domenica 28 aprile 2013

Il panico quotidiano.


Christian Frascella, Il panico quotidiano, Einaudi


Questo romanzo esplora due territori che personalmente conosco molto bene. 

La città di Torino, e il panico. 

Se in effetti qualcuno volesse farsene un'idea chiara - di Torino e del panico - potrebbe leggere questo libro e avere tutte le risposte, se non tutte molte. Soprattutto sul panico. Perché la Torino di Il panico quotidiano non può prescindere dal panico stesso, ed è una Torino filtrata da quelle lenti, le lenti di una persona che inizia, senza preavviso alcuno, a sentire il panico. 

Questo è il primo romanzo che io leggo di Frascella. Conosco di fama i suoi romanzi, ma lui non so chi sia, non ho nemmeno in mente che faccia abbia. Ora però, dopo aver letto, con limpidezza posso immaginare i suoi occhi durante il panico o per lo meno durante il racconto che ne fa e senza averlo mai visto, lo conosco da sempre. Il panico colpisce prima agli occhi. Poi al cuore. Colpisce, comunque, generalmente il corpo, anche se ha a che fare anche molto con la mente. 

Il personaggio si chiama come lo scrittore. Quasi come a voler dire che il panico non ammette finzioni. Arriva quando deve arrivare, è lì da sempre ad aspettare. Questo è un po' il discorso. Anche se però c'è una cura. C'è sempre una cura.

Ed è così difficile parlarne, scriverne. Esistono pochissimi romanzi sul panico. O meglio moltissimi, ma nessuno che gli abbia dato il suo vero nome. Perché c'è come un senso di vergogna, per qualcosa che non è però colpa di chi la prova e merita, come tutto, di essere raccontata.

Il nitore lugubre del panico. 

Eppure la storia di Christian, in questa Torino di fabbrica e periferia, fa di tutto e fa del suo meglio per andare oltre, e dire ciò che va detto sull'argomento. E mostrarlo come una cronaca, come un punto interrogativo. Non è facile, non è per niente facile. Poi, ogni persona ha i suoi motivi per soffrirne: quello di Christian arriva da lontano, lo scopriamo con lui, è molto doloroso.

Il panico infatti è un mostro, una sensazione che è impossibile avvertire se non la si è mai provata. Dicono che può capitare a tutti almeno una volta nella vita. 

Ma il mostro qui descritto è di un tipo più ostinato.

Il personaggio-Frascella soffre di crisi prolungate e cattive. Che scoppiano improvvise e frequenti. E gli tocca, da un certo punto in poi, senza volerlo, mettere in discussione tutta la sua vita. Soccombere. Chiudersi in casa. Ingrassare. Stare solo. Cambiare nel corpo e nella mente, cambiare abitudini, tutte, e ripensare a tutto, tornare al passato e riconsiderare il futuro. 

E poi fa tre cose che mi hanno colpita. Che sento vicine tanto quanto il panico (e la città):

1) Vede la natura (il piccolo orto di un anziano signore) come se fosse la prima volta.

2) Pensa a che cosa sia l'amore.

3) Si mette a correre.

E alla fine accade che. 

No, questo è un romanzo. Questa è una storia, c'è una trama. Non posso proprio dire come va a finire. Non posso dire se questa cosa si cura in questo particolare caso. Di sicuro però se ne esce vivi. Come è successo ad esempio a me che da questa cosa sono riemersa, non ne soffro più.

Il personaggio non muore. Non muore, anche se ha conosciuto l'inferno. Di panico non si muore, ma se non si sta attenti se ne vive. E questo è il punto: vivere con il panico senza esserne vittime.

In un certo senso questo è un romanzo semplice. Una storia semplice. Una storia che ho vissuto anche io, tu, e chissà quanti là fuori. Una storia che ci sembra di sentire da tutta la vita. Eppure una storia nuova. NUOVA. La storia antica del superare i grossi ostacoli, dell'affrontare la vita,  del vivere, del cercare la felicità e dell'avere coraggio. 

venerdì 19 aprile 2013

Premio Italo Calvino.





Tra poche ore sarò al Circolo dei Lettori per una cosa bella. La Cerimonia di premiazione del XXVI Premio Calvino. Un premio importante, dedicato agli autori esordienti. 

Ho un compito ufficiale! 

Insieme a @dudagEditrice mi occuperò di raccontarvi su Twitter ciò che accadrà e come se la passeranno gli 8 finalisti.

L'account per seguirci è: @PremioCalvino

Questa è una cosa bellissima per me, e spero ti potervi passare almeno con le parole le sensazioni e le meraviglie che mi capiterà di ascoltare.

Buona lettura e GRAZIE a tutti!








martedì 16 aprile 2013

Da costa a costa.

Lorenzo Bracco, Dario Voltolini, Da costa a costa - Cronistoria di un viaggio per mare, BookSprint


Prima di raccontare dell'ultimo libro che ho letto (bellissimo) vorrei dire di uno che devo ancora leggere ma che mi incuriosisce particolarmente. 

Non mi incuriosisce, anzi. Mi commuove. Anzi. Mi avvince, mi tiene ancorata all'attesa di leggerlo. Perché è ciò che volevo leggere, che vorrei leggere negli ultimi tempi.

Un libro comico. Non comico, anzi. Umoristico, si può dire? Esiste questa possibilità? 

Di ridere? 

La mia vita è strana. Si è girata in modo strano. Non la capisco, non la conosco più. Sarà capitato anche a voi di guardarvi allo specchio e di dire: e tu, adesso, chi sei? Dov'è finita l'altra? 

Sto lavorando un sacco, fingendo normalità, preparandomi a qualcosa, restando viva nell'attesa. Dico che è complicato.

Eppure, contemporaneamente, quello che ho in testa la maggior parte del tempo, e non lo dico mai a nessuno, ma ora lo dico a chi avrà la tenerezza e la gentilezza di leggere qui, è un progetto. 

Un'idea. Che deve ancora vedere la luce. Una cosa forse lontanissima nel tempo. Quando le cose saranno diverse, quando il presente sarà diventato dolce e innocuo come il passato. E questo progetto riguarda la comicità. 

Non so voi, ma a me viene spesso da ridere. Spesso, molto spesso, troppo. E ogni volta ho paura del giudizio di chi mi sta di fronte, mentre faccio questa cosa di ridere. Penseranno che sono superficiale. Leggera. Sciocca. Stolta. Poco seria, poco credibile. Mi toccherà leggere tomi e tomi sul motto di spirito o chissà che altro per spiegarmi, per andare alla ricerca di una qualche autorevolezza. The same old story. Bisogna conquistarsele le cose. Perché nel profondo del mio cuore io so che ridere così tanto ha un suo perché. Ha senso. Ed è una cosa seria.

Mentre mi arrovello, dunque, su questi temi e cerco di stare in equilibrio tra lo sforzo di non ridere e la irresistibile tentazione di ridere, mi sento cacciata dal Paradiso di quelli che sanno quando si deve ridere, da un mondo dove tutti hanno un proprio posto al sicuro all'interno della dinamica meravigliosa e invidiabile della serietà, ben strutturata nel mondo, un mondo molto serio dove chi ride non ci può stare e mi vien quasi voglia di lamentarmi e fare la vittima incompresa.

Ecco che arriva la segnalazione di questo piccolo libro. 

Vi avevo già parlato di Dario Voltolini. Un talentuoso scrittore. Ed è una persona che io conosco ormai da un anno e che considero (spero ricambiata) un nuovo amico.

Lui ha scritto tante cose complicatissime e sublimi, vi consiglio di googolarlo eventualmente per saperne di più. La frase più spesso pronunciata dagli addetti ai lavori ai suoi riguardi è: "senza dubbio, un genio. Un tipo strano". Quindi bene. Qualsiasi valenza ciò abbia. Molto bene.

Dunque questo genio strano, per così dire, ha scritto questo libro qui adesso. Per la casa editrice BookSprint, insieme al medico Lorenzo Bracco.

Il libro racconta la storia di uno psicoterapeuta e un suo cliente che fanno un viaggio in mare.

Ed è un libro che ho capito dal comunicato stampa essere anche: comico. Non solo, ma anche. Perché in una lunga psicoterapia, che è esattamente come il più angosciante, pericoloso, affascinante, magnifico, emozionante, spietato, dolce, debilitante, fortificante viaggio in mare aperto, in effetti, e ovviamente senza destinazione, a un certo punto è vero che si ride parecchio. 

