venerdì 9 ottobre 2015

#LaterPost: spunti di lettura dal senso del ridicolo, sul ridere, del ridere.




Dal precedente post è passato qualche giorno, ma non riesco a dimenticare l'atmosfera del festival Il senso del ridicolo, cui ho partecipato come blogger e che ho raccontato sui miei canali social (Twitter e Instagram). 

Anzi, non l'atmosfera, perché le atmosfere dei festival sono più o meno tutte uguali: gente che corre di qua e di là cercando di dissimulare, senza riuscirci, il proprio mal di piedi...

Piuttosto il senso. Al di là del gioco di parole con il nome del festival stesso, non riesco a staccarmi da qualcosa che conta molto per me in questo periodo: ovvero cercare il lato ridicolo delle cose. Non è che passi le mie giornata a sbellicarmi dalle risate o a cimentarmi in barzellette di dubbia qualità, niente di tutto questo. Sto solamente riflettendo sul potere del gesto del ridere sulle nostre vite. 

Lo faccio da qualche anno ormai, ovvero ragionare su questi temi. Ho conosciuto alcuni comici e letto alcuni libri sulla materia. 

Cosa serve per fare ridere? Beh questo non l'ho ancora capito. Non sono ancora riuscita a carpire il segreto, né forse è quello che voglio, perché in effetti si perderebbe la magia. Certo, però, ci sono degli ingredienti che ho notato e credo validi:

1) L'intelligenza. Eh quella se non c'è è un problema. Ma non parlo di un'intelligenza qualsiasi, che abbiamo in molti. Si tratta di un tipo di intelligenza settoriale e molto seria, non sempre adattiva ma spiccata. Non so chi altri abbia lo stesso sguardo severo sulla realtà al pari dei comici... gli entomologi, forse?

2) La malinconia, no. Questo è un falso mito. Ho notato che i comici non sono affatto persone tristi. Sono persone normalissime, alle prese con l'INPS e le spese condominiali come tutti noi; chi si aspetta drammaticità, resterà deluso.

3) Cultura. I comici sono un po' come chi scrive narrativa: devono sapere quasi tutto di molte cose.

Ci sarebbero mille altri punti, ma per ora mi fermo. Questa introduzione era solo per dire che ho deciso di creare almeno un altro post sul tema del festival. Un piccolo spunto letterario. Avrei voluto raccogliere e citare tutti i libri di cui si è parlato durante le giornate di Livorno, ma non è possibile al momento, alcuni libri sono introvabili e dovrei lasciar passare troppo tempo prima di reperirli. Altri non mi interessa molto leggerli, sicché la somma si è ridotta a due soli titoli. 

Entrambi gli autori sono stati citati (e letti) da Gioele Dix (di cui, se tutto va bene, sentirete ancora parlare su questo blog, state collegati...).

Il primo l'ho già consigliato più volte, ad esempio qui.
Ma questa raccolta di storie, pubblicata per la prima volta nel 1965 da Italo Calvino, meriterebbe tante riletture.

Penso che questi racconti continuino il discorso dei miei romanzi fantastici, ma non solo di quelli. Anche stavolta mi sono accorto che mi vengono bene specialmente le storie dove c'è il non-essere contrapposto a quel che c'è, il vuoto o il rarefatto contrapposti al pieno o al denso, il rovescio contrapposto al dritto.

Dice Calvino stesso in un'intervista che precede il testo. E coglie in poche righe il senso stesso della comicità: contrapporre il rovescio al dritto. La comicità delle Cosmicomiche è ricercata e insieme semplice, e ci rende disarmati rispetto alle fragilità che ci avvicinano tutti quanti. Solo Calvino sa unire la tenerezza di un personaggio come Qfwfq alle più alte questioni filosofiche dell'uomo. 

Come ad esempio l'immortalità dell'anima: e qui mi aggancio ad Achille Campanile. Gioele Dix ha letto in realtà un racconto di Manuale di conversazione, ma io ho scelto di consigliarvi questo perché è un libro che tengo sul mio comodino da un bel po' di tempo. Piccoli racconti italiani, scritti in uno stile pulito e impeccabile, divertenti e non si sa come persistenti nella memoria. Pubblicata nel 1974, questa antologia di storie colpisce per essenzialità e profondo acume sulle increspature della nostra società, senza tralasciare narrazioni dell'assurdo che possono anche lasciare basiti.

In una parola: consiglio di nutrirvi di tanto in tanto delle storie brevi della nostra letteratura, un po' come si fa con i cibi sani della tradizione nostrana. Fanno bene alla salute e all'umore.

Buona lettura a tutti!  

Ah, la piccola tazza blu che compare nel video è opera di Marina Gili che potete trovare qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Anch'io rileggo spesso Manuale di conversazione e mi sorprendo a ridere tutte le volte come fosse la prima volta! Ogni tanto leggo qualche racconto ai miei alunni! E' pazzesco come Campanile riesca ad essere attuale!

Giuliana

noemi ha detto...

Ciao Giuliana!

E' bello sentire che questo tipo di libri vengano letti agli allievi :) Complimenti!

noemi