Disambiguazione - Se stai cercando altri usi della parola Poeta, vedi Poeta.

E ho pensato. Ah, ok. Cominciamo bene, anzi male, malissimo.

In senso stretto un poeta è uno scrittore di poesie. Il sostantivo deriva dal verbo greco ποιεω (traslit. poieo), il cui significato letterale è "fare".

Quindi? Come dire che un “giornalista è uno scrittore di giornali”. Boh. Allora poetare vuol dire fare. Vabè.

Ne sapevo meno di prima, e il poeta, il tizio, il fattore, facente o che dir si voglia, stava per arrivare in radio. Era questione di minuti. Non che alla fin fine mi importasse sul serio eh, però la curiosità, non so, mi stava logorando l’anima. Tanto per farvi capire.

Quindi ho continuato a leggere, con la vista annebbiata dalla tensione:

 I primi poeti declamavano le loro opere oralmente, accompagnandosi con la musica, come già Omero, il poeta più famoso dell'antichità. Nel mondo greco e romano sono comunque molti i poeti degni di nota.

Quindi sto poeta è come gli speaker amici miei che parlano e poi mettono la musica. Infine è come un tale Omero e generalmente opera in Grecia e a Roma. Quindi qui a Torino com’è la situazione-poeti? Niente?

Seguiva, su Wikipedia, una sterminata “lista di poeti della Grecia antica e moderna”.

Niente, la Grecia ritornava un po’ troppo sovente in questa descrizione. Da cui ho capito che il posto dove è nata questa cosa della poesia oggi sta colando a picco, mi domandavo se ci fossero correlazioni ma ho lasciato stare.

Insomma, poi lui, egli, è entrato nella stanza. Il poeta. La cosa divertente è che era un tizio normalissimo, vestito più o meno decente, credo, e si è messo qui vicino a me.

Mah. Era uno veramente indecifrabile. La sua faccia attonita non aggiungeva nulla alla definizione di Wikipedia. Chi sei esattamente? Avrei voluto chiedergli. Ma me ne sono stato zitto.

Poi, finalmente, si è messo a dire le sue cose, queste cosiddette poesie.

E vedevo che la gente intorno cominciava a ridere, qualcuno a piangere, altri a corrugare la fronte in un pensiero che prendeva vita sulla pelle, sulle rughe, sulle ciglia.

E fu così che ho capito cos’era un poeta

Un poeta era come una pistola caricata a parole anziché proiettili che suscitava sentimenti nelle facce degli altri e che, anziché uccidere, li teneva tutti in vita.


venerdì 18 maggio 2012

Regali di Natale :)




Avete presente i bambini che a Natale pur avendo ricevuto un bel regalo sotto l'albero, cercato e acquistato con cura da genitori, nonni, amici e parenti, si mettono a giocare tre secondi dopo con il solito orsacchiotto consumato da abbracci, lotte, cibarie e lacrime.

Ecco, un po' in questi giorni post-Salone mi è capitato qualcosa di simile. Libri, tantissimi libri che scintillavano ovunque al Lingotto, come lingotti, meravigliosi, per giorni e giorni, illuminati da luci brillanti, alcuni dei quali leggerò, so bene che li vorrò presto aprire, sfogliare, sottolineare o cliccare sull'ereader. E a loro volta diventeranno - perdonate se permango nella sublime metafora - nuovi "orsacchiotti" da combattimento. 

Però adesso, un attimo, un secondo ancora di qualcosa di rassicurante, non-nuovo, che stava lì ad aspettarmi da tempo, impolverato, da un bel po' di tempo, o tantissimo tempo. Come, non so, un ancoraggio nel mare profondo, da cui ripartire con le letture, come tornare a casa e poi riprendere il viaggio (salgarianamente) nell'universo interstellare della narrativa.

Allora, due perle che stazionavano sul mio comodino, una dal lontano 2005 (sì!) l'altra da qualche mese, e finalmente sono andata avanti. E a volte scopri di avere tesori inestimabili tra le dita. 

Mi sono accorta, solo scattando la fotografia, che in entrambi i titoli compare la parola "tutto". 

Tell It All di/su e con Raymond Carver, editore Leconte, l'ho inserito qui su Bol.it in un post che spero vi incuriosisca a proposito di uno dei miei scrittori preferiti! Lui è quel libro che mi aspettava dal 2005! Che pazienza, grazie ;). L'attesa è valsa la pena: è un piccolo breviario carveriano da non perdere per entrare nel suo mondo.

