Quando la notte si fa profonda, nel suo momento più silenzioso e fresco, più scuro e pieno di misteri inafferrabili, da qualche giorno succede una cosa. Nella cabina telefonica sotto casa mia, accanto alla fermata degli autobus, arriva un uomo nero e si mette a telefonare. Parla forte, a lungo, con rabbia, con languore. Sembra che non pensi a ciò che dice. Lo dice automaticamente, come se sapesse già tutto a memoria talmente bene da non sbagliare mai una parola. Parla parla, si arrabbia ma non si scompone mai. Mi chiedo con chi parla. E cosa diavolo si dicono a quell'ora invece di dormire.
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