domenica 27 dicembre 2009

Buoni propositi per l'anno nuovo.

1) fare colazione tutte le mattine.

2) tostare il pane.

3) andare di più al mercato e meno al supermercato.

4) non piangere quando il lavoro va male, non c'è o non è pagato, bensì guardare avanti e trovare se possibile di meglio.

5) leggere finalmente Infinite jest.

6) accettare la realtà.

7) fantasticare, sognare, immaginare, pregare, sperare, amare e fare in generale tutto ciò che non richiede un ferreo ragionamento.

8) salutare i gatti del cortile.

9) mettere la musica anche quando sono sola in casa.

10) distruggere gli attacchi di panico.

11) portare a termine i miei compiti e i miei progetti.

12) fare qualche vasca a stile libero e non sempre a rana.

venerdì 25 dicembre 2009

Raccontini di Natale.

"Non potevo poi fare a meno di ammirare la saggezza dei padroni di casa nella distribuzione dei doni natalizi: la bambina dalla dote di trecentomila rubli aveva ricevuto una bambola di grande valore; quindi erano seguiti regali di sempre minore costo, in proporzione ai ranghi dei rispettivi genitori di tutti questi bambini fortunati. Infine, l'ultimo bambino, un maschietto di circa dieci anni, magrolino, piccolo, dai capelli rossi, dal viso coperto di efelidi, ricevette soltanto un libro di racconti sulla maestosità della natura, libro senza illustrazioni e perfino senza vignette. Il ragazzino era il figliolo di una povera vedova, istitutrice dei figli del padrone di casa, ed era un fanciullo estremamente timido e alquanto impaurito. Indossava un giacchettino di misera stoffa di fustagno. Dopo aver ricevuto il suo libro, per molto tempo aveva gironzolato intorno agli altri giocattoli; aveva una voglia matta di giocare con gli altri ragazzi, ma non osava farlo; era ovvio che egli già sentiva e capiva la sua posizione e la sua inferiorità sociale.
Mi piace molto osservare i bambini. E' veramente interessante notare in loro il primo sorgere dello spirito. Avevo notato che il ragazzino dai capelli rossi subiva la tentazione dei giocattoli costosi degli altri bambini, e soprattutto di un teatrino, nel quale voleva a ogni costo svolgere una parte anche lui e perciò aveva deciso di mostrarsi servile. Sorrideva agli altri bambini, li lusingava, diede perfino la sua mela a un ragazzo paffuto che teneva legato in un fazzoletto un mucchietto di dolciumi; il povero ragazzo s'offrì persino di portare in giro, in groppa, uno dei ragazzi, affinché non lo cacciassero via dal teatrino. Ma dopo qualche minuto un piccolo mascalzone lo picchiò malamente. Il bambino non osò neanche piangere. Qui apparve l'istitutrice, la sua mamma, e gli diede l'ordine di "non dar fastidio" agli altri bambini."

(Fedor Dostoevskij)

mercoledì 23 dicembre 2009

E Buon Natale.

Il cuore.

Elenco di cose che mi toccano il cuore quasi con le dita, poiché il mio cuore è ancora aperto, scoperto, divelto. Gli sto confezionando una custodia, per conservarlo più a lungo, ma la preparazione è stata lenta, è lenta. Magari da domani questo cuore sarà più al sicuro, sarà più impermeabile, sarà più serio anche. Più sicuro di sé, farà carriera nel mondo dei cuori, mi aiuterà, mi sosterrà, non mi tradirà, non mi mollerà sul più bello, terrà il suo ritmo e la sua posizione. Al momento il suddetto cuore si spezza ancora di tanto in tanto appena può e gliene capita l'occasione ed ecco un piccolo elenco delle cose che lo toccano da vicino:

1) I disegnini piccoli, di mini pupazzi di neve con le guancette rosa o di mini alberelli di Natale con i pacchetti piccolissimi disegnati sotto.

2) I cuccioli di gatti semirandagi con le zampine immerse nella neve e gli occhi sporchi e socchiusi da cui esce una specie di lacrima di freddo.

3) Certi sguardi disperati di certi nonnetti, sembrano di carta velina celeste, in particolare quelli di uno da me soprannominato Signore di Corso Trapani.

4) Le mamme che tengono i figli nelle fasce attaccati come scimmiette. E il bambino appoggia la mini-testa sotto al collo della mamma.

5) Quando gli innamorati cingono la vita delle innamorate.

