venerdì 8 agosto 2014

Del compiere 3* anni.

Foto trovata sulla pagina FB della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. 






Una volta c'era su questo blog una rubrica chiamata Wish Tree. Rifacendomi alla tradizione giapponese dello scrivere un desiderio e poi legarlo con un cordino ai rami di una pianta, riprendevo anche un progetto artistico della simpatica Yoko Ono e scrivevo desideri come se piovesse, confidando nella buona sorte.

Poi è successo che qualcuno se ne sia avverato, e ho smesso di scrivere. Notando inoltre che talvolta è proprio vero che, come diceva Truman Capote, si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle non accolte.

Insomma. Comunque. Forse, dopo mesi di riflessione, c'entra anche questo discorso con i cambiamenti che sta vivendo questo blog... chi lo sa. Quando sono arrivate infatti tante cose belle e tante attenzioni, mi pareva un po' troppo per i miei gusti. Salvo rendermi conto che queste cose non erano cose "poi così belle", o che comunque si poteva fare di meglio e che a ben guardare tutto quello poteva essere solo il bellissimo inizio di qualcosa di nuovo.

E allora ecco che ho ricominciato a desiderare, e a scrivere.

E invece oggi è il mio compleanno ed è tradizione di questo blog fare qualche pensiero in proposito. Siccome potrei a pieno titolo rientrare nel "gruppo anziani" dei blogger italici, (esigo tra l'altro un pensionato all'altezza: con tutti i comfort tipo sala tv, wi fi a manetta e tavolate di burraco e scala quaranta), mi permetto di raccontare ai giovani cosa significa compiere 30 e qualcosa anni al giorno d'oggi ed elargire qualche consiglio non richiesto, proprio come fanno gli anziani! 
Dunque, compiere 3hemmm anni significa questo:

1) Punti di domanda. Se avete un diario segreto, esso, vi accorgerete con stupore, sarà costellato di domande. Siete adulti pieni di domande. Chiaramente tutte senza risposta. E sotto il naso avrete più punti interrogativi che candeline da soffiare. Fate un respiro profondo e realizzate che vi serve ancora un po' di giovinezza per capirci qualche cosa.

2) Ma dove? Siete dunque maledettamente ancora giovani. Quindi non è il momento, come scriveva Agassi in Open, di comprare un completo bianco e rilassarvi in campagna. Macché. Ma dove? Molto probabilmente, se siete nella media, avete i soldi per comprarvi una sola manica del suddetto completo, oppure niente. Nonostante la stanchezza psicologica che qualcuno potrebbe cominciare ad avvertire, non è ora di guardare il panorama, ma di accelerare di brutto e in apnea.

3) Cose da scrittori. Se per caso avete scritto un libro, è ora di fare il secondo. E magari anche il terzo e il quarto. 

4) Decaloghi a gogo. Non credete veramente agli sciocchi decaloghi sui trentenni. Non ci sono regole, tranne quella di svegliarsi presto la mattina e mettersi a lavorare.

5) Bloggersss. Se avete aperto un blog e credete, come me, nella decrescita, più che nella crescita esponenziale, rilassatevi.

6) La solitudine abitativa. Se vivete da soli, sarete diventati delle specie di monaci tibetani e saprete tutto sul mistero del silenzio. O del cane del dirimpettaio che abbaia dodici ore al giorno, o del gatto abbandonato, o della giovane vicina cinese che scorda le chiavi dentro casa e non sa montare mobili Ikea in autonomia, dunque dipenderà da voi in tutto e per tutto. Ma avete ancora la forza maledetta di parlare tantissimo nonappena incontrate anima viva laffuori. Se non vi siete irregimentati nel lavoro ad esempio (come mi aveva  cosigliato il prof. Guglielminetti prima di morire, ma questa è un'altra storia...) siete comunque dentro un altro tipo di sistema, il vostro personalissimo, che vi parrà inespugnabile, e avrete l'impressione di soffrire di più, e meglio. E qualche volta anche di essere felici come mai prima, e avrete paura di illudervi di più e meglio. Comunque: il mondo comincerà ad accettarvi così come siete. Questa è la vera sorpresa!

7) Love, love, love. Non potete neanche immaginare quante cose ancora vi aspettano. E non parlo di cose piccole, ma grandi. E avrete voglia di conoscerle di nuovo, o per la prima volta, nella loro autenticità. Ad esempio l'umiltà, o l'amore. 

8) Continuate a leggere romanzi. 

E a bere Acqua Naturale

Con affetto e grazie per gli auguri!

lunedì 4 agosto 2014

Una bici piena di ricordi.


