giovedì 28 novembre 2013

Jimmy Liao.


Jimmy Liao, Una splendida notte stellata, Edizioni Gruppo Abele. 

Domani (venerdì 29 novembre) alle 18 in Via Pietro Micca 22, alla libreria Torre di Abele presenterò, insieme a Sara Bauducco e con la traduttrice Silvia Torchio, questo delizioso albo illustrato di Jimmy Liao. Qui, trovate un po' di info su di lui. Lui è uno famoso in tutto il mondo, vende milioni di copie etc. Ma vi dico che lo adorerei anche se fosse del tutto inedito.
 

Jimmy Liao ha dedicato questo libro ai "ragazzi che non si sentono in sintonia con il mondo". Ce l'ho! Poi aggiunge che c'è un'ansia di comunicare con il mondo, nei lavori di Van Gogh che hanno ispirato questo libro. Anche questa, modestamente, la sento vicina. E aggiunge Tommaso Montanari, nella prefazione: "amore impastato di ansia". Ecco. Questo libro, ho pensato, fa per me. Voglio raccontarlo ai lettori di questo blog. E alle persone, bambini compresi, che saranno presenti in libreria. 

Questa è la storia di una bimba. Per molto tempo vive con i nonni. Il nonno, per il suo compleanno le regala un piccolo elefante. La mamma, che vive in città ed è sempre molto impegnata, le regala un piccolo gatto. 

Questi animali, di colpo, diventano enormi. Lei si sente "strana". Fragile e sola. Anche se non lo dà a vedere. (Non vi racconto tutta la storia, non voglio, non posso, è brutto forse utilizzare l'imperativo ma: leggetela voi! Guardatela, ve lo chiedo per favore!). Però spesso questa bambina curiosa con un binocolo nelle case degli altri dalla sua finestra, per vedere cosa stanno facendo. 

In un giorno qualsiasi in autunno, il nonno se ne va.
(Però nella casa di fronte è arrivato un giovane inquilino nuovo).

E forse è lo stesso nuovo compagno di scuola. "Era molto schivo e non salutava mai nessuno di sua iniziativa. Tutti i compagni lo consideravano strano, ma io lo capivo. Anch'io, in alcune occasioni, non avevo voglia di parlare". Ora, io ho promesso a me stessa di non raccontarvi poi troppo dei fatti miei su questo blog però...

Dovete sapere che ero una bambina così. Molto, troppo, infinitamente silenziosa. Non ero capace nemmeno di guardare le persone negli occhi, me lo ha insegnato a forza un'amica alle medie. Ero timida, non volevo stare in compagnia. Però leggevo. E pensavo parecchio. "A volte lo osservavo mentre, sereno, leggeva in un angolo della libreria, completamente immerso nel suo mondo". 


Come loro. Come lui: "rifiutava sempre l'aiuto degli altri, come se stesse bene soltanto in solitudine". 

"La pressione dello studio a volte era tale che ci sarebbe piaciuto scappare, ma non sapevamo dove".  

Pian piano questi due bambini solitari e silenziosi diventano amici e cominciano a parlare. Le amicizie dei bambini sono esclusive e sincere. Sono vere, sono uniche: le rivoglio indietro in forma adulta!! "Mi aveva raccontato che aveva traslocato tante volte. Trasloco dopo trasloco, alla fine non sapeva più quale fosse la sua casa". 

Il bimbo è un lettore di storie. Un giorno il suo libro preferito scompare... si scopre che va a finire su un grande albero, e ne succedono anche altre di disavventure. Al punto che alla fine si decidono: basta, lasciano insieme la città! E prendono un treno. Iniziano a esplorare il mondo e questa parte è bellissima: LA DOVETE VEDERE.  


E insomma a un certo punto il bambino deve partire. Lei ovviamente è molto triste. Non vi dico come va a finire. 

Ma non potevo chiudere questo post senza segnalarvi anche due suoi lavori, sempre per lo stesso editore.
La luna e il bambino. Una storia struggente. 