6) I complimenti.

7) Il pensiero fulminante del futuro.

8) L'idea di "essere responsabili di se stessi".

Ecc ecc.

Risvolti natalizi.

La "corsa ai regali" credevo fosse un'invenzione dei giornalisti del TG. Credevo fosse un'invenzione dei cinici, degli integralisti della lotta al consumismo, un'invenzione degli alternativi. E invece quest'anno mi ricredo. Ho visto di persona gli occhi spiritati e gonfi di certe donne anzianotte in visone vorticare da un negozio all'altro con bramosia stanca ai confini di orione, guardando senza guardare, scandagliando ogni singolo oggetto in agonizzante fretta con radar dell'altro mondo, con rabbia, senza amore. Ho visto mani bianchicce gelate spulciare suppellettili da quattro lire, libri che nessuno leggerà, maglie brutte che nessuno indosserà, profumi puzzolenti che nessuno spruzzerà e afferrarli a uno a uno, guardare il prezzo e riposarli con un'ansia fuori dalla grazia di Dio. Ho visto mogli in trance tirare il carrello, fermarsi a ogni scaffale e vaticinare con frasi sibilline lasciate a metà e rivolte ai mariti incantati dal nulla:
"A Marisa prendiamo...." per poi ritornare ancora e ancora in trance, in ipnosi, reggendo in mano l'ennesimo barattolino, l'ennesima statuina, l'ennesimo panettone artigianale. Ho intercettato conversazioni telefoniche:
"E ppprendigli una cravatta che va sempre bene". "A Luisia e a Federica gli prendo la stessa cosa tanto non si conoscono" "Mi manca solo più Gianluca, non so cosa prendergli, ha tutto".
Beato lui!
Ho visto e ho sentito queste cose perché ero lì, in mezzo a loro, nella calca nervosa che scartabella nelle librerie :"Mah io a Giulia prendo Faletti". Che sposta tutte le cosine carine di Muji: "Secondo te questa per Giovanni?" (niente meno che un'agendina del 2010). La calca che si fa livida e rugosa dopo due ore a camminare nel gelo con le borse avvitate sui guanti bucati, che si incupisce perché compra compra ma il Natale non lo sente più. Ma cosa vuol dire il Natale? Solo fare regali? Senza contare che questi regali sono sempre più brutti rispetto alle cose che compriamo per noi. Mai più belli o uguali. Mah. Io faccio un fioretto. Visto che non riesco a cambiare il mondo, almeno cambiare qualche becera abitudine. E in nome di questo fioretto farò almeno UN regalo BELLO, più bello delle cose (poche) che compro per me. O almeno uguale. E aspetterò di guardare la faccia della persona a cui farò questo regalo, di vedere la "famosa" reazione di chi riceve il dono. E lo farò davvero, col cuore, cercherò di sentire davvero questa sensazione. E se ci riesco sarà quello il mio vero unico regalo di Natale.

martedì 22 dicembre 2009

Dov'è finito il "pensiero"?

Oggi sono scivolata e ho battuto la testa contro il muro esterno di un bar. I baristi si sono arrabbiati con me dicendo: "stia più attenta" letteralmente "è colpa sua". Ho chiesto comunque del ghiaccio e me ne sono andata. Una donna che camminava vicino a me ha commentato: "eh certo, si sentono in colpa perché non hanno messo il sale, di stamattina è già la seconda che cade in quel punto".

Allora io dico: ma dov'è finito il "pensiero"? Il pensare che quella persona in quel momento ha sbattuto la testa? Per carità, io non mi sono fatta niente tranne un bernoccolo. Però, una signora anziana poteva spaccarsi le ossa. E questi baristi si preoccupano prima di sgravarsi dalla responsabilità e poi forse della testa ammaccata della gente. E questa è la punta dell'iceberg. Mi vien da dire che "è tutto così". Gli interessi personali PRIMA di qualsiasi cosa, davvero qualsiasi cosa. E poi ci si stupisce che le persone muoiono ancora di fame. E si cambia canale mentre le fanno vedere a cena. Ancora e sempre. "Morire di fame". Avete presente? Io ci penserò addentando quei due chili di panettone grasso a Natale. Pensiamoci tutti. Mi si ribolle il sangue. Scusate, oggi mi sento così, sarà il bernoccolo che pulsa sulla tempia.

Elementi di afasia applicata.

