venerdì 31 dicembre 2010

Propositi per l'anno nuovo.

Questo è l'ultimo post dell'anno e ho pensato di mettere dei melograni-portafortuna per voi.

Il 2010 per me è stato un anno parecchio significativo. Di scoperte e riscoperte importanti che credo mi accompagneranno sempre da qui in poi, qualsiasi cosa succeda.

Ma per il 2011 ho qualche speranza in più. Vorrei che fosse un anno in cui tutto quello che ho capito non rimanga nascosto come scritto con l'inchiostro simpatico. Vorrei che fosse un anno in cui tutte le cose che ho iniziato e sognato e immaginato prendano forma e diventino realtà. Quindi ecco i mie propositi per il 2011:

1) leggere i libri che voglio leggere, godendomeli tutti, con grande soddisfazione.

2) scrivere bene, ovvero che si capisca cosa ho in mente, a costo di peggiorare drasticamente la miopia, e di lavorare di notte, perché ho notato che questa è la cosa cui tengo. e non ho paura quasi più di niente.

3) correre le due allegre maratonine torinesi che con il mio fidanzato abbiamo pensato di fare. questo perché più di tutto ambisco al cartoncino di latte in omaggio, ovviamente in preparazione a quella di New York del 2012 (sparo, tanto per allora il mondo sarà finito e voi avrete di certo tutti dimenticato il mio punto 3).

4) stabilire sani rapporti umani.

5) ottenere fiducia.

6) fare una vacanza in Corsica.

7) niente asma.

8) don't panic. be happy.

Auguri amici, passanti, fan delle tazzine e gente ben disposta che capita da queste parti, che il 2011 sia un bell'anno per tutti. Intanto io mi bevo un caffè alla vostra salute!


giovedì 30 dicembre 2010

Stefano.

Corre con una scatola di panettone in mano. Che ondeggia, rossa e gialla, dal suo dito gelato, come dal ramo di un albero di Natale. Fa freddo al parco. Ma dopo pochi minuti passa. Da quando ha deciso di correre, le cose sono cambiate. La pesantezza della vita è diminuita. Anche la pesantezza degli sguardi, dei giudizi, del vuoto intorno. Niente è più come prima, per Stefano. Dopo una corsa qualunque, capisce che c'è del posto per lui, che il posto è nel parco grande, si scontorna sempre di più nel prato semideserto, nello scricchiolio del cemento. Respira tutta quell'aria e la butta fuori. Si è comprato una maglia bianca apposta. Gira, sale sui ponti, li scende, guarda gli altri negli occhi, guarda il fiume, guarda i cani, guarda le cornacchie, le pozzanghere ghiacciate, le foglie secche, il fango. La giornata ha un senso per Stefano. La prigione delle macchine, delle case, dei semafori, delle facce, delle cose strane che ti dicono, di quelle che dovresti dire tu, non è più una prigione. E' una passeggiata. Che per uno che corre così, è meno di zero.

martedì 28 dicembre 2010

Pol.

Paolo lo chiamano Pol al mercato. In effetti è tondo come una palla da bowling. Qualche straniero lo chiama Ball. Pronunciato Bol. E in testa ha un cappello di lana grigia che, se possibile, lo rende ancora più sferico e due baffi bianchi che spuntano dagli occhiali appannati. Con i guanti sfrangiati che lasciano le dita libere e le grosse mani gelate, vende detersivi. Ma si stufa a scaricarli dal furgoncino: spera che le clienti scelgano quelli disposti all'alba sul bancone. Puntualmente ciò non accade e tutte pretendono quell'unico shampoo laggiù in fondo che lui non aveva previsto. Non ce la fa proprio, si scusa e propone un altro detersivo. Si convince poi di rimediare a questo inconveniente con una formula che ritiene infallibile: "due euro e un sorriso" dice, ad esempio. "Tre e cinquanta e un sorriso", e così via tutta la mattina. Le donne, anche quelle più abbattute dalla vita, sorridono in cambio e d'istinto a quella frase. Non ci crede nessuno ma per un secondo tutte annuiscono all'exploit finale: "cos'è la vita senza un sorriso?". "Niente niente", sospirano. "Ce l'hai quello per i pavimenti Pol?".

lunedì 27 dicembre 2010

My Favorite Things.

Eh be' giustamente essendo Natale potrei fare un elenco dei regali ricevuti inventariandoli sotto l'etichetta rassicurante di favorite things. Ma il terrore di dimenticarne qualcuno è troppo e mi trattiene dal farlo. Così andrò a caso: metodo che mi contraddistingue proprio come filosofia di vita.

Ecco allora - solo per voi - le mie favorite things del Natale 2010 (nonsoloregali):

1) la macchinetta vecchia e decrepita del caffè dell'ufficio: simbolo di convivialità.

2) i dizionari.

3) i guanti da neve.

4) il film American Life visto ieri sera al cinema: cariiino!

5) le pantofoline di Muji.

6) le grandi sciarpe.

7) i ricettari.

8) i cigni.

E le vostre? Vale anche l'elenco-regali! E un perenne Buone Feste a tutti!

:D

domenica 26 dicembre 2010

LetturediSantoStefano+tazzinadicaffè.

La tazzina nuova* è nella sua postazione strategica di Santo Stefano (cioè quella delle armoniose letture digestive post natalizie). Questo è il libro che ho finito oggi. Io e te di Niccolò Ammaniti. Einaudi Stile Libero.

Ho comprato questo piccolo libro in un raptus al supermercato. Credo sia stata la prima volta, tra un pacchetto di lenticchie e un blister da sei di uova allevate a terra. Dico che ne è valsa la pena.

Lorenzo, il protagonista, mentre racconta ha ventiquattro anni, ma la storia risale a dieci anni prima. Siamo nel 2000. Lui era un ragazzino chiuso e preoccupante per i suoi ansiosi e borghesi genitori.

Il giorno in cui inventa un finto invito a sciare a Cortina in settimana bianca, la mamma si mette a piangere per l'emozione di un cosa finalmente "normale" e socializzante. E da lì non si può più tornare indietro. Così Lorenzo deve sostenere la menzogna e ha l'intuizione. Si chiuderà in cantina (luogo angusto ma dotato di piccolo bagno, acqua fredda, letto e qualche scorta di cibi in scatola, carciofini, tonno, wafer). Tutto bene. Tranne che a un certo punto compare dal nulla (in tutti i sensi) la sua sorellastra Olivia. Ventitreenne piena di problemi che si fanno chiari agli occhi ancora tutto sommato ingenui di Lorenzo solo un po' alla volta. Anche lei avrà preso comunque i geni di famiglia perché trova il modo di rifugiarsi in quella stessa cantina, "ospite" del piccolo. Qui inizia qualcosa. Nasce un legame tra fratello e sorella. Disperato, un vita concentrata in pochissimi giorni, ma così intenso che tocca davvero certe corde inaspettate e scoperte.

