venerdì 9 settembre 2016

Taccuino di caffè - Salone del libro edition #2


Sul mio taccuino settimanale, oggi, annoto questo. Sono stata alla assemblea che si è tenuta nel pomeriggio al Circolo dei Lettori indetta per e dagli editori indipendenti che, alla luce delle ultime decisioni dell'AIE (Associazione Italiana Editori), hanno scelto di trovarsi tra loro e discutere.

All'ordine del giorno, un numero considerevole di punti stilati per sancire il proprio amichevole sostegno all'agonizzante (o supposto tale) Salone del Libro di Torino

Fresca di poche ore è infatti la notizia che si terrà, un mese prima della kermesse sabauda, un Salone del Libro di Milano, in aprile, già sarcasticamente ribattezzato "Spa" del libro da taluni giornalisti. 

(Tralascio la desolante tristezza nel leggere articoli su carta e stampa nazionale zeppi di refusi e marchiane inesattezze). 

Comunque. 

Sono stata ad ascoltare purtroppo per troppo poco tempo, un'oretta scarsa a fronte delle tre ore e mezza paventate di riunione. Ho potuto assistere all'introduzione di Gaspare Bona (Instar Libri e Blu Edizioni), all'intervento di una serie di editori indipendenti (Golem, Nutrimenti, Sui Generis tra gli altri) e un pezzetto dell'unica voce "contraria" o per meglio dire scettica - che infatti poi non ha aderito alla nascita dell'associazione Amici del Salone del Libro di Torino) di Giuseppe Laterza. 

(Il quale, ironia della sorte, sembrava proporre proprio "la terza" via rispetto alle due "fazioni" contrapposte).

Insomma. 

Lo dico con sincerità: invidio profondamente chi di voi abbia, sulla faccenda, le idee chiare. Invidio la sicumera dell'AIE, l'apparente romanticismo dei "piccoli" editori (ma siamo sicuri che alcuni non siano squaletti travestiti da pesci azzurri pure loro?) e invidio chi propone una via di mezzo (andare sia a Torino che a Milano poiché la cultura non ha confini etc.).

Beh, io non sono coinvolta in nessuna di queste categorie (vedi alla voce "blogger" o "giovani" autori in erba?) e al momento non lavoro per nessuna casa editrice sicché mi sento tranquilla e libera di non capirci niente o anzi di capire fin troppo bene che qui si naviga in acque burrascose e opache, dove viene il mal di mare) e tuttavia non saprei esprimere un'opinione tanto netta riguardo queste amare vicende. 

Oggi pomeriggio, sì, tirava un vento di preoccupata novità: è sempre positivo assistere alla promessa di un cambiamento, ma non abbiamo studiato il Gattopardo a scuola invano. La paura infatti è proprio quella che alla fin fine i giochi siano giocati sempre alla stessa maniera, rischiando il vampirismo, considerato che ci tocca ricordare il vero motivo per il quale siamo a discutere. L'ho già scritto qui nel mio spazio personale la settimana scorsa, lo ribadisco. Il problema non sono solo i faccendieri milanesi, il problema è stata anche la "nostra" serietà o meglio la sua assenza ingiustificata. E i faccendieri di casa nostra.

La questione, nel profondo, cari Amici del Salone, cara AIE, caro tertium (non) datur continua a non essere fatta di temi o contenuti, promozione della lettura o paesi ospiti, varie o eventuali. L'unico vero concetto urgente figurava oggi solo nella parte finale di uno dei molti punti dell'ordine del giorno ovvero: trasparenza gestionale

Oggi si respirava un'aria un po' carbonara, buffo addirittura che capitasse in un giorno simbolico come l'8 di settembre, e di fatto una questione davvero pratica s'è discussa, e riguardava la presenza dei piccoli editori all'incontro del 12 settembre a Roma, ma credetemi, a un occhio sia interno che esterno come può essere il mio la sensazione è stata di disordine, non meno grande della cinica intraprendenza messa in campo dai temibili "milanesi". 

Per me la questione resta immutata: tocca diventare più seri sul serio. La faccio troppo facile vero? O forse fino a ora siamo stati troppo contorti? Continuo a latere a credere che un'immersione (anche solo andata-ritorno per carità) nel cosiddetto mondo reale, a noi dell'editoria, non farebbe male. 

Per finire, credo proprio che tocchi maturare e smarcarsi dalle formule fatte, da rituali vuoti, dalle solite facce. Continuare a giocare i giochi di potere - a qualsiasi livello - ci farà a pezzi o peggio: ci farà rimanere tutti interi e uguali a noi stessi.




2 commenti:

HateQueen ha detto...

Egoisticamente sono un po' contenta di questo Salone a Milano. Essendo delle Marche per me raggiungere Torino è una mazzata costosissima, non essendoci un treno diretto e pochissimi pullman.
Per il resto non conosco bene le implicazioni di questo cambiamento e non so bene cosa pensare.

LaLeggivendola ha detto...

... cioè, si poteva assistere all'incontro? Credevo fosse solo per gli editori, altrimenti sarei venuta pure io, 'cidenti.
Comunque davvero, la questione mi pare a tratti orrendamente spinosa o schifosamente semplice. Milano mi sembra a colpo abbastanza sicuro una zappa sui piedi e non riesco granché a capire una decisione così arbitraria, improvvisa e plausibilmente destinata all'affossamento. Mah. Staremo a vedere.