Dunque, il concetto è: cosa succederebbe se la luna smettesse di sorgere. Un disastro.


Sarà un bambino a ritrovarla. Un bimbo che ci si affeziona parecchio, alla luna. 

Se la porta un po' ovunque. 

Ma c'è un lieto fine che, grazie ai pessimi mezzi fotografici a mia disposizione, non potete leggere. 

A me poi piace tantissimo lo stile di scrittura. Tradotto molto bene da Silvia Torchio. Poetico, inciso nella polvere di stelle, strano. Solo gli orientali osano scrivere così. 

E infine lei. Questa storia di questa bimba che perde la vista. La prima volta che l'ho letto me lo aveva fatto scoprire un'amica molto esperta di cose belle, Ilaria Urbinati. I lettori di questo blog la conoscono molto bene :) Una super-illustratrice. 

La voce dei colori.
La dedica dice: "ai poeti". Così i bambini capiscono che c'è bisogno anche di qualcosa di indecifrabile.  


Questa ragazzina di 15 anni un giorno non riesce più a vedere il mondo fuori, comincia un viaggio in un altro mondo, quello interiore che si intreccia con la realtà. L'immaginazione prende il sopravvento su tutto. 

Ma lei deve pur fare i conti con la vita vera, e in questo racconto si scopre come si può fare. Ci sono anche qui un sacco di riferimenti alla storia dell'arte e allo strabiliante potere delle immagini sulla nostra esistenza. E al potere dell'ingegno, dello scintillio della mente e del cuore per trovare "sempre una via d'uscita". 

Non solo dalla metropolitana.
 

Veramente ora io non so che dire. I libri, come le persone, ti cascano in testa qualche volta. Mi è successo ieri con un piccolo libro assurdo, di cui vi dirò, in una libreria milanese. E in un certo senso mi è successo con questi straordinari lavori di Jimmy Liao. Come il lavoro di un uomo di Taipei possa influenzare a tal punto il giovane cervello di una blogger torinese è un vero mistero. 

Ma ora io mi sento diversa. Queste immagini, questa tenerezza, sono adesso parte di me.

Ci tengo che diventino anche parte di voi!

Buona lettura!!

mercoledì 27 novembre 2013

I love Milano. E ancora un po' di Bookcity.

Se dovessero farmi una radiografia al torace tutte le volte che vado a Milano, il mio cuore restituitebbe questa immagine qui. Può esser successo qualsiasi cosa prima, ma poi quando sono da quelle parti - e mi basta anche già la stazione per essere felice a volte - mi sento così. Cioè abbastanza bene. Cioè come in questo dipinto di Giotto.

Ancora un po' di BOOKCITY. Alla Mondadori Duomo io ho dei posti segreti dove mi vado a rintanare appena possibile. Sapere che da quelle parti capitava Mario Desiati, che è uno scrittore che conosco e leggo da molti anni, mi ha fatto piacere, e sono andata ad ascoltarmene un pezzettino.
Prima ho incontrato Mario per un velocissimo saluto. Eccolo in una posa vip con una intervistatrice. Bellissime le domande e le risposte ma non posso riferirle, sono di proprietà di lei che al momento non so chi è. Vabè, mi sto perdendo in un bicchiere d'acqua. Il romanzo si chiama Il libro dell'amore proibito. Per una come me che è in cerca di risposte alla domanda "che cos'è l'amore", totalmente invano visto che nessuno risponde, ma in buona fede poiché nessuno ci capisce niente di niente, questa comunqe potrebbe essere una buona lettura. Speriamo.