L'altro libro che finalmente ho ripreso in mano, e ho fatto bene, augurandovi di leggerlo è: Tutto ciò che sono, di Anna FunderFeltrinelli

Questo è un romanzo paradossalmente fresco, delicato che però affonda le radici nella più tragica Storia passata (il nazismo hitleriano). Gli sbalzi temporali arrivano quasi ai giorni nostri e ritornano alle quattro vicende di lotta e resistenza. La particolarità del romanzo è la scrittura concreta, attenta ai piccoli dettagli e, passatemi il termine, che non so bene se usare, ma insomma "femminile", e intendo "soave" e trasparente, ovvero capace di lasciar trasparire le cose importanti che succedono con garbo, con passione e tranquillità insieme. 

Per capirci, l'incipit evoca un po' tutta l'impostazione del libro: "Quando Hitler prese il potere ero nella vasca da bagno". E quindi per me si riconferma il compito dei grandi romanzieri che spesso mi pare un po' quello di raccontare "cosa facevano loro, i personaggi" durante le diverse circostanze politiche e sociali. Semplicemente questo, possiamo dircelo con mille parole diverse, ma la sostanza si direbbe invariata. Anna Funder poi è riconosciutamente molto abile in questo. E nel suo libro è bello lasciarsi affascinare soprattutto dal bel ritratto di Dora, un'eroina d'altri tempi, anzi ancora dei nostri. 

Buone letture!

c\_/

mercoledì 16 maggio 2012

Il vaso, il vento.




(Dai, continuiamo a guardare il mondo con occhi nuovi, nuovi, ancora un po' più nuovi. Restiamo qui, andiamo da un'altra parte. Restiamo uguali, cambiamo ancora. Questo è il lato opposto del vascello fantasma. Da un angolo di casa mia. E non per citare Jovanotti, ma la vita è così un bellissimo spreco di tempo... che mi va di raccontarvi questa piccola storia.) 


Oggi passavo giù da queste parti in direzione -----> cose da fare (l'affitto, la spesa, etc.), tante utili cose per riprendere contatto con la mia realtà, la mia mente, senza il cellulare, per ritrovare, uhm, non lo so. Il rumore dei pensieri che servono per imbastire la fitta trama della vita. Silenzio: non rispondono. Ma torneranno, insomma ci spero, comunque, se mi stanno sentendo, li aspetto sempre qui. 

Passavo sotto in questa strada che ormai conosco a memoria. Sul marciapiede di cui potrei dire ogni risvolto, ogni centimetro su cui ha picchiettato le zampe ogni cane del quartiere. 

E succede che un vaso di fiori cade giù da un balcone. A un metro da me. Se sono qui a scriverlo è perché mi ha mancata, ma c'era un vento forte e ci ho sempre pensato nelle giornate di vento, che poteva cascarmi un vaso sulla testa, e alla fine è quasi successo. 

Devo perciò a questa giornata e a questo vento una felicità acerba: che assomiglia alla fortuna, alle foglie che si muovono verdi, e siamo ancora tutti qui, in questo preciso momento, insieme, adulti ma simili a bambini sui banchi di scuola, semplicemente a leggere e a scrivere. 


martedì 15 maggio 2012

Salone del Libro/5.

L'ingresso e l'uscita.

E qualcuno l'ha comprata, due volte! @intermezzi
Talulla e altri amici :) @isbnedizioni


E quindi il quinto giorno è arrivato. Ho provato a scrivere più volte questo post, ma mi addormentavo sempre e puntualmente, crollando con la testa e chiedendo ad alta voce "Dove sono? E chi?". Bello avere un computerino portatile da cui scrivere sul divano, poi però ci si addormenta sopra.

Pensavo di invocare adesso, dunque, lo spirito guida degli elenchi e delle liste. Così ecco un brevissimo inventario di ciò che ho visto e pensato oggi :)

1) Da dove si è entrati, si esce. E subito coglie la sensazione di irrealtà: è stato tutto solo un sogno, vero?

