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Campeggio! |
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Quella stoffa rossa laggiù oggi è #casa nostra :) |
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La gente porta le sue cose nei campeggi. |
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Il caffè. |
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Le spiagge segrete dei campeggi. |
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Ops, scusate la faccia, ma volevo rendere l'idea di selvaticità: mi ero appena svegliata e ho cominciato a pensare al campeggio, all'idea di casa, dell'asciugarsi i capelli tra le foglie, ispirandomi a
Björk. |
Scrivo sotto un cielo di stelle, aspettando quelle cadenti per esprimere il
mio desiderio, nella surreale atmosfera di un campeggio sardo che si affaccia
su una delle spiagge più belle che abbia visto nella mia vita (e penso anche a
quelle caraibiche e messicane di Tulum, ad esempio).
Ciò per dire che un pezzetto di mondo l’ho visto, piccolo ma
per me significativo, e tuttavia niente
come l’aria di un campeggio tipo questo ha catturato la mia attenzione, in tema di vacanze.
Amo i campeggi e questo amore non è antico; è recente. E
parla una schizzinosa e soprattutto fifona e insettofobica conclamata.
Mi piace il campeggio perché è una scelta senz’altro low
cost: e in tempi di crisi va bene. Ma
non solo per questo. Solitamente i campeggi si affacciano su certe spiagge
meravigliose e segrete, selvagge ma non del tutto isolate, come premio per la
temerarietà. Mi è capitato in Corsica, ma anche qui è così! A due passi,
passata la fatica di montare la tenda, ecco il Paradiso vero.
Ma c’è dell’altro. Il campeggio è democratico. Questo poi,
in particolare, è anche ecologico, si fa la raccolta differenziata e il contatto con la civiltà è preservato: il wifi, il ristorante, la pizzeria, il bar,
un teatrino, un minimarket, una piccola tabaccheria dove arriva il giornale. Perfetto per le famiglie. Gli stranieri sono a proprio agio.
E per chi ama ascoltare, spiare i discorsi degli altri,
questo luogo è privilegiato.
Bisogna solo aspettare un momento: il tempo di ambientarsi, di non farsi travolgere dalle emozioni profonde, antiche, viscerali cui espone il campeggio all'arrivo. Ma poi è tutto una scoperta. Non sai mai cosa sentirai, e non sempre può far
piacere, anzi può turbare. Perché si intercettano confessioni (“mio marito mi
picchia regolarmente”), litigi (“non la sopporto più”), urla di bambini
inconsolabili ("è colpa sua, quello era mio") e soprattutto la cosa in un certo senso peggiore, che mi è successa ieri notte. Ero
lì che leggevo un libro all’ombra di un lampioncino, accanto alla nostra tenda.
Unico suono: le onde del mare. Poi, a un certo punto, un sussurro. Un
bisbiglio. Che cresceva, facendosi sempre più sensibile. I discorsi di due
innamorati prima di dormire. Il cuore ha iniziato ad accelerare. Ecco, quello
no. Tutto, proprio tutto credo sia giusto sapere nella vita, tranne quei
sussurri, quelle voci raccolte in quel nido caldo di stoffa. Così mi sono alzata e
sono scappata nella mia di tenda, a parlare anche io di cose che mai vorrei
qualcuno ascoltasse.
Ma dicevamo per tutto il resto, osservare la gente nei
propri rituali quotidiani è un spasso. Lo spasso per eccellenza. Nei bagni
delle donne, poi, rimango incantata a guardare come le altre si preparano per
uscire, si fanno belle per il proprio uomo, o per trovarne uno in vacanza. Le
coppie che si fanno la doccia insieme. O come le mamme lavano i loro bambini,
quelle isteriche, quelle dolcissime. Si impara un sacco.
Per non parlare dei pasti. Cosa mangiano quelli laggiù con
tutti quei barattolini. E quei due francesi che cantano
stravaganti canzoncine? E i profumi. Profumi di cose normali, né belle né brutte.
La natura. Camminare sulla terra, dormirci sopra. Svegliarsi
sotto agli alberi, lasciarsi asciugare i capelli con il sole. E infine l’idea di casa. L’idea di piantarla nella terra con
le proprie mani. E poi toglierla con le stesse mani. Come il mandala. Come qualcosa di impermanente, che cambia di continuo, si trasforma, ma poi è sempre la stessa, a volte migliore. Gli spazi piccoli, gli oggetti veramente essenziali. Dover
camminare sulla ghiaia fino ai lavabi per le stoviglie, fare il bucato a mano,
insieme agli altri. Questo è qualcosa di irrimediabilmente toccante. Capire
bene dov’è la tua casa, il tuo territorio, il nostro qui è il numero 64, realizzare che è anche possibile portarsela dietro la casa, con
sé, in giro per il mondo. Essere qualcosa di nuovo, qualcuno di diverso a ogni
minuto che passa, a ogni stella che cade.
Ah, a proposito, ora esprimo un desiderio. Perché ne ho
appena vista una. Il mio desiderio è sempre lo stesso, fin da quando ero molto
piccola. So che certi desideri si realizzano. Non tutti, ma qualcuno senza
dubbio. Spero che sia il caso vostro e mio, lo spero davvero.
Buona notte di San Lorenzo! *