"- Io e te? - Sì - Ha fatto un tiro dalla sigaretta. - Io e te".

Ma Io e te si capisce che poi vuol dire più di quello. Si può pensare che sia la chiave per aprire quel cassetto dove da uno si diventa due. Ed è una cosa che non finisce mai.

Questo libro è come quei regali piccoli magari ma azzeccati, che arrivano nel momento giusto dalla persona giusta. Sono sicura che ne avrete ricevuti così.

Buona lettura.


*regali bellissimi (come tutti quelli ricevuti: grazie Babbi Natale!). Tra cui fantastiche tazzine di porcellana che sembrano incriccate. Francesi.








Xmas Wish Tree.

All'albero di Natale, dicevamo, si appendono anche desideri inespressi, oltre ai soliti addobbi scintillanti. Oggi ne esprimo tre natalizi, forse un po' arditi, audaci o addirittura temerari. Ma sono i giorni di Natale, penso sia concesso ambire.

Vado allora.

1) desidero un giorno correre una maratona. sì ho iniziato da appena sette mesi, ma chissà un domani. (il mio vero sogno però è quello di ottenere di diritto gadget per corridori, tipo cartoncini del latte, spillette, medaglie simboliche e altre amabili cose).

2) desidero averci azzeccato in una questione davvero importante per me.

3) desidero noci, noccioline, pistacchi, zuppe e in generale confortanti cibi invernali.

E voi e voi e voi? Dai che questi sono i giorni migliori per desiderare :)


venerdì 24 dicembre 2010

Forse c'è un virus.

Ciao! Mi trovo in un desueto internet point e non riesco a vedere tazzina-di-caffè! Voi lo vedete? Paradossalmente riesco però a scriverci. Misteri e magie del Natale! :)

Sperando di risolvere tutto in fretta: ancora auguri a voi!

giovedì 23 dicembre 2010

Natale è arrivato.

Natale è davvero arrivato, le decorazioni ci sono, i regali quasi tutti, anche la piccola famiglia Peanuts* che vive sul frigo-libreria accanto al telefono Brondi è lì che brinda sotto l'alberello vinto alla tombola. Fervono i preparativi ovunque: che bello. Però. Non so.

Apro il mio cuore: una volta vedevo le cose a tinte forti, o andava bene o andava male. Quindi il Natale era perfetto e ob torto collo vedevo tutto perfetto quando anche non lo era o non lo era proprio per niente.

Oggi invece mi viene da ridere perché neanche io mi riconosco più. Forse perché semplicemente non riuscivo bene a crescere e adesso che invece è successo: wow vedo il mondo per quello che è. E vedo il Natale per quello che è. Quello che tutti sappiamo: un delirio, una cosa consumistica, la gioia delle persone care che scartano i pacchetti, la festa dei bambini, la prigione dei malinconici, dei sofferenti, dei poveri, la serenità, la dolcezza delle canzoni, una ricorrenza religiosa, una ricorrenza famigliare, un modo per stare insieme, uno scaldarsi l'anima nel mezzo del gelo, e molte altre robe ancora.

(La realtà comunque supera la fantasia, sempre, nel bene e nel male).

Quindi tutta questa lunga premessa per dirvi che sì, questo è il post di Natale di tazzina-di-caffè! E ho da dire alcune cose:

1) sta per nascere una bambina, questione di giorni, quindi la sua mamma amica mia dopo un po' (arghhhh) di fatica conoscerà però di persona la sua piccola! Oh. Che cosa emozionante. Non so che altro aggiungere in proposito.

2) in un anno sono così cambiata dentro ma anche un po' fuori: questo è il mio autoregalo di Natale. ne sono felice.

3) in un anno ho trovato e ritrovato nuovi amici. anche questo è il mio regalo di Natale. sono una persona fortunata oltre che felice.

4) in un anno ho letto più libri che nei cinque/sei precedenti.

5) in un anno ho sentito per la prima volta "la mia voce": detta così è davvero davvero davvero inquietante. intendo dire che prima mi dilettavo a scrivere, ma erano parole che mi suonavano false. adesso forse ho trovato una strada da percorrere. in salita, senza corde, senza scarpe, senza rete di protezione, senza nemmeno l'acqua nella borraccia: ma pur sempre una strada. la mia, qualsiasi cosa succeda.

6) ho imparato pressappoco a cucinare.

7) cose che credevo belle non mi piacciono più e viceversa.

8) non che "non senta il Natale", lo sento, mi piace, come a molti. ma lo sento in un altro modo. in questo preciso istante mi va di dire che assomiglio un po' alla persona che ho sempre voluto essere e non riuscivo. domani chissà, ma adesso è così e questo è un altro regalo. e questa nuova condizione mi fa vedere le cose più sfumate, mutevoli eppure rassicuranti.

9) ho imparato a correre.

10) ringrazio voi del blog: che leggete, che commentate, che mi volete bene. perché ciò per me è più importante di quanto possiate sospettare, e devo molti dei nove punti di questo natalizio elenco anche a voi: vi auguro di provare quello che voi fate provare a me.

11) e allora: Buon Natale, state bene domani e dopodomani e a Santo Stefano.

A very merry Xmas: I hope you have fun!

Auguri auguri!



* Pacchetti. Sotto: famiglia Peanuts sul frigo-libreria .








martedì 21 dicembre 2010

Signore di Corso Trapani.

Oggi è il primo giorno d'inverno, qui il cielo è grigio antracite alle nove del mattino, fa un freddo boia, ma lui non ha problemi a uscire con la solita camiciola a scacchi di lana cotta. Pantalone verde, pantofole strategiche, cappellino da baseball, sigaretta spenta. Lo incrocio nell'attimo in cui esce dal portone e se lo chiude alle spalle. Incomincia la sua giornata, insieme alla mia e a quella di tutti. Non mi ha guardata con gli occhi storti come l'altra volta. Forse vuol dire che c'è un tempo per tutto. Che le cose vanno anche un po' come le fai andare. E oggi vanno abbastanza bene.

:)

lunedì 20 dicembre 2010

Extra-novità & cose belle.

