lunedì 26 novembre 2012

Paolo Giordano - Il corpo umano - appuntamento a mercoledì.


Paolo Giordano, Il corpo umano, Mondadori.

Ecco il secondo romanzo di Paolo Giordano. 

Eccolo lì. Nella sua fragilità. Nella sua bellezza. Nel suo dolore. Nella sua quiete, in quella umiltà, nella sua ambizione, nella sua durezza. 

Un libro all'incirca su: quando sei nel posto peggiore del mondo, il più pericoloso, e i segreti del tuo stesso corpo, della tua stessa vita, ti minacciano, tutto ti minaccia, tutto ti mina piano, per smottamenti, per sgretolamento, o forte, per esplosioni, comunque però alle basi di qualsiasi vera "bolla di sicurezza" possibile. 

E non è detto che questo posto sia necessariamente l'Afghanistan; anche se è proprio lì - nella fob (forward operating base) - che la storia, che gli accadimenti prendono per lo più vita. Come sappiamo, la guerra in quei luoghi ci vede attivi come Paese, contempla vittime, contempla superstiti e, come tutte le guerre, anche e soprattutto l'orrore vero. 

E poi tra l'altro quello è, lo si sente bene leggendo il romanzo, anche un territorio particolarmente ostile alla vita, alla sopravvivenza proprio fisica. Poiché il corpo sa tutto, lì si debilita, per la luce, per l'aria. Il corpo sa molto, sa più di noi e non è un caso che si trovi infatti lì a fare da titolo. E non è un caso anche che tutto forse nella vita è corpo, il corpo militare, ad esempio.

Ma il libro, se possibile, dice anche altro.

Se siete umani, siete italiani e siete mediamente lettori di romanzi allora saprete già tutto di questa seconda attesissima avventura di Paolo Giordano, o molto: la sua genesi, la sua lunga gestazione, i tormenti etc. etc. Vi sarà bastato ascoltare magari questa intervista da Fazio qualche tempo fa e siete già sufficientemente istruiti. Per i pochi che se la fossero persa, è qui

Fa dunque un po' paura anche solo pensarci. Che questo scrittore drammaticamente sabaudo ha venduto milioni di copie di libri in tutto il mondo, quando aveva appena 25 anni e non si sa come è ancora vivo, ancora integro, ancora torinese. E soprattutto fa un po' paura a me il pensiero di incontrarlo mercoledì. Una peculiare circostanza. Insieme ad altri blogger, avrò in effetti l'opportunità di scambiare qualche parola con lui.

L'avevo già visto e ascoltato leggere stralci del Corpo umano, in un'atmosfera a dire il vero apocalittica, ad Anteprime, qui, questa estate. Mi aveva molto colpita, soprattutto perché la lettura riguardava uno strano matrimonio e attacchi di panico: due argomenti che, se sei una signorina sui trenta non possono non destarti una certa curiosità, giusto? Non fosse altro che per esperienza diretta (gli attacchi di panico, naturalmente. Sempre che una pluriennale convivenza non sia assimilabile in tutto e per tutto a un matrimonio vero, beninteso. Ma questa è un'altra storia - ma ricordate che siamo su un blog e ci sono delle sacrosante regole di non-privacy da rispettare!). 

In quella occasione, comunque, non avevo osato avvicinarlo, anche perché non c'era proprio spazio fisicamente e un via vai generale, una fretta, una calca. E poi è tutta una cosa di torinesi, prima cioè che un torinese ne avvicini un altro anche solo per far due parole devono passare mesi, anni di riflessioni micidiali, di smarrimento del pensiero, e poi arrivano i milanesi e risolvono tutto in un attimo e ti salvano. Grazie dunque amici di Mondadori per questa bella e felice opportunità.