Dopodiché, mi sono addormentata su una poltroncina. Vorrei compiacermi di soffrire, oltre che di discalculia, anche di narcolessia, ma mi hanno fatto notare che si tratta di banale stanchezza e distrazione. Ed è giusto rimanere infatti con i piedi per terra, e giuro che io ci provo tanto, non sapete quanto. Però è anche vero che è colpa della vita se poi riparto con le fantasticherie. La vita mi offre i miracoli su un piatto d'argento, non posso quindi rifiutare così una concezione del mondo in cui le magie esistono. Al mio risveglio, infatti, ecco chi mi vedo di fronte: Aldo Rock!!! Se siete tra i pochi che non sanno chi è Aldo Rock, eccovi una yahoo answer in proposito, qui.
In effetti Aldo Rock non era poi il frutto della mia fantasia. Per quanto sarebbe stato possibilissimo. Ma si trovava lì in veste di presentatore di questo libro: Corro perché mia mamma mi picchia. Ad averci anche dei motivi meno strani, sarebbe comunque bello appassionarsi alla corsa. Per me è così. Io non so perché corro. Forse per capire cos'è l'amore. Bah, ci penserò. Leggerò comunque il libro appena possibile. A proposito di corse, non riesco a stare ferma un momento a raccogliere le idee, sono sempre in giro, conto di ricominciare a leggere e a raccontarvi delle mie letture, non vedo l'ora e spero in qualche maniera - come è avvenuto il miracolo di Aldo Rock - che accada anche questo. Che accadano cose belle, SANTO CIELO!



sabato 23 novembre 2013

Il senso di IoScrittore (e le idee chiare). Bookcity Milano #2



Tornata a casa, nell'eterna lotta mentale e fisica con le bustine preconfezionate di soia che - seconde solo a whatsapp - rappresentano il male della società contemporanea, e senz'altro della mia esistenza, ho ripensato alla giornata di oggi a Milano.

Ah. Torno anche domani, a Bookcity. Volevo dormire lì ma poi mi è presa la sabaudade. Cioè la nostalgia di casa. No, non è vero. Ho deciso così senza ragione, comunque non ha molta importanza la mia logistica. 

C'è da dire che io a Milano sto sempre bene. Mi pare di vivere una iper vita, più intensa di quella torinese. Non migliore, solo diversa. Dovessi dire dove mi sento più a mio agio, direi proprio a Milano, non so perché. Ci sono punti della città che conosco da molti anni, che mi restituiscono bellissime sensazioni, più ancora di quelle di casa. Che poi cosa vuol dire "casa"? 

Ma se su tutti questi temi importanti: la casa, la vita, l'amore etc. non ho mezza certezza in croce che sia una, su altre questioni sto maturando un sistema di valori incrollabile. Ad esempio sulla serietà di tutto ciò che ha a che fare con i sogni e le speranze degli scrittori.

Ad esempio, io sono una esordiente. E su di me, come su migliaia di altri, poteva avventarsi qualsiasi squalo, e invece ho trovato un editore serio, che non chiede denaro, che fa il contratto, che paga gli anticipi. Ecco, intendo su questo genere di questioni lavorative, ho le mie idee precise.

Tanto è vero che ormai, rischiando sulla mia pelle, evito qualsiasi trappola e scelgo di parlare su questo blog solo delle cose che ritengo serie, come anche scelgo di lavorare a cose serie, prestando il mio servizio (seppure imperfetto) solo a progetti che mi sembrano validi e che non abusano dell'innocenza e della sprovvedutezza degli scrittori. E io, modestamente, di queste cose me ne intendo. 

IoScrittore, quindi, ha questo di bello: è una cosa seria. Ho lavorato per qualche giorno all'account twitter e - per quanto nelle corse di queste giornate in cui un fungo allucinogeno non avrebbe fatto di meglio - ho davvero riscontrato molti punti di interesse e di valore. 

Vi rimando all'account @IoScrittore dove trovate parte della mia attività di oggi. E vi lascio qui sotto un pezzetto della dichiarazione di Stefano Mauri, che è presidente del gruppo editoriale promotore dell'iniziativa, Mauri Spagnol: (per tutto il resto, buonanotte e a domani).

