Qualche giorno fa sono andata a correre, per la prima volta di sera, nel parco del mio quartiere.
A un certo punto, ho avuto paura e mi sono accorta che era troppo tardi per tornare indietro. Ma paura di cosa? Di niente, in verità, perché di fatto non c'era nulla da temere. E, per quanto sia convinta che non sia proprio il massimo della vita mettersi a fare le cose da soli al buio, ho comunque capito che si trattava di un preconcetto da decodificare. E il preconcetto è questo: io, come tante persone, ero sicura, lo sono diventata per lo meno a metà del mio tragitto, che una ragazza che corre da sola in un parco di periferia dopo le diciotto "corra" effettivamente un pericolo. Ma il preconcetto non si ferma lì, ed è sul discorso "di periferia" che si è concentrata la mia attenzione.
Quando vivevo in centro, correvo anche alle otto di sera, nel parco più famoso di Torino, il Valentino, e non avevo paura. Cos'ha il Colonnetti, il parco di Mirafiori Sud, all'estrema periferia del capoluogo piemontese, che faceva tanta paura? E la risposta è di nuovo: niente. Tanto è vero che sono ancora viva e sono qui a raccontarvelo.
E tra l'altro è stato bello fendere la nebbia, pestare le foglie e sentirsi congelare il naso.
Flash-back. Ho vissuto nel pieno centro della città per circa tre anni, in una mansardina conficcata in una delle vie più belle, eleganti e chic della città.
Alcune persone, quando raccontavo che mi ero trasferita in centro, hanno commentato: "Hai fatto i soldi, eh?" - persone un po' ottuse, non me ne vogliano, data l'equazione grossolana. Quello che invece ho scoperto e che ora so del centro è che non ci vivono solo i "ricchi", ma tantissime persone che faticano ad arrivare alla fine del mese.
Personalmente, avevo fatto quella scelta perché, vivendo da sola e non potendomi permettere un'automobile, volevo poter accedere comunque agli eventi della città senza pesare troppo su amici e conoscenti cui toccava riaccompagnarmi a casa. Vivendo lì, potevo sempre dire: "Tranquilli, sono a due passi", qualsiasi fosse l'evento cultural-ricreativo in questione, ed era vero. Pagavo poco quella casetta e ci sarei rimasta anche ma era in condizioni non buone. Tuttavia, sono stati anni belli per me in cui ho capito molte cose della vita. Ok, ora resta l'altro 99% da capire, ma dai, ammettiamo che è stato un buon inizio.
Insomma, per quanto le cose nel mio portafoglio (e per quanto può fregarvene, beninteso) non siano cambiate, e non mi possa ancora permettere, con il mio lavoro, un'auto, l'anno scorso ho avuto comunque l'imperdibile opportunità di cambiare casa e ho scelto di trasferirmi in periferia. Ho vissuto nel quartiere Mirafiori di Torino (quello della FIAT) per i primi vant'anni della mia vita, per cui conoscevo la zona e per me la parola "Mirafiori" più che evocare macchine, smog ed emarginazione, tirava fuori da cilindro quella parola tanto cara a tutti che è: casa.
Così, quando, cercando un alloggio, per puro caso sono capitata in un appartamento di quel quartiere, il mio cuore mi ha detto che ero nel posto giusto.
Ciao! Di solito però non corro con il cappotto buono :) |
Qundi ecco, questa è la storia di una persona che dal centro si trasferisce in periferia e indovinate cosa mi è capitato di sentire? "Hey, allora hai fatto bancarotta?". A riprova che la gente un po' tonta lo è davvero. Neanche a dirlo, la risposta, come alla prima domanda, è sempre no, ma la mia consapevolezza di quanti pregiudizi esistano su dove vivi e perché ci vivi siano tanti, la maggior parte da sfatare, è cresciuta sempre più.
Trasferendomi in questo quartiere, ho imparato a muovermi di nuovo sulle lunghe percorrenze con i tram e, nonostante io non sia più da sola, sono tragitti che chiunque può percorrere in completa autonomia anche fino a tardi la sera, con qualche accorgimento.
Un'altra coincidenza, in questo cambiamento di casa, è stato l'incontro con Alessandra Aires: eccola qui, so che state ammirando anche voi i suoi capelli!