Il tempo vola, ma Tazzina-di-caffè resta! Più che volare, qualche volta rallenta o cambia ritmo. Ma non conosco niente di meglio dei cambiamenti, nella vita. Ah no sì conosco qualcosa di meglio. La fedeltà (a se stessi e agli oggetti del proprio amore). La bici è una delle cose che amo di più, anche se la mia me l'hanno rubata e non ho ancora avuto il coraggio di ricomprarla, come anche i racconti. 

Ringrazio allora Mila Orlando per questa piccola deliziosa storia di bici e con lei ringrazio tutti gli amici di Econote.it che anche questo mese ospitano un post mio sulla decrescita e sul leggere i classici (e sì, se ve lo stavate chiedendo, c'entra sempre quel genio immortale di Italo Calvino). Auguro nel mentre buon viaggio a Marianna e Antonio, che seguo spesso su questo avventuroso blog

Stanno facendo il giro del mondo e sono curiosa di sapere cosa vedono intorno dentro e oltre il nostro globo terracqueo.

Quanto a me, sono sempre qui a scrivere e a pensare a cose nuove. Nel mentre, ci sono i miei raccontini su Acqua Naturale: bevetene che fa bene (nonostante l'estate più fredda del mondo). Sta diventando un bestiario e ne sono contenta!

 Per chi è in vacanza, tante cose belle. Per gli altri anche!  Buone letture!


Una bici piena di ricordi
di Mila Orlando

Era una pigra domenica mattina di marzo, di quelle di passaggio tra il duro inverno e la timida primavera, quando in cantina trovò la vecchia bici di sua madre. Alla vista di quell’oggetto malandato e impolverato, i ricordi si sprigionarono nella mente. In pochi secondi tornò alla sua infanzia, quando la mamma la faceva salire su quelle due ruote, che avevano consumato il pavè di Milano, per portarla a zonzo per la città. Quanto le mancava la madre, pensò. E quei momenti di spensieratezza non erano più tornati.
La sfiorò con la mano e i polpastrelli si colorano di polvere grigia, così la liberò da quell’incastro di scatoloni che popolava quel regno di storie inscatolate e la portò alla luce del sole in cortile. Era messa male, ma era ancora un oggetto bello. Conservava la bellezza delle storie vissute, come il volto di una donna segnato dalle rughe che alla bellezza aggiungono il fascino dell’esperienza.
Il suo primo desiderio fu quello di salire in sella e farci un bel giro, ma le ruote erano sgonfie, i freni non andavano e i pedali erano ingolfati. Senza considerare che parte del telaio era arruginito. 'Peccato', pensò. Le sarebbe piaciuto utilizzarla. La primavera era alle porte e sapeva che andare in bici faceva venire il sorriso. Glielo ripeteva sempre sua madre.
Poi un’idea le balenò nel cervello. Aveva sentito parlare di un meccanico di biciclette, che faceva miracoli. Gliene aveva parlato una sua amica e ormai era famoso per le strade di Milano, dove non passava inosservato con la sua ciclo-officina mobile. Dopo una rapida ricerca su internet, riuscì a fissare un appuntamento.
Il responso fu positivo, la bici poteva ricominciare a pedalare. Lei e il meccanico fecero un accordo: lui avrebbe pensato alla parte meccanica mentre lei avrebbe riverniciato il telaio. Fu, anche quella, una bella sfida. Era una cosa che non aveva mai fatto, ma quella piccola azione che si riservava di fare nel finesettimana le stava facendo capire il valore del riparare le cose piuttosto che buttarle. Stava dando una seconda possibilità a un oggetto, che era stato molto importante per la persona che aveva più amato nella sua vita. Ritornare in sella le avrebbe fatto sentire ancora più vicino il ricordo di sua madre.
Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine il telaio fu completamente riverniciato e il meccanico aveva fatto la sua parte. La bici era come nuove. “Hai visto che potrai farla pedalare ancora? Se due ruote sono valide e fanno quello che devono fare, non c’è bisogno di comprare un mezzo nuovo”, le disse il meccanico mentre si congedava.
Lei gli sorrise, ringraziandolo con un cenno del capo. In alto il sole splendeva e illuminava Milano, riscaldata dall’arrivo della prima. Era ora di salire in sella e pedalare. Lo fece e iniziò a sorridere, proprio come faceva sua madre. 'Sai bambina mia, è un bellissimo modo per sentirsi liberi'. Ed era così.


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Questo racconto è liberamente ispirato all’intervista a l’Officina Ciclante contenuta in “Bike Marketing. Come la bici fa bene la business”, di Mila Orlando edizioni 40k