lunedì 30 giugno 2008

Ho imparato la lezione.

Ho imparato finalmente una cosa banale, semplice, stupidissima e utile, che dovrebbe far parte del naturale corredo di logica di ciascuna persona civilizzata, che utilizza il telefono. La premessa è che la mia stanza è ricca di fogli, pezzi di carta di ogni genere e consistenza, su cui negli anni ho appuntato svariati numeri di telefono. Ebbene: quasi mai, accanto ai suddetti numeri, sono stata capace di aggiungere anche il nome della persona corrispondente. Questa stanza così è un covo di carta e di numeri, indistinti, indeterminati, evanescenti come la mia stessa memoria. Miopi come i miei stessi occhi. Sonnolenti, come la mia stessa indole. Ma oggi l'ho fatto: per la prima volta ho scritto, sul bugiardino dell'Enterogermina, un numero di telefono e poi, prima di riporlo disordinatamente insieme alle altre cose sparpagliate sul tavolo, ci ho scrittto vicino il nome. E anche il cognome! Casomai si confondesse con altre persone omonime (perché anche questo conta). A questo punto, si potrà legittimamente pensare che non ho altro di meglio da fare o da scrivere. Così non è. Avrei mille cose da fare, un sacco di pensieri, tremila idee, ottomila paure, quindicimila apprensioni, vagonate di ansia, speranze, sogni a occhi aperti. Ma sono sicura che da qualche parte bisogna pur ri-cominciare. No?

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