Perché la vita, ammettetelo, fa ridere. 

I problemi fanno ridere. Anche il dolore. Qualche volta. Fa molto ridere. 

Ne sono sicura. Poi adesso vorrei capire cosa c'è scritto su questo romanzo. Perché questi semplici concetti che ho espresso io qui dovranno pur avere una forma incantatoria, interrogatoria e appunto geniale e strana alla maniera solita di Voltolini e del suo collega di scrittura, che io non conoscevo prima.

Un'altra notizia che forse volete sapere è che questo libro è stato segnalato da Marcello Fois e Silvio Perrella al Premio Strega 2013. Il che è interessante. Senz'altro un fatto curioso.

Oggi verranno annunciati i 12 candidati. Non so se ci sarà anche questo. Lo spero. Ma anche se non accadrà, la notizia è di quelle notevoli nella storia della letteratura. Questo è un anno strano per l'editoria, ne converrete. Un editore piccolissimo e sconosciuto. Un libro così, uno scrittore stranissimo, un dottore sperduti a ridere e a indagare la vita in mezzo al mare. Tutto questo ha un non so che di poetico e di molto divertente.

Ci sentiamo presto!






mercoledì 10 aprile 2013

Taccuino di caffè.




Ah, il mercoledì. Che giornata. Il mercoledì. Poi oggi qui pare un giorno di vera primavera. Il cielo è di un azzurro bellissimo, c'è una potenziale allegria ovunque. C'è tra gli impegni quotidiani e il fatto che la vita è il più dolce degli enigmi non è che sposti una virgola eh. Ma c'è. Ci guarda dalle finestre. E poi. Ma non è per spezzarvi il cuore. E poi pensavo che, guarda un po' che originale, noi però passiamo tanto, tanto, tanto di quel tempo attaccati ai nostri dispositivi. 

Non i "dispositivi umani definiti amore" (cit.). Come dice una delle mie canzoni preferite. Ma intendo proprio i dispositivi tecnologici. 

Sul mio tavolo tutti i giorni ho il pc. Come tutti voi. E il telefono, ovviamente. E due cuffiette. E non so quanti cavetti. E la stampante laggiù. E la macchinetta del caffè. Che Dio la benedica. E il tablet. E l'ereader qualche volta. E a breve il pacemaker poiché oggi per i troppi caffè mi è presa pure una deliziosa tachicardia all'improvviso. E adesso poi che lavoro insieme ad altra gente (wow!) ci sono anche le loro mille cose. I loro mouse. Le loro tastiere. I loro computer. Siamo dei robot!

Ho imparato a riconoscere, per esempio, le persone a seconda del suono del loro cellulare. 

Dico tuttavia che è fantastico! Senz'altro, è qualcosa di nuovo. E anche ai più scettici e bacchettoni toccherà ammettere che c'è dell'affascinante in tutto questo. 

Comunque era per introdurre  il taccuino di oggi. 

Pronti, partenza, via.

1) OMG. Guardate che cosa assurda. Mi ha commossa perché ogni tanto vorrei che anche il mio telefonino si comportasse come il suo. Enjoy. Qui.

2) MELTING PLOT. Non è per vantarmi, ma ho il privilegio di conoscere personalmente colei che ha ideato questo progetto. Ve ne avevo già parlato in un precedente taccuino. Si tratta di un'idea ambiziosa e geniale. Ed è tutto vero. Ed è qui.

3) DFW. La notizia è che Infinite Jest è uscito in ebook. Qui lo speciale Einaudi. W le buone notizie. 


Musica per tutto questo? The Robots. Disse, fissando lo schermo con simpatia.




domenica 7 aprile 2013

Caffè, tanto caffè, sempre più caffè.


Ho scoperto questo artista perché espone le sue opere a TUTTINFIERA che è la Fiera Campionaria di primavera del Lingotto qui di Torino, un posto magico e miracoloso che per varie ragioni amo frequentare da sempre.

Dunque dunque. 

Questa Fiera è cominciata ieri e dura fino al 14, la sto osservando un po' da vicino e vi dico che è molto carina. Infatti ho scoperto lui:


Michele Palano. Un artista che utilizza il caffè per realizzare le sue opere. Usa dunque il cervello con grande destrezza. Il caffè e il disegno, infatti, si sa, svegliano e arricchiscono i poteri creativi della nostra testa. 

