A. M. Homes, La sicurezza degli oggetti, Feltrinelli ph. Federico Botta |
Premessa: all'incirca un annetto fa avevo annunciato cambiamenti in questo blog. Non si trattava di cambiamenti nella grafica, come avrete notato. Ma mi riferivo alla frequenza dei post, alle scelte editoriali e all'ospitalità. Avrei voluto, infatti, da molto tempo, invitare giovani scrittori talentuosi a scrivere le proprie opinioni sui libri che hanno letto e apprezzato.
Ho avuto così la fortuna di conoscere una giovane e talentuosa scrittrice che si chiama Giuli Muscatelli. Non mi dilungherò in presentazioni enfatiche, perché parlano i sui scritti per lei, ma vi dico che potete trovarla, ad esempio qui, o qui.
Mi sento onorata: Giuli è una persona che lavora alacremente, con una serietà invidiabile ed energie fuori dal comune. E ciononostante ha scelto di accettare la mia proposta di scrivere un post per Tazzina di caffè ;)
Le sono molto, molto grata.
Questo blog è di certo più intelligente di me, e mi trascina verso le cose belle, giuste e serie anche quando io non ne sono capace. Fa da solo ormai, è grande e decide cosa fare al posto mio.
Grazie quindi a Giuli per questo post e a voi che lo apprezzerete, ne sono sicura, quanto me.
Buona lettura!
"Uomini oggetto da coccolare", questo lo slogan che appare sulla pagina iniziale di un sito d’incontri in cui mi è capitato d’imbattermi in questi giorni. Mi sono fermata a riflettere su quale parola puntassero per convincere le donne che per incontrare un uomo, fosse più interessante cliccare sul mouse invece che esagerare con il mascara e uscire di casa.
Il sito si chiama "Adotta un ragazzo.com" ed è un vero capolavoro. Racchiude tutte le caratteristiche tipiche della nostra epoca: ovvietà femministe, promozioni, consolazioni a buon mercato, e il grande,
rassicurante concetto del "ce n'è per tutti gusti". Il primo pensiero che ti viene – certo, se non decidi di riempire il tuo carrello con barba e muscoli- è: chi mai andrebbe su un sito del genere? E loro hanno pensato anche a questo. Infatti, sotto la foto dell’uomo della settimana, compaiono i visi innocenti delle ultime clienti. Una trovata vincente, che guarda dritto in camera e ti dice, "ehi, loro sono carine, non ti sentire racchia se decidi di farti portare a casa Giovanni; alto, moro, appassionato di golf e grattini". Mentre fisso il contatore delle parole dolci scambiate (si, c’è pure quello!) e vedo i numeri passare più veloce di Johnny quando capisce che Baby dopo avergli scroccato lezioni di danza finalmente gliela darà, capisco qual è il punto: la sicurezza. La sicurezza del rapporto, degli uomini, anzi, degli oggetti, come li chiamano loro. Vorrei scrivere ai gestori di "Adotta un ragazzo.com", per dirgli che la loro idea non è poi così innovativa, e che qualcuno, certo in termini diversi, ci aveva già pensato. Sto parlando di A.M. Homes, e della sua raccolta di racconti "La sicurezza degli oggetti", appunto. Se possibile, il libro fa ancora più incazzare del sito, incazzare in modo diverso però. In “Adotta un ragazzo” ciò che fa arrabbiare, almeno per quanto mi riguarda, è l’idea di esserci ridotti addirittura a valorizzare il fatto di dover pagare delle persone per sesso o compagnia. Siamo arrivati all’e-commerce degli esseri umani. Nel libro invece ci infuriamo perché la
Homes ci prende in giro, a cominciare dal titolo: di "sicuro" nelle sue storie non c’è nulla. Ci dice che passiamo la vita a pagare oggetti che ci distraggano dalle persone che abbiamo intorno, da quello che siamo, da quello che temiamo di diventare.
