In questi tempi di articolate discussioni sul futuro del libro e dell'editoria, sulla mancanza o sovrabbondanza vuota di spazi veri di crescita e progetto, sono contenta di raccontarvi del Laboratorio Formentini.
Forse molti di voi lo conosceranno già, ecco comunque qui il sito.
Il Laboratorio Formentini ha sede nell'omonima via milanese ed è uno "spazio per la valorizzazione del lavoro editoriale", dove si tengono quotidianamente corsi, conferenze, mostre e incontri proprio sul tema dell'editoria.
"Valorizzazione" è una parola importante. Dare valore a questo lavoro. Per me è un segno di speranza: questo infatti è un lavoro per pochi e fortunati che riescono a viverci ma è giusto ricordare che ci sono tante persone, la sottoscritta inclusa, che si occupano di editoria e letteratura da anni, hanno superato esami e lauree e master e lavori di ogni tipo a pieni voti ma cui manca questa cosa: il valore. Dicono che sia una cosa da imparare a darsi da sé, ed è pure vero, ma è altrettanto giusto che ci siano spazi e istituzioni pronte a riconoscere la validità e il senso delle attività legate al libro, dalla scrittura alla promozione, dalla stampa al digitale. Sapere che esistono spazi dove dare dignità al lavoro e un luogo dove leggere, scrivere e studiare è allora incoraggiante. Siamo abituati infatti a prestare la nostra manodopera gratis, a sottostare a logiche che ci sfuggono e a scoraggiarci. E in questo delirio facciamo fatica a vedere forse i varchi che si possono aprire.
Invece tocca inventarseli qualche volta gli spazi. E il Laboratorio Formentini è in questa ottica un precedente significativo, qualcosa che prima non c'era. Spero davvero che nascerranno presto e in fretta altre realtà simili e anche in altre città.
C'è da aggiungere che domani il Laboratorio Formentini compie un anno e che nelle sue sedi ci sarà una festa ricca di eventi. Per questa occasione, mi è stato chiesto se volessi porre alcune domande a Luisa Finocchi che dirige la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e cui è affidata la gestione del Laboratorio.
Ho accettato molto volentieri e qui di seguito c'è il risultato di questo breve ma spero interessante scambio.
Un anno di
vita in assoluto è breve, ma può risultare già significativo se si
tratta di un calendario così fitto come è stato quello del
Laboratorio Formentini. Domanda forse semplice ma doverosa: qual è
il suo bilancio? Si aspettava una partecipazione così sentita? Quali
sono state invece le eventuali criticità che ha riscontrato?
È'
incredibile come il Laboratorio sia riuscito in così poco tempo a
ritagliarsi una identità definita nel ricchissimo panorama delle
offerte culturali milanesi:,questo è stato possibile da un lato
perché si è posto come espressione di un distretto editoriale
diffuso, attivo e vivace e dall'altro perché ha saputo da subito
dare voce e a tutte le professioni che gravitano intorno al mondo
editoriale - traduttori, illustratori, grafici, librai... -
valorizzando il loro apporto. Non è dunque solo la quantità ma
anche la qualità e la coerenza degli eventi e soprattutto la voglia
di meticciare le competenze una delle ragioni del successo del
Laboratorio. Certo bisogna imparare a lavorare insieme, cosa non
facile certo, ma una sfida che vale la pena di affrontare.
Quando si parla di "futuro dell'editoria", le idee in campo
sono sempre numerose e talvolta confuse. Pensa che uno spazio fisico
permanente, come il Laboratorio Formentini, possa aver anticipato
un'esigenza invece di maggiore concretezza ed essenzialità? "Meno
parole vuote e più momenti di incontro" può essere uno slogan
adeguato?
Il Laboratorio è il
primo, e finora unico, spazio in Italia in cui si parla
esplicitamente di editoria. Vale a dire che, di incontro in incontro,
tutti gli operatori della filiera hanno la possibilità di fare
sentire la propria voce, raccontare il proprio lavoro, condurre
seminari. La cosa più bella di questo anno è che, se c’è stato
un posto dove il mondo editoriale ha potuto, da una parte, formarsi
e, dall’altra, ragionare su se stesso, le proprie contraddizioni e
le prospettive, questo è stato il Laboratorio. Mi piace pensare che
non si tratti di un posto dove si fanno presentazioni o si discute:
ma che sia un posto dove si lavora.
Come è stato l'impatto sulle scuole? Quanto i ragazzi hanno potuto
comprendere e "sfruttare" le molte possibilità offerte dal
Laboratorio in questo anno di attività?
Le
scuole hanno partecipato moltissimo, sia a livello numerico che per
quanto riguarda l’impegno. Abbiamo fatto molti incontri, cercando
di stimolare i ragazzi su questioni – quelle editoriali – che
sono fondamentalmente loro ignote. La risposta è stata straordinaria
e fa ben sperare per il futuro: sono curiosi, attenti e guardano al
mondo dei libri come a un mondo affascinante, misterioso e dunque
degno di essere esplorato. Naturalmente, perché tutto questo
funzioni, c’è bisogno di istituti e professori che li sostengano,
li pungolino e ci aiutino a far loro arrivare il messaggio che quello
dei libri e dell’editoria è un mondo che li riguarda.
In che modo realtà
digitali come blog letterari, community di lettori e altre forme di
cultura veicolate dal web possono secondo lei incontrare il mondo
fisico e "reale", collegato al territorio, come quello
rappresentato dal Laboratorio Formentini?
Sono
in tutto e per tutto, ormai, un ramo del lavoro editoriale come le
agenzie, i traduttori, i grafici… basti pensare che, ormai, è il
web la vera piazza dove si discute maggiormente di libri, e che la
maggior parte delle recensioni più autorevoli si trova lì. Blog e
communities sono anche, per un autore, un ottimo canale di promozione
e discussione. Abbiamo invitato al Laboratorio, e ancora inviteremo,
persone che animano il web letterario: è da loro che vogliamo
un’opinione sul futuro della comunicazione letteraria, ed è
fondamentale che si incontrino con operatori della filiera – i
quali hanno sete di capire quali saranno le dinamiche di
comunicazione di domani, perché è sul web che si giocherà la
partita.
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