In un'arena affollata di iniziative che vanno dal dilettantesco al truffaldino ci fa piacere che il MIBAC abbia voluto premiare con il suo patrocinio una e forse l'unica esperienza davvero gratuita e seria di scouting on line capace di coniugare l'assoluta meritocrazia democratica che la rete esige con la capacità editoriale di primarie case editrici che in questa innovazione mettono tutta la loro esperienza e capacita. Con ciò aiutando gli aspiranti scrittori a distinguere IoScrittore da iniziative improvvisate o 'fredde' o estemporanee. Sino ad ora dopo cinque anni i partecipanti hanno guadagnato più di 200.000 euro in royalties, pubblicato numerose opere, perfezionato considerevolmente i loro manoscritti, raggiunto le classifiche di vendita e in alcuni casi anche ottenuto recensioni lusinghiere (Tarantino è stato addirittura avvicinato a Gadda). I loro libri hanno aperto tante porte a volte consentendo agli autori di realizzare i loro sogni, fondare associazioni di beneficienza, sbarcare sui mercati europei pubblicati dai migliori editori. Molti dei vincitori non avrebbero avuto l'occasione, il coraggio, la forza di entrare in una casa editrice senza il torneo. Molti dei perdenti ci hanno ringraziato per l'esperienza che li ha arricchiti e messi nella giusta direzione, ottenendo poi anche altrove pubblicazione e prestigiosi premi. Ma sentendo i giudizi degli iscritti l'esperienza più importante e formativa è partecipare. L'importante è che i concorrenti imparino quel che noi sappiamo: l'editoria seria richiede pazienza, lavoro, capacità di mettersi in discussione e entusiasmo".

Aspettando @IoScrittore. Bookcity Milano #1

Ieri sera ho avuto un'illuminazione. Ed è questa: e pazienza. Whatever. Ovvero, la vita è così contorta, ma abbiamo scelta?

Quindi sono saltata sul primo treno per Milano. Al caffè del treno mi è presa una certa struggente malinconia. Guido Gozzano in confronto a me oggi era un burlone. E pazienza. La giornata è grigia e il duomo malatino pieno di impalcature. E pazienza. Whatever.

Mi ritrovo nello stesso luogo di un anno fa. Ero qui. A raccontare di etica e bookblogging. Mi sono rifugiata nello stesso punto della Mondadori Duomo. Per capire cosa è cambiato in un anno. Io non riesco a capirlo. Nella mia vita tutto. Ma nel mondo dell'editoria? Per questa ragione vado ad ascoltare gli eventi di Bookcity. In particolare, un Digital Seminar, e successivamente la premiazione di Io Scrittore. Mi vien da dire, ma così a caldo, che forse si iniziano a "vivere" più semplicemente i grandi temi su cui un anno fa ci si interrogava, ci si accalorava, ci si accapigliava. Ovvero: quale sarà il futuro dell'editoria? Ci si chiedeva uno e due anni fa. Quello di oggi, quello che ascolterò, probabilmente è la risposta.

Che gioia no?

Mentre aspetto gli appuntamenti del pomeriggio, lavoro un po' e ascolto il consueto convegno sul bookblogging. A me è parso un appuntamento di consolidamento, di riflessione, in effetti meno calda, più pacata. Sì, beh, poi, naturalmente, è scattato il dibattito (sul grande tema del mercato culturale, pubblicità, crisi economica, etica e bookblogging)!!

Questo è il Digital Seminar. Ora, in questo preciso momento, sta parlando Claudio Semenza, responsabile editoriale di MSN, ed è interessante perché sposta il focus e racconta in modo fresco di come è cambiato molto rapidamente il modo di comunicare e scrivere in poco tempo. In particolare, sta analizzando la twitter-scrittura. Cambia il modo di scrivere, ma soprattutto di promuovere le cose. L'unica cosa che conta, è però sempre la qualità dei contenuti. Questo mi pare il mantra di tutto.

