sabato 4 febbraio 2012

Neve di Dublino.


Neve, neve. La più bella nevicata letteraria del mondo secondo me è quella dei Dubliners - Gente di Dublino, la raccolta di racconti di James Joyce. Accade alla fine dell'ultimo racconto: come dovrebbe essere per tutte le nevicate degne di questo nome. Alla fine di qualcosa (di solito qualche tempo di siccità). Arriva e si posa su tutto. Il significato, volendo, è bianco e pieno di luce: fine del capitolo. Si posa il sipario, forse però si ricomincia.


Ed eccola qua:

"Un battere leggero sui vetri lo fece voltare verso la finestra. Assonnato,* guardava i fiocchi neri e argentei cadere di sbieco contro il lampione. Era venuto il momento di mettersi in viaggio verso l'ovest. I giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Neve cadeva su ogni punto dell'oscura pianura centrale, sulle colline senz'alberi; cadeva lieve sulle paludi di Allen e più a occidente cadeva lieve sulle fosche onde rabbiose dello Shannon. E anche lì, su ogni angolo del cimitero deserto in cima alla collina dov'era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava sulle croci contorte, sulle tombe, sulle punte del cancello e sui roveti spogli. E l'anima gli svanì lenta mentre udiva la neve stancamente cadere su tutto l'universo, stancamente cadere come scendesse la loro ultima ora, su tutti i vivi e i morti".

Uhm: non lasciatevi impressionare dall'ultima parola: che coincide anche con il titolo del racconto: The dead - I morti. Perché insomma anche loro, i morti, fanno parte della vita, no? E la neve ci coinvolge tutti, con dolcezza. 

Comunque detto ciò vi assicuro che questi racconti valgono la spesa: comprateli di carta, digitali, tramandati oralmente, in qualsiasi forma vi faccia sentire sicuri e a posto. Dopodiché, se potete, leggeteli. Quanto a me, devo questa scoperta alla mia professoressa di inglese del liceo. Hehe lei è australiana: quindi chiedetemi tutto sulla narrativa dei canguri e vi risponderò a tono U.U

Piccolina, silenziosa, lineamenti minuti, bianchissima di carnagione, sorrisetto ironico, gentile: quella presenza discreta mi ritorna in mente oggi, così, dal nulla: mi rendo conto che per me è stata più importante di quanto credessi. Ci aveva portati in sala-proiezioni, a vedere anche il film tratto da questo racconto di Joyce. 

Non ci avevo capito molto. Anche adesso, non ci capisco niente di molte cose. Ma proprio niente. Però lo stesso la ringrazio, ovunque lei sia. 


* pensate: questa virgola l'ho aggiunta io !! (James, sorry, please, perdonami ;)

Su gentile e gradita segnalazione via twitter, ricordo che la traduttrice della mia edizione Mondadori - 1971 - è Franca Cancogni.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bella Dublino...
Spero di tornarci un giorno e magari trovarla sommersa di neve... :)

Anche se lì il caffé va bene solo "Irish" :P

noemi ha detto...

@wdzoso: :)

Anonimo ha detto...

Delicatissimo e azzeccatissimo. Grazie per averci "donato" questa stupenda citazione. Un must della letteratura e della neve, a quanto pare!
Ps. Mai sottovalutare le prof di Inglese!! eh eh eh eh ;-)
Sylvie_book

noemi ha detto...

@Sylvie: :) grazie mille!!

guido hauser ha detto...

la nevicata dei dubliners. bella, già. in letteratura, se la gioca forse solo con un'altra neve. questa:

http://www.amazon.it/Canto-della-silenziosa-Universale-economica/dp/8807811588/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1328403139&sr=8-1

(con simpatia)

noemi ha detto...

@guido hauser: :) grazie mille!