Non ce la fa più. Gira sempre su se stesso. Fa sempre gli stessi errori. Ma la differenza è che prima credeva fosse sempre colpa degli altri. Delle ragazze. Dice, asciugandosi i piedi con i due estremi imbottiti triangolari dell'accappatoio sbiadito. Dei raccomandati. Pensa, sbuffando e grattandosi un pezzo estremo di schiena con una biro. Dei ricchi. Dice, ad alta voce, mentre si pettina con le mani.
E invece. Una mattina di sole, di sole caldo. Troppo caldo per i suoi gusti. Gino, guardando la corteccia di un albero solcata dall'invisibile sentiero di tre formiche nere, ha capito una cosa.
Ora so che è mia, la responsabilità. All'interno di quanto è brutto il mondo. Io ho potere sulla mia vita. Come quelle formiche su quella briciola di pane. E per quanto piccola, io posso portare a destinazione la mia esistenza. Non so ancora come, dove e quando. Forse adesso.
E gli arriva una pallonata di cuoio sul naso, che fa un rumore sordo e scintillante come una lama che rimbalza.
- scusi signore!
Dice il calciatore in pantaloncini e maglietta robe di kappa.
Come signore? Pensa Gino, sanguinando. Ho solo trentunanni.
Uscendo dal pronto soccorso col naso bendato, Gino non è più lo stesso.
ciao, toglimi una curiosità queste storie che ci racconti (sempre molto profonde ed interessanti per i loro risvolti) sono storie di vita vera? Se è così sei una persona molto attenta agli altri ed anche ai piccoli particolari.
RispondiEliminaA presto
Ciao Vania! Grazie per la domanda, mi fa piacere! Sì, sono cose vere ma rielaborate, con qualcosa di inventato, tipo i nomi.
RispondiEliminaUn abbraccio!
Ottimo.
RispondiEliminaGrazie Vania!!!!
RispondiEliminamio nonno si chiama Gino! ride sempre e è naturalmente sempre depresso :)
RispondiEliminaoh ma povero O_*
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