Numerology...
Papà:
- Ieri Berlusconi ha compiuto 72 anni.
Mamma:
- 76?
Papà:
- No: 72...
Mamma:
- sette e sei?
Papà:
- Sette e due.
Mamma:
- Ahh: sette due?
Papà:
- Sì.
Mamma:
- Hmmm questa dei numeri è proprio un casino!
martedì 30 settembre 2008
In farmacia.
Questa mattina in farmacia una donna probabilmente nigeriana alta di statura e un uomo italiano basso anziano erano insieme e chiedevano qualcosa. Immersa nel mio stesso malessere fisico e di vita ho preferito non ascoltare. Poi però dallo sguardo della signora della farmacia che ormai conosco e che trovo simpatica ho capito che stava succedendo qualcosa di strano. Non di strano, di sbagliato, di storto.
Prima i due si informavano sull'acido folico: un integratore di folina che spesso i medici e i ginecologi prescrivono alle donne quando iniziano a cercare una gravidanza. Dalla qual cosa si deduceva che erano una infelice e improbabile coppia dei nostri tempi.
Poi chiedevano qualcosa per i vermi.
Uomo:
- E' per una bambina di tre anni. C'ha i vermi.
Farmacista, rivolgendosi alla donna:
- La bambina ha i vermi?
Donna:
- No non li ha i vermi.
Silenzio.
Donna:
- Non lo so se li ha.
Uomo:
- Ha mal di pancia.
Farmacista:
- Ma li avete visti o no i vermi? Perché si devono vedere altrimenti non ci sono. Non posso darvi un farmaco per i vermi se la bambina non li ha.
Silenzio.
Insieme, uomo e donna:
- Va bene arrivederci.
Prima i due si informavano sull'acido folico: un integratore di folina che spesso i medici e i ginecologi prescrivono alle donne quando iniziano a cercare una gravidanza. Dalla qual cosa si deduceva che erano una infelice e improbabile coppia dei nostri tempi.
Poi chiedevano qualcosa per i vermi.
Uomo:
- E' per una bambina di tre anni. C'ha i vermi.
Farmacista, rivolgendosi alla donna:
- La bambina ha i vermi?
Donna:
- No non li ha i vermi.
Silenzio.
Donna:
- Non lo so se li ha.
Uomo:
- Ha mal di pancia.
Farmacista:
- Ma li avete visti o no i vermi? Perché si devono vedere altrimenti non ci sono. Non posso darvi un farmaco per i vermi se la bambina non li ha.
Silenzio.
Insieme, uomo e donna:
- Va bene arrivederci.
lunedì 29 settembre 2008
E faticosissima.
La mia mamma è già tornata. Alla fine sono andata a prenderla e le ho portato un fiore di stoffa perché i fiori veri non le piacciono tanto. L'ho trovata a metà strada: stanchissima, ora sta già riposando di là nella sua stanza. La sveglierò quando sarà pronto il pranzo. Ha fatto una fatica notevole a capire tutto, e molte cose non le ha capite per niente. Ha una nuova collega "gentile" che si chiama Elisabetta. Il mondo le sembra un luogo enorme e brulicante di frasi sensate solo a metà. Con metà cuore e metà cervello, ma con tutte e due le sue gambe sta provando a vivere lo stesso. Si è commossa parecchio e ha paura di non farcela più. Tuttavia vuole andarci di nuovo domani. Per adesso vuole invece solo dormire, sembra che abbia scalato una montagna altissima. Sono contenta che l'ufficio sia vicino a casa e che oggi ci sia il sole.
Intanto ho comprato le arance e ho fatto una spremuta con lo spremiagrumi della prova del cuoco.
E domani speriamo che sia un altro giorno.
Intanto ho comprato le arance e ho fatto una spremuta con lo spremiagrumi della prova del cuoco.
E domani speriamo che sia un altro giorno.
Giornata importantissima.
Da pochi minuti mia mamma è uscita di casa con mio papà. Dopo un anno e quattro mesi, oggi rientrerà al lavoro. Sarà un reinserimento lento di poche ore. Le mansioni sono cambiate, ma ciò che conta è di essere riuscita a decidere, prepararsi e andare. Ordinata e pulita, con l'emozione e la paura di ogni primo giorno. Un anno e quattro mesi fa non parlava, non camminava, non mangiava e non respirava autonomamente. Non pensava e non capiva nulla. Questa mattina, invece, non ha sbagliato nessuna parola. Speriamo in una bella giornata tranquilla, dove non succede niente di brutto, d'imprevisto, di sgradevole. Speriamo che sia a suo agio, che si senta forte. Le preparerò il pranzo: speriamo che torni presto.
p.s. oggi è una giornata importantissima anche per un'altra scadenza importante. Speriamo che vada tutto bene. Porto tutti i miei cari nel cuore.
p.s. oggi è una giornata importantissima anche per un'altra scadenza importante. Speriamo che vada tutto bene. Porto tutti i miei cari nel cuore.
venerdì 26 settembre 2008
Elementi di Afasia applicata/3.
