martedì 28 gennaio 2014

Taccuino-di-caffè




Ormai, leggere quotidianamente gli "status" di Facebook altrui è pratica comune, e consolidata.

Con ogni probabilità, la maggior parte di noi assimila una quantità maggiore di tali esternazioni rispetto agli articoli di giornale, alle pagine dei libri, addirittura alle mail.

A me capita di perdermi in questo labirinto di frasi, pensieri, stati d'animo: è difficile trovare un criterio di scelta, e arginare la proliferazione di parole.

Di tanto in tanto, però, qualcosa o qualcuno mi colpisce più di altri. L'ultimo status a catturare la mia attenzione è stato questo, dello scrittore Fabio Geda:

Pensavo, l'altro giorno, che ho impiegato quarant'anni a capire che i racconti mi piacciono quanto i romanzi. Ma alla fine l'ho capito. E ora, be', ora ho un mondo intero di racconti mai letti che mi aspetta; improvvisamente mi sento come avessi quindici anni e avessi appena scoperto i Pink Floyd #megliotardichemai

 Mi ha colpito perché anche per me è un po' così. Non che non leggessi racconti, prima. Ma solo di recente - con ogni probabilità anche dopo lo sprone del premio Nobel 2013 per la Letteratura conferito all'amatissima (da me come da tanti) Alice Munro, suprema genitrice di splendidi racconti - ho capito che non solo i medesimi mi piacciono, cosa che sapevo già. Ma che mi piacciono almeno quanto i romanzi. Proprio come scrive Geda. Il che è diverso. Che è una scoperta, anche interiore, una piccola epifania da lettrice che mi ha fatto riflettere. Ed entusiasmare. E aprire nuove porte.

Contenstualmente, forse potete immaginare che, avendo un blog di libri e affini amenità, si ricevano segnalazioni (di libri e altrettante amenità) con una certa (impressionante e crescente a dire il vero) frequenza. A me questa cosa piace, e al contempo è fonte di meditazioni.

Ricevo decine di segnalazioni al giorno, se si esclude l'invio spontaneo di manoscritti. 

(Ne approfitto però per ricordare che non sono una casa editrice, né la redazione di un giornale, né un'azienda).

Il criterio di scelta dei post da scrivere è quindi la qualità, naturalmente. La qualità che personalmente posso ravvedere nelle segnalazioni a me rivolte. 

Ma non solo. Sono pur sempre una persona, singola e sola. E faccio fronte, senza compenso alcuno, a questa miriade (credetemi non esagero) di invii, spedizioni, comunicati stampa, lettere, confessioni, richieste di lavoro (sic!), speranze, sogni, paure e sfoghi di ogni genere etc. Faccio del mio meglio per rispondere a tutti. Con tempi e modi compatibili con la mia vita.

E insomma, per mettere insieme dialetticamente la prima parte del discorso (hei mi piacciono i racconti tanto quanto i romanzi!) con la seconda (hei ho centomila segnalazioni e mi sento perennemente, tragicamente in colpa verso l'universo intero...) ho deciso di adottare un criterio semplice, il più semplice, umano e naturale possibile. Raccogliere qui nella mia rubrica-taccuino i libri di cui recentemente mi hanno parlato alcuni amici. 

Per inciso. (Ieri sera ho visto il film Hannah Arendt di Margarethe Von Trotta e lei, insomma la cito così come noccioline, ma a un certo punto dice una frase tipo: "io non amo un popolo, io amo i miei amici": ebbene, prendete tutto questo con le pinze e la dovuta leggerezza, ma in fondo anche nelle umili scelte di chi, fino a prova contraria, Hannah Arendt non è, il metodo delle scelte della vita è poi quello. A un certo punto, si scelgono gli amici, e tutto il resto decade, vale meno). 

E dunque. Amici diversi mi hanno parlato bene di libri diversi, alcuni dei quali sono, per l'appunto, piccole raccolte di racconti (scritti da donne che non conosco ma che, a detta dei miei amici, sono valenti e coraggiose). 

Perché pensavo, un blog come questo, come anche la vita "mentale" e la costruzione del bagaglio culturale, emotivo ed esistenzale di una persona è fatto di curiosità intime, sensazioni privatissime, scale di valori individuali e scelte personalissime, ma anche, inevitabilmente, di consigli, e, soprattutto, di relazioni e rapporti umani (cui Natalia Ginzburg tanto per dire ha consacrato uno dei suoi scritti più limpidi e meravigliosi contenuto ne Le piccole virtù). 

Infatti sto imparando adesso, alla bella età di 30 something, che gli amici sono davvero importanti. Davvero tutto. Sono il calore e la forza di una famiglia. E se ne ha bisogno, come credo tutti, proprio come si ha bisogno di mangiare e dormire. Quindi grazie amici. 

