martedì 16 agosto 2011

Primo amore e altri affanni e tazzina di caffè.




Harold Brodkey è uno "scrittore statunitense" nato nel 1930 nell'Illinois, vissuto a New York, morto nel 1996. A gennaio scorso Fandango ha pubblicato questa sua raccolta di racconti Primo amore e altri affanni, apparsa per la prima volta nel 1958.
Sono nove racconti più un Extra - tradotto da Sandro Veronesi.

Racconti minimi e perfetti, a partire dai titoli, levigati come sassi sulla spiaggia* e altrettanto pericolosi, se visti arrivare da una certa angolatura. Perché qui amore e affanno camminano paralleli in binari che si incontrano di continuo, si incrociano, si mischiano per poi riallontanarsi e ripartire dall'inizio.

Un po' come è la vita, ma descritta e rifinita da un vero maestro della scrittura, della frase, dell'intuizione e della capacità di vedere come va il mondo.


1) Lo stato di grazia. "Esiste una particolare gradazione di mattoni rossi - un rosso cupo, quasi melodioso, profondo e venato di blu - che è la mia infanzia a St. Louis". Guardate dentro quei mattoni rossi e scoprite come si edificano le storie umane.

2) Primo amore e altri affanni. Qui ci sono più amori e insieme uno solo: le diverse facce dell'amore, quello che l'amore muove, tutte le conseguenze dell'amore. E come se non bastasse: alcuni, solo all'apparenza insignificanti dettagli, che portano a chiederti: cosa sarebbe il cielo notturno senza anche una sola delle sue piccole stelle? "Strappai un grappolo di lillà e lo odorai, ma poi non seppi più che farmene; non volevo gettarlo via, e alla fine me lo ficcai nella tasca dei pantaloni".

3) La lite. Nonostante il titolo, o forse proprio a giudicare dal titolo: qui si parla di amicizia. Quell'amicizia primordiale, in cui si forma la massa duttile delle persone e prende un certo assetto che nel corso di tutte le vicende future resterà intatto come una piega sulle mani, come la curvatura di un occhio. E qui si osserva anche al microscopio come l'amicizia, al pari dell'amore, sappia trasformarsi in dolore vero e nell'affanno del titolo: in questo racconto si vedono un po' tutti i risvolti di tutto. E continuano quei particolari: "Per disperazione, cominciammo a lavorare al castello di sabbia. Le torri si moltiplicarono, si moltiplicarono i fossati e i ponti, si alzarono pinnacoli, ziggurat babilonesi, piramidi maya, campanili cristiani, piramidi egizie, minareti arabi. Il nostro castello diventò una città. La città cominciò a espandersi sulla spiaggia metro per metro, sempre più imponente, sempre più malinconica".

4) Educazione sentimentale. L'omaggio a Flaubert c'è e si vede. In effetti la penultima frase del racconto precedente diceva: "La gentilezza della Francia si diffondeva intorno a noi come la notte che stava scendendo". E proprio Madame Bovary è tra i libri preferiti della giovane protagonista femminile del racconto... Qui c'è l'amore complicato di certe età della vita. Semplicemente straziante.

5) Allo specchio. Laurie ha diciannove anni e frequenta il secondo anno di Università alla Wellesley. La prerogativa di essere bella, di estrazione medio borghese e in età da marito. Riuscite a immaginare sciagure peggiori di questa?

6) Laura. "'Essere un'attrice', canticchiò Laura, in piedi accanto alla culla di sua figlia". Laura non si sa come è cresciuta, finalmente si è sposata con un bravo ragazzo. Ora ha una bambina piccola che piange nella culla. Vuole essere un'attrice? Mah. Forse sì, forse no. Per il momento c'è questa inaspettata, mistica, coinvolgente-sconvolgente avventura del fare la mamma, poi si vedrà!

7) Trio per voci gentili. Nel frattempo la piccola nella culla ha iniziato a camminare, si chiama Fede e c'è bisogno di una bambinaia - "Conosci qualche bambinaia allegra, divertente?" - per quando Laura e Martin devono uscire la sera. Quindi insieme a Laura conosciamo una certa Cora, che le era stata raccomandata da Mary Ellen Cabany, la sua più cara amica dell'università.

8) Pastorale. La vita quotidiana prosegue tra soavi sacrifici di ogni tipo. Un po' come a metà agosto, a guardarle bene, si vedono alcune foglie gialle sulle cime degli alberi, così qui si vede l'infelicità nella felicità e viceversa.

9) La dama bruna dei sonetti. Laura Andrews aspetta il suo secondo bambino. "Il modo in cui erano disposti i suoi occhi profondi sotto le sopracciglia delicate, e quella loro luce calma, rendevano difficile pensarla di cattivo umore o spaventata; sembrava che potesse essere soltanto tenera e saggia. Possedeva anche una certa vena comica, che faceva ridere tutti, persino quando era sconvolta". Poi una sera, sull'amaca nel piccolo giardino di casa, con un vestito che sa di naftalina, Laura piange senza essere triste e senza sapere bene perché.

E infine ci sarebbe l'Extra, ma vi lascio la sorpresa.

Buona lettura, se vi va. E buon post-Ferragosto, spero non troppo traumatico.

:)

* è davvero un libro marino.





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