2) Il Salone è di per sé umanamente impegnativo. Da torinese, io ci incontro solitamente tutti. Ovvero tutte le persone che ho conosciuto nella vita. Come la memoria che diventa forma fisica. Sarebbe piaciuto credo a Dante Alighieri questo iper mondo brulicante di destini incrociati. Ci vorrebbe un cervello bionico, o sostanze psicotrope sempre in borsa, per non restarne destabilizzati. Per questo mi è parso di vivere in questi cinque giorni in una sperimentazione di laboratorio. A un certo punto addirittura quando in coda per la toilette ti vedi nello specchio inizi a chiederti: "Ohi, come va? (sorriso di circostanza). Sentito qualcosa di interessante (brandendo sacchetti brandizzati)? Comprato libri? Visto Gramellini/Fassino/Littizzetto/Ammaniti/Baricco/Saviano/Magris/(aggiungere il nome a piacere)? Beeeeeeello lo stand di (nome a piacere). Su twitter sei...?". Non per spiegare la barzelletta, ma in effetti si crea ben presto una domanda di senso, e di identità, perché colei nello specchio sei nient'altro che tu.

3) Twitter. Si dice che è stato un po' il Salone di Twitter, della Primavera Digitale etc. etc. Salone & Twitter in effetti sono andati d'accordo, ho letto che la consistenza di questo binomio si è consolidata. Il che ha creato, per chi come me ha intercettato e scritto molti tweet, un avvicinamento netto e virtuale a ciò che si suole definire il "dono dell'ubiquità". Essere seduti in una sala e contemporaneamente sapere in tempo reale che cosa succede in quella accanto, vederne magari anche le fotografie, ha creato come un'idea di disvelamento di mondi altri ma possibili insieme, chissà magari anche potenziando connessioni neuronali inesplorate. Senza contare quelli che hanno vissuto tutto ciò da casa propria. Un po' l'effetto che fa la lettura in sé e per sé, però fruita all'istante e costantemente. Può essere che sia anche stato questo esatto brivido ad aver sancito il successo di un dispositivo così piccolo, come un fringuello celeste, ma così potente, come un'aquila che plana in picchiata. Perché viene da chiedersi come mai. Un po' come quando sono arrivati i televisori e la gente andava dietro a vedere da dove provenissero le figure o ci dialogava. Così anche adesso si resta un po' sbalorditi dalla possibilità non solo di "scrivere nel telefono" (cit. Baricco) ma anche di sparare queste scritte + immagini e a volte anche suoni come proiettili di significati ad amici e parenti e a chi nemmeno si conosce e si inizia magari a scoprire proprio tramite questi continui scambi di informazioni e impressioni e faccine. E scoprire di avere cose in comune e via discorrendo. Questi esercizi di telepatia. Queste prove di luccicanza. Sono sinceramente curiosa di sapere come si evolverà tutto questo glorioso e discusso meccanismo, che sembra un gioco ma sta davvero iniziando a cambiare un po' la vita di parecchie persone.

4) La montagna. Tutto ciò è davvero meraviglioso. Però adesso avrei il solo e modesto desiderio di rifugiarmi in  cima a una montagna, in un dolce silenzio, in un panorama bianco e solitario. E magari chissà mettermi poi lì a scrivere bevendo tisane di stelle alpine, come se fossi una vera romanziera in stato di grazia. Giuro che poi twitterei tutto eh. Si può, vero? Ditemi di sì :) Lo chiedo così in generale all'Etere. (Dai, ciascuno sul proprio blog s'immagina un po' quel che vuole! Specie all'una e mezza di notte di un lunedì di maggio...).

5) L'editoria. Di riflessioni e analisi ben più ferrate delle mie se ne sono fatte parecchie fuori e dentro la rete. Non ho la pretesa di apportare chissà quali spunti pregnanti in proposito. C'è la crisi. La gente non legge, non compra libri. MA legge E compra libri. Contemporaneamente. Può sembrare bizzarro, eppure è reale. Andare a disambiguare questo paradosso mi pare una bella sfida. Per il momento, sogni d'oro :)

6) 25 anni. Venticinque anni fa, alla prima edizione, personalmente ero un'alunna di prima elementare, e c'ero. Come quelli che erano lì in gita scolastica questa mattina. In fondo, questo torinese resta uno dei più spettacolari parchi di divertimento per bambini del mondo. Se non si perde lo spirito, c'è speranza per tutti.

