martedì 31 maggio 2011

Tazzine d'autore.

Buongiorno! Oggi è una giornata fresca, come è fresca e limpida anche l'autrice di questa nuova tazzina d'autore.

Lei è Marta Pavia e Parlapà è il suo bellissimo blog. Un blog "a tema" dove il tema sono le etimologie delle parole. Di ogni singola parola, Marta scopre le origini e i significati e poi la fa vivere con piccoli racconti, sensazioni, ricordi.

Marta è una studentessa giovanissima, una ragazza gentile e forte ed è una musicista: io poi l'ho sentita anche cantare una volta Creuza de ma e mi ha semplicemente commossa.

La sua passione oltre alla sua gatta Zazie sono le zucche, su cui ha anche scritto una tesi di laurea: il suo nickname su twitter infatti è @Zuccaviolina :)

Conoscerla, per me, è stato un bel regalo e questa è la sua tazzina d'autore: grazie mille Marta.

C'era una volta una bambina, che per comodità chiameremo Maria. Quando non conosceva una cosa, ne domandava subito il nome.

«Questo come si chiama?»

«È un rastrello, Maria, un rastrello.»

«Ras-tre-llo. Bene. E perché si chiama così?»

«Che domande, perché...è così e basta.»

Ma Maria sentiva che il nome delle cose era più di un semplice insieme di suoni, che nascondeva un significato profondo, come una formula magica, e che a conoscerla davvero avrebbe potuto vedere ogni cosa in modo più chiaro.

Così, crescendo, ha iniziato a collezionare parole. Perché lei poteva sentire lo scroscio dell'acqua nella parola ruscello, un canto soave nella parola allodola, una dolcezza infinita e atavica nella parola mamma. Ed era sicura, dentro di sè, che alcune parole fossero più antiche di altre: che mano, piede, uno, due, dovevano essere sempre esistite. Alcune le parevano molto potenti e le facevano quasi paura: la prima di queste era morte, ma anche amore, futuro, desiderio.

Un giorno, per caso, seppe che proprio desiderio derivava dalla pratica antichissima di guardare le stelle, le sidera, in latino, e cercare di trarne gli auspici per il futuro. In quel momento, le scoppiò dentro la sensazione dell'immensità del cielo, grande come la volontà umana. Sentì chiaramente in quei suoni la forza dell'ostinazione, della speranza, della gioia grande di chi scopre di essere stato accontentato. Poi vi ascoltò la delusione e il senso di vuoto di chi sa che ha perso qualcosa per sempre. Desiderio, ora, era tutte queste cose.

Quella parola, come molte altre, non l'ha mai più abbandonata.

7 commenti:

Sara Giorgia ha detto...

commento anche qui, vi spammo ;)
l'etimologia di desiderio non la conoscevo, ma mi ha commossa. e che bella scrittura, linda, trasparente, semplice. grazie Marta.

noemi ha detto...

@Sara :) :) spero che Marta legga il tuo commento!

Zuccaviolina ha detto...

oooh, sì, l'ho letto...ma grazie, sono commossa anch'io. *_*
Un bacione care blogger-amiche.

Anonimo ha detto...

Vorrei commentare con i versi di una canzone: "Sei scesa da una stella desiderio quella sera a Torino, traducendo iscrizioni in latino"...(http://www.myspace.com/dariodeseppo/music/songs/Mi-hai-insegnato-live-59411883)

noemi ha detto...

@dariodeseppo: :)

Zuccaviolina ha detto...

@dario: ma vale autocitarsi? ;) Smack!

noemi ha detto...

che carini ^^