giovedì 26 marzo 2015

La Sposa giovane di Alessandro Baricco.


C'è da dire che nel corso della stessa giornata in cui imparavo che è bene conservare un po' i ricordi e le parole dentro di sé (vedi ultimo post), anche un'altra istituzione culturale cittadina ha aperto le sue porte a blogger e giornalisti, a partire da un'idea della casa editrice Feltrinelli (che ringrazio per il gentile invito), allo scopo di incontrare Alessandro Baricco in occasione dell'uscita del suo ultimo romanzo.

La Sposa giovane.

Ma prima ancora che da una piccola conferenza stampa, il tardo pomeriggio è stato preceduto da un mini tour guidato nei locali della scuola, con una guida di eccezione, ovvero lo stesso Baricco, che solo per noi ha fatto da Cicerone.


Devo averlo raccontato da qualche parte in questo blog, ma mi tocca proprio ricordare a chi ne fosse interessato che all'età di 14 anni mi successe di assistere a quella che nella mia testa è la prima, ma chissà magari era una delle tante, conferenze di presentazione della nascita della Scuola Holden in un malinconica giornata uggiosa in piazza CLN a Torino. Tra le tante cose che sono andate perse nella memoria, ricordo però questo concetto espresso allora da Baricco sull'insegnamento e sul tennis. 

Disse qualcosa tipo che per essere un tennista glorioso (uso questa parola perché è stata utilizzata durante la conferenza, citando Rebecca West, un'autrice che ci è parso molto amata dall'autore) bisogna imparare tutte le regole ma poi saper tirare anche al contrario o comunque alla fine fare un po' quel che si vuole e che Dio ce la mandi buona. Ma chi sa se ricordo bene? In ogni caso mi impressionò molto. 

Potete capire che fare questa esperienza così privilegiata vent'anni esatti dopo, entrando come si dice nei meandri della sede nuova della scuola, è stato a dir poso curioso per me. E sono convinta che ogni partecipante all'incontro aveva i suoi buoni motivi per notare l'eccezionalità dell'evento, e la sua semplicità al contempo.


Che dire? Visitare una scuola semi-vuota, in generale, ha il suo perché. Dire suggestivo va bene? Sarà poco, troppo? Non so, ma è quel che ho provato. C'era un bel silenzio concentrato. Ho desiderato fortemente che la mia vita potesse essere come quella di uno studente. Scrivere, imparare, stare bene, essere a mio agio in un posto bello. Insomma ho assaporato qualcosa che mi manca ma che ho visto possibile e che quindi esiste e ho sentito un senso di gratitudine alla vita che qualche volta allestisce costruzioni del genere.


In questa sala ad esempio si costruivano le bombe una volta. Invece adesso ci passano centinaia di artisti e persone creative, conferenze, feste, cerimonie e mi pare una buonissima cosa, no? Un esempio di miglioramento della specie.


Questo, cari amici, è il cortile. Là in fondo ci sono alcune aule, tra cui quelle per il cinema e per il teatro. Da qui escono professionisti di diversi ambiti, come saprete, non solo scrittori puri. Qui sotto invece c'è una mappa. Si tratta del percorso, anzi dei percorsi, che gli studenti compiono o possono compiere alla Holden. In alcuni punti è molto divertente, in altri interessante.

Alessandro Baricco, La Sposa giovane, Feltrinelli
 E infine, il libro. Perché non ne ho ancora parlato? Perché l'autore, e l'editore insieme, hanno scelto di non parlarne troppo. Quindi si è creato un gioco per cui le domande che facevamo riguardavano altro, e non il merito del romanzo. In effetti, è stato simpatico. Ad esempio, io ho fatto una clamorosa domanda sbagliata sul teatro che non aveva tantissimo senso ma quando si è nel gioco bisogna giocare. Eravamo un po' tutti al limite del nonsense ma è stata una situazione originale, di questi tempi bui di noia, un raggio di luce. 

Alla fine sono tornata a casa e il romanzo l'ho letto. Pur non essendo una critica letteraria, come sapete credo, ci ho visto tante cose in questa storia. Mi ha ricordato un po' Quel che resta del giorno, di Ishiguro. Un po' le maschere della commedia dell'arte. E un po' di Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo.

Questo libro sta scalando le classifiche, sta scatenando piccole polemiche e invidie, sta facendo il suo percorso e il suo fortunato tragitto. Forte degli insegnamenti del buon Jeff VanderMeer, mi tengo dentro altre considerazioni (e il finale, che mi manca di leggere) a futura memoria. 



lunedì 23 marzo 2015

Annientamento.