Ma prima di tutto questo, in sala stampa, c'è stato questo momento meraviglioso in cui quel  violinista suonava spargendo musica nel silenzio. Io, come ben sapete se leggete questo blog, non so cos'è l'amore. Chiedo alle persone se lo sanno e nessuno risponde. Ora basta, smetto di chiedermelo. Ma questo momento, credetemi, ci si avvicinava tantissimo a una qualche vaga risposta. W la RAI.

Bene. Nel mezzo di tale saliscendi emotivo, sto aspettando la premiazione di IO SCRITTORE: resistete incollati a questi schermi che dopo ve la racconto. Vediamo un po' cosa succede.

venerdì 22 novembre 2013

Bookcity, IoScrittore, Milano, Digital Seminar e molto altro ancora!


Sono viva eh. Credo, almeno. Qualcuno me lo ha chiesto ultimamente. Avere un blog è fantastico. Non puoi neanche far finta di morire in pace. D'altronde, "si muore un po' per poter vivere" diceva qualcuno. Anche D'Annunzio faceva le prove dal morto al Vittoriale. Detto questo, Tazzina-di-caffè è vivissimo, stravivo, solo ho dilatato un pochino i tempi. Ci sono delle ragioni per tutto ciò, ma questa è un'altra storia.

Comunque eccomi qua. Sto traslocando. E nel gerundio, c'è tutto il tempo dilatato e il salto nel buio tipo Alice in Wonderland di questa cosa. Odio traslocare. Mi prende un'angoscia, mi perdo in un bicchiere d'acqua. Faccio delle cose senza senso, non mi abituo, lascio tutto lo spazio alla paura. Prego - la faccio entrare nel posto nuovo prima di me - si accomodi. Benvenuta alla mia tavola. E insomma per chi ha un po' seguito questo blog di recente: comincia per davvero la mia vita da sola.

Diciamo che me la sono passata meglio nella vita. Ma anche molto peggio. Quindi ok. Siamo in un ballo, bisogna ballare. Ballare tantissimo. Soprattutto. Ma anche un po' lavorare, e pensare ai libri, ne converrete.

Se poi si tratta di qualcosa di davvero interessante, mi vien da dire che la vita può anche riservare momenti di curiosità. E meno male, va. Visto che è appena andato via da casa mia l'idraulico perché qui si era allagato tutto, e nevica a novembre, e altre amenità (mi piace lamentarmi, come tipico di molti blogger di oggi).

Badate che seguiranno innumerevoli post, su questo genere, relativi alla esperienza di una signorina che vive da sola a Torino (io) e come in tutto questo i romanzi letti ma spero anche scritti, insieme al caffè, mi sosterranno completamente e definitivamente in tale ardimentosa avventura.

A proposito di libri, lavoro, avventure e sperimentazioni belle in ambito editoriale, vi segnalo questi eventi che si terranno domani a Milano. 

 Perché voi sapete vero che a Milano c'è BOOKCITY, #BCM13 che Dio la benedica?!

Si tratta di un doppio appuntamento, ciò su cui vorrei farvi concentrare. 

Il primo è con il DIGITAL SEMINAR. Alle 15 a Palazzo Reale (sì dove c'è Warhol). Riflessioni sul futuro della lettura e della scrittura. E qui verranno, tra le altre cose, e tra gli illustri ospiti (per i quali vi rimando al link) anche date le risposte alle domande dei lettori, raccolte recentemente sul sito di Io Scrittore.

Le domande, a dire il vero, non mancano mai. 

Seguirà, in Sala Conferenze, la premiazione dei 10 finalisti del Torneo Letterario Io Scrittore. Cos'è? Se non lo sapete già, è una cosa seria.