Ciao. E oggi vorrei anche darvi una bella notizia: da questo mese mi trovate in edicola (oddio che effetto) con una vera rubrica sulla rivista Extratorino (che io amo follemente e di cui vi avevo già raccontato qui).

Quale rubrica? Aha: si chiama extradivinazioni - si intravede nelle foto - e prevede, come potete ben intuire, una seriosissima lettura dei fondi di caffè per ciascun segno zodiacale. Una sorta di oroscopo caffeinico. In una parola: l'apoteosi dell'esoterismo sabaudo. In questo numero c'è l'oroscopo-torinese e d'ora in poi aspettatevi di tutto!

Extratorino, ve lo dico, è una rivista molto accurata, elegante, attenta a temi importanti di attualità e a tutte le cose interessanti che gravitano intorno a Torino, alle sue eccellenze, alle sue trasformazioni. Ma a ben guardare, (hemm ad esempio nell'editoriale di questo numero) noterete che non disdegna anche un po' di sano cazzeggio e gianduiesco delirio.

E poi: a pagina 62 trovate anche le immagini del fotografo Alessandro Albert, con sotto un mio racconto dal titolo Fall in love: il tutto allegramente ambientato al cimitero monumentale, ma niente paura: le foto sono di una bellezza struggente e le parole, tutto sommato, parlano d'amore!

Ohhhhh: grazie a chi leggerà e extragrazie a Extratorino.

p.s. alla luce di ciò: continuate a mandarmi le vostre tazzine, poiché vedo e prevedo futuri e 2011 a dir poco meravigliosi.


My Favorite Things.

L'ultimo lunedì prima di Natale: ecco le mie favorite things di oggi: (parte il pezzo di John Coltrane)

1) i profumi.

2) i cappotti eleganti.

3) i tavolini Lack di Ikea.

E le vostre? Uh ma starete tutti facendo i regali in questi giorni, chissà quante cose, un mare di cose da guardare e da scegliere e da scartare. Mette un po' di ansia ma si può fare tutto anche senza farsi travolgere, secondo me!


domenica 19 dicembre 2010

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Questo è il libro che Aldo Nove ha aspettato di scrivere per anni, e adesso ce l'ha fatta. Credo l'abbia detto in qualche intervista, e comunque si capisce leggendo. C'è la sua vita dalla perdita dei genitori all'età adulta, passando dall'incendio della casa e l'ospedale. Ci sono sesso e droga e solitudine estremi mischiati insieme ma per quello che veramente sono o che possono diventare.

La vita oscena, Einaudi Stile Libero. Ecco ciò che mi ha colpito:

1) "il dolore ti inchioda alle cose". il modo in cui da sempre Aldo Nove scrive degli oggetti. tutto quello che lui trasferisce negli oggetti, l'importanza che hanno. ad esempio la bottiglietta di bibita sottomarca sul comodino dell'ospedale dopo l'incendio. pagina 42-43, per me quel passaggio è davvero notevole: "Quella bottiglia mi sembrava simile alla vita dei più, di quelli che non ce la fanno, oh quanti, mi portava alla commozione e piansi". E continua. In generale in questa fase lui si identifica con le cose più piccole e vulnerabili, nella pagina dopo a un pipistrello incastrato dentro l'ospedale. Oppure: "Poi andavo alla macchinetta a prendere il caffè. A me piaceva il rumore della macchinetta. Mi piaceva mettere i soldi e che poi uscisse il caffè. Il rumore della macchinetta. Era una cosa normale e mi rassicurava".

2) la scrittura poetica, accecante.

3) ovviamente le scene di sesso. il bisogno, il precipitare sempre più giù, nel deserto in cui niente è più "normale". e l'abiezione, la mortificazione, l'umiliazione, il diventare una cosa. la scena in cui lui per un attimo si vede nello specchio e si ferma è un duro colpo. qui avviso chi non l'ha letto ancora: si sta male. in certi punti si sta proprio male.

4) la visione della madre. la rinascita. qui c'è la paura e il terrore che mi hanno fatto pensare a certe storie di fantasmi novecentesche. comunque sublime.

5) il bar, il caffè, le inserzioni di civiltà che lui mette tra un incontro e l'altro. come la voglia di stare lo stesso al mondo. sembra proprio di sentire un vuoto allo stomaco, il fisico che si debilita, il caffè forte che scende nelle viscere, la luce abbagliante che contrasta il buio.

6) l'avvicinarsi alla follia in seguito a un trauma. il crearsi un rifugio segreto, un mondo parallelo.

7) come agiscono i genitori su un figlio.

8) la copertina!

Buon letturadomenicale a voi che passate di qui

:)




sabato 18 dicembre 2010

Wish Tree.

Ciao. Anche se non è il giorno di Natale, mi sono svegliata con il pensiero dei desideri, come fossero i regali da scartare. Il pensiero dei cartoncini da scrivere e da legare all'albero con il cordino di lana azzurra. Cavoli: quando una cosa piccola, un gioco, diventa così importante!

Va bene, allora vado:


1) desidero resistere nei momenti difficili. Resistere con tutta la forza animalesca possibile e trovare soluzioni non-violente, non-meschine, non-lesive della vita e dignità mia e degli altri.

2) desidero essere come i contadini che vedono spuntare le loro verdure dopo aver seminato e arato e fatto tutto quello che si deve fare.

3) desidero lasciar perdere, come abiti troppo vecchi, le convinzioni idiote su come "dovrebbero" andare le cose.

4) desidero intuito e sapermi proteggere dalle perdite di tempo e dal freddo.

5) desidero saper stare in silenzio. reggere il silenzio.

6) desidero un pandoro di Ghigo, perché uno dei pasticceri è un mio amico e la vita oggi è tutto sommato migliore di ieri.

E voi e voi e voi e voi? Mi interessano i vostri desideri e sapere se qualcuno in queste settimane si è realizzato. Sono convinta che già dirli o scriverli sia un buon modo per capirci qualcosa.

Buon sabato lì dove nevica: qui a Torino splende un sole cristallino con schegge di ghiaccio: queste sono le mie giornate preferite.

:)


venerdì 17 dicembre 2010

Viviana.

