Virginia Woolf, Le cose che accadono, Einaudi |
Ho scritto quasi duemila post su questo blog. In quasi dieci anni. All'inizio raccontavo fatti personali (non troppo come va di moda adesso, ma certo più di quanto faccio ora), raccontavo sensazioni ed emozioni profonde e talvolta in disordine e libri, scaffali di libri che - nel raccontare - riordinavo nella mia memoria come in un grande archivio privato che diventava condiviso. Raccontavo anche di persone che incontravo per strada, nei luoghi pubblici e persone della mia vita. Raccontavo di film, di spettacoli, di paure e sogni. Raccontavo, e raccontavo. E lo leggevano in pochi. Dopodiché hanno iniziato a leggerlo "in tanti". Numeri mai così clamorosi, ma costanti nel tempo. Al punto che la sensazione per sommi capi è quella che, in questo ambiente editoriale, "mi conoscano tutti", o parecchi diciamo. Ho ricevuto infatti moltissimi inviti e libri e il computo degli autori che ho intervistato non lo ho ancora fatto, ma potrebbe sorprendermi, e fare curriculum.
A un certo punto però ho avuto un momento di crisi: tanta fatica, poche soddisfazioni e zero euro. Mi sono sentita a terra, e, semplicemente, come bisogna fare se si vuole vivere, poco dopo mi sono rialzata. Adesso ho creato un piano editoriale! Ho delle rubriche fisse. Scelgo di che libri parlare e dove andare. Quando anni fa mi chiedevano, tutti basiti, "ma ti pagano?" per le mille cose che facevo (presentazioni, incontri etc.) mi vergognavo a rispondere hem, no. O molto poco. Adesso è chiaro a tutti che non mi pagano ma decido di più cosa fare e ho il tempo per cercare altri lavori, nonostante i tempi difficili. E sono semmai io ora a domandarmi, ma non avrei forse il coraggio di chiederlo vis à vis, se le altre autrici o blogger più famose le pagano per fare le stesse cose. Tuttavia, non ha poi così importanza alla fine, perché ognuno ha il suo percorso e il mio grande cruccio di non aver ancora "fatto i soldi" con questo blog rimane una questione privata, magari psicologica, in ogni caso una mia sfida a conoscermi meglio e a vedere se so uscire dallo stallo. C'è da dire che sento e so, nel mio piccolo, di aver "fatto scuola" e quasto paga intimamente e mi rende fiera. Poi se volete a tutti i costi pagarmi e darmi lavori fate un fischio che non dico di no!
Perché questa premessa? Perché questo post? Perché prima ero lì, intenta a organizzarmi la giornata, finalmente al fresco dopo molte settimane di canicola che a me non piace, mi rende apatica. Insomma ero qui, con il gatto Cosimo (come il Barone rampante!) seduto di fianco, come i veri scrittori! a pensare a come gestire il presente e pure il futuro casomai e a trovare il senso delle cose che mi accadono e ancor di più a quelle che non mi accadono e ho visto un libro molto grande che a sua volta "mi guardava" dallo scaffale. L'ho preso, ed è un mattone che mi porto dietro da tanti traslochi. Una raccolta di lettere di Virginia Woolf, una delle scrittrici più famose di tutti i tempi. LA scrittrice per antonomasia, quella di Una stanza tutta per sé. Quella che ha inventato e sofferto e che ha deciso di farla finita, che non ha potuto curare il proprio dolore o chissà.
Apro il librone, che conosco abbastanza bene, e ogni volta mi sorprendo a leggere di vita quotidiana, sentimenti, frustrazioni e sensibile amore.
Dire la parola "cuore" innalza in chi legge molte difese, lo so. Per tanto tempo ho creduto anche io che fosse stucchevole chiamarlo in causa. In un'epoca che alimenta l'ego a cuoricini, ci sta. Eppure qualche volta è proprio il cuore, come muscolo, come sensore dell'anima (altra parola tabu) che dice le cose, che decodifica le cose che accadono.
Diciamo così: il mio cuore mi ha "dettato" questo post. Ha battuto aritmicamente per chiedermi di dirvi che sono sempre qui, a scrivere. Ho a cuore (sic) questo spazio, che mi ha dato identità. Ci ho messo anni a dargli valore, ma forse è tempo che sappiate che ci credo davvero, o se non io per lo meno quella parte di me che vuole "comandare", come si dice di questi tempi, e lo dico in senso buono, comandare sulle decisioni non sugli altri, beninteso.
Questo è anche per dire che anche quando la stanchezza o la paura di non farcela sembrano prevalere, leggo le mail che mi mandate, ricevo i libri che mi spedite, incrocio le dita per le mail e i libri che invece spedisco io o che vorrei scrivere. In una parola, come dice Wislawa Szymborska, anche per me, come per tutti, "il libro degli eventi è sempre aperto a metà".
E buone letture!
3 commenti:
Ciao. Ho scoperto il tuo blog da poco e posso dire che mi piace moltissimo.
Personalmente penso che per tenere un blog serva prima di tutto passione perché farlo solo per denaro non avrebbe lo stesso valore, perderebbe in un certo senso di significato e, a mio parere, la cosa si noterebbe finendo con il diventare controproducente. Se poi si riesce anche a guadagnarci bene venga! Io penso che tu ci metta passione nel tuo blog, si vede e ne hai raccolto i frutti, e ti auguro che un giorno possa diventare anche qualcosa di più. Per quanto mi riguarda, spero che anche il mio blog appena nato possa un giorno crescere così e darmi tante soddisfazioni :)
Virginia Wolf mi ispira da sempre, ed ho anche letto qualcosa scritto da lei...
questo non l'ho letto, ma il tuo post mi ha fatto venire decisamente voglia di approfondire
Ti scrivo solo per dirti che da blogger a 0 euro, ma tante proposte e inviti (e pochissimi sono quelli che ti parlano anche di progetti con soldi! :D ), capisco i tuoi stati d'animo e spesso li vivo. Ti seguo da molto tempo anche su Twitter e condividiamo la stessa città, magari uan volta ci incrociamo da qualche parte e ci prendiamo qualcosa insieme (non una tazzina di caffè, nonostante sia torinese, non mi piace il caffè! ;) ). In bocca al lupo per tutto, tanto sforzo merita un premio (anche finanziario, che parlare di soldi sembra sia sempre una cosa negativa e invece è quello che permette di essere autonomi e mantenersi liberi anche nelle scelte :) )
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