giovedì 6 luglio 2017

Il libro del mese - Memoria di ragazza

Annie Ernaux, Memoria di ragazza, L'orma editore

Bando alle tazze, la vera (e giusta) moda del momento - nella piccola nicchia del mondo editoriale - sembrerebbe consistere in un tema tanto semplice quanto complesso: le ragazze. 

Dalle ragazze di Emma Cline a quelle di Concita De Gregorio, negli ultimi tempi si sono susseguiti libri che sviscerano questo argomento da molti punti di vista e tutti molto ricchi. C'è da dire che le ragazze, nei titoli e nei libri, sono da sempre un nucleo molto importante. Come dimenticare le ragazze kamikaze di Francesca Genti? Che nel 2009 ha anticipato due elementi che oggi (per fortuna) affollano gli scaffali delle librerie (per lo meno più che nel recente passato) ovvero le poesie d'amore e, appunto, le ragazze. 

Chiusa questa parentesi sulle presunte mode letterarie, ecco il libro che più mi ha colpita negli ultimi giorni. L'ho comprato alla libreria Luna's Torta (dove domani sera parteciperò a uno Speakers Corner leggendo dei miei piccoli racconti: se siete a Torino, passate a farmi coraggio!) e in pochi giorni l'ho finito. Di solito leggo molto più lentamente e c'è da dire che la scrittura della Ernaux è per me proprio un catalizzatore, una sostanza attivante che mi rende veloce e sveglia.

Questa storia, in particolare, mi ha avvinta più degli altri suoi libri (non ne ha scritti molti a dire il vero). Più del suo Gli anni, ad esempio, Memoria di ragazza ha rappresentato una svolta nel mio personale sentire come lettrice della Ernaux. Se, infatti, Gli anni risulta universale, totalizzante, Memoria di ragazza è piuttosto una storia minima, osservata al microscopio. 

Tutti i giochi di questa narrazione, infatti, e, si lascia intendere, di molta parte della vita interiore dell'autrice, si giocano in un unico anno, il 1958. Anno attorno al quale ruotano, appunto, le memorie di Annie che è voce narrante e demiurga di ogni cosa. Tutti gli anni di una vita, dunque, versus un unico anno decisivo. Un annus horribilis, a essere precisi, peculiare, rivelatore. Un anno che avrebbe potuto vivere solo una persona, tanto appaiono dettagliate le sue esperienze e le sue elucubrazioni ma che, e in questo tutte le narrazioni della Ernaux invece convergono, tutti si possono ritrovare. 

Cosa succede? Succede che la diciassettenne Annie nell'estate del 1958 trova un lavoretto come apprendista educatrice per bambini presso una colonia estiva. Qui, vive i suoi primi effettivi incontri con il mondo maschile e la cosa accade secondo una modalità fredda eppure incendiaria e molto complessa. Le cose con H., il primo uomo della sua vita e capo educatore ventiduenne, vanno storte per ragioni ingarbugliate che tanto hanno a che fare con la superficialità di lui quanto con l'ingenuità di Annie. 

Mentre dunque scopre la forza e la disperazione che possono dare, a quell'età, i sentimenti e il desiderio, si muovono però anche altri meccanismi attorno a lei. Si crea un branco di ragazzi poco più grandi dei bambini cui dovrebbero fare da educatori ed emergono alcune classiche dinamiche di questo tipo di ambienti (compresi gli esempi virtuosi che però Annie non riesce a emulare, troppo presa dai propri inconsapevoli impulsi). E in questo contesto, lei non sa crearsi un ruolo positivo e rispettato, diventando di fatto lo zimbello del gruppo fino ad arrivare a una forma che oggi si potrebbe collocare tra il bullismo e il mobbing e rendersi addirittura indesiderabile dalla direzione della colonia che sceglie di non accoglierla più per lavorare l'anno successivo. 

Le prese in giro, dunque, diventano pian piano giudizi, la goliardia si trasforma in scherno e queste cose la portano all'isolamento, al senso di solitudine che però agisce all'interno della compagnia, come se non riuscisse a staccarsene, a prendere le distanze e ripararsi, in una parola a proteggersi. Ma sarà ancora un altro senso a cambiare le prospettive di Annie qualche tempo dopo: quello della vergogna. Sperimentata prima in modo astratto, attraverso lo studio della filosofia e della sua amata Simone De Beauvoir, che la risveglia e riempie di concetti nuovi un vuoto esistenziale profondo e poi attraverso il corpo. Annie, infatti, comincia a soffrire di disturbi alimentari e a vivere sulla propria pelle tutti i conflitti che la abitano forse da sempre, aggravati dalla rilettura in prospettiva di quel terribile 1958.

Succedono, infine, molte altre cose che vanno a comporre queste memorie e si arriva fino al presente, ma non voglio togliervi il gusto di leggere. Di mio posso dire che questo lavoro di introspezione sottile, eppure resa con un linguaggio tanto pulito, può davvero cementare la fiducia nel valore della scrittura, nel suo senso autentico.

A che scopo scrivere, d'altronde, se non per disseppellire cose, magari anche una soltanto, irriducibile a ogni sorta di spiegazione - psicologica, sociologica o quant'altro - , una cosa che sia il risultato del racconto stesso e non di un'idea precostituita  o di una dimostrazione, una cosa che provenga dal dispiegamento delle increspature della narrazione, che possa aiutare a comprendere - a sopportare - ciò che accade e ciò che facciamo. 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Della Ernaux ho letto solamente L'altra figlia, e mi aveva spiazzata abbastanza devo dire.
Credo che proverò a leggere questo!