Il buon precariato...
Mamma:
- Eh si, è normale: prima di iniziare un lavoro vero e proprio spesso si fa un periodo di torroncino.
Figlia:
- Slurp!
Mamma:
- Eh si, è normale: prima di iniziare un lavoro vero e proprio spesso si fa un periodo di torroncino.
Figlia:
- Slurp!
giovedì 25 settembre 2008
Elementi di Afasia applicata/2.
- Tata: gli uomini sono diversi da noi. Non capiscono niente. Non capiscono i cambiamenti. Non si accorgono di niente, vanno avanti così come se nulla fosse. Proprio come noi!
- Ah... (con sguardo perplesso)
- Cosa ho detto?
- Ah... (con sguardo perplesso)
- Cosa ho detto?
mercoledì 24 settembre 2008
Violenza bambocciona.
Eh ormai questa parola mi tormenta. Come quando si fa una brutta figura e ci si ripensa: l'imbarazzo è tale da dover scuotere la testa per mandare via l'immagine incriminata, la vergogna è tale da voler scomparire anche a se stessi, il disagio è tale che invade ogni azione anche la più piccola.
Anni e anni da bambocciona mi hanno pietrificata. Oggi mi sento immobile. Mi sento improvvisamente debole. In un batter d'ali il tempo è passato, il discrimine tra la normalità, tra una crescita sana e la paralisi, la devianza si è rivelato all'improvviso in tutta la sua violenza e questa violenza ha un nome: bambocciona. Quella che sembrava una scelta è diventata un difetto. Dall'oggi al domani, letteralmente, da giovane di belle speranze - "cosa farai?" - mi sono trasformata in donna troppo matura per vivere con mamma e papà - "Perché non ti pagano?".
Bambocciona è ora la parola d'ordine come viatico per i commenti dei parenti, dei vicini di casa, dei passanti. Tutto all'improvviso è fuori posto, fuori luogo, fuori tempo. Qualsiasi cosa farò, se mai la farò, sarà: "difficile" "complicata" "a rischio" "stancante" "sbagliata". Basta, il tempo sembra proprio essere scaduto. Secondo il comune sentire, non ho più speranze. Di nessun tipo. Prima dei 25, era tutto l'opposto: "sei giovane" "sei troppo giovane" "hai tempo" "non correre" "goditi la vita". Li ho ascoltati troppo prima. Li ascolto troppo adesso.
Mi chiedo: l'anno buono allora è il venticinquesimo? Sì è lui! Bisogna essere abili ad acchiappare il codino della giostra quell'anno lì. Altrimenti dopo sei oggetto di pettegolezzi. Chiunque si sentirà autorizzato a fare un commento su di te. E non dovrai rispondere male perché avrà ragione, te lo meriterai.
Mi guardo allo specchio e vedo una persona che dall'infanzia si è ritrovata direttamente nell'età adulta, facendo un giro di 360 gradi senza sfumature. Tutta la mia vita è chiusa in una piccola cameretta. Il resto sono pensieri immateriali. Ma è l'unica vita che ho. Mi sfugge dalle mani e mi piace lo stesso.
Anni e anni da bambocciona mi hanno pietrificata. Oggi mi sento immobile. Mi sento improvvisamente debole. In un batter d'ali il tempo è passato, il discrimine tra la normalità, tra una crescita sana e la paralisi, la devianza si è rivelato all'improvviso in tutta la sua violenza e questa violenza ha un nome: bambocciona. Quella che sembrava una scelta è diventata un difetto. Dall'oggi al domani, letteralmente, da giovane di belle speranze - "cosa farai?" - mi sono trasformata in donna troppo matura per vivere con mamma e papà - "Perché non ti pagano?".
