venerdì 1 luglio 2011

Il Wild West.

Loro ballano sul palchetto con un cappello da cowboy in testa e noi li guardiamo, seduti sotto un albero verde scuro, bevendo sangria, accanto a un giapponese in bicicletta.

Ballano tutti sincronizzati, calciando a tempo il legno con gli stivali. Il giapponese aggrotta la fronte. I bambini giocano a palla, qualcuno parla sulle panchine, le nuvole rosa-bianche tentano di oscurare le stelle.

Domani è luglio: devo prendere coscienza dell'estate, del suo portato indecoroso di confusione, panico, ipocondria, pensosità, tristezza, inadeguatezza, sconforto, pianto, soffocamento, desolazione, senso di inutilità e di catastrofe, di vuoto, di ansia, di rovina, di incredulità, di perdita del controllo, di luoghi comuni e di sempre nuove possibilità di disagi, di precarietà al suo peggio che si svela in un colpo e non puoi neanche mettere una sciarpa per difenderti e di tutto l'orrore dell'umanità cui in inverno, autunno o primavera non penso quasi mai. Odio l'estate. Domani è luglio: devo rifugiarmi da qualche parte.

Intanto loro vanno così insieme che non riesco a concentrarmi su una sola persona, sono diventati un unico gruppo semovente, come quegli stormi di gabbiani che fanno le coreografie nel cielo.

Il giapponese ci guarda, noi guardiamo il giapponese. Nessun sorriso, solo taciti accordi tra samurai.

Non è un sogno, è la mia serata di ieri. Quando il caldo si trasforma in punizione dantesca, la carta dei libri si scioglie in liquame ma comunque era impossibile capirci qualcosa perché i cinquanta gradi interni ti impedivano di riconoscerti come un essere umano, la tv non è contemplabile e il computer è impegnato a cuocersi due uova al paletto, ho capito che è meglio uscire di casa.

Quindi abbiamo preso la bici e siamo capitati sotto quell'albero a vedere quella gente ballare come nel Wild Wild West. Gente normalissima ma con il cappello da cowboy e una grazia e un'agilità e una compostezza anche commoventi. In un angolo di parco cittadino, le ombre del mondo si sono staccate da terra per fermarsi in un secondo incantato in cui l'unica cosa che conta sono i passi di danza e i pezzi di pesca dentro il tuo bicchiere zuccherino di sangria.

4 commenti:

roberta ha detto...

davvero molto bello questo blog.. l'ho trovato tramite i suggerimenti sulla pagna fb di The Italian Girlfriend!

E' un piacere seguirti, spero ricambierai!:)

sweetpinkmacaron.blogspot.com

noemi ha detto...

@roberta: ma grazie mille: a te e a a Carolina :) (anche io sono passata a trovarti! :)

Zuccaviolina ha detto...

amica Tazzina, non essere così infastidita dall'estate, pensala come una stagione spaziosa, con cieli alti e giornate lunghe. E pensa alla terra che accumula il calore che ci conforterà il prossimo inverno. E pensa che la temperatura interna, intendo proprio quella dell'anima, in realtà la scegli tu. ;)

noemi ha detto...

@Zuccaviolina: hehe, grazie grazie: in realtà più che un fastidio è proprio un disagio, legato forse alla pressione bassa o chissà, però è proprio vero, la temperatura "interna" è sempre soggettiva :)