Il parco è un silenzio di rametti scuri congelati che puntano al cielo, mentre nello stadio olimpico ci sono i preparativi della partita della Juve. Viviana e il suo cane Asia camminano al trotto facendo uno slalom tra le sculture avvitate e lucide dorate di Tony Cragg*. Lì in mezzo c'è seduto un cagnino così piccolo che da lontano sembrava un gatto piccolo, Asia si avvicina per annusarlo, e lui resta immobile, tremando dal freddo. Piazza d'Armi alle due del pomeriggio è una lastra di sole freddo che taglia in orizzontale tutto e lì si rifugiano anche quelli che non hanno un altro posto preciso dove stare. Uno dei due laghetti artificiali è ghiacciato e i piccioni ci pattinano sopra in cerca di cibi surgelati. Nel prato centrale c'è un ritrovo di cani. Si conoscono tutti, sembra un asilo di bambini, i padroni li chiamano per nome, come le mamme. Asia si impianta. Ha le orecchie grandi e color fumo, un muso arrotondato da snoopy. Viviana la chiama. Asia fa un dispetto, non vuole muoversi, Viviana ride. Si conoscono. Si sente che parlano una lingua loro. Viviana sorride, corre, si aggiusta il cappello, dello stesso colore delle orecchie di Asia. Si vede subito che è una ragazza felice. Quello è il suo momento.


*

giovedì 16 dicembre 2010

Strade bianche su Indie Riviera.

Sotto la neve e nel freddo invernale, leggere Strade bianche sarà secondo me una buona idea. Enrico Remmert ha scritto un libro che fa affezionare profondamente ai suoi tre protagonisti e alle loro voci che raccontano, meditano, si perdono, non ci capiscono più niente e vivono la vita sotto forma di un viaggio Torino-Bari pieno di cose veramente inaspettate e di svolte.

Su Indie Riviera, se volete, oggi ci sono alcuni miei pensieri al riguardo.

Buona lettura!

:)

mercoledì 15 dicembre 2010

Conversazioni.

Oggi vi vorrei segnalare questo spettacolo teatrale che si chiama Conversazioni. Rientra nei progetti del 2011 della Fondazione Carlo Molo Onlus, che si occupa di sostenere le persone afasiche e le famiglie in un percorso di recupero e ritorno quanto più possibile alla normalità.

La prima rappresentazione sarà questa sera alle 21 al Teatro San Luca di Torino in via Negarville 14 (ingresso gratuito). Ma lo spettacolo poi nel corso dell'anno girerà nelle diverse circoscrizioni torinesi, per cercare di informare e sensibilizzare la cittadinanza su questo tema. Conversazioni è stato realizzato dal Teatro Popolare Europeo in collaborazione con il Master in Teatro Sociale e di Comunità dell'Università di Torino.

Tra gli altri contributi illustri (hemmm: Marcela Serrano, Pablo Neruda, Georges Simenon, Gina Lagorio solo per citarne alcuni) ci sarà anche... un mio scritto.

Sono un po' agitata (al di là della "compagnia" letteraria che pure favorisce), perché una cosa del genere non mi era mai capitata, cioè di vedere le mie parole rappresentate a teatro in uno spettacolo vero con gli attori e la musica e soprattutto il teatro. Temo la sincope, ma porterò con me confezioni da viaggio di sali ottocenteschi e via.

Scherzi a parte: grazie a chi ha organizzato Conversazioni e a chi potrà partecipare stasera. Chi non può, se vuole, potrà comunque vedere poi lo spettacolo in futuro nella sua sabauda circoscrizione.

:)

martedì 14 dicembre 2010

Ebook.

Ciao! Vi ricordate questo raccontino intitolato la scatola? Faceva parte di un concorso. Ora i racconti partecipanti (tra cui la scatola) sono diventati un piccolo Ebook dal titolo: Scene di ordinaria follia... in ufficio! Su Euroffice, il portale di cancelleria che ha proposto l'iniziativa, lo potete trovare cliccando sul banner in basso a sinistra.

:)


lunedì 13 dicembre 2010

My Favorite Things.

Mi stupisco di come il lunedì si affretti ad arrivare, è impertinente. Così io dico che va contrastato con un pronto elenco di favorite things

:)

Ecco le mie di questa soleggiata settimana prenatalizia:

1) le vostre tazzine. (!!!) Sotto il logo di Indie Riviera le vedete tutte in fila, in ordine di arrivo, tutte belle e significative. Mi fanno sentire al sicuro e benvoluta, e circondata di caffè: che è tutto quello di cui ho bisogno. Ho notato poi che corrispondono alla personalità di ciascuno di voi, e delle persone che non conosco, mi suggeriscono comunque qualche particolarità e qualche indizio. GRAZIE. Se volete continuare a spedirmene: noemicuffia@libero.it (tra l'altro sto pensando a qualche sorpresa, magari di raccoglierle da qualche parte, di costruirci insieme a voi dei "raccon-tiny" ma è tutto ancora un po' da organizzare, però che ne dite? muble muble)

2) le action figure.

3) i mouse.

4) i plettri.

E le vostre cose preferite? Che mi dite?

E buon inizio settimana a tutti quelli che passano di qui.

domenica 12 dicembre 2010

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Qui ci vuole una caffettiera!

Questo piccolo libro è di quelli che hai in casa e hai la convinzione di aver già letto, come fosse un dato di fatto universale, un vaccino, un documento di identità. E invece poi scopri che non è vero. Non è mai vero e le cose che hai lì più vicine e a portata di mano sono le più sorprendenti.

Si tratta di Torino è casa mia, di Giuseppe Culicchia, editore Laterza.

Proprio come suggerisce il libro, Torino per Culicchia è una vera casa, dove ogni stanza o parte dell'edificio corrisponde a un punto preciso della città. Un'idea semplice ma perfetta ed efficace. E soprattutto vera. Credo che infatti il grande successo che ha avuto questa semplice guida letteraria torinese dipenda proprio dal sincero incanto dell'autore per i suoi luoghi. Si sente e da torinesi si condivide. Poi è bello perché mentre racconta la città, ci sparpaglia particolari sugli indirizzi più interessanti, come se fosse un discorso tra amici:

"In Via Po c'è anche Ghigo, pasticceria dotata di arredi originali anni Sessanta e produttrice di una panna artigianale sublime. E poi ci sono le segreterie delle facoltà umanistiche dell'Università"

Ed è proprio come girare fianco a fianco con l'autore e vedere tutto, e sentire tutto. (le ultime edizioni sono anche un po' più aggiornate, dal momento che il libro è stato scritto prima dei Giochi Olimpici del 2006 e di cose nuove ce ne sarebbero in abbondanza).

Ho trovato poi strepitosa la Cronologia, all'inizio del libro, dove si ripercorre la storia della città con un continuo controcanto ironico che mette di buonumore. Ma quello che mi piace di più di questo volumetto è la tipica spietatezza torinese nel raccontare di sé.

