venerdì 10 luglio 2015

Prometto di sbagliare: un regalo e buone vacanze!

 

Cari amici lettori di questo blog, mi auguro di vero cuore che voi tutti siate in vacanza, alle Hawaii o a Bordighera non mi importa, quel che mi interessa è che siate un po' felici. Vi auguro lussi ma soprattutto serenità, allegria e persone che vi vogliono bene. O per lo meno mi auguro che abbiate un libro sul comodino. Per le prime tre cose non posso farci niente, tocca a voi avere forza, coraggio e fortuna, ma per la quarta posso fare qualcosa di utile, seppure a distanza.

Posso regalarvi l'estratto di un romanzo in anteprima.

Ho deciso di partipare dunque a un "Blog Tour" ideato dalla casa editrice Garzanti

La prima tappa è partita il 6 luglio sul blog Crazy for romance. 
E queste sono le prossime date: 

Martedi 14 Luglio su Leggere fantastico e romantico
Lunedi 20 Luglio su Atelier dei Libri
Venerdi 24 Luglio su Insaziabili Letture

Il romanzo di cui vi voglio donare un estratto - è giusto che lo sappiate subito - è un romanzo d'amore. Una storia romantica che può allietare un periodo che si spera sia bello come quello dell'estate ma anche oltre. Perché la vita e l'estate e l'oltre meritano di essere allietati, dal momento che tutti abbiamo bisogno di un po' di dolcezza, fiducia, un po' di tregua dai pensieri quotidiani, un po' di energie nuove ed è bello appassionarsi all'amore, alle storie.

Dunque dunque, l'autore Chagas Freitas Pedro racconta in Prometto di sbagliare di un incontro che avviene tra due persone dopo molti anni che si sono lasciate, e spiega come ci si possa amare solo riconoscendo di essere imperfetti. 

Beh direi che ci siamo: sull'imperfezione mi pare che ci troviamo tutti d'accordo, no?

Ecco dunque questo è il mio saluto e il mio regalo per voi. 

Potete trovare l'estratto a voi dedicato qui.


(Il libro è già disponibile per il pre-order su Amazon e su questo link su Ibs senza spese di spedizione! Ma uscirà in libreria il 27 agosto).

Se continuate a seguire il blog tour, appuntamento martedì 14 luglio

Quanto a me, parto per qualche giorno per un'esperienza di lavoro seria e spero anche interessante dal punto di vista umano. Sarò però al mare: conto di divertirmi anche, se possibile!

Un abbraccio a tutti e a presto. Bevete tanto caffè freddo, mi raccomando.




mercoledì 8 luglio 2015

Antoine de Saint-Exupéry - La pasta umana.

Antoine de Saint-Exupéry, La pasta umana, Utet

Tutto cominciò per me con Il mestiere di vivere di Cesare Pavese. E furono guai seri, in senso buono, poiché mi appassionai in modo irreversibile al genere diaristico. Di quella lettura ricordo l'ingenuità della giovinezza che mi aveva portata ad annotare, in matita, accanto alla frase di Pavese che recitava: "tutto ciò che più temiamo accade" (riporto a memoria), un commento tra l'arrabbiato e il fiducioso del tipo: "ma allora anche ciò che più speriamo?!". 
 

Eh sì quell'idealismo e ottimismo, che allora si accompagnavano però a pericolose e tardoadolescenziali montagne russe emotive, non mi hanno ancora abbandonata. Anche se oggi non mi permetterei più di apostrofare il grande scrittore e poeta, mi limiterei magari a prendere atto della grandezza del suo dolore, e della sua arte. Ricordo di quel libro un'edizione curata da Marziano Guglielminetti, con cui diedi un esame all'Università, e ricordo anche lo incontrai qualche tempo dopo sul tram 15 a Torino e mi disse - devo averlo già scritto da qualche parte su questo blog - insomma mi disse di non "irregimentarmi", si riferiva al lavoro, alla scelta di un lavoro che mi rendesse libera, così almeno interpretai quella indicazione. Potessi parlargli adesso, ma non è purtroppo più possibile, gli direi che sono passati più di dieci anni e ci sto provando sul serio e ci sto lavorando davvero, nonostante alti e bassi, errori e inciampi, e credo che la scrittura sia un buon metodo per raggiungere la libertà nella vita, una libertà di scelta e qualche volta addirittura di allegria.

Passando dai tremendi ed emotivamente scombussolanti diari di Sylvia Plath, fino a tutti (quasi) gli angloamericani, la forma del memoir, dell'autobiografia e del diario ha continuato ad appassionarmi fino a qui. E ancora oggi mi capitano tra le mani taccuini come quelli del mitico Antoine de Saint-Exupéry. Ringrazio gli amici del prestigioso editore Utet per il dono, che è stata una vera sorpresa.