Questa scrittrice, citata, tra gli altri, anche da David Foster Wallace, durante le sue lezioni, con il suo libro irrompe nelle nostre vite e con lentezza e precisione, quella dei gesti dei protagonisti, ma anche della sintassi delle frasi, ci fa subito sentire in pericolo, ci toglie la coperta durante il sonnellino sul divano. Ci obbliga a sgranare gli occhi, a rannicchiarci e dire, e adesso? Se deciderete di leggerlo, preparatevi all’idea di cambiare identità. Una per ogni racconto. Il libro della Homes è come le malattie per gli ipocondriaci; basta dire un sintomo e loro stanno già male. Allo stesso modo, lei descrive un personaggio, le sue paranoie, e il lettore diventa quel personaggio con quelle paranoie. Proprio come per adotta un ragazzo, la prima domanda è: chi mai farebbe una cosa del genere? Chi mai chiuderebbe un sacchetto intorno alla testa del proprio figlio? Chi farebbe sesso con una Barbie? L’istinto, alla fine del racconto è di alzare la mano come si faceva alle elementari durante un’interrogazione collettiva: "Io, io, scegli me, la risposta la so". E la risposta è sempre io. Sono io. Come nel sito d’incontri, coloro che compiono azioni che a noi sembrano impensabili, hanno facce normali, nomi normali. Jody ad esempio, vive nell’armadio della biancheria, e cinque secondi dopo tu maledici l’Ikea che non fa armadi della biancheria con dimensioni adatte ai tuoi cinquanta metri quadri di casa. Ikea che peraltro non venderebbe mai più sedie, divani e letti se fosse per questo libro, che davvero non si può leggere da seduti. Le parole della Homes ci mettono in uno stato di continua agitazione, ci rendono impossibile stare fermi. I suoi personaggi - e prima devo aver sbagliato a scrivere- non sono personaggi ma persone. Persone per bene, con un buon lavoro, una bella casa. Circondati da oggetti collezionati negli anni, apparentemente innocui ma che diventano la loro minaccia più grande, l’avvisaglia esterna di qualcosa che dentro sta per andare in frantumi. C’è un’ombra su tutti loro, sono arrabbiati, inadatti. Dal modo in cui parlano, da come gestiscono i rapporti, si avverte una crepa, che piano piano si allarga e forma la rottura esplicitata a volte in gesti straordinari, descritti come l’unica conseguenza possibile. Sono storie che fanno paura. Che terrorizzano più di crani divisi a metà o donne fatte a pezzi in un baule. Dieci racconti su dieci individui ordinari, la maggior parte appartenenti alla middle-class americana, che hanno tutto in comune con noi o con il nostro vicino di casa. In questo quadro di società aggrappata all’effimero, gli oggetti diventano sicuri perché sono le persone a non esserlo più. A non avere più sicurezza, a non rappresentare un punto di salvezza né per gli altri, né per loro stessi.
rassicurante concetto del "ce n'è per tutti gusti". Il primo pensiero che ti viene – certo, se non decidi di riempire il tuo carrello con barba e muscoli- è: chi mai andrebbe su un sito del genere? E loro hanno pensato anche a questo. Infatti, sotto la foto dell’uomo della settimana, compaiono i visi innocenti delle ultime clienti. Una trovata vincente, che guarda dritto in camera e ti dice, "ehi, loro sono carine, non ti sentire racchia se decidi di farti portare a casa Giovanni; alto, moro, appassionato di golf e grattini". Mentre fisso il contatore delle parole dolci scambiate (si, c’è pure quello!) e vedo i numeri passare più veloce di Johnny quando capisce che Baby dopo avergli scroccato lezioni di danza finalmente gliela darà, capisco qual è il punto: la sicurezza. La sicurezza del rapporto, degli uomini, anzi, degli oggetti, come li chiamano loro. Vorrei scrivere ai gestori di "Adotta un ragazzo.com", per dirgli che la loro idea non è poi così innovativa, e che qualcuno, certo in termini diversi, ci aveva già pensato. Sto parlando di A.M. Homes, e della sua raccolta di racconti "La sicurezza degli oggetti", appunto. Se possibile, il libro fa ancora più incazzare del sito, incazzare in modo diverso però. In “Adotta un ragazzo” ciò che fa arrabbiare, almeno per quanto mi riguarda, è l’idea di esserci ridotti addirittura a valorizzare il fatto di dover pagare delle persone per sesso o compagnia. Siamo arrivati all’e-commerce degli esseri umani. Nel libro invece ci infuriamo perché la
Homes ci prende in giro, a cominciare dal titolo: di "sicuro" nelle sue storie non c’è nulla. Ci dice che passiamo la vita a pagare oggetti che ci distraggano dalle persone che abbiamo intorno, da quello che siamo, da quello che temiamo di diventare.