Se non ne avevate mai sentito parlare: leggete Torino è casa mia. E fate come se foste a casa vostra.



sabato 11 dicembre 2010

Wish Tree.

Quindi è di nuovo sabato! Il giorno dei desideri di tazzina-di-caffè.
Prendo i cartoncini, la matita con la gomma a forma di Babbo Natale (non è vero ma potrebbe in effetti rientrare tra i miei desideri), i cordini e scrivo cosa desidero questa settimana:

1) desidero che le cose che aspetto arrivino a destinazione e che l'attesa sia sopportabile.

2) desidero vederci sempre più chiaro (a costo di imparare a mettere le lenti a contatto).

3) desidero continuare a scrivere tutti i giorni fino a che non sarò "old and bony" come dice una canzone degli Shins

Ok e ora appendo i cartoncini ai rami. E voi e voi e voi? E voi?

Ah c'è un 3bis: desidero foto di tazzine: le vostre!

Come vedete qui a destra, sotto il logo di Indie Riviera, ne stanno arrivando di bellissime e tutte corrispondono un po' alla persona che le ha spedite. Delle persone che non conoscono le tazzine dicono comunque qualcosa di loro! Questo gioco è molto divertente per me e vi ringrazio tantissimo.

Per chi vuole spedire la sua foto: noemicuffia@libero.it

venerdì 10 dicembre 2010

Carlotta&Carolina.

Carlotta è tra i sedici e i venti, ha un cerchietto di perle in testa e un fiocco blu scuro che le spunta da sopra l'orecchio sinistro. Ha un paio di occhialoni neri, troppo grandi, anche se è inverno e non c'è il sole. Un cappottino blu elettrico, le scarpette di pelle con un accenno di calza spessa di cachemire che sbuca dalla fibbia.

Carolina ha trentacinque anni più di Carlotta, è sua madre. Occhiali da sole con stemmino principesco sull'asticella, pellicciotto color panna, capelli corti a carciofo, naso rifatto, pantaloni a sigaretta.

Camminano in una fredda Piazza Castello, a passetti da merli, sobbalzando, picchiettando con le piccole scarpe sulla pietra liscia del terreno, in un silenzio di tomba. Guardano dritto e non si voltano mai da nessun lato, se non fosse per l'eccentricità condivisa del look, si direbbero estranee.

Poi di colpo Carolina si inciampa, mentre attraversano la strada, sui binari del tram. E' una caduta flebile, si accartoccia come un panno umido e non fa nemmeno ridere, perché l'espressione del viso è quella del fastidio che volge al terrore sordo e inanimato.

Mamma e figlia, per via di questa caduta, si innervosiscono moltissimo. Le labbra si incrinano in una smorfia di rabbia. Sono incarognite. Mentre districano il tacco dalle liste di metallo gelato, il tram arriva e frena scampanellando con violenza.

Sulle guance di entrambe si forma un rossore. Un segno di vita in quel mucchietto di vestiti costosi. La vita, il rosso sangue della vita. Veloce, frettolosa, feroce, ma pur sempre vita. Nell'imprecare contro il guidatore, con la scarpa in mano, per la prima volta si guardano. Tra loro passa un lampo di qualcosa. Per un attimo si torna nella giungla.

Una madre che protegge il suo cucciolo, contro la belva arancione.

giovedì 9 dicembre 2010

Poetry Café.

Buon giovedì-che-sembra-lunedì a tutti :)
Tra i blog che leggo da qualche tempo c'è questo grazioso Coffee and Literature di una ragazza che si chiama Kristy Sherrod. Come potete immaginare, è un blog che si occupa di libri, in modo secondo me fresco e appassionato. Anche lei ha partecipato a "nanowrimo" ma, a differenza mia, è riuscita a scrivere 50.000 parole in tempo, e ha vinto. Come non stimarla?

In tutto questo, Kristy ha una rubrica che si chiama Poetry Café, la scrive il mercoledì, e ci mette una poesia che per qualche ragione l'ha colpita. Vorrei allora esplicitamente copiare questa idea (grazie Kristy!) e proporvi una poesia. Che è anche una scusa per citare l'Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters (la storica edizione Einaudi è a cura di Fernanda Pivano).

Che aggiungere? Nulla, solo ricordare che questa raccolta - semplice, perfetta, ironica - è una pietra miliare da consultare e cui chiedere una mano quando ci si sente un po' sperduti. Oggi l'ho fatto e il risultato è questo piccolo ritratto di Serepta Mason (per quei pochi che non lo sapessero, Spoon River è un paesino della provincia americana e le poesie della raccolta sono piccoli epitaffi di tutti i defunti del cimitero: una cosa di per sé straziante, ma quando leggete più che la morte è la vita intera che vi appare sotto gli occhi, come un minuzioso affresco di particolari all'apparenza insignificanti e di insegnamenti e di, per tornare a noi, pura inequivocabile poesia).

Sono capitata allora sulle parole di questa:

Serepta Mason

Il fior della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato
se un vento crudele non avesse intristito i miei petali
dal lato di me che potevate vedere nel villaggio.
Dalla polvere io innalzo una voce di protesta:
Voi che vivete, siete davvero degli sciocchi,
voi che non conoscete le vie del vento
né le forze invisibili
che governano i processi della vita.


Oh, non so che altro dire. Non si può certo commentare una cosa del genere. Penso solo che questa (come molte altre nell'Antologia) micro storia mi fa venire in mente tutte quelle cose inespresse che non arrivano mai alla luce. Allora, visto che fino a prova contraria noi che leggiamo e scriviamo qui e ora siamo decisamente vivi, prendiamo spunto per non dover poi dire queste parole un giorno: cioè diamoci da fare, non perdiamo le opportunità di vedere come stanno le cose. Sarà questo il messaggio di Serepta? Per me sì. Per voi?

Dai dai che il week end è dietro l'angolo!


p.s. grazie per le bellissime tazzine (a destra sotto il logo Indie Riviera) che stanno arrivando. ci pensavo ieri prima di dormire, davvero, è una cosa che mi emoziona un po', non l'avrei detto. rigrazie.




mercoledì 8 dicembre 2010

John.

Ci penso ogni anno: quando è successo, l'8 dicembre 1980, compivo quattro mesi di vita, essendo nata l'8/8 di quello stesso anno. A voler credere alla numerologia (ma non so nemmeno cos'è e se esiste qualcosa chiamato realmente "numerologia" hemm dopo il post vado a controllare su google, promesso. quindi prendetela con le pinze eh), con John Lennon ho tante date che coincidono (compreso il 9 ottobre, suo giorno di nascita, che per me è un giorno importantissimo).