Jeff VanderMeer, Annientamento, Einaudi
L'autore via skype (e il suo gatto in primo piano!).
Alcune delle partecipanti all'incontro (me compresa, con gli occhi chiusi alla vostra sx!)

La settimana scorsa la casa editrice Einaudi ha ospitato un gruppo di scrittori, illustratori, blogger e giornalisti per incontrare l'autore di Annientamento, il primo romanzo di una trilogia - La Trilogia dell'Area X - di prossima uscita e tutta tradotta da Cristiana Mennella.

Avrei voluto scrivere un post diverso, per raccontare quel pomeriggio (ovvero un parallelismo tra le partecipanti e le protagoniste principali del romanzo, quattro donne, una psicologa, una biologa, un'antropologa e una topografa) ma il lavoro e l'influenza mi hanno travolta in corsa, quindi non ho avuto il tempo di elaborare tale ardimentoso componimento lettarario-cronachistico, e adesso eccomi qui. 

Inoltre, Jeff VanderMeer stesso, che abbiamo incontrato via skype, a proposito della rete ha detto qualcosa di illuminante e giusto: dopo una sbornia iniziale, sta incominciando lui stesso a "tenersi" più cose dentro e per più tempo possibile, prima di scriverle sui SN. Così riacquistano valore. Quindi il tempo che è passato da quel giorno, seppur frenetico, è servito anche per me a conservare e custodire la bellezza di quell'incontro e a farne un piccolo tesoro.

Mi limiterò a restare con i piedi per terra e a dire che è stata una bella occasione per dialogare con un autore di alto livello letterario e, mi è parso, anche umano.

Brutto classificare i libri solo in generi, questo dunque non è solo un romanzo fantascientifico. Benché io abbia speso la mia domanda a disposizione per chiedere all'autore alcune parole sul rapporto tra scienza e letteratura (per la cronaca, dico che dopo uno scambio di commenti avuti con lui su Facebook nei giorni successivi ho saputo che parlerà proprio di questo tema al MIT). 

In ogni caso, è stato interessante ascoltare le domande (talune anche piuttosto bizzarre a dire il vero) e le sue risposte sempre accurate. 

Il romanzo è breve e fulminante. Si tratta di una misteriosa missione segreta di professioniste inviate da un ente del governo a esplorare l'Area X. Non è la prima missione, le altre (tra cui quella del marito della protagonista, la biologa) sono fallite tutte e ne restano reduci traumatizzati o diari ammassati e di difficile decodificazione.

Le professioniste partono e vedono, conoscono, fanno esperienza di qualcosa che naturalmente non sto a descrivere per evitare spoiler. Qualcosa che è la Natura con modalità però a noi sconosciute. E leggere è un sapere e risapere sempre uguale e sempre diverso dell'uomo, di ciò che fa, che subisce e che infligge. Bello. 

Andare negli abissi della terra, e dei viventi, è la possibilità vera che ha uno scrittore. Uscirne e restituire ciò che ha visto in forma di avventura è il regalo che fa ai lettori. Quando leggo libri così mi sento fortunata. Penso sempre che vorrei essere capace di fare qualcosa di simile prima o poi nella vita. Intanto, leggere storie come questa è già parecchio.

venerdì 13 marzo 2015

Chi manda le onde.

Fabio Genovesi, Chi manda le onde, Mondadori

Venticinque stesure, di cui due a mano. Quattro anni di lavorazione. Una vita schiva (senza troppo bablinare - mi perdonerete il piemontesismo...? - sui social network). Tutto questo, più il talento, ha creato Chi manda le onde di Fabio Genovesi.




Come lo so? Perché ho partecipato a un incontro martedì scorso a Open Milano e ringrazio Anna Da Re per il gradito invito e Giulia Ichino, editor del romanzo, che ha introdotto e moderato la piccola conferenza per blogger e giornalisti web raccolti in circolo magico attorno all'autore. 

Mentre il mondo si interroga su chi diamine sia Elena Ferrante, dunque, mi sembra interessante ricordare che questo romanzo, tra l'altro, è candidato al Premio Strega 2015.

La storia è una storia corale (Luna, Serena, Zot, Luca, Sandro sono solo alcuni dei molti personaggi) e l'autore ci ha spiegato il perché. Perché non ha interesse in ciò che accade a uno solo, narcisisticamente. Il suo interesse risiede piuttosto nell'incontro, nella relazione tra più personaggi. 

Genovesi diceva anche che lui rimane colpito dalla semplicità (che è sempre riconquistata) delle persone che conosce, come anche degli aggettivi. Inutile complicarsi la vita, certe volte una cosa è bella, e basta. 

