giovedì 30 giugno 2011

Tutto è così surreale.

Il bluetooth lampeggia sull'orecchio di Cyrill mentre lui fissa la centralina con un cavetto in mano. Guarda il cavetto, guarda me, il contorno dei miei occhiali, poi di nuovo il cavetto.

Lì dentro c'è tutto. Ci sono le foto. C'è un pezzo del mio cervello. Ci siete voi.

Un'intera giornata senza quello. Senza uno specchio che riflette le immagini e le voci del mondo, senza essere completamente il mondo. Senza la magia. Le promesse. Il mistero. Il pericolo. L'attenzione, la disattenzione. Il sogno, l'incubo. Le informazioni, le correzioni e la libertà. Via così di brutto per un giorno.

Ho pensato a chi non ha internet in casa. Al digital device. Ci ho pensato sul serio. Ho pensato alle disuguaglianze: dalle piccole alle macroscopiche. A quanto sia stupido e ingiusto. A quanto sia importante la rete. Non si può certo restarne indifferenti.

Poi mi sono messa a fare altre cose, e a un certo punto mi sono anche addormentata. Poi ho letto un libro. Non un libro qualunque. Un libro speciale. E sono rimasta concentrata su quello per molte ore. Senza guardare se qualcuno mi avesse scritto una mail, se fossero arrivate delle risposte, cosa stava succedendo nel mondo, le notifiche di facebook, twitter - che ho sbirciato solo un po' dal cellulare.

C'eravamo solo io e il libro. Una cosa che non succedeva da anni. E che è arrivata nel momento giusto con il libro giusto, forse anche nella giornata giusta, nel periodo giusto. Strano anche questo, perché a me sembra sempre tutto un po' sballato quando si tratta di spazio-tempo-cose che accadono o non accadono etc. etc.

E infine è arrivato Cyrill, che non ha detto una parola. Si è portato via la centralina, mi ha fatto firmare un foglio. Serio, svelto. Con questo caldo non è facile lavorare, entrare nelle case.

Qui è tutto così surreale. Ieri sera ero in bici c'era un arcobaleno e la sua curva perfetta, compatto, ampio, deciso, inequivocabile e insieme leggero che scorreva come un disco chiaro tra le nuvole basse e grigie sopra il vascello fantasma - ovvero la centrale termoelettrica vicino a casa mia. Ho pensato che vorrei qualcosa di bello come quell'arcobaleno. Poi mi sono schiantata contro un gradino che proprio non avevo visto e sono rimbalzata senza farmi male. Ho pensato: quanto sono miope.

Comunque cose da nulla, cose senza senso. La vita scorre. Gli arcobaleni scelgono con grazia i cieli su cui disegnarsi e poi sparire. I gradini scelgono di comparire all'improvviso. I computer si spaccano, ottusi, e poi si riaggiustano e si fanno volere bene. Il silenzio di Cyrill.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Disintossicarsi ogni tanto fa bene... un pc rotto è talvolta provvidenziale (soprattutto se si può riaggiustare in tempi celeri!)

noemi ha detto...

@Marta: davvero! Soprattutto è un buon esercizio di "nervi saldi" :)

Carol Franco Moran ha detto...

Per quanto anche io sia un'internet e pc-addicted, mi capita spesso di pensare a quando io il pc nemmeno ce l'avevo, ed era nemmeno molti anni fa. Vivevo, mi pare. Come non ricordo, ma vivevo. :)
Ogni tanto mi viene voglia di fare una pazzia e staccare la connessione con la rete per sempre. Tornare ai "primordi", ma so che non resisterei mai. Ormai e' proprio una droga.

noemi ha detto...

@Italian Girlfriend: è vero, c'era una vita anche prima :) sempre quasi impossibile ma è così. Io ricordo ancora la macchina da scrivere "elettronica" :D