Ma accade a me, come penso forse a bilioni di trilioni di persone. Comunque, sempre a me (come a bilioni etc...) piace sentirmi vicina alle cose che mi piacciono. E la sua musica è di sicuro tra queste.

Oggi è impossibile non interrogarsi su come sarebbe stato il mondo con John Lennon vivo. Cosa avrebbe fatto o detto o pensato o scritto. Così non c'è molto da fare: io lo ricordo spesso, ascolto le sue canzoni, guardo i suoi video e seguo pure Yoko Ono su twitter! penso che gli farebbe piacere.

I love you John! Really really.

martedì 7 dicembre 2010

Tu non sei un gadget (su Indie Riviera)!

E chi vuole saperne di più su cosa ne pensa Jaron Lanier* (l'inventore dalla "realtà virtuale") sulla sempre crescente interazione tra noi e la rete, tra noi e la tecnologia e come questa interazione sta cambiando il nostro modo di comportarci e di pensare, su Indie Riviera, trova una riflessione su un libro interessante e sui principali spunti che offre.




Giochetto.

Siccome è martedì, sono le nove e quarantacinque del mattino e quindi: "è iniziato il week eeeeeeend!" per citare una gag televisiva, pensavo di proporvi, se passate di qui, un allegro gioco (ma attenzione: solo per chi non ha davvero niente, ma proprio niente da fare, oppure per chi, come me, invece sceglie volontariamente di dedicarsi a queste amenità, pur di non tornare in posta e in banca come invece imporrebbe il buon costume).

Ecco, la proposta è questa: mi mandate le vostre foto di tazzine di caffè? Dai, dai. Anche brutte, vecchie, sbreccate, purché siano le vostre personali tazzine, o meglio LA vostra tazzina, quella senza la quale il caffè sembra meno buono... Dai, dai, dai. Così le pubblichiamo qui sul blog!

:)

lunedì 6 dicembre 2010

My Favorite Things.

Quando i lunedì iniziano con le commissioni e le incombenze di quelle che è già tanto se riesci a farne una su tre. E in più con un sentore di influenza forse all'orizzonte, le polemiche in coda alla posta e le belle telefonate in cui non riesci mai a trovare il tizio che cerchi, così rinunci ma ti senti tremendamente in colpa ad aver rimandato e sono le due del pomeriggio e a Torino è già buio, allora è proprio arrivato il momento di My Favorite Things!

Ecco le mie di questa settimana:

1) i mandarini.

2) questa è facile: gli addobbi di Natale. Soprattutto quelli che avevi dimenticato di avere.

3) le creme per le mani.

4) le bottigliette di acqua naturale.

E voi e voi e voi e voi?

Un abbraccione e, cavoli, grazie a chi sta apprezzando la pagina Facebook di Tazzina-di-caffè: se passate di lì con un Like, sono proprio contenta!



domenica 5 dicembre 2010

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

"Praticamente, non sapevo cosa dicevo.

Forse avrei dovuto offrirle un Biancorì, che è un tipo di Ciocorì, ma bianco. Quando due si amano mangiano sempre il Biancorì".

Vero, vero. Lo penso anch'io. E siccome è uscito in libreria l'ultimo - a quanto pare straordinario (ma purtroppo non l'ho ancora letto) romanzo di Aldo Nove - pensavo di dedicare a lui la mia letturadomenicale. Che infatti è: Amore mio infinito. Einaudi, 2000.

Nel prologo, il protagonista dice di avere quattro cose da dire della sua vita. E questo piccolo libro è diviso proprio in quattro parti, anzi quattro cose: La bambina, I coccodrilli, Il primo bacio e Piazza Cordusio. Cose che scandiscono la crescita del ventottenne Matteo.

Ma quello che vorrei dire di Aldo Nove, e tutti quelli che lo hanno letto sicuramente lo sanno già, è che lui, oltre a essere un raffinato poeta e uno dei più memorabili esponenti della gioventù cannibale, è anche il saggio di quelli che per una qualche ragione (e ciascuno ha la sua, e la sua-sua di Aldo Nove immagino si possa ritrovare anche nel suo ultimo La vita oscena), il genio di quelli che per motivi diversi sono rimasti bambini.

Quelli che non sono riusciti a crescere nel momento giusto e ci provano magari adesso, e non è una posa, bensì una necessità, un vincolo. La vita con i suoi occhi è più tutto. Più tragica, più violenta, più tenera, più, bianca, insostenibile. Chiunque abbia letto questo o altri suoi libri avrà provato quell'emozione immediata, accesa come il sole riflesso sulla neve, straziante. E poi dolce, calorosa, attaccata alle cose, alla materia, per non sentire il vuoto, il deserto, il ghiaccio cui ogni sua parola prova a sfuggire, per poi rientrarci, per poi scappare si spera una volta per tutte e sbattere le porte in faccia all'abisso.

E poi vi vorrei far sentire questa canzone di Bugo. Ha lo stesso titolo del libro. A me piace. :)

Allora buona domenica a chi passa di qui! E buona letturadomenicale.


sabato 4 dicembre 2010

Wish Tree di Natale.

Ed è sabato, il giorno dei desideri. Parto subito (dopo aver approntato i cartoncini e la rispettiva matita). Perché questo Wish Tree è più importante degli altri: è un Wish Tree di Natale, quindi anche i desideri sono più grandi:

1) desidero sicurezza. Sentirmi al sicuro, essere sicura, dare sicurezza, riceverne. Etc. etc.

2) desidero essere meno vulnerabile e credulona, ma qui la strada è ancora lunga: arghh.

3) desidero un po' di sano amor proprio. Ma quello vero, non qualcosa di fittizio che si sbriciola o si scioglie subito come neve al sole. Non un'imitazione di autostima, un mimo, bensì una cosa reale e certa. E anche qui, la strada è luuunga, ma comunque, stiamo lavorando per voi.

4) desidero l'ultimo romanzo di Aldo Nove.

5) desidero saper scegliere, e non subire le circostanze passivamente!

6) desidero ricevere le risposte importanti che aspetto, desidero chiaramente che siano buone risposte :)

7) desidero trovare il modo giusto per concretizzare i miei progetti, quelli a cui tengo di più.

8) desidero diminuire la tristezza che ancora un po' ciclicamente si impadronisce di me. Si impadronisce proprio.