Come molti, ho letto, e riletto parecchie volte nella vita Il piccolo principe. L'ho anche amato sinceramente. Devo avere anche un temperino, una t-shirt, un'agendina e alcuni altri gadget di quel libro. 

Quindi a muovere la lettura dei taccuini è senza dubbio come prima cosa la curiosità di scoprire lati diversi rispetto a quelli noti di un autore tanto universale. Rimando, per una comprensione maggiore, alla postfazione della traduttrice Manuela Maddamma, Un fiore di civiltà in cima allo stelo.

E aggiungo che in questo piccolo libro, che si inserisce nella collana UtetExtra a cura di Emanuele Trevi e Luna Orlando, si trovano le considerazioni di un quinquennio - 1935/1940 - sistemate come appunti presi qua e là e, si apprende, spesse volte anche in volo, poiché l'autore era un pilota. Beh non esiterei a definirli allora voli pindarici su tutti i temi dello scibile. L'amore, prima di tutto. 

Tanto  che questo è l'incipit del Taccuino 1:

Bisogna fare qualcosa degli uomini. È il solo problema importante: per prima cosa quello delle relazioni umane... E parlando di carità e di universale viene dimenticato l'essenziale: l'amore.

Per poi spaziare dalla giustizia alla verità, da Dio alla razza, dalla filosofia all'uguaglianza, dalla cultura alla biologia all'astronomia e poi ancora a tutto ciò che concerne "la pasta umana".

La pasta umana dalla quale si estrae così poco: sì, questo è il vero dramma. 

Ci tengo a dire che questi taccuini sono un diario intimo di una mente particolare. 

dei nostri", ammetteva volentieri un pilota francese, collega di Saint-Exupéry ai tempi feroci delle prime rotte commerciali nel Nord Africa e in America Latina. Subito dopo però aggiungeva una precisazione essenziale: "ma non è come noi". Ammirevole sintesi psicologica, racchiusa in un pugno di parole più preziose di intere biblioteche di studi critici.

Eh sì, così si legge nella bella prefazione. Una precisazione essenziale perché, si sa, l'essenziale è invisibile agli occhi.






venerdì 3 luglio 2015

Guest Post di valore e La sicurezza degli oggetti di A.M. Homes.

A. M. Homes, La sicurezza degli oggetti, Feltrinelli
ph. Federico Botta
 Premessa: all'incirca un annetto fa avevo annunciato cambiamenti in questo blog. Non si trattava di cambiamenti nella grafica, come avrete notato. Ma mi riferivo alla frequenza dei post, alle scelte  editoriali e all'ospitalità. Avrei voluto, infatti, da molto tempo, invitare giovani scrittori talentuosi a scrivere le proprie opinioni sui libri che hanno letto e apprezzato. 

Ho avuto così la fortuna di conoscere una giovane e talentuosa scrittrice che si chiama Giuli Muscatelli. Non mi dilungherò in presentazioni enfatiche, perché parlano i sui scritti per lei, ma vi dico che potete trovarla, ad esempio qui, o qui

Mi sento onorata: Giuli è una persona che lavora alacremente, con una serietà invidiabile ed energie fuori dal comune. E ciononostante ha scelto di accettare la mia proposta di scrivere un post per Tazzina di caffè ;)

Le sono molto, molto grata.

Questo blog è di certo più intelligente di me, e mi trascina verso le cose belle, giuste e serie anche quando io non ne sono capace. Fa da solo ormai, è grande e decide cosa fare al posto mio.

Grazie quindi a Giuli per questo post e a voi che lo apprezzerete, ne sono sicura, quanto me. 

Buona lettura!


"Uomini oggetto da coccolare", questo lo slogan che appare sulla pagina iniziale di un sito d’incontri in cui mi è capitato d’imbattermi in questi giorni. Mi sono fermata a riflettere su quale parola puntassero per convincere le donne che per incontrare un uomo, fosse più interessante cliccare sul mouse invece che esagerare con il mascara e uscire di casa. 

