martedì 16 giugno 2015

L'Indice dei libri del mese, il web, il crowdfunding & me.







 L'Indice è una delle riviste cui sono più legata: la leggo dai tempi dell'Università (se non forse da prima). Fondata nel 1984, ospita da sempre opinioni autorevoli sui romanzi e non solo. Ho scoperto molti autori e molti titoli ed è stata una lettura formativa, di quelle che ti fanno venire voglia di migliorare, di credere in un mondo di intelligenze e possibilità.

Per questo quando proprio questa rivista mi ha contattata per farmi conoscere la sua campagna di crowdfunding, partita il 15 maggio, ho provato gratitudine ed emozione. Darei tutto l'oro del mondo per fare un salto indietro nel tempo e raccontare questa vicenda alla me stessa china sui banchi o sui tavoli delle biblioteche intenta a leggere, sognare, ammirare. Le direi che anche io oggi posso fare qualcosa per questa rivista ovvero informare i lettori di questo blog di questo progetto. Insomma, mi sento importante, nella misura in cui è importante il progetto.

E veniamo al punto: qui si trovano tutte le informazioni utili (e un simpatico video!) ma per riassumere: la campagna di finanziamento è volta ad aprire per L'Indice nuove prospettive legate al web e al mondo digitale. Ovvero: se entro il 13 di luglio si raggiungeranno 15.000 euro, i fondi serviranno a finanziare il sito della rivista, la digitalizzazione dell'archivio e la creazione di una APP.

Sì è un sogno che il mondo della cultura tradizionale e istituzionale si affacci a un nuovo (e però ormai consolidato) modo di operare in rete. Mi piace molto e sono onorata di poter contribuire a questa rimodulazione delle cose. 

Se grazie a questa campagna gli studenti e i lettori di oggi potranno avere lo stesso Indice di ieri ma con una porta di accesso in più, più ricca e articolata, è un sogno che si avvera. D'altro canto a me è sempre piaciuto L'Indice proprio perché si ispira alle più belle riviste internazionali, non mi stupisce che abbia scelto le caratteristiche del web per tenere fede a questa ispirazione.


martedì 9 giugno 2015

"In una delle mie vite, sono una scrittrice".


Il titolo di queso post è l'incipit di un racconto di Deborah Willis pubblicato sul diciottesimo numero della rivista Colla, che compie tra l'altro cinque anni.  Colla - Una rivista letteraria in crisi è una gran bella rivista, non sono tante in Italia (presto un altro post sull'argomento...) e questa merita per il suo respiro internazionale e la scelta sempre accurata dei collaboratori. La seguo da un po', ma solo da poco ho cominciato a conoscerla meglio. E in particolare adesso grazie a questo racconto di Deborah Willis.

Avevo già raccontato della mia scoperta di questa autrice canadese che mi ha tenuto compagnia due estati fa, era il 2013 e usciva questa bellissima raccolta di racconti.

Quello che invece prende il titolo di La doppia vita (tradotto da Serena Patrignanelli) è di natura un po' diversa: è un racconto autobiografico.

La scrittrice dentro di me legge e scrive e pensa alle storie costantemente. Questa scrittrice – chiamiamola Deborah Willis – ha speso intere, piacevoli giornate a preoccuparsi di virgole. Preferisce stare da sola. Se squilla il telefono mentre sta lavorando, lo fissa, inorridita, e si rifiuta di
rispondere. La sua schiena è curva per il tempo passato piegata sul portatile, i suoi occhi sono affaticati dallo schermo del computer, e recentemente le è venuto il tunnel carpale. Chi dice che la vita dello scrittore non è faticosa? Può portare, tra gli altri disturbi, all’ossessione per se stessi e a una carenza di vitamina D. Per fortuna, c’è un’altra me, e lei esce di più. Lavora in una libreria, il
che significa che è sempre in piedi, a spostare libri su e giù dalle scale, a metterli e a prenderli dagli scaffali

 Si tratta, come avrete capito, della semplice e delicata storia di una vita molto privata (quella della scrittrice) che coesiste con una vita molto sociale (quella della libraia).

Gli amici di Colla mi hanno fatto scoprire questo racconto (grazie!) in un momento particolare della mia stessa vita ed è scattata subito l'identificazioni. Al di là dei due mestieri messi in campo, questo racconto gioca infatti sulla "doppia vita" o doppia natura di chi ama la solitudine tanto quanto lo scambio con gli altri e la via comunitaria. Insomma, parla di moltissime persone in realtà e di quel perfetto equilibrio che ogni tanto si crea tra queste due dimensioni. La capacità di un'opera di essere paricolare e specifica e universale insieme la rende di grande valore. Ci aggiungo che, nel mar dei Sargassi di tanta spocchia che spesso purtroppo coinvolge la grande maggioranza degli scrittori, la canadese Deborah ci regala, nel finale che spero scoprirete, anche un utile bagno di umiltà.

(Quanto a me, sono a Roma per una simpatica circostanza di cui presto racconterò!). Buona lettura.