9) desidero un'agenda bellissima che ho visto in una libreria.

10) desidero efficacia, che il lavoro mio e degli altri abbia un senso. Che le cose abbiano senso, che non finiscano nel vuoto, nel nulla.

11) desidero sentirmi parte di qualcosa e non ai margini.

12) desidero fare del mio meglio.

13) desidero avere più a cuore la mia vita. Sapermene occupare davvero (hemm vedi punto 3).

14) desidero far divertire.

15) desidero correre, avere gambe forti.

16) desidero una vita politica italiana degna, desidero credere che ciò sia possibile.

17) desidero fortuna.

18) desidero l'autonomia sia mentale che materiale.

Ecco. Sono tanti desideri perché l'occasione lo richiede. Perché questi desideri sono lì che bussano alla mia porta e io li faccio entrare, e sento il loro casino mentre occupano casa mia e mi danno schiaffetti per rianimarmi e dirmi di fare qualcosa al più presto!

E voi? Cosa desiderate? Cosa pensate, cosa vi frulla nella testa mentre siete lì alle prese con l'Albero di Natale e gli addobbi profumati che brillano?

Desiderate, desiderate! E buon sabato a chi passa di qui.

:)

venerdì 3 dicembre 2010

Ada.

Al negozio "Compro Oro" Ada è in coda dietro a un tizio con un taglio sulla faccia, una cicatrice. Lei stringe nella mano destra l'orologino, che conserva in tasca da giorni. Aveva tenuto l'orologino per i momenti di difficoltà veri: l'orologino della prima comunione. Sapeva, sentiva o forse solo temeva che quel momento sarebbe arrivato, e non si sa come era successo. Dopo poco è il suo turno. La signora del "Compro Oro" è abbastanza gentile. Di gente come Ada non ne passa molta di lì. Gente con cui si possa scambiare due parole. Però l'orologino, che Ada estrae piano dalla tasca, per mostrarlo come un passerotto ferito, la lascia perplessa. La signora chiama il marito nel retrobottega che, infreddolito, sfregandosi le mani e aggiustandosi il cappello di lana nera, esamina il piccolo oggetto. "Questo non vale niente". Dice. E si fa una risata.

giovedì 2 dicembre 2010

28 e non sentirli.

Il Torino Film Festival giunge alla sua ventottesima edizione ed è una cosa ormai serissima. Dal fu Cinema Giovani, in cui eravamo in quattro, pallidi, col cappotto grigiotopo da dove spuntava il libro della biblioteca dalla tasca, neanche diciottenni e io mi addormentavo sempre bellamente sulle poltrone ancora di legno del Cinema Massimo, allo sfavillio mondano di oggi, il passo è stato breve ma intenso!

I primi tempi ci passavo le mie giornate intere, ultimamente non più, ma almeno uno o due appuntamenti non me li perdo.
A me piace andare a caso, capitare quasi senza scegliere il film, farmi trasportare dalla magica atmosfera, e fare vip watching!

Con questo metodo, succede sempre qualcosa, ed ecco i miei highlights di questa edizione:

1) la fila. Nel girone dantesco della coda al freddo e al gelo fuori dal cinema con le transenne ci sono sempre: il "vecchietto ma furbo" che passa davanti. Ci riesce: con i suoi occhi liquidi dietro le lenti spesse, credi stia riflettendo su tematiche di saggezza, invece elabora strategie di invisibilità. Le "lamentazioni": donne che si lamentano del freddo. Uomini che si lamentano del gelo. Chi si rolla le sigarette per sconfiggere il freddo raggelante. Chi mangia un panino per scaldarsi e imprecare contro l'inverno. Questa volta addirittura si è configurata una potente orazione da speaker's corner* di una signora che ce l'aveva proprio con Gianni Amelio (direttore del Festival): "gli artisti devono fare gli artisti. Non sanno niente di logistica". Amen. (però poi ci passa davanti pure lei, alla faccia delle logistica sabauda).

* speaker's corner

2) il Giappone. Pur scegliendo quasi sempre i film con il dado e/o la monetina, capito puntualmente in una sala in cui si proietta materiale ad alto contenuto nipponico. Questa volta: il delicato e promettente Littlerock, di Mike Ott**, in cui i protagonisti sono due fratelli made in Japan, Atsuko e Rintaro, che si ritrovano immersi nella semideserta cittadina di Littlerock per un intoppo sulla loro strada verso Manzanar (un sito di interesse storico relativo ai campi di concentramento allestiti per i giapponesi nella seconda guerra mondiale, un capitolo del recente passato di cui in effetti si parla poco). La cosa interessante del film è il realismo: anche i nomi dei personaggi sono gli stessi degli attori. E poi la delicatezza dello sguardo che fa rima però con uno spietato ritratto della contemporaneità---> Da vedere. Affezionatevi poi a Cory, uno dei protagonisti, nativo dello sperduto paesino, che nella sua vita vera sta cercando con tutto se stesso una via d'uscita tramite l'arte. Il regista - durante il doveroso dibbbbattito di morettiana memoria - ci spiega che lui in prima persona sta cercando di aiutare Cory a svincolarsi dalla sua opprimente realtà, spero con tutto il cuore che ci riesca. Scattano gli applausi festivalieri.

** il simpatico regista!

3) l'accredito. Ce l'hai? Sì, no, forse.

4) Il suddetto vip watching: Steve della Casa, Mario Calabresi, Gianni Amelio in meno di cinque minuti.

5) gli stranieri: fan sempre piacere.

6) gli orari: i film programmati, non so, alle 19.15 o alle 17.45, ti danno un senso di paese delle meraviglie dove tutto può succedere.

7) il sottile confine tra la magia e il vuoto. Mah, questa volta per me va così.

8) il rituale. I punti di riferimento, le sicurezze, l'appartenenza e il sogno.




mercoledì 1 dicembre 2010

1|12|2010

Ah, ma è il primo dicembre. Una data piena di 1 e di 2, di arrivi e di partenze e di zeri. Anche se oggi sono un po' mesta, volevo far notare la luce e l'atmosfera che nel pomeriggio si sono create dalle mie parti. Quell'affare, quella centrale, sembra sempre di più un vascello che sbuffa, forte del suo tortuoso e infinito viaggio. E così mi sento anch'io. Nel mezzo di qualcosa, come di un (oggi) gelido guado. Non vedo più la riva di partenza, non conosco ancora, e ancora, e ancora la sponda di arrivo. Qui c'è un po' aria da "linea d'ombra" etc. etc. Ma penso che magari capiti a tutti di interrogarsi sui punti cardinali, anche solo per un istante, prima dell'approdo.
Vero?

