Matteo B. Bianchi, Maria accanto, Fandango |
A maggio al Salone del Libro di Torino (per gli amici #SalTo30), ho avuto l'occasione di incontrare e conoscere lo scrittore Matteo B. Bianchi.
Per i pochi stolti che non conoscessero Matteo, lui pubblica romanzi dai primi anni 2000, è autore televisivo ed è il glorioso fondatore di 'tina - la rivistina di Matteo. B. Bianchi.
Già solo dalla sua rivista si possono notare le diverse anime di Matteo come scrittore, una di quelle che più mi hanno colpita e che ho ritrovato nella bella conversazione che abbiamo avuto è una sorta di inedita e autentica umiltà. Merce rara nel mondo delle sacre lettere.
E, a proposito di sacro, il suo ultimo romanzo, Maria accanto, racconta una storia speciale. Pulita, disarmante. La storia di una ragazza qualunque dei nostri giorni, assistente alla poltrona presso uno studio dentistico, alle prese con le problematiche della società, cui letteralmente un giorno appare Maria. Proprio quella Maria, la madre di Gesù.
Lo so, a scriverla questa trama pare bizzarra ma a leggere il libro la parola d'ordine è credibilità. Ogni dettaglio, ogni reazione, ogni cosa appare (per restare in tema) perfettamente coerente. Che poi è il compito di ogni romanzo riuscito: farci entrare in un mondo con le sue regole e con i suoi meccanismi inconfutabili.
Ma non finisce qui perché poi ci ho ragionato un po' e ho ben pensato di scrivere a Matteo qualche domanda. E queste infine sono le sue risposte. Spero che vi incuriosiranno quanto hanno incuriosito me.
E se arrivate alla fine dell'intervista vi anticipo che no, non manderò la mia parcella di psicanalista :) a Matteo ma gli manderò un "grazie" grande e sincero per la disponibilità quanto la stima che ho per lui. Buona lettura!
Maria accanto è
una storia semplice e insieme complessa. A me ha ricordato in uno
strano modo le storie di Kent Haruf. Apparentemente quotidiane ma
intrise di una qualche eccezionalità che le rende uniche e diverse
dalle altre narrazioni. Almeno, questo è l'effetto che hanno fatto a
me. Nella tua storia "normale" (Betty è una ragazza
qualsiasi, impiegata in uno studio dentistico) a un certo punto,
infatti, fa irruzione un elemento per così dire irreale.
Un'apparizione di Maria, la Madonna in carne e ossa, anzi in spirito,
che diventa amica e confidente di Betty. Maria apparentemente non
porta nessun messaggio ma leggendo meglio tra le righe a me è parso
che invece sia lì per aiutarla ad affrontare momenti molto difficili
e a superarli. In definitiva, è come se Maria volesse dire a Betty
che la vera felicità è a portata di mano, è accanto, appunto, a
lei. Questo è senz'altro quello che ha suggerito la tua storia a me.
Confermi questa lettura? Ti suona corretta?
Intanto
grazie per il riferimento a Kent Haruf, è un grande complimento che
probabilmente non mi merito. Per
quanto riguarda la tua interpretazione, trovo che sia del tutto
legittima anche se non era quello che avevo in mente io scrivendo il
romanzo. Mi sto rendendo conto che questo libro si presta moltissimo
a essere decifrato in modo molto diverso a seconda della sensibilità
di chi lo legge. La Madonna del romanzo non è sulla terra per
dare dei messaggi e non appare per aiutare Betty in qualcosa,
quanto per seguirla nelle sue attività di tutti giorni, per
osservare come vivono le ragazze di oggi. È inevitabile che la
presenza di Maria comporti dei cambiamenti molto forti nella vita di
Betty, ma non è Maria a spingerla, in nessun modo. Betty cambia
perché questa esperienza la segna molto e nessuno esce indenne dalle
prove della vita. Come autore l'ho inteso alla stregua di un percorso
personale, un cammino individuale di crescita non spirituale ma molto
terreno. Chiaramente poi il lettore può intenderlo nel modo gli
sembra più consono.
A un certo punto
Betty tempesta Maria di domande importanti sull'Universo, la vita
etc. Questa storia nasce anche da un'esigenza di risposta a domande
filosofiche ed esistenziali che la vita quotidiana ci obbliga a
mettere da parte?
Il
romanzo ha un tono molto leggero, perché praticamente in tutte le
cose che faccio pratico la leggerezza, che per me non corrisponde mai
alla vacuità. Avendo per protagonista la figura di Maria è
inevitabile che vengano toccati temi molto profondi. Maria non ha la
possibilità di rispondere alle domande di Betty e però lei non può
trattenersi dal fargliele. La figura di Betty è quella di ragazza
del tutto ordinaria, tuttavia non è affatto banale. La presenza di
Maria la stimola a riflettere moltissimo ciò che la circonda,
sulla felicità o l'infelicità degli altri e anche su questioni
esistenziali fondamentali. Fa tutto parte di un processo di
maturazione che vive nel corso del libro. Ho scelto una frase
particolare di un loro dialogo da mettere come citazione in quarta di
copertina che dice: “Siamo tutte ragazze qualsiasi, sono
esperienze a renderci speciali”, il che in pratica sintetizza
il percorso di Betty.
