mercoledì 28 giugno 2017

Libri e tazze.


In questi giorni di caldo, come spesso accade in estate, in mancanza di argomenti più importanti, si sono diffuse piccole "polemiche" su twitter. Di base, per nulla interessanti, queste polemiche però un po' mi riguardano perché mi sento toccata sul vivo. 

Il tema è: le foto di libri con le tazze e /o le colazioni. Tutto è partito da un tweet di @Einaudieditore che sostiene siano ormai un po' noiose queste foto di libri con le colazioni. Ma più che altro, il tweet pone questo dubbio: sono le colazioni a far da "supporto" al libro o viceversa? 

Moltissime persone sono insorte e hanno cominciato a rispondere. Chi piccate chi invece d'accordo con lui. E addirittura si è diffuso un hashtag, proposto da una blogger che stimo, @DianaDi87

L'hashtag è #LibriAColazione e propone di postare oggi le proprie foto di libri a colazione appunto. La polemica riguarda una annosa questione: le copie in omaggio, il farsi notare da parte dei "blogger" per ottenere copie in omaggio, chi riceve copie in omaggio e chi no. Etc. Quanto a me, ho scritto un tweet in cui dico che da tempo fotografo libri con tazze e non immaginavo questa "deriva". 

Parallelamente a questa querelle, mi è anche successa una cosa curiosa. Da qualche anno, ho diminuito il mio intervenire su twitter perché mi stava un po' annoiando e per proteggermi da vaghe forme di leonismo da tastiera. Ma l'altro giorno ho deciso di scrivere un tweet in cui domandavo a @laeffetv perché nel loro programma televisivo sui libri - #UnLibroPerDue dove persone più o meno famose del web si scontrano su un libro, seduti sul divano di un caffè - il perno fosse il litigio.

Questo perché io personalmente patisco i litigi e quelli televisivi oltretutto mi stroncano i timpani. Credo che si possa stare insieme e parlare dei temi senza arrivare allo scontro, al "con me o contro di me", ma evidentemente non sono in molti a pensarlo.

Loro tuttavia mi rispondono che il perno è il dibattito (Nanni Moretti docet) e non il litigio. Ok, io rispondo che "mi vanto" (il tono è ironico) di aver creato il primo blog letterario italiano con tazze e libri e che perciò abbiamo qualcosa in comune (loro mi invitano a seguirli ancora). Posto che non amo la TV specialmente da quando ho partecipato a un programma di Frizzi in cui hanno tagliato le parti più importanti del mio intervento facendomi risultare una persona diversa da quella che sono, sicuramente loro invece li seguirò perché comunque l'idea dei libri in TV è bella e mi piace.

Per arrivare al dunque, nel mezzo della mia conversazione con loro, si inserisce Letizia Sechi in questo modo:









Letizia Sechi non è un troll ma una persona che lavora in Rizzoli e dunque una stimata addetta ai lavori editoriali. Le ho risposto che ero ironica e che se vogliamo l'accostamento libri e caffè lo hanno inventato i fratelli Verri e Cesare Beccaria nel 1764, come si evince qui

Questi episodi, cioè la polemica sui libri a colazione e l'intervento di Letizia mi hanno fatto riflettere molto su alcuni punti. Uno è l'approccio degli editori verso gli utenti del web, blogger, instagrammer etc. Che secondo me è nevrotico. 

Parlo in generale, ovviamente, ma affermo che se da un lato c'è una sana curiosità e stima per le idee originali nonché una possibile apertura nel collaborare alla promozione dei libri, dall'altro si nota una sorta di svalutazione intrinseca quasi come se la categoria  "blogger" (da qui in poi per intendere tutti i fruitori del web che non lavorano stabilmente presso un editore) fosse una classe sociale inferiore e aliena. Ci vorrebbe un sociologo o un antropologo o un economista o tutti e tre per sciogliere questo nodo, ma mi pare che a occhio e croce sia un po' così. 