In giro.

Neve e studenti sui tetti della città. Tutto questo mi piace e mi confonde.

Per tantissimo tempo ho pensato, sotto sotto, che fosse più colpa mia, se le cose andavano storte, ad esempio nel mezzo di quella selva oscura travagliata di stage, contratti a progetto, paghe che non arrivano mai sul conto corrente.

Però oggi, guardando un po' in giro, mi accorgo che a un certo punto bisogna avere il coraggio di ammettere che se le cose vanno male, se il precariato si sta mangiando fette sempre più vaste di popolazione (e di produzione, perché non è possibile che tutto continui a filare liscio quando i lavoratori sono sfiduciati), come un'epidemia, forse la colpa, la responsabilità, è di molti e non solo di qualche piccolo ex stagista troppo insicuro come me, troppo perbenino come me, troppo debole da troppi punti di vista come me.

Oddio: i motivi davvero intimi per i quali io, proprio io, ho sempre fatto fatica a cavarmela nel per me tragico mondo del lavoro dipendente, quelli restano (e: sorpresa: forse nemmeno loro erano proprio tutti, tutti colpa mia, ma diciamo meglio: erano dentro di me, quello di sicuro).

Tuttavia, quando ormai quotidianamente, e non esagero, molti, molti, moltissimi, troppi amici - davvero bravi, davvero meritevoli - raccontano storie di lavoro impietose, inizio a sospettare. Mi sento il più inflessibile e ottuso dei detective che però poi alla fine del giallo cede: e va bene, è stato proprio il maggiordomo!

Nel senso che il confine tra lamentela gratuita e italiota e legittima difesa, e realtà lampante, è sottile e forse oggi è stato superato. Quello che vedo e sento in giro è ormai chiaro: non dico la peste di Camus, ma quasi.

Quanto a me, da un certo punto in poi mi sono proprio rifugiata. Nei miei metodi di sopravvivenza, nel mio mondo, come si suol dire. Non che voglia uscirci, perché è qui che ho piantato le radici e appena appena verde chiaro le sto vedendo forse spingere giù nella terra prima inospitale. Però dico che ogni tanto il muso fuori dalla finestra lo metto, ogni tanto gli occhi dai romanzi li stacco.

E vedo questi fiocchi bianchi, questi occhi di futuro, che insieme popolano il cielo di Torino, che grigio-azzurro, "sembra ridere al mio fianco", non so, alcune volte il senso di tutto mi sfugge completamente e divento triste, e non capisco cosa succede, altre volte invece lo vedo limpido sopra la mia testa.

In ogni caso, buon mercoledì da leoni :)

lunedì 29 novembre 2010

My Favorite Things.

Il lunedì è tale per cui può servire elencare le proprie cose preferite: bella frase, no? :)

E allora vado:

1) i cd. Ripensandoci: i cd! perché a volte ce li stiamo proprio dimenticando un po' tutti...

2) i pennarelli. Vorrei dire anche gli Uni Posca, ma non ne vedo uno dai primi anni Novanta, esistono ancora?

3) gli scacchi. In particolare: i cavalli e la regina.

4) tutti i super gadget tecnologici che iniziano con la iQualcosa che al momento - ma solo temporaneamente eh! - non mi posso permettere :P

5) le borse di stoffa fashion con il logo dei festival, dei saloni, delle fiere, di quelle belle cose che ti danno senso di appartenenza.

6) Ikea. E tutto ciò che di svedese in essa è contenuto.

7) gli annaffiatoi e le cazzuole (in generale i piccoli utensili per le piantine da appartamento).

8) le agende.

E voi e voi e voi?

Buon lunedì a chi passa da queste parti (sì, anche a te anonimo che sei capitato qui cercando su Google "piumone tigrato", grande!, ti voglio già un po' di bene ^^).

domenica 28 novembre 2010

Letturedomenicali+tazzinadicaffè.

Nevica*! E questo libro (p.s. the tazzina is in) è come un fiocco di neve. Delicato, solitario, bianco, incontaminato.

Si tratta di Guanciale d'erba, pubblicato da Neri Pozza nel 2001. L'autore è Natsume Soseki (1867-1916), giapponese. Scrive questo piccolo gioiello a trent'anni: la storia di una passeggiata in montagna, perfetta per una giornata come oggi.

Partiamo con lui:

"Salivo per un sentiero di montagna, e riflettevo".

E riflettiamo sull'arte, sul ruolo dell'artista tra gli altri uomini, sulla natura, sul tempo, sulla follia, sull'amore, sulla poesia, sulle magie della narrazione, sul racconto. Nel suo risvolto di copertina c'è un paragone calzante con La passeggiata di Robert Walser, (Adelphi) ma a me viene in mente anche Vagabondo in Irlanda di John M. Synge (Mattioli 1885), ovvero un viaggio curioso e temerario nell'ignoto, a occhi aperti e orecchie tese ad ascoltare i suoni e le voci della vita. Ed è affascinante entrare e uscire come da un labirinto nipponico da tutti i tentativi e ragionamenti di questo grande scrittore, camminare con lui per sentieri orientali. Dove le cose si misurano in cho e ken. E osservare tutto accadere come in una rappresentazione di teatro no.

A ventun'anni, quando ho comprato il libro, avevo sottolineato un po' di frasi a effetto, ma adesso, coetanea della voce narrante, sento davvero le parole, come fosse la prima volta:

"Dopo vent'anni di vita ho capito che vale la pena abitare sulla terra. A venticinque anni ho intuito che la luce e l'ombra sono i lati opposti della medesima cosa, che il luogo illuminato di sole viene sempre raggiunto dall'ombra. Ecco ciò che penso ora, a trent'anni: più profonda è la gioia più intensa è la tristezza, più grande è il piacere più acuta anche la sofferenza. Se si tenta di separarli si perde se stessi. Se si prova a disfarsene crolla il mondo".

In una parola: la contraddizione. Non so se questa verità potrà valere per tutti e per sempre. Però adesso penso che in effetti crolla tutto, se perdi le emozioni, anche quelle dolorose, che si vestono di un improvviso senso rivelatore. Che sono una chiave che apre porta dopo porta dopo porta in un'inondazione di luce che non avevo previsto neanche in sogno.

Comunque la passeggiata non è proprio finita, anzi è appena iniziata.

Buona lettura a tutti :)

* neve torinese.