James Salter, Una perfetta felicità, Guanda - Richard Yates, Revolutionary Road, minimum fax |
Eccoci qua. Detto fatto, comincia una nuova settimana e arriva un rubrica che mi piace tanto.
I percorsi tematici! Apprezzo la comparazione in letteratura, trovo che ne costituisca il senso ultimo, ritengo interessanti le analogie e mi incuriosisce trovare un filo rosso che attraversa le letture. Di fatto esso c'è sempre, qualche volta è più complesso vederlo, altre volte salta all'occhio.
Sono arrivata a una conclusione lapalissiana: che tutto sommato sia proprio questo il gusto del lavoro culturale, ovvero vedere una strada, una cartina geografica di strade, correnti, catene e laghi. Quale sia la destinazione, ancora non lo so. Lo scopriremo solo leggendo.
Qui le analogie sono facili. Due autori nord americani, nati a un anno di differenza sul finire degli anni Venti.
Sulla copertina dell'edizione Guanda di Una perfetta felicità è riportato un commento di Richard Ford: "Un grande libro, uno dei quattro o cinque migliori romanzi contemporanei che ho letto". Ebbene, si direbbe che tra gli altri tre o quattro che gli son tanto piaciuti ci sia proprio Revolutionary Road perché in questa edizione che ho di minimum fax l'introduzione è proprio a cura di Ford (bellissima tra l'altro, ricordo che quando la lessi per la prima volta mi colpì molto soprattutto per le prime parole in cui Ford esprime la sua sana invidia per chi ancora non avesse letto il romanzo).
Orbene. Le affinità non sono terminate. Perché è la tematica dei due romanzi a essere praticamente la stessa (dopo dico in cosa differiscono!).
Il tema è un grande classico in letteratura: l'ipocrisia e la falsità che si cela dietro l'apparente perfezione del modello famigliare borghese. Nella fattispecie, della fine degli anni Cinquanta. All'incirca, con le dovute sfumature succede questo. Le due famigliole protagoniste dei due romanzi appaiono perfette. Benestanti, benedette dalla nascita di due splendidi bambini, piene di rituali e di relazioni sociali, benedette dal lavoro che abbonda e dal tempo libero. Eppure. Eppure succede che in entrambi i casi dietro tutto questo ci siano profondi dolori e ferite, tradimenti e insoddisfazioni radicate e devastanti fino alle più estreme conseguenze.
Ora: a me colpisce non tanto il tema della famiglia borghese (pur importante), perché sospendo il giudizio, e perché mi sono fatta l'idea che non sia il modello in sé a non funzionare ma i problemi dei singoli, sia nei romanzi sia nella vita; a me interessa in questo caso specifico il tema della "apparente perfezione" in qualsiasi ambito dell'umano. Mi interessa perché mi pare imperante, slatentizzato e potenziato dai social network: basta aprire Facebook e gli altri social per incappare in vite perfette. E mi accorgo che le nuove generazioni ne sono vittima ancor più di noi adulti, in molti casi, non tutti per fortuna. Vite perfette anche nelle loro imperfezioni. Insomma un labirinto dal quale solo un moderno Dedalo con le ali della leggerezza e del buon senso ben saldate sulla schiena forse oggi potrebbe salvarsi.
Scorci di case troppo magnifiche, fortune su fortune. E a me vengono in mente due cose: una è che non sempre è vero quel che appare, o per lo meno non tutto, come dimostrano i romanzi in questione, due è anche normale che le persone vogliano dare un'immagine di sé il più possibile positiva. Ed è giusto nella misura in cui però anche gli aspetti negativi della vita sian contemplati. Alla domanda di senso sulla discrepanza tra ciò che sembra e ciò che realmente è, io ovviamente non ho una risposta: mi limito a portare alla luce la questione grazie alla lettura di questi due romanzi!
In cosa invece differiscono? Nello stile di scrittura. Yates è un cecchino del linguaggio, realista e aderente alle descrizioni, un genio del dialogo, lento e misurato, si considera tra i padri di Carver e dello stesso Ford. Salter invece utilizza una lingua più enfatica, poetica e molto più emotiva, ricca di immagini meravigliose, non so perché a me ha ricordato i film di Sorrentino, gli ultimi. E a proposito di cinema, aggiungo che nel 2008 da Revolutionary Road è stato tratto anche un film con il buon Di Caprio e Kate Winslet!
In definitiva questi due romanzi sono, come si suol dire, un pugno allo stomaco di realismo e insieme grande bellezza. Non so come li avrebbero scritti oggi, ovvero se i due autori fossero nati dopo la guerra. Questa è una curiosità un po' inutile, mi rendo conto, ed è forse meglio gustarseli a ben vedere così per quello che sono, senza troppe indagini sociologiche. Sono opere d'arte prima di tutto. Al di là dei temi trattati, è bellissimo entrarvi come in un mondo di costruzioni di parole notevoli, di trame impeccabili.
Ringrazio Guanda per il dono. Revolutionary Road invece è un mio acquisto di qualche anno fa.
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