Bambocciona è ora la parola d'ordine come viatico per i commenti dei parenti, dei vicini di casa, dei passanti. Tutto all'improvviso è fuori posto, fuori luogo, fuori tempo. Qualsiasi cosa farò, se mai la farò, sarà: "difficile" "complicata" "a rischio" "stancante" "sbagliata". Basta, il tempo sembra proprio essere scaduto. Secondo il comune sentire, non ho più speranze. Di nessun tipo. Prima dei 25, era tutto l'opposto: "sei giovane" "sei troppo giovane" "hai tempo" "non correre" "goditi la vita". Li ho ascoltati troppo prima. Li ascolto troppo adesso.
Mi chiedo: l'anno buono allora è il venticinquesimo? Sì è lui! Bisogna essere abili ad acchiappare il codino della giostra quell'anno lì. Altrimenti dopo sei oggetto di pettegolezzi. Chiunque si sentirà autorizzato a fare un commento su di te. E non dovrai rispondere male perché avrà ragione, te lo meriterai.
Mi guardo allo specchio e vedo una persona che dall'infanzia si è ritrovata direttamente nell'età adulta, facendo un giro di 360 gradi senza sfumature. Tutta la mia vita è chiusa in una piccola cameretta. Il resto sono pensieri immateriali. Ma è l'unica vita che ho. Mi sfugge dalle mani e mi piace lo stesso.
martedì 23 settembre 2008
Proverbi afasici...
- Tata (il mio soprannome per mia mamma), oggi abbiamo preso un gatto con una cava.
[n.d.t. - Tata (...) oggi abbiamo preso due piccioni con una fava]
[n.d.t. - Tata (...) oggi abbiamo preso due piccioni con una fava]
Elementi di Afasia applicata/1.
La mia mamma, in seguito a un'ischemia cerebrale, è diventata afasica. L'afasia è, in parole povere, la sopraggiunta difficoltà a pronunciare, scrivere, leggere o comprendere le parole a causa di una lesione al cervello dovuta ad esempio a un incidente o a un ictus, come nel suo caso. Può colpire in forma più o meno grave. Spesso, quasi sempre, le persone afasiche conservano per lo più intatte le altre capacità. Alcune volte possono riportare insensibilità alla parte destra del corpo.
Non esiste una vera e propria cura ma con la logopedia e il passare del tempo si possono riscontrare miglioramenti anche inaspettati. La mia mamma all'inizio non capiva più nessuna parola e usava un unico verbo per intendere qualsiasi cosa (prima "cercare" poi è diventato "scrivere", successivamente "schiacciare"). E non si rendeva conto di nulla, cioè era convinta di parlare come prima. Oggi invece sa pronunciare abbastanza bene qualsiasi frase di circostanza e capisce quando sbaglia. Solo capita che confonda il significato o le lettere di alcune parole o voglia intendere l'opposto di ciò che dice (può succedere che risponda "no" anziché "si"...). Questo capita sempre implacabilmente ogni giorno, come dimostrazione che il cervello è davvero un "dispositivo umano" misterioso, indipendente e pervasivo, cosa di cui prima io non avevo proprio la consapevolezza.
L'altro giorno, ad esempio, mi ha detto:
- Mangerei volentieri un test.
Non esiste una vera e propria cura ma con la logopedia e il passare del tempo si possono riscontrare miglioramenti anche inaspettati. La mia mamma all'inizio non capiva più nessuna parola e usava un unico verbo per intendere qualsiasi cosa (prima "cercare" poi è diventato "scrivere", successivamente "schiacciare"). E non si rendeva conto di nulla, cioè era convinta di parlare come prima. Oggi invece sa pronunciare abbastanza bene qualsiasi frase di circostanza e capisce quando sbaglia. Solo capita che confonda il significato o le lettere di alcune parole o voglia intendere l'opposto di ciò che dice (può succedere che risponda "no" anziché "si"...). Questo capita sempre implacabilmente ogni giorno, come dimostrazione che il cervello è davvero un "dispositivo umano" misterioso, indipendente e pervasivo, cosa di cui prima io non avevo proprio la consapevolezza.
L'altro giorno, ad esempio, mi ha detto:
- Mangerei volentieri un test.
Attitudinale? Di gravidanza?
venerdì 19 settembre 2008
Filippo/4.
Un mondo disordinato e insidioso. Dove nessuna cosa aveva il proprio nome e tutto era rimescolato come un passato di verdura, senza metodo, senza direzione.
Tuttavia nulla era peggio di quell'appartamento, agli occhi di Celeste. Un incubo che si materializzava nella realtà. Il male di vivere diventato oggetti, aria scura e sporcizia.