Alessandra Aires ho avuto il piacere di conoscerla perché è stata ospite mia e della mia collega Erica in un programma radiofonico che si chiama Pillole Concezionali su Radio Banda Larga.
L'occasione di quella intervista era stata il Congresso Mondiale Ifla - International Federation of Landscape Architects.
Il tema del Congresso mondiale degli architetti paesaggisti era "Tasting the Lanscape" ovvero gusta, assaggia, prova il paesaggio e Alessandra, tra le altre cose, in quanto presidente dell'AIAPP Piemonte - Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, ai nostri microfoni aveva raccontato sia il convegno sia un po' del suo lavoro e del suo percorso.
A colpirmi particolarmente, era stato il fatto che tra i molti lavori di Alessandra, che è architetto del Paesaggio, c'è l'opera di riqualificazione del parco Colonnetti Nord.
L'opera di riqualificazione di un quartiere come questo è stata impegnativa ma ripagata da alcuni cambiamenti importanti. Il fermento che - nonostante la crisi economica - sta coinvolgendo il quartiere di Mirafiori e in particolare Mirafiori Sud e Borgata Mirafiori è considerevole, qui vi lascio un link per informazioni dettagliate.
E così ho deciso di contattare ancora una volta Alessandra e di chiederle di accompagnarmi in una passeggiata nel parco per farmi raccontare come è stato lavorare a questo progetto.
Quello che mi premeva era che questo momento restasse immortalato in qualche modo, per non perderne la memoria e quindi ho chiesto a una fotografa dallo sguardo unico, Marta Pavia, che potete trovare sul web anche come Zuccaviolina e ammirare i suoi scatti, di testimoniare la nostra chiacchierata per mostrarvi come si possa stare bene in quel parco e quanto sia stato emozionante sentirselo raccontare da chi lo ha migliorato negli ultimi quindici anni.
L'incontro con Alessandra Aires si è trasformato da semplice chiacchierata ad avventura nel bosco, scoperta ed esplorazione di un luogo ricco, anzi ricchissimo di particolari fantastici.
Mentre lei si inoltrava nel "suo" parco, raccogliendo istintivamente anche una cartaccia (se le cose si capiscono dai dettagli, in quel momento ho realizzato quanto ci tenesse), e Marta scattava fotografie, ho assaporato un momento che mi è parso irripetibile.
Insieme, abbiamo osservato i cavalli di un piccolo Centro Ippico che si trova proprio a ridosso del Colonnetti e che propone lezioni di equitazione ma anche riabilitazione e ippoterapia. Ho scoperto che una volta al Colonnetti c'era un aeroporto e questa cosa molti torinesi non la sanno.
Ho conosciuto il Dahu, il buffo animale mitologico alpestre con una zampa più corta dell'altra, simbolo delle Universiadi di Torino 2007 che sta a presidiare il campo di atletica che taglia in due il parco - della serie non di soli Glitz e Neve vivono i piemontesi! Abbiamo poi scovato uno strumento poeticissimo e nascosto tra gli alberi che sembra un enorme grammofono e serve per ascoltare i versi degli uccelli.
Ho ascoltato i nomi di ogni singola pianta che Alessandra conosce a memoria. E ho potuto notare quali stradine nuove sono state create nel parco e leggere tutti i cartelloni informativi che compongono un percorso naturalistico per le scuole e per i curiosi che vogliono conoscere la storia di una parte della città incredibilmente ricca di passato.
Ne avrei tante altre di cose da raccontare, ma tocca a voi scoprirle se andrete a visitare questo quartiere e il suo mondo, all'ombra del Mausoleo della Bela Rosin, tra i palazzi alti, la Fiat, gli orti urbani, la Casa nel Parco, i colori delle foglie e i nuovi abitanti (come me).
Ringrazio ancora una volta Alessandra Aires per aver dedicato del tempo alla mia personale esperienza con la stessa cura che ci mette nel cambiare in meglio gli spazi e le città e Marta Pavia per averci accompagnate in questa camminata e per aver apprezzato la mia pasta e ceci come solo un'amica può fare...
Infine, mi raccomando: correte responsabilmente e se possibile, come tutte le cose, fatelo alla luce del sole.
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