Ed ecco i libri che di recente ho scoperto grazie a loro.

1)  Come avevo raccontato qui, ho lavorato a novembre al live twitting (!) della premiazione di Io Scrittore, il torneo letterario del gruppo Gems. Ed ecco a voi il mio, di premio. Il romanzo vincitore dell'edizione 2013 del torneo stesso. In effetti, meritava la vittoria. A essere sincera, non l'ho ancora finito, perché leggo più libri contemporaneamente, e pianissimo. Ma ho scelto di segnalarlo insieme agli altri perché quel che ho letto mi è bastato per desiderare (lentamente) di continuare. Una storia italiana lunga 40 anni, che sfiora un tema delicato, prendendo le mosse dal terrorismo a bagno in una cupa Roma anni Settanta, niente di più e niente di meno e si arriva all'attualità attraverso viaggi intorno al mondo e forti sentimenti. Lettura seria e profonda. Che fa pensar bene dei concorsi letterari.

Vittorio De Grassi, Le colpe degli altri, IoScrittore


 2) Strani casi della vita mi hanno portato tra le mani questa piccola raccolta. Lei è una donna giovane, classe '78, ed è Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia. Eppure, mi viene da dire nonostante le asperità del suo mestiere, si è impegnata negli anni a scrivere questi racconti, che mi sono capitati da poco sulla scrivania, e ho cominciato a leggerli, viaggiando anche qui dalla contemporaneità ad altre, insospettabili, epoche storiche. Ciascuno è una storia di amore e dolore. C'è un mondo dietro. "Di sole non ce n'è mai abbastanza" è la suggestiva frase che la scrittrice ha letto una volta sulla scritta al neon di un ristorantre messicano in provincia di Cremona. Che cosa strana: mi ha ricordato i lavori di Mario Merz. E quel che appare è un volenteroso attaccamento alla scrittura, forse anche come rifugio rispetto alle complessità della vita. Una cosa che mi ha colpita è il caso che predomina in pressoché tutte le storie. Da quando, a 15 anni, ho scoperto i film di Kieslowski, questo tema mi ha sempre ossessionata. 

Cristina Cappellini, Di sole non ce n'è mai abbastanza, Aletti Editore.





3) Racconti-lampo, brevissimi, adorabili, tutti che portano un nome di persona come titolo. Alcuni di questi nomi sono così calviniani da commuovere. Zara... Come dice il titolo, sono racconti il cui centro è proprio il senso della liberatoria cattiveria che i personaggi in un certo senso sfogano con liberatoria fierezza. Obbligatorie perché, lo vedrete, non lasciano scampo né altre possibilità. Lo definirei uno spensierato concept-book. Delizioso.
4) Come sapete, adoro gli albi illustrati per bambini e ragazzi. Trovo che siano oggetti capaci di aprire mondi più di altri. La vita può essere straordinariamente cattiva, a volte. Per citare il libro precedente, ed è proprio vero. Gli albi illustrati per me sono il balsamo che lenisce questa fatica di assorbire la cattiveria e restare gentili. La mia gratitudine di lettrice è assoluta, ed è tutta per loro, gli autori e le autrici di questi universi disegnati, semplici, complessi ma clementi. Perché la cattiveria, benché obbligatoria, sono convinta, non serve a niente. Con l'occasione di questa segnalazione, ne approfitto per ricordare che qui a Torino, alla GAM, c'è una stupenda mostra su Renoir, che è al centro di questa edificante avventura. 

Francesca Pascale, Le avventure di Sbuccia e Puntino, IdeaBooks.



 Musica per tutto questo? (Do U need anybody?).





2 commenti:

Unknown ha detto...

Anche io ho riscoperto da poco i racconto che prima snobbavo in continuazione. E' stato merito del mio professore di letteratura inglese all'università. Ci ha obbligati a leggere "Capricci del destino" una raccolta di racconti di Karen Blixen e me ne sono innamorata!
Quando avrai un po' di pace leggili (se non l'hai già fatto) sono magici :)

Letizia Pizzarelli ha detto...

Più si legge più ci si rende conto di quanto si deve migliorare se si vuole scrivere. Io non avrei il coraggio di sottoporre nulla al vaglio di nessuno e sarà così almeno fin quando non avvenga in me un piccolo miracolo di coraggio. La mia scoperta più grande è stata quella di rendermi conto che amo leggere tanto quanto scrivere qualsiasi cosa. Quando prima invece mi limitavo con ciò che comunemente veniva considerato di qualità, snobbando gli ultimi arrivi nel campo editoriale. Insomma un mondo che si è aperto, tanto tempo fa :)