A me è capitato spesso, ad esempio, di veder buttare il bambino con l'acqua sporca. Nel mondo editoriale, credo che nessuno sappia che io (si parla tanto di me su questo blog, perdonate l'autoreferenzialità) sia laureata a pieni voti in letteratura americana, abbia vinto una borsa per merito (sic) per un master in progettazione editoriale, abbia pubblicato racconti su riviste come Nuovi Argomenti, abbia scritto un romanzo etc. 

Di me si sa però che sono una delle tante "blogger di tazze". 

L'altro punto è il mio "primato" temporale. L'istanza, cioè, che ha turbato Letizia Sechi tanto da spingerla a intervenire a gamba tesa nella conversazione che stavo avendo su twitter con un'altra persona. 

Quando mi sono resa conto, infatti, che le foto di libri con tazze abbinate a uno stile di scrittura (quando c'è, perché molti "blogger" non scrivono ma scattano solo fotografie) si stavano diffondendo a macchia di caffè sul web, ho deciso di segnalare il più possibile il fatto che l'idea originaria fosse mia. Beninteso, non l'idea del caffè associato alla letteratura (!) bensì la formula specifica e inconfondibile delle fotografie che, vi piaccia o no, ho cominciato a scattare io sul web. 

Insomma, ho fatto come le aziende che mettono sull'insegna la data della loro nascita: come Vergnano 1882. 

Perché si fa così? Perché qualsiasi persona decida di creare un "Vergnano" (o Pergnano o Mergano o Vergnano - a - colazione) dopo il 1882 è chiaro che ha copiato, mutuato, ripreso, rivisitato, ampliato e forse anche migliorato, per carità, l'idea inventata da Vergnano, appunto nel 1882. Bon. Semplice, no?

Sembra che invece questa normale prassi - per gli addetti ai lavori in editoria - sia considerata un gesto da mitomani o una vanteria egoriferita. 

In realtà, qualcuno che si ricorda del fatto che sono stata io per lo più a importare questa abitudine sul web c'è eccome e ringrazio queste persone (ad esempio Francesca Rodella che ha raccontato la mia case history in un convegno all'Università Cattolica di Milano). Per capirci, comunque, questa non è spocchia, antipatia o arroganza o chissà che: la mia è una normalissima specificazione di un fatto. 

Dopodiché, per quanto mi riguarda, tutto il mondo può e deve (ci mancherebbe altro) fotografare libri e caffè come più lo aggrada, questo non sarebbe neanche da dire. 

Comunque, per farvi una cronistoria di ciò che ho appena argomentato, vi lascio i link del mio percorso per sommi capi. Tutto l'archivio comunque si trova qui in basso a destra.

Una delle spinte più nascoste eppure importanti a chiamare questo blog proprio "Tazzina-di-caffè", che prima aveva un altro nome, nasce da qui. Siamo al 16 febbraio 2009. 

Nel gennaio 2010 questo blog prende definitivamente il nome che ha adesso. 

Questa è la prima foto di una tazza su questo blog: mi divertivo a impartire improbabili "lezioni di economia domestica" in tono ironico. Per inciso, scrivevo anche dialoghetti e raccontini.

In principio furono le descrizioni di colazioni: nel 2010 descrivevo a parole la tazzina che accompagnava la lettura del libro di cui facevo la recensione, qui un esempio di colazione in cui parlo di una torta alle fragole.

Infine, ho cominciato a fare la foto del libro e della tazzina, questa è la prima ed è atrocemente brutta, ma tant'è.

Le foto, per me, erano il pretesto per raccontare di libri in modo empatico. Benché, come laureata in Lettere, avessi alcuni strumenti della critica, non mi sono mai posta come tale perché la mia ambizione, dichiarata e autentica, era di fare la scrittrice (al di là dei risultati, sia chiaro).

