lunedì 9 gennaio 2012

Sentimenti sovversivi: per iniziare l'anno e il lunedì.





Apro queste pagine bianche e sento che è la scelta giusta al momento giusto. Una scelta che incontra l'esigenza di sobrietà, di riflessione e di quiete (poetica) cui si va incontro dopo le feste e dopo anche periodi di grande confusione.

Francia. Saint-Nazaire. Italia. Venezia e altri luoghi, non solo fisici, ma anche mentali, culturali, sociali.

Per vedere bene qualcosa, a volte è meglio osservarla da lontano. E questo sembra essere il concetto fondante del bel romanzo di Roberto Ferrucci dal titolo meraviglioso: Sentimenti sovversivi - editore Isbn.

Uno scritto breve,  ma intagliato alla perfezione come un diamante. Illuminato di luce fioca, il libro secondo me è ideale proprio per incominciare questo anno nuovo, questa settimana e questa giornata di lunedì. Roberto Ferrucci, con i modi sognanti eppure chirurgici dell'autore ambizioso e libero, racconta la propria storia di permanenza nel Building, un edificio (lo dice il nome) che lui descrive e fotografa con precisione, nel quale vivrà un certo periodo per portare a termine un suo romanzo.

Da lì, guarda, pensa, ricorda sia il suo amore intenso con Teresa, sia il suo paese vero, (malgré lui) che è l'Italia, in quel momento, berlusconiana.

Dunque l'effetto è straniante, perché da quella Italia lì sembra passata un'eternità: "Non volevo più saperne delle ronde razziste, scuola e cultura e ricerca smantellate, di ministre scelte in base al book fotografico  e altre prestazioni". E invece tutto questo, e molto altro, è ancora lì impresso nella memoria breve collettiva.

Si legge allora in Sentimenti sovversivi - che in alcuni punti mi ha ricordato la scrittura sublime anche di Daniele Del Giudice - quel punto di saturazione al quale anche i cuori più candidi tra noi erano giunti: un senso di estenuante fatica per le continue disdette, per l'impoverimento di tutti i tipi cui stavamo precipitando come paese non più tanto civile.

Ferrucci scrive allora questo delicato, qualche volta cristallino flusso di coscienza anche provato da quel clima e da quelle oscure prospettive. E in quella luce si dovrebbe leggere il libro. Ed è curioso lo stupefacente sollievo che coglie la consapevolezza che, succeda quel che succeda, quelle cose lì, forse, non torneranno più. Che siamo davvero entrati in un'epoca nuova - certo da monitorare, da non sopravvalutare - ma pur sempre nuova e capace di riaccendere una speranza.


Così questo romanzo acquista oggi il gusto di una fotografia ben scattata, con la mano leggermente tremante, in cui eravamo un po' diversi, ma dentro la quale riconoscerci, vedere i difetti, pensare a miglioramenti.


Buon inizio di settimana un po' sovversivo a tutti.




c\_/





3 commenti:

Carmine ha detto...

Un giorno testi come questo sapranno spiegare le vicende del recente passato e del presente del nostro paese meglio dei libri di storia.

noemi ha detto...

@Carmine: davvero, potere della letteratura :)

patrizia ha detto...

anche io, casualmente, ho deciso di aprire l'anno nuovo con la lettura di questo libro che avevo acquistato qualche messe fa, colpita dal titolo. Affiancherei a questo "Dove eravate tutti", di Paolo di Paolo, altra voce interessante tra i nuovi scrittori italiani che tentano di raccontare l' assurdo del nostro paese