Bulli e pupi.

Mamma:

- Hai visto quel terribile programma televisivo di Pino?

Figlia:

- ?

Mamma:

- Pepo?

Figlia:

- ?

Mamma:

- Papo?

Figlia:

- Pupo?

Mamma:

- Esatto, Pupo.

lunedì 21 dicembre 2009

Attacchi di panico.

Partiamo dalla fine: è quasi bello uscire da un attacco di panico. E' come un eterno "scampato pericolo" cui noi impanicati siamo molto affezionati. Ci si sente stanchi, spossati e finalmente liberi da una morsa invisibile e per questo pericolosa.

Ed ecco invece come comincia: dal nulla, dal niente, dalla più normale, banale, semplice delle situazioni di vita. Una qualsiasi cena, un film al cinema, un caffé al bar. Niente di più impegnativo. E come prosegue: lì, nel mezzo del nulla, della più scontata quotidianità, si insinua una specie di dubbio. E se morissi? E se morissi ora? Tra cinque minuti? Tra due minuti? Il cuore inizia, da solo, ad accelerare. Ma così tanto e così forte che pare letteralmente impossibile frenarlo. Va, con la forza di un martelletto, una valvola difettosa, un tamburello stonato e impazzito. Accelera, accelera. E il dubbio si trasforma in realtà: "sto morendo", dice la voce, in affanno. Anche il respiro si affatica. "Sto smettendo di respirare?". Le domande restano senza risposta. Il primo istinto è alzarsi. In qualsiasi luogo ci si trovi, la spinta violenta è l'alzarsi. Il che apparirà innocuo. Così non è. Ad esempio: se stai guidando come fai ad alzarti? E dove vai? L'importante è infatti proprio "andarsene". In una parola: scappare. Da cosa o da chi non si sa. Da una presenza che è dentro di te e non fuori. E tuttavia lui, il panico, ti insegue. Se cambi stanza, lui è già lì, pronto ad abbracciarti male, a soffocarti. Io a quel punto mi prendevo sempre la faccia tra le mani, o mi ascoltavo il polso, in attesa, davvero, dell'ultimo battito. Chiudevo gli occhi e li riaprivo e vedevo tutto nero, tutto anzi di mercurio. A volte mi sentivo piena di acqua fredda. Come se la mia vita fosse gettata in mezzo al mare, alle onde burrascose e non sapessi più tornare a riva. Questo era, più o meno. Da qualche tempo i maledetti attacchi non mi perseguitano più. Vorrei solo dire a chi ne soffre che si può guarire. C'è davvero una speranza. Conto i giorni dall'ultimo attacco e sono tanti, aumentano, ormai ben più di un mese!

sabato 19 dicembre 2009

La contessa di ricotta.


Senza una ragione, non avevo mai comprato nessun libro di Milena Agus. E ho fatto male, lo dico subito a chi fosse interessato. Ieri invece, sotto una neve gelata, gironzolando "per regali" (stramazzando anche per il costo eccessivo di certi oggetti), ho comprato "La contessa di ricotta". L'ho fatto ben bene impacchettare e ci ho anche scritto sopra il nome della persona cui lo volevo donare. Ma poi, sul tram, schiacciata dalle eleganti borse dello shopping, dai cappotti puntinati di fiocchi di neve, dalle sciarpe "profumate" di ristorante cinese e sigarette, ecco che la belva selvaggia che c'è dentro di me si è risvegliata all'improvviso. E si sa che quando le bestie feroci si svegliano possono combinare guai. E così è stato. Insinuante come un serpente a sonagli ho infilato la mano nel pacchetto della Feltrinelli, ho divelto il sigillo dell'associazione di volontariato che aveva composto il pacchetto con amore, ho sfilato il libricino. Tutto sotto lo sguardo accusatorio di uno studente liceale che mi sedeva accanto infreddolito. E sì, purtroppo o per mia fortuna, in quei 40 gradi sotto lo zero, mi sono messa a leggere il libro. "Sei mio" ho pensato famelicamente. E sono stata ricompensata dal piacere di trovarmi tra le mani una vera meraviglia. Una sorpresa inaspettata di Natale. C'è anche un personaggio, non proprio una simpaticona, che si chiama come me.

La contessa di ricotta
, che belle prime pagine. Che bel libro, a partire dalla copertina. Che scrittura incisiva, "morbida" come la neve e dura come il ghiaccio.

