Federica Brunini, Quattro tazze di tempesta, Feltrinelli |
Alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Via Romagnosi, a fianco della storica sede di Via Andegari, eravamo più di quattro, ma le tazze c'erano tutte. Una prevalenza di donne attorno a un tavolo profumato di carta, di Storia e di una miscela di tè molto buona, abbiamo discusso con l'autrice del suo romanzo, ma non solo.
Come sempre mi si perdoni l'autoreferenzialità ma - come spesso accade ai lettori - questa volta mi sono sentita coinvolta dalla situazione più del solito.
Innanzitutto, si parlava di tazze. Ho sempre pensato che la tazza racchiuda in sé valori importanti. Oggi come oggi il web è colmo di un'iconografia legata al rituale del tè e del caffè associato ai libri, qualche volta mi sento responsabile, in parte, di aver contribuito agli esordi di questa moda, altre volte penso che tutto ciò alla fine abbia un senso. Soprattutto se le tazze sono sbreccate, scalfite dal tempo.
Lei era una tazza spaccata. Si era frantumata contro la vita o contro la morte. Ammesso che tra le due ci fosse differenza. Era un oggetto inutile e inutilizzabile. Era... non era altro che un frammento, uno scarto. E perdeva vita da tutte le crepe. Quale sostanza avrenne potuto rimetterla insieme e rinsaldarla?
Incontrare l'autrice di questo romanzo - corale e femminile - è stato curioso e interessante. I temi sono passati dalle maglie della trama all'attualità, dalla maternità al trascorrere degli anni in relazione alla percezione di sé. Le protagoniste, Viola, Alberta, Mavi e Chantal, sono quattro donne alle prese con l'affacciarsi del quarantesimo anno di vita. C'è chi ha realizzato molto e perso tanto, c'è chi è rimasta indietro, c'è chi è cambiata radicalmente. Tutte sono alle prese con una qualche tempesta. A me è venuta in mente quella famosa battuta di Paperino e Zio Paperone:
- Qual buon vento ti porta Zio?
- Vento di tempesta Nipote!
E da lì si capiva che sarebbe successo di tutto. Così è anche in questa storia. Ambientata prevamentemente in un paesino delizioso del Sud della Francia (tenete d'occhio la pagina fb di Feltrinelli perché c'è un concorso interessante!), questa storia porta ogni personaggio in un altrove tempestoso, fino al culmine di una delle più belle scene del libro secondo me che è quella di una vera e propria tempesta di foglie di tè. Il tè è importante perché Viola lavora proprio in un negozio di tè e li prepara a seconda dell'umore delle persone.
Un'altra coincidenza che ho sentito vicina è di tipo numerologico: l'autrice è particolarmente legata al numero quattro, mentre per me è il suo doppio il numero cui sono più affezionata, l'otto che compare in modo massiccio nella mia data di nascita. E poi ancora mi sono ritrovata nella voglia di scrivere sopra ogni cosa, nel desiderio di crescere e nel coraggio che serve per guarire, per cavarsela nella vita. Sono partita da casa un po' giù di corda e sono tornata indietro un più forte. Il mio bagaglio di ritorno era comunque pieno di dubbi, paure, amarezze e delusioni, come quello di tutti, ma è proprio vero che
non c'è problema che una tazza di tè non possa ridimensionare.
2 commenti:
Mi hai fatto venire la voglia di ordinare questo libro la prossima volta che mi permetto il lusso della Feltrinelli e per questa segnalazione ti ringrazio. Anche a me il the', e le tazze, hanno un valore particolare, rappresentando forse allo stesso momento qualcosa di molto intimo e qualcosa di collettivo, da condividere...cio' soprattutto col passare degli anni e con il legame che si stringe sempre di piu' tra tutte noi donne, irrespettivamente dell'eta'. Sei bravissima a scrivere e a trasmettere le emozioni in poche parole, ma questo era gia' ovvio. Comunque un bacione dalla Nuova Zelanda!
Cara Heddi, è proprio così! E spesso il mi prendo il caffè nella tua tazzina neozelandese e ti sono grata :) Un abbraccio!
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