Si tratta di un vero torneo, per l'appunto, in cui i 300 partecipanti hanno espresso oltre 5000 valutazioni sulle opere pervenute. Una gara letteraria, promossa dal Gruppo Mauri Spagnol per decretare 10 romanzi vincitori: per questa IV edizione, le 10 opere in finale saranno pubblicate tutte in ebook. E ci sarà un premio speciale Under 30 di Vanity Fair.

Ora. Come spesso anzi direi sempre accade in queste occasioni c'è un account twitter che racconta l'evento. Questa volta tocca a me, quindi se seguirete @IoScrittore nella giornata di domani sapete con chi prendervela per gli strafalcioni (#sapevatelo che a Bookcity si lavora con il cuore che palpita e correndo e come sapete io amo la corsa...), ma saprete contestualmente anche a chi rivolgervi per info e spero per un po' di adrenalina letteraria in diretta!

Ci sarà una prima parte dunque più di cronaca - il seminario - e una seconda parte più emotiva, per così dire, relativa alla premiazione che in quanto tale mette in gioco sfaccettature diverse dell'animo umano.

Bene.

Quindi. State collegati. Personalmente, non ho mai partecipato a un'iniziativa del genere, per questo anche, oltre che per ragioni professionali, cercherò di tenere le antenne dritte e non perdermi neanche un dettaglio. 

Vi abbraccio, oh voi che leggete nonostante le mie pause e intermittenze cardiache. 

p.s. importante: i commenti non mi arrivano più, da mesi. Mi dispiace davvero tanto. O meglio, arrivano, ma non riesco a pubblicarli e a risolvere questo disguido. GRAZIE a chi mi scrive anche su fb, in privato, relativamente ai post benché non più tanto numerosi. Presto o tardi troverò il modo di traghettare questo blog su un sito e sarà tutto più facile, nel migliore dei mondi possibili!

Allora a domani. A Milano, città adorabile. W Bookcity!

mercoledì 13 novembre 2013

I giovani, la lettura, la sacralità, il calcetto, il romanticismo, Eliot, il caffè etc. etc.


Ieri, al Collegio Universitario Renato Einaudi di Torino. 

Per la rassegna Ti presento un autore, a raccontare del Metodo della bomba atomica, e di altre amenità.
Guglielmo Zanchetta è un giovane di belle speranze che ha condotto una delle presentazioni più belle della mia vita. Laureato in Scienze strategiche (eh? Ah, i giovani d'oggi che robe strane), pareva un letterato ormai consumato e raffinatissimo e ha colto del mio romanzo aspetti oscuri a me per prima. Ha inoltre tirato fuori una citazione di Eliot calzante e bellissima sui "tre nomi del gatto". Che riporto a vostro beneficio e che lui ha ravveduto adatta a proposito delle molteplici identità dei miei personaggi, e di me come "autore", poiché la rassegna prevedeva di conoscere non solo i libri, ma anche chi li ha scritti. Eccola: "Quando vedete un gatto in profonda meditazione, la ragione, credetemi è sempre la stessa: ha la mente perduta in rapimento e in contemplazione del pensiero, del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome: del suo ineffabile effabile effineffabile profondo e inscrutabile unico NOME". Grazie Guglielmo! Gli ho chiesto di regalarmi il foglio su cui aveva appuntato questa intervista, per ricordo, perché mi ha colpita molto. W i giovani. (Nel'immagine, una caffettiera del collegio, lasciata lì per caso).

E fu così che fui trasportata, prima dell'incontro, da Guglielmo stesso in veste di Cicerone, in una appassionante e a tratti allucinante visita guidata al Collegio Universitario. (Grazie ancora di cuore a Francesca Cerutti per avermi invitata!). Oh, guardate che romanticoni, i giovani. Disegnano cuori sui muri. Ottimo spunto per la mia nuova casa, pensavo, mentre fotografavo tutto, sperando in questo modo di confondermi tra di loro, in quanto persona profondamente digitale, fotografa e 2.0.

Ciao mamma, sono su una bacheca dell'Università, insieme al cartello VIETATO FUMARE!! Yea.