Questa scrittrice, citata, tra gli altri, anche da David Foster Wallace, durante le sue lezioni, con il suo libro irrompe nelle nostre vite e con lentezza e precisione, quella dei gesti dei protagonisti, ma anche della sintassi delle frasi, ci fa subito sentire in pericolo, ci toglie la coperta durante il sonnellino sul divano. Ci obbliga a sgranare gli occhi, a rannicchiarci e dire, e adesso? Se deciderete di leggerlo, preparatevi all’idea di cambiare identità. Una per ogni racconto. Il libro della Homes è come le malattie per gli ipocondriaci; basta dire un sintomo e loro stanno già male. Allo stesso modo, lei descrive un personaggio, le sue paranoie, e il lettore diventa quel personaggio con quelle paranoie. Proprio come per adotta un ragazzo, la prima domanda è: chi mai farebbe una cosa del genere? Chi mai chiuderebbe un sacchetto intorno alla testa del proprio figlio? Chi farebbe sesso con una Barbie? L’istinto, alla fine del racconto è di alzare la mano come si faceva alle elementari durante un’interrogazione collettiva: "Io, io, scegli me, la risposta la so". E la risposta è sempre io. Sono io. Come nel sito d’incontri, coloro che compiono azioni che a noi sembrano impensabili, hanno facce normali, nomi normali. Jody ad esempio, vive nell’armadio della biancheria, e cinque secondi dopo tu maledici l’Ikea che non fa armadi della biancheria con dimensioni adatte ai tuoi cinquanta metri quadri di casa. Ikea che peraltro non venderebbe mai più sedie, divani e letti se fosse per questo libro, che davvero non si può leggere da seduti. Le parole della Homes ci mettono in uno stato di continua agitazione, ci rendono impossibile stare fermi. I suoi personaggi - e prima devo aver sbagliato a scrivere- non sono personaggi ma persone. Persone per bene, con un buon lavoro, una bella casa. Circondati da oggetti collezionati negli anni, apparentemente innocui ma che diventano la loro minaccia più grande, l’avvisaglia esterna di qualcosa che dentro sta per andare in frantumi. C’è un’ombra su tutti loro, sono arrabbiati, inadatti. Dal modo in cui parlano, da come gestiscono i rapporti, si avverte una crepa, che piano piano si allarga e forma la rottura esplicitata a volte in gesti straordinari, descritti come l’unica conseguenza possibile. Sono storie che fanno paura. Che terrorizzano più di crani divisi a metà o donne fatte a pezzi in un baule. Dieci racconti su dieci individui ordinari, la maggior parte appartenenti alla middle-class americana, che hanno tutto in comune con noi o con il nostro vicino di casa. In questo quadro di società aggrappata all’effimero, gli oggetti diventano sicuri perché sono le persone a non esserlo più. A non avere più sicurezza, a non rappresentare un punto di salvezza né per gli altri, né per loro stessi.
Non c’è speranza in queste storie, in cui i particolari con i quali ci capita di scontrarci tutti i giorni - il buio di un cinema, i pantaloni nuovi di cotone, una sedia a sdraio di plastica - rappresentano il buco nero dove si nascondono tutti i nostri istinti e le nostre paure più inconfessabili. All’inizio ho detto che avrei voluto scrivere una lettera a quelli di "Adotta un ragazzo", per protesta, indignazione, ma poi, rileggendo "La sicurezza degli oggetti", inquietandomi, e questa volta per me, non per gli altri, ho capito che la lettera la scriverò all’autrice del libro. Inizierà più o meno così: "Cara Amy Michael Homes, ti scrivo per dirti che hai ragione. Ti scrivo per dirti che sei una stronza".
3 commenti:
È da un po' di tempo che gironzolo intorno a questo libro, una lettrice lo aveva suggerito in una mia rubrica, ma non c'è stata l'occasione. Certo che se Giuli Muscatelli ne parla così, allora non posso che inserirlo nelle prossime letture. Magari dopo le vacanze.
Mi piace molto questo spazio.
Grazie Little Miss Book! Il bel post di Giuli ha colpito anche me, il libro merita, anche una rilettura... e grazie per il complimento, apprezzatissimo :)
Articolo ben fatto e curato, complimenti e buon lavoro
Posta un commento