Ed è stato bello sentire queste e molte altre parole pronunciate dal vivo da un autore che ha dato alle stampe una storia grande. Una storia che risente delle numerose riscritture cui è evidente che ha consacrato l'anima. Lo scavo psicologico è infatti profondo e sottile, impossibile non cascare dentro la fitta trama e gli snodi che ne dettano i passaggi principali. Decidere chi è il protagonista è impossibile, e l'autore questa la considera una vittoria. Ma a occhio e croce io ne ho identificati due. Una è Luna, una ragazzina albina parecchio intelligente, a me ha ricordato lei, ma anche alcuni personaggi salingeriani.

L'altro protagonista è il disarmante Sandro. Un quarantenne calato a pieno nel nostro tempo, un tempo che non ama molto la maturità e l'indipendenza economica e mentale dei "giovani" e ci lascia tutti ad arrancare per spiegare al mondo che lavoro facciamo e come non ci procuriamo da vivere. Eppure Sandro vi sorprenderà per la sua tenacia, e per la sua capacità di rialzarsi dopo le difficoltà, qualche volta davvero estreme. Quindi fa ben sperare che ci sia una speranza per tutti.

Lo stile di scrittura di questo romanzo è moltplice e risuona delle voci di ciascun personaggio. L'autore ci ha anche raccontato come lui non abbia schemi predefiniti né di linguaggio né di struttura ma come si lasci per così dire trasportare dall'onda della storia, per agganciarsi al titolo, che ha molto a che fare con il mare di una Versilia inedita e inaspettata. Basti dire che tra i suoi maestri di scrittura, capaci di gettare in lui semi di narrazione e di racconto, sono proprio gli anziani di Forte dei Marmi.

Lo scrittore è stato generoso nello spiegare "cosa non si sa", che è una delle sue definizioni della scrittura. Dimostrando un impegno notevole, e raro di questi tempi, nel restare "umano", concetrato sul lavoro artigianale e umile della narrativa.





martedì 3 marzo 2015

Ricette per ragazze che vivono da sole.



Oggi sono contenta di raccontare di un'avventura che mi ha coinvolta tanto e a cui tengo particolarmente. 

Proprio adesso, da poche ore, è uscito un libro, un ebook per la bella casa editrice Zandegù che ho scritto insieme a Ilaria Urbinati. 

Si intitola Ricette per ragazze che vivono da sole.

Lavorare a questo libro con Ilaria è stato non solo divertente ma anche davvero importante per me. Ilaria è un'amica, una persona profonda, intelligente e soave, un'artista e un'autrice e illustratrice che stimo molto e da molto tempo. Mi sono sentita a mio agio, come solo si può con gli amici veri, e al tempo stesso privilegiata e questa è una fortuna rara. Spero che queste sensazioni passeranno anche in chi leggerà.


Queste ricette (non proprio di cucina) sono il frutto delle nostre esperienze diverse sul "vivere da sole". Come amiche, ci siamo spesso confrontate sulle difficoltà, ma anche sull'avventura della vita solitaria (che non vuol dire necessariamente da "single" ma di chi vive senza nessuna persona o animale in casa). Ci siamo rese conto che attorno a una ragazza che per diverse ragioni va a vivere per conto suo ruotano ancora mille pregiudizi e altrettanti miti da sfatare. Così abbiamo affondato la biro e la matita in questa materia vasta e a quattro mani ci siamo messe a descrivere (il più possibile auto)ironicamente la vita di Camilla e Rebecca, che non siamo noi ma siamo anche noi. Ci siamo inventate due vite immaginarie, come due griglie dentro cui inserire i nostri ricordi o pensieri sul vivere da sole, e abbiamo scoperto che questa avventura in stile Indiana Jones poteva essere molto più ricca, avvincente e formativa del previsto. 

In questo libro ci sono tecniche, metodi, idee e spunti per cavarsela da sole in casa, ma anche per imparare a mettere il naso fuori e a divertirsi occupandosi di se stesse. Questa è una storia piccola che abbiamo voluto raccontare sussurrandola, senza altri personaggi, volutamente, perché non è un libro "contro" qualcosa o qualcuno (tanto meno gli uomini o la società) ma è un libro a favore delle ragazze che fanno questa scelta coraggiosa e utile, qualche volta necessaria. 

Vuole essere un manuale di costruzioni, insomma. E la cosa che si costruisce alla fin fine è la propria identità! Uei che paroloni, però insomma il concetto è proprio quello.

Se adesso andate sul blog di Ilaria che ha scritto un post meraviglioso per il quale la ringrazio tanto, trovate una anticipazione dei suoi disegni e testi, mentre qui vi rimando a un bel blog dove ci sono piccoli stralci di brani mie. 

Per acquistare l'ebook invece potete farlo qui. Seguiranno aggiornamenti sulle nostre prossime avventure...