Da quel momento in poi, editori, lettori, amici e sconosciuti hanno cominciato a interessarsi a questo blog: molti dicevano di essere attirati dalle foto, benché brutte o forse proprio per questo, che evocavano il profumo del caffè (e della carta) perché questa cosa, prima, volente o nolente, non esisteva.

Badate che non voglio ottenere nulla più che il riconoscimento di un dato di realtà. E sono felice che altri abbiano utilizzato le formule da me proposte (sia fotografiche che di approccio alla scrittura e al bookblogging) e in moltissimi casi le abbiano rese interessantissime e belle.

E ora, in ordine sparso, ecco le testimonianze fotografiche di ciò che vi ho appena scritto.

[Una conclusione: non ho idea di cosa accadrà in futuro a proposito del bookblogging personale e del rapporto con le case editrici. Non so che tipo di foto o forme di divulgazione prenderà piede. Quel che posso dirvi è quello che ho fatto io e vi sono grata perché molte persone mi hanno accompagnata in questa avventura che spero sia ancora lunga e piena di cose belle].



Non solo libri: ecco un "unboxing" ante litteram, con piantina. 


Correva l'anno 2013. Tazzine e piedi. Qui ero nella sede di Hub09 proprio per un' intervista a proposito di questo blog. 

Caffè e marmellate in un hotel. 

In stile starbucks.

Sempre 2013, la variante con il tè. 

Potevano mancare gli effettoni? 

Sì, ho avuto testimonial importanti. 
Qui siamo nel 2011... cioccolato rosa ne abbiamo?
Brandizzata.

Tazzine e mare (2013). 

#LibriAColazione 

Le persone mi mandavano le foto delle loro tazzine, questa è di Elisa Grego. 2012.

Compsizioni ne abbiamo (2012).

Vergnano 1882 (questo è un quaderno che mi hanno regalato proprio loro)

Colazione con libro e caffè. 2014.

Facevo queste terribili selfie artistiche lo ammetto. 

Hanna Arendt. 







4 commenti:

Unknown ha detto...

Beh, sarò la prima a commentare.
Le polemiche, o meglio i battibecchi, inziati sui social e lì alimentati li trovo molto noiosi.
Tanto più che è chiaro che gli editori fanno la loro parte (e si preoccupano che tutti i loro libri vengano fotografati nello stesso modo), i blogger la loro, e così via.
Trovo che tra le foto di libri a colazione ce ne sono di carine e di brutte, e forse alla fine la differenza è tutta lì.
Quando alla nostra tazzina di caffè, io posso testimoniare su quando ha cominciato e che si fregi di un anno di fondazione è del tutto nei suoi diritti.
Come si può fregiare di essere una dei pochi blogger rimasti fedeli a se stessi, e a quell'approccio personale, intimo, emotivo alla lettura e al racconto delle proprie letture.
Almeno un editore (e non piccolo) che la apprezza Tazzina di caffè sa di averlo!

noemi ha detto...

Anna, grazie. Sono d'accordo, il discrimine, come in tutte le cose, è il valore e la qualità delle proposte, delle foto, degli scritti. Ciò detto, mi hai commossa. Sai trovare le parole giuste, pulite e oneste e grazie per l'apprezzamento e l'affetto che sento autentico. E ricambiato! Un abbraccio.

Tibi ha detto...

Sono d'accordo con Anna da Re, i litigi e le polemiche scatenate sui social sono noiosi, dannosi e a dir poco assurdi. Ogni categoria vorrebbe scavalcare l'altra e far vedere la sua superiorità. Invece tutto ciò che si dovrebbe fare è lavorare sodo con professionalità e allegria, mettendoci passione e impegno. E tu sei una delle poche blogger competenti. E sì, confermo anche io, il binomio libro e tazze è tuo!

noemi ha detto...

Grazie mille Silvia, contenta di leggere le tue parole. Concordo pienamente con te: spesso i valori passano in secondo piano in favore dei giochi di potere, anche in editoria. Grazie per il riconoscimento, per me ha un significato :) Un abbraccio!