Vi lascio solo questa frase: La cosa buffa è che tutti le raccomandano di farsi rispettare e poi sono i primi a trattarla senza riguardo.

Va bene: così adesso, amici miei, me lo vado a leggere impiegando in tal modo la tarda mattinata del sabato. Auguri a tutti. E buona "atmosfera prenatalizia"!

venerdì 18 dicembre 2009

Gadget.

Amici! Ho aggiunto dei gadget qui sul blog: uno è il noto giochetto del tris. Serve quando i miei post sono troppo noiosi e introspettivi. L'altro è un generatore di piccole info sul caffè, droga dalla quale dipendo dall'età di dieci anni. Ci tengo a precisare che non sono pubblicità e che non ci guadagno, ahimè, neppure un centesimo bucato.

Grasse risate.

Parole che mi fanno ridere per il loro suono:

"Sandretto" (la fondazione)

"Paonazzo"

"Polletto"

"Masaniello"

"Buonasera"

"Ciurma"

"Mattarello"

Dove.




Ogni mattina mi sveglio e vado a lavarmi la faccia e vedo questo dispenser del sapone con la scritta blu "Dove". Non per fare pubblicità occulta, ma quella parola mi colpisce moltissimo. I miei occhi ancora assonnati, con l'aiuto della mia mente fantozzianamente annebbiata, ci producono accanto un piccolo punto interrogativo invisibile. Dove? Come se quel dispenser volesse dirmi: Dove? Dove sei oggi? Dove vai oggi noemi?

Eh, infatti ogni giorno lì mentre mi lavo la faccia, estate o inverno che sia, mi potrei ritrovare a occhi chiusi a Oslo, in Norvegia. Oppure in Somalia o in Darfur. Potrei staccarmi dal lavabo, spaccare tutti i soffitti e i pavimenti del condominio e volare a bordo dello spazzolino da denti fino in India, in Cina o in Australia o in Patagonia. Io consiglio a tutti di farlo. Meglio farlo. Consiglio di riutilizzare la fantasia. Dopotutto questo clima di precarietà ha un vantaggio. L'unico che ci vedo io. Quello di riportarci a uno stadio di sicurezza psicologica pari a quella dell'uomo primitivo. Siamo vestiti bene, da ex bimbi degli anni ottanta. Ma dentro ci arde un tragico fuoco da tenere acceso. Oggi ci siamo, domani chissà. Tutto è da ricostruire. Certe belve sono ancora vive. Magari non ci sbranano le carni, ma ci mettono in pericolo. Meglio scatenare l'immaginazione. Io lo faccio, dai fatelo anche voi!

giovedì 17 dicembre 2009

Cesta.

Io sono come una cesta piena di oggetti mescolati insieme. Oggetti simili a parole mischiate da tante bocche diverse. Se li guardo a uno a uno hanno anche un singolo senso. Ma tutti insieme si aggrovigliano. Non riesco a capire "chi sono" senza ripensare a come mi vedono gli altri, cioè alle parole con le quali nel tempo mi hanno definita. Da "ansiosa" a "zuzzurellona" gli altri mi hanno chiamata con tutti i nomi possibili.

abcdefghilmnopqrstuvz

Da "amica" a "zimbello" da "brava" a "vanitosa" da "confusa" a "unica" da "deficiente" a "timida" da "emotiva" a "stupida" da "finta" a "rara" da "grande" a "quadrata" da "high" a "povera" da "intelligente" a "odiosa" da "lieve" a "noiosa" da "misera" a "meravigliosa".

E allora? Cosa ho imparato? Niente. E il risultato è solo che un giorno mi sento così e un giorno mi sento cosà. :(

mercoledì 16 dicembre 2009

La lunga notte dell'innominata Gualtiera.

Non so chi tra i miei 25 lettori (eh eh magari!) ricorderà ancora Gualtiera la panettiera e le sue truffe sul costo della bottiglia d'acqua naturale. In poche parole, lei me la faceva pagare 80 cent mentre la sua più onesta mamma Nerina, solo 70. Ebbene, sappiate che, dall'oggi al domani, forse complice una nottata di tormenti e lacrime, ecco che anche Gualtiera ha pronunciato un flebile "settanta", con la stessa intonazione della madre. Le cose cambiano, le coscienze si smuovono!

Tartaglia.