7) Il digitale. Mi sono affacciata a questo argomento come un turista che la prima mattina in un posto nuovo apre la finestra e guarda. Vede un paesaggio mai visto, sente profumi, voci, luci diverse. Ora si tratta di prendere la cartina e cercare i luoghi migliori da visitare. Ah, non c'è la cartina? Va bene, allora tutti noi curiosi possiamo tracciare il nostro percorso e, in una parola, percorrerlo.

8) I libri. Ma poi: un bel libro è un bel libro è un bel libro. Possiamo girarci intorno, c'è posto per tutti, va bene tutto. Però quella cosa lì; quel mistero, quel senso di aver scoperto il tesoro nascosto e solo tuo, che vale una fortuna, che puoi portarti ovunque come una biglia di vetro tra le dita, che diffonde sotto la pelle la stessa sensazione dell'amore; quella cosa accade soltanto in uno, anzi in un unico scoccare di secondo perfetto, come quando il fiore sboccia e i petali si staccano  e scattano di pochi millimetri, leggeri, di uno spazio infinitesimale, ma quello giusto per gridare al miracolo.

Quindi tutto bene! Alla prossima.

c\_/

domenica 13 maggio 2012

Salone del Libro/4

Sala #bttf
Oggi per me è stata una giornata bella e importante :) 

Più o meno tutte le cose e le persone cui tengo e che mi piacciono erano sotto lo stesso tetto in queste ultime ore. E fuori c'era il clima perfetto, profumo di vento e di futuro.

Anche se scrivo spesso e uso molto le parole, in questo momento ne sono piacevolmente priva. Però sono molto contenta. 

Ricordo di Giulio Einaudi in Sala Rossa.

Baricco!


Presentazione di Ledita.it con spumantino e amici.

Ledita.it
 (c'è anche @abcdeeFFE ma nella foto non si vede hehe ;)

Grazie di aver partecipato in così tanti!

Salone del Libro/3.

Cominciamo dalla fine della giornata: tazzinamisù!
Tigri!
Un meraviglioso posto in cui essere.

Nella Primavera Digitale, facile incontrare una @

Una fortuna.

Italia, Torino, Lingotto Fiere. 

Niccolò Ammaniti :) #ilmomentoèdelicato

Ledita.

Frutta, vitamine, nuove idee e progetti.


Ieri è stata una giornata così ricca di cose, che alla sera, sprofondando nel cuscino, non sono riuscita a scrivere una parola. Come vedete nell'ultima immagine, verso l'una di notte, benché in splendida compagnia, ero già proprio alla frutta! Nonostante il "tazzinamisù" dopo una bella cena, sempre in compagnia di Ledita al quasi completo.

Poiché oggi dalle 15 in poi ci saranno sorprese per chi passerà dal Salone...

E dunque la mattina è iniziata nel miglior modo possibile con una bella conferenza a IBF - International Book Forum, nella serissima Sala Copenaghen ad ascoltare di social media ed editoria. Ne è conseguito un pranzo con un po' del mondo dell'editoria che sfilava davanti ai miei occhi, in un'ambientazione a dir poco suggestiva, c'erano palme e un clima tropicale corrispondente.

La giornata è continuata all'insegna di un appuntamento dopo l'altro a Book To The Future. 

Poi di bot-to :) con la preziosa compagnia di @Einaudieditore e insieme a @martatraverso (che ha raccontato qualcosa del suo Salone anche su minima&moralia!) ci ritroviamo di fronte a uno strepitoso Niccolò Ammaniti mentre legge uno dei racconti contenuti nella sua ultima raccolta Il momento è delicato. Sala Gialla pienissima e molte risate. 

(Da lì c'è stata per me anche una piccola cronaca in diretta con Radio Flash 97.6 per Flash Papers). Wow. 

E questa giornata è corsa anche sulle piste trafficatissime di twitter che è ormai un mondo brulicante di spunti e immagini, da seguire con #SalTo12. Il bello è stato anche però incontrare tutti dal vivo, parlare e commentare, conoscere persone nuove (capire di avere molte cose in comune), camminare per Torino di notte, perdersi tra la Sinagoga e l'Hotel Roma e la bellezza di una città che per me è mia ma che in questi giorni per molta gente è il centro di qualcosa di importante ed emozionante; il che mi fa sempre un certo effetto, e così vederla con altri occhi, scoprirla bellissima, riservata, ma perfetta e luminosa. Brava Torino che in questi giorni accogli il mondo con un dolce sorriso :)

E quindi oggi comincia la quarta tappa del Salone del Libro! Enjoy!!