Dopodiché, ho visitato una vera "stanza di studenti". Buia e oscura come una tana del lupo, piena zeppa di giovani in pantofole. Dopo i primi convenevoli, mi sono intrattenuta a chiacchierare un po' con la pregiata squadra di calcetto "Gli evirati arabi" (nome provvisorio). Ma quando mi hanno offerto goliardicamente una birretta, ho capito che forse era il momento di salutare, e tornare nelle mie vere vesti di autrice seria e professionale.

Per questo gesto di maturità, ho guadagnato un piccolo florilegio di regali. Tra cui una maglietta! 

Il rituale di firmare la locandina mi è piaciuto molto.

Quando ho visto questo assetto, ho pensato: troppo serio per essere vero. Ora mi toccherà davvero "avvicinare i giovani alla lettura". Nessun problema, sentivo in effetti di potercela fare. Il bello è stato poi notare che il pubblico presente, non molto numeroso ma di qualità, era composto per lo più da agguerritissimi anziani, tra cui un vero... ermeneuta (sic.), che ho senz'altro avvicinato alla lettura, tuonandoli di parole! Però quei pochi meravigliosi giovani che c'erano, mi hanno spezzato il cuore per la loro attenzione, competenza, rispettosità e forza d'animo nell'organizzare questo tipo di incontri e nell'ascoltare. Sono veramente la forza del nostro Paese, e lo dico fuori di retorica. Tra loro, poi, c'era un giovane ingegnere che - al temutissimo momento delle "domande dal pubblico" - ha rilevato alcune analogie tra il mio stile di scrittura e quello di John Steinbeck. Sul serio. Questo mi ha commossa ed è stato il miglior modo, se non di avvicinare loro alla lettura, senz'altro di riconciliare me con l'Universo e con il desiderio di continuare a scrivere, di più e meglio.

Mi hanno offerto un buon caffè, su un vassoio vintage (cioè dei miei tempi) del Mulino Bianco in pieno stile-collegio. Momento che ho semplicemente adorato. 

E poi questi due giovanissimi ragazzi hanno letto brani del libro: mi fa sempre un certo effetto, e non finivo di ringraziarli. 



Considerazioni a margine. Il mondo dei libri è il più grande mistero - dopo l'amore e il funzionamento dei termosifoni di casa mia - che io conosca. 

Giusepe Culicchia, nel suo ultimo libro, scrive che il fatturato dell'intera editoria italiana è pari a un singolo prodotto della Ferrero, prevedibilmente la Nutella! Capirete bene quanto sia arduo avvicinare, non solo i giovani, ma chiunque alla lettura, considerando che non si può spalmare su nessun tipo di panino.

Perché leggere è difficile. Bello, magnifico, ma faticoso. Come amare. Fa sanguinare i polsi, diceva qualcuno. Fa morire di stanchezza. Ti uccide un po'. Leggere, come scrivere. Come amare. 

Ci sono scelte - come amare, o restare da soli, o leggere, o scrivere - che non sono scelte, sono cose sacre. 

E le cosa sacre e sublimi è complicato spiegarle. Accadono semplicemente. Ti attraggono, ti chiamano. Si avvicinano i giovani a questo nelle maniere più impensate. Forse con l'esempio. Si diventa responsabili. Non so onestamente se ci sono riuscita ieri. Se ci riesco con questo blog, o nel mio proselitismo quotidiano, nei bar, sui treni, negli uffici che frequento. Boh. Ai posteri l'ardua sentenza. Ma devo ammettere che non mi importa molto. Mi importa piuttosto di aver dato un senso a quelle ore lì, ieri sera. Di aver portato a compimento qualcosa. Di aver scelto di amare, di stare sola, di leggere e di scrivere. Di non aver scelto, anzi, ma di aver notato la sacralità di tutto questo, e di raccontarla a chi ha voglia di ascoltare. 

Buona lettura allora e a presto con altre fantastiche avventure!!