All'inizio, quando non avevo visto bene le immagini dell'aggressione, ho pensato a una messa in scena. Poi ho visto ed è in effetti inequivocabile. Se ne parla da giorni, le informazioni su questo fatto si susseguono, fiumi di inchiostro scrosciano su questo tema da ore nella rete e sui giornali di tutto il mondo. Io vorrei solo dire, per quel che vale la mia opinione, che si è trattato secondo me di un cosiddetto "gesto inconsulto" ad opera di una persona disturbata, come ce ne sono molte purtroppo nelle nostre città. E poi che la penso anche un po' come Nichi Vendola, in questo suo intervento che mi è sembrato lucido ed equilibrato.

http://www.youtube.com/watch?v=vhy-ZB50104

Signore di Corso Trapani.

Povero Signore di Corso Trapani. Questa mattina alle nove se l'è vista brutta. Lui era lì tranquillo. Con il suo cappello viola, il bastone appoggiato al muro, la giacca a vento verde, i pantaloni verdi e i mocassini. Fumava la sua solita sigaretta tutta bianca. Guardava il palazzone di fronte, il traffico scorreva infreddolito. Quando di colpo un pastore tedesco di grossa taglia, trascinando la sua padrona gracile, gli si è scagliato contro abbaiando forte. Il Signore di Corso Trapani si è così spaventato che, senza neanche finire la sigaretta, tutto tremolante, ha infilato svelto la chiave nel portone e se ne è ritornato a casa. Come si suol dire, oggi "non era destino" che uscisse.

lunedì 14 dicembre 2009

Liberi tutti.

Volendo credere alla sua veridicità, l'episodio del colpo in faccia a Berlusconi mi fa riflettere sul concetto di "libertà". Mi sembra infatti che alla base di questo fattaccio ci stia proprio una cattiva interpretazione di tale concetto. Viviamo in un Paese il cui Presidente del Consiglio si sente libero di fare più o meno ciò che vuole. Dalle famose leggi ad personam, alle famigerate candidate veline, all'arcinoto conflitto di interessi ecc ecc. Dal canto suo l'aggressore, mister Tartaglia, pare aver agito sentendosi arbitrariamente libero di partire da casa sua con un (brutto) oggetto contundente e di tirarlo sul viso di un'altra persona. Non che questi due personaggi siano per me da mettere sullo stesso piano, però entrambi credo rappresentino la spia di un enorme equivoco che sta dilagando nelle nostre città, nelle nostre vite.

Allora io vorrei dare una notizia:

NON SI PUO' FARE TUTTO QUELLO CHE SI VUOLE, NON SI POSSONO SOVRASTARE, SVILIRE, UMILIARE, ROVINARE E/O OFFENDERE GLI ALTRI IN NOME DELLE NOSTRE MERE ESIGENZE!

Una passa una vita a rispettare come può le regole, la delicata sensibilità altrui, a reprimere i peggiori istinti, a capire, a scusarsi, a perdonare, a pagare. E poi arrivano questi e spaccano tutto a proprio piacimento. Ma come funziona?

domenica 13 dicembre 2009

orologio.

Questa mattina erano le nove e trenta e mi sono svegliata. L'orologio segnava le otto e dieci. La lancetta dei minuti singhiozzava sempre sullo stesso punto. Tutto ciò mi ha spaventata. Il tempo non si dovrebbe mai fermare. Bisognerebbe procedere, andare avanti, anche a costo di invecchiare, di peggiorare, di dimenticare.

sabato 12 dicembre 2009

Risveglio.

Mi sono svegliata in un mondo di ovatta. Con i capelli al posto dei pensieri. Non trovavo più i miei dolorini. Dov'era la mia paura arrugginita quotidiana? In cosa si è trasformata? Dove si è dispersa? Forse nel cielo bianco dietro le tende trasparenti. A me il Natale piace. Oggi ho gli occhi a forma di stelle e le braccia a forma di rami pronte ad abbracciare tutto ciò che luccica.

giovedì 10 dicembre 2009

I tipi umani.

Il cinico: con lui non si parla mai di bambini o di piccoli animali che non siano insetti verdi e scarafaggi. Usa parole difficili, finge di sapere l'inglese, ostenta gusti raffinati ma è il fan numero uno di Rihanna.

L'ingenuo: non capisce le battute del cinico. Ascolta musica dalle dolci melodie, scrive in stampatello, guarda lo Zecchino d'Oro.