Al tempo stesso,
Maria pone invece a Betty domande molto più facili: cos'è Twitter?,
ad esempio. E porta però, in questa immediatezza, lei e il lettore
inevitabilmente a osservare la contemporaneità con occhi diversi,
nuovi. Maria è come se tutto potesse ma nulla sapesse di noi e delle
fatiche che facciamo. Forse una storia come quella di Maria
accanto è utile in un'epoca in cui abbiamo tutto: noi stessi,
internet, connessioni ma ci manca forse quel legame con la
spiritualità che per secoli ha, volente o nolente, determinato
l'andamento della società. Pensi che il tuo romanzo possa essere
letto anche in questa luce (divina)?
Maria
in realtà conosce tutto della condizione umana: conosce il dolore,
la sofferenza, la felicità, il travaglio che ogni individuo è
chiamato a vivere. Quello che invece non conosce (perlomeno in questo
romanzo) riguarda gli aspetti effimeri e mutevoli della società,
cioè che musica ascoltano i ragazzi di oggi, come si vestono, che
cosa fanno nel loro tempo libero e quindi è questo il motivo per
cui vuole essere accanto alla Betty e seguirla ovunque. È una Maria
osservatrice, attenta e curiosissima. Le modalità di relazione
attraverso i social network per esempio la disorientano abbastanza e
Betty ha anche una certa difficoltà a spiegargliele, ed è evidente
che mi sono divertito a inserire dei confronti fra di loro su questi
aspetti del tutto contemporanei. Il
rapporto che si instaura fra Maria e Betty ai miei occhi è quello di
un’amicizia pura. Più si avvicina a un rapporto di amicizia
standard, con tanto di silenzi, litigi e riappacificazioni, più
diventa significativo e concreto.
Mi
rendo conto che si tratti di un’operazione letteraria azzardata e
per certi persino incredibile: che una ragazza arrivi a trattare una
divinità come se fosse una sua semplice amica. È la vera sfida
(anche per il lettore) contenuta in questo libro.
L'amicizia è un
tema costante nei tuoi romanzi. In questo, poi, sembra essere un
nucleo fondamentale. Luchino, Veronica e Maria stessa sono
protagonisti di un legame con Betty molto saldo e determinante.
Sembra quasi che sia proprio l'amicizia a dettare i passaggi della
trama e gli snodi delle vicende. Cosa ti affascina tanto
dell'amicizia da averla resa così centrale nei tuoi romanzi e in
particolare in Maria accanto?
A
dire la verità fino all'uscita di quest’ultimo non mi ero reso
conto di quanto i miei romanzi fossero incentrati sull'amicizia, ma
in verità riconosco a posteriori che forse è il tema portante di
tutto quello che ho scritto. Per certi versi trovo più interessante
da raccontare l'amicizia rispetto all'amore perché è una sfida
maggiore per uno scrittore, nel senso che nelle storie d'amore ci
sono degli eventi fondamentali, molto significativi ed emozionanti:
c'è l'incontro, l'innamoramento, la tensione del desiderio, il
bisogno di conquistare una persona che magari appare irraggiungibile…
Le amicizie invece sono molto più sfumate. Un'amicizia nasce anche
per vicende casuali e fortuite, è fatta di piccole cose, minimi
gesti. Con un amico stai bene anche solo passando una serata a
chiacchierare o anche restando in silenzio e queste sono cose
chiaramente più difficili da raccontare. Forse per questo scelgo
sempre delle storie di amicizie alternative. In “Esperimenti di
felicità provvisoria” avevo raccontato di amicizie che sfociano in
rapporti sentimentali, nel racconto “Al sangue” (che era stato
pubblicato come allegato al Corriere della sera) l’amicizia
fra una donna e uno zombie, nel volumetto “Gatta gatta” quella
fra una donna e una tigre, nella favola “Tu Cher dalle stelle”
del rapporto magico che si crea fra un bambino e la cantante Cher…
Le amicizie assurde sono il mio pane, a quanto pare.
In
“Maria accanto” proseguo questo percorso. Mi affascinava come
scrittore raccontare l'ipotesi che anche un essere divino dovesse in
qualche modo subire quello che è l'andamento di un'amicizia reale e
quindi momenti piacevoli ma anche le difficoltà, gli scontri.
All’inizio della loro relazione Maria è assolutamente consapevole
che non sarà facile e mette in guardia Betty, le dice che per lei
sarà una responsabilità pesante, ma la ragazza non se ne rende
conto.
E
tutti i rapporti di Betty (con il suo migliore amico Luchino, con
quella che considera una sua sorella, Veronica, col suo ragazzo Diego
e con tutti i componenti della sua compagnia) sono influenzati
pesantemente dalla presenza di Maria. Betty è l’unica a vederla,
ma cambia in maniera così palese che tutti si accorgono che c’è
qualcosa di strano.
Penso
che in qualche modo ci sia qualcosa di più silenzioso ma più epico
nell'amicizia. Per esempio io ho sempre pensato che il mio primo
romanzo, “Generations of love” che racconta della mia prima
esperienza sentimentale e quindi il primo innamoramento, il primo
tradimento e la capacità di superarlo, è basato sulla figura di
Clelia (la mia migliore amica) e non quella di Sergio (il ragazzo per
il quale avevo perso la testa). Come dico a un certo punto, di
ragazzi ce ne sarebbero stati altri, ma lei sarebbe rimasta la sola.
È su quel tradimento il romanzo, mentre tutti lo leggono come una
storia d’amore gay.
Aiuto,
questa intervista sta diventando una seduta di analisi psicanalitica!
Temo che adesso mi manderai una parcella salatissima.