Nella mostra per la Fiera i suoi disegni uniscono le donne e il caffè in una simbiosi bella.

Ma devo dire che da quando scrivo su questo blog mi capita continuamente di ricevere segnalazioni di tutti i tipi sul caffè. Ne ho accumulate tante, sto accumulando un po' di cultura al riguardo. Quando è così, capisco che è il caso di lasciarsi guidare da tutto ciò. Nella vita mi ostino a credere poco alle coincidenze, alle sensazioni e alle cose incantate ma del tutto incomprensibili. Dunque penso molto a cosa fare e ragiono, spesso invano, in modo cervellotico. Ma quando si tratta di scrittura e arte adesso ho ben pensato di lasciare anche un po' di spazio a queste bizzarre ispirazioni. Vediamo cosa succede.

Ad esempio, a Natale (o due Natali fa non ricordo più) avevo ricevuto in dono questo libro. Non fatevi ingannare dal titolo, La tazzina del diavolo, il caffè, a quanto pare, è una cosa buona. E in questo viaggio attraverso il mondo l'autore lo racconta e lo scopre come bevanda straordinaria, piena di storie e leggende, e bellezza e stranezze, capace di cose incredibili. Lo sapevate ad esempio che esistono preghiere dedicate al caffè, considerato in alcune culture capace di dare pace, ricchezza e prosperità? Ma poi altre cose, che vi lascio scoprire. 

Che carina questa cosa del caffè. Ringrazio tutti quelli che me ne raccontano un pezzetto tutti i giorni. Buona domenica sera.

sabato 6 aprile 2013

My name is Leonia.




Forse in tanti conoscete Le città invisibili di Calvino. 

Questo è uno di quei libri che leggo di tanto in tanto, per restare sveglia e viva e sentire che tutto ha un senso. E per gettare un amo alla mia immaginazione, chiederle se, per caso, è ancora lì, se è ancora capace di andarsene in giro, in posti nuovi e bellissimi. 

Come quando gli innamorati si chiedono: mi ami? A me viene da chiedere a questo libro, qualche volta, qualcosa, come: ci sei? Città invisibili, siete ancora lì, ancora & ancora, per me?

La risposta, naturalmente, quando è vero amore, è sempre sì. 

Ci sono tutte queste città fantastiche, inventate ma belle, bellissime, anche quelle che cascano a pezzi. In una parola, è un sogno meraviglioso che la voce di Calvino ti conduce a fare con lui. 
Nel suo regno. 

Io, personalmente, vivo per questo. Per questo tipo di esperienze. 


"La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra le lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello di apparecchio". 


Buon we.

mercoledì 3 aprile 2013

WrapBook!

WrapBook - copertine in tessuto.

Bello!

Questo è un taccuino del mercoledì speciale.

In questi giorni leggo molto questo libro, Grammatica della fantasia. Si tratta di una pietra miliare per la nostra letteratura, spero che lo leggerete sempre in tanti. 

E, in particolare, si parla del binomio fantastico.

Bionomio fantastico.

Che solo così sembra una bella cosa, suona bene, volendo anche senza saperne il significato. 

Ma il significato è: se prendi due parole, molto diverse tra loro, e le metti vicine, ne nasce una bella storia. Che, a ben guardare, è ciò che capita nella vita.

Infatti. Mi è capitato, per un caso fortunato, di conoscere questo progetto. WrapBook.

Prendete dunque due parole molto distanti tra loro. Con tutto il mondo che ci ruota intorno. Ad esempio, crisi e felicità.

E avrete questa storia virtuosa. Un gruppo di donne che hanno perso il loro lavoro nell'ultima fabbrica tessile chiusa in Val Chisone. E una piccola idea, a km 0, coraggiosa, semplice, piena di speranze. Non si sono perse d'animo e hanno cominciato a cucire queste copertine.

Dalla crisi a un po' di felicità. Se posso, contribuisco anche io. E faccio il mio in bocca al lupo a loro, che hanno pensato che, tutto sommato, i libri di carta meritano una protezione morbida e colorata.