lunedì 11 febbraio 2013

Nessuno sa di noi.



Simona Sparaco, Nessuno sa di noi, Giunti





"Ma scrivere, più di qualsiasi altra cosa nella vita, ora mi risulta impossibile".

"Scrivere, rispondere a una qualunque delle lettere che ricevo, mi sembra un gesto privo di significato. La mia voce che si aggiunge ad altre mille voci fino a formare un frastuono insopportabile. Di colpo mi volto indietro, rileggo mentalmente tutte le storie che ho ricevuto, e mi sembra di non essere mai riuscita a trovare una sola risposta che avesse un senso".

Scrivere questa storia non dev'essere stato facile. Non è una storia qualunque. O meglio, lo è. 

Una storia come tantissime, più di quanto pensiamo. E al tempo stesso, una storia unica e irripetibile e piena di buio, di male, e di luce, di bene.

Ho finito di leggere questo libro questa notte alle 3. 

Non potevo staccarmi. Un tempo avevo paura a leggere libri che contenessero dolore prima di dormire. La vita è già abbastanza difficile, pensavo. Adesso non è più così. Adesso ho preso coraggio, e leggo tutto a qualsiasi ora. 

L'esperimento è riuscito, perché mi sono svegliata pensando al libro, ma con una buona sensazione. Sarà la neve, ma sentivo dentro quella stessa luce che c'è in queste pagine.

Luce è proprio il nome della protagonista e la luce illumina tutto, anche quando le scene più faticose e terrorizzanti corrono sotto gli occhi. Lei è una giornalista che risponde alle lettere dei lettori su una sua rubrica, e come spesso accade nei nostri tempi, per diversi casi della vita, qualche volta per necessità, qualche volta per scelta, tarda, come molti, nella scelta di avere un bambino.

Dunque un po' oltre i trenta e dopo gli estentuanti tentativi cui molte coppie si sottopongono, finalmente scopre di essere incinta. 

C'è il bellissimo personaggio di Pietro, il fidanzato, che mi ha subito molto colpita. Un uomo. Un bell'uomo. Imprevedibile e prevedibile insieme. Come tanti, e come nessuno.

Il dramma si consuma quando loro scoprono che il bimbo soffre di una grave malformazione. E sono già oltre i limiti di legge italiani per un aborto terapeutico.

Nessuno sa di noi significa proprio che di queste storie non si parla mai. E Luce si ritrova a cercare informazioni e conforto in rete.

"Tuttavia, ancora una volta, è la rete a venirmi incontro. A rompere il silenzio omertoso della mia vita e a mostrarmi che da qualche parte esisto".

La rete può fare questo, qualche volta, è giusto dirlo, ricordarlo, sapere quanto aiuto può offrire a chiunque, oltre a tutto il marcio, che pure la permea.

E naturalmente, si aprono questioni etiche, morali, legali, psicologiche, affettive, sanitarie, famigliari e fisiche. 

E si pone la domanda che, ormai è chiaro, interessa tutti noi, anche nelle emergenze, anche nell'affanno, sempre: che cos'è l'amore? Come si comporta?

Qui c'è una buona risposta. Una risposta che ho sentito sincera, perché mi ha commossa fino alle lacrime, nel cuore della notte. E ne ho un ricordo ancora fresco, se ci penso, è stato un momento forte per me, nel silenzio ovattato del mio cuscino.

Questo è un romanzo perfettamente costruito, poi. Incastrato come un ingranaggio che funziona bene. Come un griglia, entro la quale prendono forma le emozioni, prendono vita. Piano, con la lentezza della vita e con la sua esplosività. 

Scrivendo, mi accorgo che questo è un romanzo di contrasti. 

Complesso e semplice insieme, come una vera opera d'arte. E adesso, che ho capito, e sto imparando (e vi dirò) quanto impegno richieda la scrittura di un romanzo, al di là dei risultati, e quanto rispetto per se stessi e per gli eventuali lettori, e quanta fiducia e quanta dedizione, non posso che prestare ancora più attenzione alle storie, alla letteratura e amarla e stimare chi ci lavora. Qui, in particolare, ho notato moltissime idee e molto ben sviluppate e uno stile limpido, luminoso, e insieme personale e al grado zero e forte, come spinto proprio dalla semplice, antica e universale necessità di raccontare. 

C'è proprio l'urgenza che deve esserci, ma c'è anche una voce delicata che porta per mano negli spazi lasciati scoperti dalla rassicurante e felice  (privilegiata) serenità di una coppia come tante.

Infine, per tornare alle citazioni dell'inizio, c'è una cosa che mi ha interessata in modo particolare. La riassumo con un concetto che conosciamo tutti subito: quanto siamo fragili. E quanto siamo resistenti.

Se anche a voi è capitato di sentirvi di colpo fuori dal mondo. Improvisamente incapaci. Inetti. Soli. Sbagliati. Abbandonati dalle vostre stesse energie. Leggetelo, con cautela, sapendo che si soffre. Ma sapendo anche che si resiste. Si sopporta. Si rinasce. Si ritorna anche alla vita. Ritorna la speranza.

Se vi è capitato di perdere le parole. Di non saper più che fare. Come uscirne. Scoprirete, potere dei romanzi, che è capitato anche ad altri. Ne saprete di più grazie alla precisione da entomologa di questa scrittrice. Vedrete che è capitato anche ai personaggi di questa storia, ad esempio. 

Libri come questo rendono possibile svegliarsi con una buona sensazione al mattino, nonostante tutto, senza sapere il perché.


4 commenti:

SaraDurantini ha detto...

Perdere le parole. Ne scrivevo giusto ieri. "Tra detto e non detto sono confusa su quali parole mi rappresentano". E aggiungerei anche, dopo gli eventi di questa giornata, sono confusa su quali parole rappresentano gli altri, le persone che mi circondano. A volte non le conosco proprio, le parole, altre volte ne faccio un uso inappropriato. E me ne vergogno. Altre volte è un trionfo di parole. Ma spesso le perdo e faccio fatica a riprenderle. E a riprendermi. Però, come hai scritto tu, come si evince da questo libro, c'è sempre una rinascita. Deve esserci. E la speranza è lì, piccola. Ma c'è.
Grazie Noemi.

Anonimo ha detto...

Strana la coincidenza. Proprio oggi ho preso in mano questo libro, in libreria.Fuori c'era la neve e mi ero rifugiata... L'ho rimesso giù, mi pareva troppo doloroso e temevo la cattiva trattazione del dolore e dell'intimità, che è qualcosa che digerisco a fatica.
Lo riprenderò in mano :) Bellissimo post.
Chiara

Anonimo ha detto...

Strana la coincidenza. Proprio oggi ho preso in mano questo libro, in libreria.Fuori c'era la neve e mi ero rifugiata... L'ho rimesso giù, mi pareva troppo doloroso e temevo la cattiva trattazione del dolore e dell'intimità, che è qualcosa che digerisco a fatica.
Lo riprenderò in mano :) Bellissimo post.
Chiara

noemi ha detto...

@Sara: come capisco. Qualche volta sembra difficilissimo conservare le speranze, ma a quanto pare è proprio l'unico modo... :)

@lepaginestrappate: concordo: è difficilissimo anche secondo me raccontare il dolore, che pure fa parte della vita, ma è un tema delicato, specie nei romanzi.