Il bello: sta tranquillo, non ha bisogno di dimostrare nulla, spesso ha il cuore buono e/o non è consapevole della propria stessa bellezza. Vorrebbe avere molti bambini come Brad Pitt.

L'amico: comprende tutto, anche le cose che non hai detto e di cui ti vergogni a morte.

Il brutto anatroccolo: prima o poi diventerà un cigno!

L'insicuro: si sente costretto a dimostrare di avere tanti amici e tanti oggetti di marca. Pratica abitualmente il name dropping.

Il giallo: ha i capelli neri e lisci, gli occhi a mandorla, balla in modo goffo e scoordinato.

Il figo: evita gli sfigati come la peste. A volte, per troppa paura degli sfigati, rischia di confondere i normali con gli sfigati e poi si pente quando è troppo tardi.

Lo sfigato: non si sente tale. Considera il figo un idiota. Crede di essere un nerd e se ne vanta tra i compagni di scacchi.

Il giocatore di scacchi: vince sempre lui. Non si fa scrupoli e si concentra fino a diventare paonazzo.

Ecc ecc ecc

mercoledì 9 dicembre 2009

Signore di Corso Trapani.

Quanto pesava quel portone stamattina! Gli è anche caduta a terra la sigaretta bianca nella foga di chiuderlo per bene. Sbam. Un colpo secco. Ha ancora le sue brave energie, il caro Signore di Corso Trapani. Il suo bel cappellaccio di lana viola, il suo saldo bastone e la giacca a vento verde pisello che scende a pennello ton sur ton sui pantaloni verde muschio. Se potessi lo rimpicciolirei a dovere e me lo porterei sempre in tasca come uno gnomo portafortuna, questo Signore taciturno con gli occhi blu.

Sacrilegi scaligeri.

A me Emma Dante piace molto da quando ho visto il suo "Cani di bancata" a teatro qualche anno fa. La sua regia della Carmen alla Scala è stata fischiata ma lei si è dichiarata comunque orgogliosa, benché inizialmente impaurita. A me i fischi non piacciono, non li ho mai capiti. Trovo che siano un retaggio di un passato ormai passato. Di una cultura incolta e desueta. Mi sembra così sciocco e infantile fischiare, soprattutto in un tempio dorato e raffinato quale è la Scala milanese. Ma chi è che ha fischiato? Avrei voluto vederli in faccia. Immagino si sia trattato di certi inutili tromboni o dei soliti vip incartapecoriti e il più delle volte in sovrappeso o di quelle madame impacchettate nel velluto o di quelle cricche di "giovani" ereditieri già un po' ammuffiti dentro, già rugosi nell'anima che si mettono a fischiare pigiando le labbra avvizzite sui canini sanguinari. A me pare un sacrilegio fischiare l'impegno assoluto di una brava regista come Emma Dante. Capisco il dissenso, capisco le divergenze di gusto. Ma i fischi: signore mie, siamo nel 2009, un po' di contegno!

Buio pesto.

Quando mi sono svegliata stamane era buio pesto. I vetri oscurati, la nebbia grigia dell'alba che si faceva spazio tra i corpuscoli di notte fonda. Ho fatto una non-doccia al freddo e al gelo. Ho bevuto l'ultimo caffé di ieri sera. E una fetta di torta avanzata. Mah. Mi sono detta. Bella giornata. Se il buon giorno si vede dal mattino. Ecc ecc. E invece poco dopo è uscito un sole dicembrino, zuccherato, giallino, misterioso e chiaro, spinto morbidamente nel cielo da un mantello rosa che ha illuminato tutta la casa, le palline di Natale, i miei occhi, la mia lavatrice, la mia vita, le mie speranze.

Insomma. Il mio augurio è che sia successo lo stesso anche a tutti voi che leggete. Buon mercoledì di dicembre, il mese più caldo dell'anno.

lunedì 7 dicembre 2009

Elementi di afasia applicata.

A grande richiesta (dell'autoironica protagonista di questa rubrica, cioè la mia mamma), ritorna forse per una volta sola forse di più "Elementi di Afasia applicata":

Confessioni maleodoranti.

Figlia:

- Hai visto quel pentito...

Mamma:

- Chi?

Figlia:

- Sì, quel collaboratore di giustizia...

Mamma:

- Ah certo: STA PUZZA!

Televisione televisione.