Il sito si chiama "Adotta un ragazzo.com" ed è un vero capolavoro. Racchiude tutte le caratteristiche tipiche della nostra epoca: ovvietà femministe, promozioni, consolazioni a buon mercato, e il grande,
rassicurante concetto del "ce n'è per tutti gusti". Il primo pensiero che ti viene – certo, se non decidi di riempire il tuo carrello con barba e muscoli- è: chi mai andrebbe su un sito del genere? E loro hanno pensato anche a questo. Infatti, sotto la foto dell’uomo della settimana, compaiono i visi innocenti delle ultime clienti. Una trovata vincente, che guarda dritto in camera e ti dice, "ehi, loro sono carine, non ti sentire racchia se decidi di farti portare a casa Giovanni; alto, moro, appassionato di golf e grattini". Mentre fisso il contatore delle parole dolci scambiate (si, c’è pure quello!) e vedo i numeri passare più veloce di Johnny quando capisce che Baby dopo avergli scroccato lezioni di danza finalmente gliela darà, capisco qual è il punto: la sicurezza. La sicurezza del rapporto, degli uomini, anzi, degli oggetti, come li chiamano loro. Vorrei scrivere ai gestori di "Adotta un ragazzo.com", per dirgli che la loro idea non è poi così innovativa, e che qualcuno, certo in termini diversi, ci aveva già pensato. Sto parlando di A.M. Homes, e della sua raccolta di racconti "La sicurezza degli oggetti", appunto. Se possibile, il libro fa ancora più incazzare del sito, incazzare in modo diverso però. In “Adotta un ragazzo” ciò che fa arrabbiare, almeno per quanto mi riguarda, è l’idea di esserci ridotti addirittura a valorizzare il fatto di dover pagare delle persone per sesso o compagnia. Siamo arrivati all’e-commerce degli esseri umani. Nel libro invece ci infuriamo perché la
Homes ci prende in giro, a cominciare dal titolo: di "sicuro" nelle sue storie non c’è nulla. Ci dice che passiamo la vita a pagare oggetti che ci distraggano dalle persone che abbiamo intorno, da quello che siamo, da quello che temiamo di diventare. 


Questa scrittrice, citata, tra gli altri, anche da David Foster Wallace, durante le sue lezioni, con il suo libro irrompe nelle nostre vite e con lentezza e precisione, quella dei gesti dei protagonisti, ma anche della sintassi delle frasi, ci fa subito sentire in pericolo, ci toglie la coperta durante il sonnellino sul divano. Ci obbliga a sgranare gli occhi, a rannicchiarci e dire, e adesso? Se deciderete di leggerlo, preparatevi all’idea di cambiare identità. Una per ogni racconto. Il libro della Homes è come le malattie per gli ipocondriaci; basta dire un sintomo e loro stanno già male. Allo stesso modo, lei descrive un personaggio, le sue paranoie, e il lettore diventa quel personaggio con quelle paranoie. Proprio come per adotta un ragazzo, la prima domanda è: chi mai farebbe una cosa del genere? Chi mai chiuderebbe un sacchetto intorno alla testa del proprio figlio? Chi farebbe sesso con una Barbie? L’istinto, alla fine del racconto è di alzare la mano come si faceva alle elementari durante un’interrogazione collettiva: "Io, io, scegli me, la risposta la so". E la risposta è sempre io. Sono io. Come nel sito d’incontri, coloro che compiono azioni che a noi sembrano impensabili, hanno facce normali, nomi normali. Jody ad esempio, vive nell’armadio della biancheria, e cinque secondi dopo tu maledici l’Ikea che non fa armadi della biancheria con dimensioni adatte ai tuoi cinquanta metri quadri di casa. Ikea che peraltro non venderebbe mai più sedie, divani e letti se fosse per questo libro, che davvero non si può leggere da seduti. Le parole della Homes ci mettono in uno stato di continua agitazione, ci rendono impossibile stare fermi. I suoi personaggi - e prima devo aver sbagliato a scrivere- non sono personaggi ma persone. Persone per bene, con un buon lavoro, una bella casa. Circondati da oggetti collezionati negli anni, apparentemente innocui ma che diventano la loro minaccia più grande, l’avvisaglia esterna di qualcosa che dentro sta per andare in frantumi. C’è un’ombra su tutti loro, sono arrabbiati, inadatti. Dal modo in cui parlano, da come gestiscono i rapporti, si avverte una crepa, che piano piano si allarga e forma la rottura esplicitata a volte in gesti straordinari, descritti come l’unica conseguenza possibile. Sono storie che fanno paura. Che terrorizzano più di crani divisi a metà o donne fatte a pezzi in un baule. Dieci racconti su dieci individui ordinari, la maggior parte appartenenti alla middle-class americana, che hanno tutto in comune con noi o con il nostro vicino di casa. In questo quadro di società aggrappata all’effimero, gli oggetti diventano sicuri perché sono le persone a non esserlo più. A non avere più sicurezza, a non rappresentare un punto di salvezza né per gli altri, né per loro stessi. 