- Ma venga, parliamo di cose serie.
Ha detto poi Filippo, molto serio, asciugandosi il sudore con la manica sbottonata della camicia blu.
Tuttavia nulla era peggio di quell'appartamento, agli occhi di Celeste. Un incubo che si materializzava nella realtà. Il male di vivere diventato oggetti, aria scura e sporcizia.
- Ma venga, parliamo di cose serie.
Ha detto poi Filippo, molto serio, asciugandosi il sudore con la manica sbottonata della camicia blu.
martedì 16 settembre 2008
5 minuti.
Tante volte ho sentito dire oppure ho letto che "la vita può cambiare in 5 minuti!".
E tante volte l'ho verificato nella mia stessa esperienza. In 5 minuti la mia vita è cambiata, almeno tre volte. Così posso dire che in circa un quarto d'ora la mia vita è cambiata tre volte.
Ne Il mestiere di vivere Cesare Pavese scrive che "la cosa più segretamente temuta accade sempre". Leggendo queste parole ho sempre pensato: allora anche la cosa più segretamente sperata accade sempre?
Conclusione: spero che la cosa che più segretamente spero possa accadere in 5 minuti. Considerato che le cose che segretamente spero sono almeno circa tre, va bene anche un quarto d'ora.
E tante volte l'ho verificato nella mia stessa esperienza. In 5 minuti la mia vita è cambiata, almeno tre volte. Così posso dire che in circa un quarto d'ora la mia vita è cambiata tre volte.
Ne Il mestiere di vivere Cesare Pavese scrive che "la cosa più segretamente temuta accade sempre". Leggendo queste parole ho sempre pensato: allora anche la cosa più segretamente sperata accade sempre?
Conclusione: spero che la cosa che più segretamente spero possa accadere in 5 minuti. Considerato che le cose che segretamente spero sono almeno circa tre, va bene anche un quarto d'ora.
giovedì 11 settembre 2008
Una lunga notte/7.
Primo giorno di lavoro.
Prendevo certe medicine "tranquillanti" che mi aveva passato di tasca in tasca un'infermiera strabica con la sua mano paffuta la sera in cui mia mamma si è sentita male la prima volta. Mentre il dottor Anike, con il suo sorriso di fatica bianco accecante che spuntava sulla faccia nera granitica, mi diceva che stava facendo il possibile, che era abituato a lottare.
Non era proprio un lavoro. Era uno stage. Qualche anno prima di quel giorno, poche persone sapevano pronunciare quella parola. Steig, stas, steg. Se ne sentivano di tutti i colori. Clare mi aveva insegnato a pronunciarla nel modo corretto. Una parola-assassina che oggi tutti conosciamo e ripetiamo ripetiamo fino allo sfinimento. Il solito stage con piccolo rimborso spese. Non mi stupiva, non ci facevo caso. Mi andava tutto bene. Accettavo tutto, non contestavo niente. Con mia mamma così, con tutti quei tubi, quegli aghi, quei rumori di apparecchiature sconosciute, quei vicini di letto morenti, quel sangue. Quei responsi dei medici, così pessimisti, così gelidi. Ancora di più: non mi importava niente di me, del non-lavoro. Chissenefrega chissenefrega, mi ripetevo. Avevo questi due pensieri che mi aiutavano a vivere: gli occhi aperti di mia mamma e la piccola pancia di mia sorella, che presto sarebbe diventata grande e rotonda. Erano due creature che stavano combattendo per stare in questo mondo.
[Continua...]
[Continua...]
martedì 2 settembre 2008
Full of Life.
In una notte insonne ho letto questo libro di John Fante. Quando l'ho chiuso, ma non a causa del libro, ho pensato intensamente alla realtà più profonda delle cose nel buio assoluto e nel silenzio assoluto di una casa non mia. Poi ho sognato di nuotare a dorso nel mare e di spaccarmi la testa contro una barchetta bianca.
Una lunga notte/6.
Il giorno dopo così iniziava per tutti noi una nuova vita. Mia mamma si era risvegliata: secondo quanto diceva la dottoressa e le previsioni del suo collega, dottor Anike, ci aspettava un periodo di monitoraggio dalla durata imprecisata, ma comunque lunga tortuosa e piena di imprevisti. Dovevo iniziare proprio quel giorno un nuovo lavoro. Ormai cambiavo mestiere ogni due o tre mesi. E Clare aveva la sua prima ecografia. Aspettava un bambino.
Continua...
Iscriviti a:
Post (Atom)