Glenway Wescott, Il falco pellegrino, Adelphi - Helen MacDonald, Io e Mabel, Einaudi |
Per la mia rubrica di accostamenti letterari, oggi ho scelto due romanzi con un comune denominatore.
Molto differenti tra di loro, ma accomunati da un elemento della storia che è un perno per entrambi i racconti: un falco.
Ne Il falco pellegrino, si tratta di Lucy, un rapace stranamente mansueto, sempre appollaiato sul polso di Mrs Cullen.
"Alex si congratulò per come Lucy appariva tranquilla in mani mie; sarei stato un buon falconiere. Questo mi ricordò mio padre e il suo magico potere sugli animali".
In Io e Mabel, similmente, ed è questo un altro elemento che lega le due storie, uno dei protagonisti principali, seppure assente fin dalle prime scene, è un padre, il padre di Helen (la narrazione qui è in forma di memoir, quindi autobiografica) che muore e le lascia un'eredità particolare, capace di condurla all'incontro con il falco Mabel.
"'Mi ha lasciato un'eredità da osservatrice', pensai oziosamente. Forse, considerata la propensione di mio padre ad alzare la testa a ogni minimo rombo di motore e a seguire con il binocolo scie lontane, era inevitabile che il mio minuscolo sé tentasse di emularlo e imparasse che osservare oggetti volanti era il modo per guardare il mondo".
I falchi in queste due storie diventano simboli, nell'accezione più nobile ed efficace dell'uso che se ne può fare in letteratura. Nel primo caso, sarà Lucy a scatenare reazioni ed emozioni in un consesso umano iper controllato e insieme ozioso della borghesia degli anni Venti (un'ereditiera americana ospita nella sua magione nella campagna di Francia amici britannici), nel secondo Mabel sarà un vero monito e un vero veicolo di maturazione, cura, crecita per la protagonista che, dopo la morte improvvisa del padre si scopre precaria non solo nel lavoro ma anche negli affetti, priva di colpo di risorse con cui cavarsela, come ci scopriamo molti di noi.
E se infatti nel primo caso, Christopher Isherwood accosta Il falco pellegrino, uscito per la prima volta nel 1940 (e in Italia nel 2002), al Buon soldato di Ford Madox Ford, Io e Mabel, pubblicato per la prima volta nel 2014 e in Italia nel 2016, invece si può avvicinare ai maestri della contemporaneità: inevitabile, non fosse che per la presenza massicca del birdwatching come metafora, pensare a Franzen, anche per scavo psicologico e ossrervatorio lucido sulle nevrosi della nostra talvolta vuota contemporaneità.
Proprio un vuoto profondo sarà ciò che i falchi proveranno di fatto a colmare. Un vuoto di valori e un vuoto di sicurezze. Due facce della stessa medaglia esistenziale, che nelle frasi accurate, nella prosa eccellente di questi due autori tanto lontani e tanto vicini, si trasformano nelle tinte di due affreschi narrativi ammurevoli, fonte di accrescimento per noi lettori.
Lo stile di scrittura, ne Il falco pellegrino, è di una perfezione rara, segno di una padronanza dei temi e della lingua notevoli e in Io e Mabel ci troviamo di fronte a un esperimento letterario interessantissimo, dove saggistica, narrazione e diario si confondono in uno di quei lavori "totali" che ogni buon scrittore vorrebbe saper comporre almeno una volta nella sua vita.
Spero allora che anche a voi piacerà trovare analogie e differenze in questi due inusuali capolavori quanto è piaciuto a me.
Ne approfitto infine per segnalarvi, se vi incuriosiscono le storie con animali, il mio blog Acqua Naturale, che è un piccolo laboratorio di scrittura in cui mi cimento a raccontare frammenti di vita reale o immaginaria in cui gli animali assumono un ruolo importante, poiché è ciò che ho intuito in questi ultimi anni, ovvero quanto siano significativi nella vita gli esseri umani gli animali e in generale la natura, che tanto mi spaventa quanto mi affascina. Buona lettura.
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