Ed ecco dunque il punto. Le domande. Le domande agli scrittori è la cosa più misteriosa che mi sia capitata nella vita. Sto veramente implorando il destino per districarmi in questo assurdo doppio legame, fantastico e stregato, in cui sono finita negli ultimi tempi. Ovvero: passo ormai la gran parte della mia esistenza, da un po', a formulare e infine rivolgere domande-agli-scrittori. Ma questa cosa mi sta lentamente disintegrando il sistema nervoso. Poiché ogni volta mi agito tantissimo. Sono colta prima da vuoto mentale, siderale, successivamente da sintomi cardiocircolatori, infine da spossatezza. Eppure non ne posso fare a meno. Al punto che, se tutto va bene, come spero, e come vi avevo iniziato a preannunciare qualche tempo fa, è capitato anche a me di scrivere un romanzo vero ma soprattutto di aver trovato qualcuno che se ne prendesse cura con amore vero (una casa editrice vera). Ma anche questa è un'altra, bellissima, storia, di cui vi dirò più in là. E comunque dovrò pensare a domande da farmi da sola, il che, suppongo, sarà piuttosto divertente.

Insomma, torniamo al punto. L'incontro con Paolo Giordano di mercoledì 28 novembre, a Milano. 

E dove se no?

Avrei preparato in anticipo delle domande. Le ho preparate. Poche, ma se ci sarà tempo e si potrà entrare nel merito del romanzo, allora spero sgorgheranno spontanee anche lì sul momento. Le domande-base da cui volevo partire sono queste. Le metto per voi. Affinché possiate incuriosirvene, e quindi tornare poi a leggere le sue risposte. E soprattutto per chiedervi una cosa. Ma la chiedo dopo. Prima le domande.

1) (Inevitabile) La solitudine dei numeri primi. Sembra essergli arrivata anche un po' come un dono divino. Da giovanissimo. Come una grazia, giusto per non esagerare. Una cosa esplosiva. Tralasciando la pur lodevole valenza letteraria, è stato un libro davvero percepito dai lettori come in stato di grazia da ogni punto di vista. Commerciale, si sa. Ma anche di contenuti. La violenta fascinazione della città, il suo male che scorre come il fiume. Personaggi magnifici. La sua luce perlacea, la sua confusione precisa, triste. Vera. Ma anche da un punto di vista compositivo, assomiglia proprio a una felice e perfetta congiuntura. Il corpo umano sembra invece provenire da tutt'altri spazi. Da un inferno diverso. Dall'Inferno stesso, forse. E c'è anche in effetti una scrittura diversa. Un linguaggio più letterario, più virtuoso ma anche più dolente, sgraziato. La voce è più roca e profonda. Si direbbe la voce proprio di un giovane esordiente, seppur clamoroso, che diventa uomo. Mi incuriosiva dunque sapere il percorso di tutto questo. Non umano, che sappiamo già un po', vedi Fazio. Ma quello di scrittore. Cioè le letture, ad esempio. O altre stesure. O vuoti. Strategie. Se ha scritto altro nel mentre, racconti, accenni di romanzi. Ah, le domande chilometriche dei blogger!

2) Ho ascoltato Paolo Giordano intervistare "la sua maestra" Elizabeth Strout al Salone del Libro a maggio. Mi chiedevo se e come lei sia entrata in Il corpo umano. 

3) Ci sono "scrittori di guerra" che ha amato e letto durante la stesura del romanzo. (Forse questa era già inclusa nella prima...).

4) Ha letto Limbo di Melania Mazzucco? Che ne ha pensato? 


Ne avrei un'altra su Torino. E qualcuna sui personaggi del libro. Ma le tengo di riserva. Immagino che gli altri blogger avranno anche altrettante cose da chiedere. Magari più interessanti!

La cosa che volevo chiedere a voi invece è questa: se avete delle curiosità su questo romanzo, o su Paolo Giordano e la sua scrittura, sentitevi liberi di scrivermele, nei commenti, su twitter (io sono @tazzinadi), su facebook, via mail, o per posta tradizionale, in quel caso però mandatemi anche un pensierino, un segnalibro, un porta gioie, che ne so, qualcosa di memorabile! E io, citando ovviamente il vostro nome, soprannome o che altro, gliele rivolgerò diligentemente.

Comunque è tutto vero e accadrà mercoledì. Buona settimana.




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