A dispetto di chi dice: "non la guardo, la tengo spenta", proseguo la mia campagna in favore della televisione. Certo non quella becera dei reality estremi o delle chiappe in prima serata. Intendo quella televisione che tiene compagnia e insegna qualcosa. Benché un po' lezioso a volte, però io apprezzo molto, ad esempio, il programma di Fabio Fazio. Chi ha visto la puntata di ieri sera, capirà a cosa mi riferisco. C'era Dan Brown, un autore di cui io non avevo mai letto un romanzo, ma che in quell'intervista mi ha incuriosita come essere umano. E poi Gian Carlo Caselli che con la sua solita grande sapienza ha raccontato di un libro nuovo e importante e con commozione e lucidità ha toccato temi fondamentali per il nostro paese. Ma come si fa a demonizzare uno strumento così ricco di potenzialità? La televisione, se utilizzata con cautela e discernimento, arricchisce la vita e smuove gli intelletti. Intrattiene e svela misteri e concetti che senza di essa sarebbero preclusi alla maggioranza della gente. Quella gente che per varie ragioni ha poca forza di movimento. La tv secondo me è un mezzo che mette dubbi e spezza anche certi silenzi nelle case anziché crearli, come invece sostengono molti snobbettoni i quali, sempre secondo me, in gran segreto, non si perdono un corteggiamento di Uomini e Donne di Maria De Filippi né un televoto al cardiopalma del Grande Fratello.

venerdì 4 dicembre 2009

Paura e delirio a Borgo San Paolo.



Era mattina presto quest'oggi. Quando in Corso Trapani ho visto comparire un enorme hamburgher e una gigantesca porzione di patatine fritte con mani e piedi che ballavano al semaforo rosso davanti agli automobilisti. Una delle mie grandi paure sono i travestimenti, le maschere e i pupazzi umani che "coinvolgono" la gente in mezzo alla strada. Ma bisogna guardare in faccia le proprie paure. E dunque così io ho fatto con quelle dannatissime patatine e quello stramaledetto Big Mac®.

giovedì 3 dicembre 2009

Acqua gym.

Oggi spiavo le signore dell'acqua gym. Che energia, che entusiasmo, che argento vivo. La piscina si è sollevata all'improvviso in onde scroscianti che sembrava un'alta marea. A causa dei loro sgambettamenti ho perso il ritmo e sono stata scaraventata contro un motoscafo umano che mi ha calciata nel ventre con un piedone numero 44. E vai di Britney Spears e Nelly Furtado a palla. Ho pensato: a 60 anni, se ci arrivo, sarò anche io una signora tutta muscoli da acqua gym? Me ne andrò anch'io a spettegolare nel bar della piscina con le mie pantofoline fucsia? Mah. Chi lo sa. Ai posteri l'ardua sentenza.

mercoledì 2 dicembre 2009

Rocco Tanica.




Che storia! Qualcuno oggi è arrivato su questo umile blog cercando su google le parole "Rocco Tanica". Tutto ciò rappresenta per me un motivo di grande soddisfazione. W Rocco Tanica.

Il malato immaginario.

A tutti gli "Arganti" in ascolto! Per un istante abbandoniamo le nostre inquietanti e solitarie sensazioni ipocondriache e ridiamoci sopra emulando il genio di Molière.


CLEANTE

Signore, sono contento di trovarvi alzato e di constatare che state meglio.

ANTONIETTA (fingendo di essere incollerita)

Come «state meglio»? Non è affatto vero: il Signore sta sempre male.

CLEANTE

Mi hanno detto che il Signore stava meglio, e mi pare che abbia un bell’aspetto.

ANTONIETTA

Che cosa intendete dire con bell’aspetto? Il Signore ha un aspetto orribile e chi vi ha detto che sta meglio è un bell’impertinente. Il Signore non è mai stato così male.

ARGANTE

Ha ragione.

ANTONIETTA

Si muove, dorme, mangia, beve come tutti gli altri; ciò non toglie che sia malatissimo.

ARGANTE

È vero.

martedì 1 dicembre 2009

Bucce di mandarini.

Qualsiasi cosa succeda, ho notato che puntuale si ripresenta il periodo delle bucce di mandarino e caffè caldo. Questi due profumi si sposano così bene. Mi sento testimone di queste piccole nozze casalinghe. Mi sento testimone di una bella giornata con il cielo azzurro e il sole dicembrino che anche loro si sposano e poi filtrano nei capelli dei passanti stanchi che aspettano il Natale e le finestre delle case vuote.