Italo Calvino, Il barone rampante, Mondadori - Roald Dahl, Boy, Salani |
Le vacanze sono un lontano ricordo ma - e credo possiate condividere questo sentire con me - c'è voglia di spensieratezza e leggerezza (naturalmente di tipo calviniano).
Ed ecco perché, per la mia rubrica sugli accostamenti letterari e le comparazioni libresche, ho scelto due romanzi (o per meglio dire un romanzo e un'autobiografia) assai leggiadri.
Il barone rampante di Italo Calvino è uno delle più autentiche e straordinarie avventure per ragazzi (e non solo, come si usa dire in questi casi) mai scritte da mano umana. Si basa su un'idea semplice e archetipica: la ribellione di un ragazzino di dodici anni di nome Cosimo Piovasco di Rondò che, dopo una litigata con il padre, decide di vivere per il resto della sua vita sugli alberi, riuscendoci. Cosimo, con la sua scelta, mette una definitiva distanza tra sé e gli altri, o forse solo tra l'infanzia e l'età adulta, costruendosi e al contempo esplorando un mondo a propria misura. Il barone rampante fa parte della trilogia "i nostri antenati" insieme al Visconte dimezzato e al Cavaliere inesistente, tre storie fantastiche, storiche e allegoriche che costituiscono una delle massime espressioni dell'arte di Calvino e della letteratura in generale.
Ma tornando a Cosimo:
Che Cosimo fosse matto, a Ombrosa, s'era detto sempre, fin da quando a dodici anni era salito sugli alberi, rifiutandosi di scendere. Ma in seguito, come succede, questa sua follia era stata accettata da tutti, e non parlo solo della fissazione di vivere lassù, ma delle varie stranezze del suo carattere, e nessuno lo considerava altrimenti che un originale.
La storia di questo ragazzino è la storia di tutti quelli che si sentono, o sono in effetti talvolta nemmeno senza averlo proprio scelto, originali, diversi. Spesse volte sono artisti, ma non necessariamente. Si tratta di persone che qualche volta fanno a pugni con se stesse per domare quella parte lì, ma alla fine vince lei, la "sana follia" che detta le regole delle loro vite.
E di una di queste vite si parla dunque anche in Boy, l'autobiografia di Roald Dahl.
Il 13 settembre ricorre il centenario della sua nascita, e anche io qui allora voglio celebrare questo autore così importante per la letteratura mondiale per ragazzi, e non solo (come si usa dire in tali circostanze).
Anche qui c'è lui, un vivace e giocoso ragazzino che si ritrova in una famiglia numerosa e ricca di idee, drammi volti in opportunità e amore. Questa mia edizione Salani è bellissima, con illustrazioni di Quentin Blake e tante foto. La narrazione percorre tutta la sua infanzia tra fratellini e le magiche immagini che avrebbero poi composto i suoi racconti più celebri, in futuro. Veramente un bel libro da gustare. Ed ecco cosa dice il buon Roald, una volta diventato adulto:
Dopo due ore passate a scrivere, il romanziere si sente completamente svuotato. Durante quelle due ore si è trovato mille miglia lontano, in un altro luogo, in compagnia di gente totalmente diversa, e lo sforzo che deve fare per tornare indietro a nuoto, nel presente, è assai grande. E' quasi un trauma. Lo scrittore esce dal suo studio mezzo inebetito. [...] Bisogna essere pazzi per fare gli scrittori. La loro sola compensazione è l'assoluta libertà. Il loro unico padrone è la loro anima ed è per questo che hanno fatto quella scelta, ne sono certo.
In una parola: che siate scrittori o meno. Che siate romanzieri o meno. Che siate ragazzini dispettosi di dodici anni o meno, auguro a voi e a me stessa quell'unico tipo di follia che rende liberi.
1 commento:
Due libri che devo assolutamente leggere, in particolare quello di Calvino, autore che ho in wishlist da sempre ma che ho sempre letto solo a spezzoni.
Posta un commento