Non c’è speranza in queste storie, in cui i particolari con i quali ci capita di scontrarci tutti i giorni - il buio di un cinema, i pantaloni nuovi di cotone, una sedia a sdraio di plastica - rappresentano il buco nero dove si nascondono tutti i nostri istinti e le nostre paure più inconfessabili. All’inizio ho detto che avrei voluto scrivere una lettera a quelli di "Adotta un ragazzo", per protesta, indignazione, ma poi, rileggendo "La sicurezza degli oggetti", inquietandomi, e questa volta per me, non per gli altri, ho capito che la lettera la scriverò all’autrice del libro. Inizierà più o meno così: "Cara Amy Michael Homes, ti scrivo per dirti che hai ragione. Ti scrivo per dirti che sei una stronza".

mercoledì 1 luglio 2015

Fuorigioco, #SceneallosBando, Mirabilia e meraviglie!

Zerogrammi - Maria Celia, Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Olimpia Fortuni e Stefano Roveda - Ph. Compagnia di San Paolo - @CSP_Live
Raccontare cosa ho fatto ieri sera, ma soprattutto cosa ho provato, è una gran bella sfida. Mi pare di sentire una voce che mi dice: dai, vediamo di cosa sei capace. Non ne sarò capace di descrivere cosa ho sentito, cosa ho vissuto veramente, perché non ci sono parole per dire certe cose ma sicuramente ho avuto una fortuna e quindi voglio restituirla al mondo dicendo subito la cosa più importante: se potete, venerdì 3 e sabato 4 luglio a Fossano andate a vedere il Festival Mirabilia, e in particolare lo spettacolo Fuorigioco. 

Perché lo dico? Perché ieri sera ho assistito, insieme ad altri fortunati, all'anteprima in cima a un tetto di Torino e più precisamente qui! 

Un loft che è anche una casa di formazione creativa e artistica che mi ha permesso di sognare letteralmente a occhi aperti un mondo più bello. 

Lo spettacolo Fuorigioco fa parte del progetto MENS ATHLETICA nell'ambito delle manifestazioni legate a Torino 2015 Capitale Europea dello Sport ed è stato selezionato tra oltre cento altri lavori proposti per il bando "Scene allo Sbando" di Generazione Creativa che la Compagnia di San Paolo ha messo a disposizione per la creatività giovanile.

Il regista Emanuela Sciannamea ha creato questo spettacolo di danza teatro in seguito al contatto diretto (da cui è nato anche un documentario) con alcuni ambienti sportivi, dalla pallavolo al basket e ascoltando e vivendo con gli atleti ogni fase della quotidianità.

Ne è nato uno spettacolo dal forte impatto emotivo, ironico e poetico che è anche lo specchio di alcune dinamiche della nostra società.

Ciò detto: io ho pianto a dirotto come una fontana mi sono commossa  più o meno da metà serata fino alla fine.

Sono state lacrime sincere, di commozione pura. Per un momento ho pensato, come spesso accade con le forme d'arte più riuscite, che la performance riguardasse solo me, proprio me. Quando poi invece alla fine ho partecipato al lungo e corposo applauso collettivo mi sono resa conto che a più livelli le stesse emozioni avevano coinvolto tutto il pubblico.

Ho praticato un'arte marziale per tantissimi anni, da bambina fino all'età adulta e ho rivisto in questa opera di danza e recitazione tutto ciò che ho provato io. La fatica, naturalmente. Le difficoltà legate alla convivenza stretta con gli altri, le diverse anime dei gruppi che emergono quando si pratica qualcosa di fisico tutti insieme. Ma la cosa è andata oltre: per un bel po', ho scordato che si trattasse di una rappresentazione legata allo sport e ci ho visto anche altro. Come funzionano le amicizie, le famiglie, i posti di lavoro, i Paesi e infine l'interiorità. 

Ci ho visto le mie diverse personalità, attitudini e spinte. Le molte parti - infantili, pigre, nervose, distratte, forti, spaventate, allegre, tristi, spirituali, tenaci, costanti, disperate, gioiose, egoiste e altruiste - che vivono dentro do me, come penso dentro molti, se non tutti.

E infine mi sono resa conto come mai prima di come il corpo sappia molte, molte cose. Il corpo sa molte cose che ci sfuggono e che l'arte aiuta a capire e che sono vitali.





Aver preso parte a questa esperienza è stato un privilegio come capita poche volte nella vita. Ricordare le cose che hanno fatto parte della propria storia attraverso i gesti di persone sconosciute, di abili professionisti, è stato un regalo.


 Sotto il cielo troppo caldo di Torino in questi giorni.


Poter parlare poi dopo con gli artisti e mangiare con loro.



Grazie a chi mi ha invitata, spero anche altri potranno riconoscersi in tutto questo!