lunedì 5 dicembre 2016

Scoprire Carlos Ruiz Zafón.


L'uscita dell'ultima parte della tetralogia del cimitero dei libri dimenticati - Il labirinto degli spiriti - creata da Carlos Ruiz Zafón - il conseguente suo arrivo in Italia per raccontare e promuovere il libro - è stata anche l'occasione per un incontro tra l'autore e alcuni blogger e giornalisti.

Ringrazio la casa editrice Mondadori per l'invito che ha reso possibile il mio piccolo viaggio dalla nebbiosa terra sabauda fino alla nebbiosa terra milanese dove si è svolto l'evento.  

Come certi treni della vita, l'opera di questo autore mi era passata di fianco negli anni senza che vi salissi sopra o, più opportunamente nel caso dei libri, ci cascassi dentro. Così quella di ieri è stata prorpio un'occasione inaspettata di conoscenza e di scoperta.

Ho cominciato un mesetto fa prendendo in biblioteca Il gioco dell'angelo (che non è il primo, ma l'unico che avevano nella biblioteca disponibile) e mi sta piacendo molto. Ho cominciato anche la lettura del "labirinto" ma non ho ancora finito. 

Quello che mi ha colpita dai primi assaggi di queste opere è una scrittura corposa e insieme minuziosa (come è spesso rilevabile nelle lunghe narrazioni) e autentica, diretta, non artefatta. Scopro che i personaggi di questi romanzi sono spesso scrittori e che Zafón sembra proprio aver creato uno di quei mondi grandi, grandemente popolati, dove ho notato che le persone amano viaggiare, esplorare, abitare e crescervi. 

Ho ascoltato le domande degli altri partecipanti con interesse e ho formulato la mia che era per forza di cose semplice e poco addentro alla storia. Più una curiosità, in punta di piedi. 

Rilevo a latere che dalle situazioni più all'apparenza neutre, dove ci si pone in una condizione di rispettosi spettatori e in totale ascolto, sono poi quelle da cui si apprende di più. Tanto è vero che alla semplice domanda: "ha intenzione di scrivere altri libri per bambini?" ha fatto seguito qualcosa di più di una semplice risposta di circostanza, è stata piuttosto una piccola lezione sulla scrittura e sull'essere scrittori. Ed eccola qui, rielaborata un pochino:

"Quando scrivevo libri per ragazzi sentivo che c'era qualcosa che non andava, non ero completamente sincero, sentivo di essere fake. Notavo che la condizione di molti scrittori e dunque anche la mia era quella di essere come appesi a una corda che si sta pian piano erodendo e il rischio era, per tutti, di cascare nel dirupo e scomparire. Il timore di tutti gli scrittori (e il mio) era: essere dimenticato e dunque non poter più fare l'unica cosa che sai fare, ovvero appunto lo scrittore. 

In quel momento ho capito qual era il problema. Prima, scrivevo pensando a cosa sarebbe potuto essere notevole per gli altri. Cosa fa vendere, cosa piace. Ma non funzionava affatto. In seguito ho deciso di scrivere solo quello che volevo io, che piaceva a me, così è nata la quadrilogia. Sostanzialmente si scrivono storie per vivere meglio, per vivere di più".

A me le indicazioni sull'autenticità colpiscono sempre molto e valgono per tutti. Questa risposta mi ha regalato molti spunti di riflessione e me la sono portata a casa custodendola gelosamente. Anche le altre risposte sono state degne di nota. Si spaziava dall'ambientazione a Barcellona, alle influenze letterarie, da temi politici a quelli storici. 

Mi ha colpita una risposta sulla comicità di un suo personaggio, in riferimento al quale ci ha ricordato che "il comico è l'unico che può dire la verità, perché nessuno lo prende sul serio. Se dici la verità - e non sei un comico - ti uccidono". 

Ho trovato infine molto toccante la risposta sul personaggio Mauricio Valls - il cattivo per eccellenza. Zafón ci ha tenuto a sottolineare quanto questo tipo di personaggi, nel mondo, siano numerosi. "Personaggi potenti che rubano le vite degli altri o ci passano sopra lasciando dietro di sé strisce di miseria, che calpestano senza porsi alcun tipo di problema pur di prevaricare e la cosa più sorprendente è che ricevono molti consensi, sono applauditi da parecchie persone". 

Dico un'ultima cosa sulle saghe (sulle serie, su tutto ciò che è a puntate): in questo momento della mia vita di lettrice le considero un lusso. Un lusso psicologico che è difficile concedersi, quasi un premio. Mi piace l'idea di poter scegliere quella saga lì, proprio quella e non altre, e accodare al suo autore così tanta fiducia da dedicargli tanto tempo, tanta affezione, tanta attenzione. Per me, è molto, davvero molto difficile farlo ora. Sento la fretta di leggere tutto, diversificare, e cadere di conseguenza nella frettolosità e nella confusione. Un buon proposito per l'anno nuovo, che sembra lontano ma è lì dietro che ci aspetta, potrebbe essere avventurarmi in una di queste lunghe, lente, appassionanti avventure di gente che ne passa di tutti i colori, cresce, afferra una qualche forma di senso, di valore in questa vita o anche solo in quella fatta di parole e immaginazione. Potrei cominciare con Zafón, come hanno fatto negli anni milioni di persone che ne leggono ogni riga con grande passione. 


Nessun commento: