giovedì 20 ottobre 2016

Taccuino di caffè


Sono un po' giù per una cosa molto internettiana ma anche molto, troppo umana e dunque mi sento di condividere con voi questa riflessione. Slegherei dunque oggi il mio taccuino dalle solite "tre notizie" che mi hanno colpita e mi lascio andare a pensieri in libertà.

Il caso è quello di Bebe Vio, campionessa paralimpica che è stata recentemente bersaglio di critiche feroci o anche solo stolte sul web per aver fatto dei selfie e per aver accettato di partecipare - con un bel vestito addosso donatole da un marchio di moda - a una cena con Obama e Renzi.

[Ci ho pensato un po' se linkarlo, ma eccovi l'orrendo storico di alcune delle cose che sono state dette su di lei pubblicamente in rete, qui.]

Dunque: in questo periodo sto riflettendo sull'enorme e forse già desueto equivoco che c'è sul "popolo della rete". Personalmente, mi sono spesso sentita svalutare per la mia attività in rete (con parole, dichiarazioni ma anche mezze frasi, occhiate etc. insomma tutto l'armanentario di cui siamo capaci per affossare gli altri), per essere una "blogger" che spesso è sinonimo di "ragazzina". Ho pensato più volte che si usi questo termine alla stregua di "velina" e si suppone che una "blogger" senta un senso di giocosa e frivola appartenenza a questo suo essere appunto una scanzonata "ragazzina". Ma se avete un'intelligenza media, come la mia, capite benissimo che la questione è un tantino più complessa.

Ho ricevuto anche io piccoli linciaggi nel passato per il fatto di ricevere libri dalle case editrici, per essermi entusiasmata in alcuni momenti etc. E ne ho sofferto. Quel che ho vissuto io è però poca cosa rispetto alle ingiurie vere scritte su questa ragazza, mi chiedo ad esempio lei come sta (se ha letto ciò che si scrive sulle sue scelte, sulla sua persona) ed ecco perché la faccenda mi tocca particolarmente. 

Posto che la moda del selfie possa tradire qualche problemino narcisistico insito in molti di noi (esseri umani) e posto che Bebe abbia peccato di ingenuità nel mostrarsi ultra-felice per le cose belle che le stanno capitando, dovendo per forza di cose imparare che chi si espone si rende disponibile alle critiche; il linciaggio tuttavia ha a che fare con qualcosa di molto più patologico. Temo che il problema sia la violenza, in una delle sue tante declinazioni e infine la totale assenza di tenerezza, rispetto e amore per il prossimo. 

Dai, allora, facciamo le due domande vere su questa storia: come si può rosicare per le cose che stanno succedendo a Bebe? Come si può sparare a zero su un'innocente? 

Beh si può, si fa, si è sempre fatto ben prima di internet, ditemi, oh giovani, che non lo si rifarà ancora! E ancora: come salvarsi? Il rimedio di Calvino (ricavarsi uno spicchio di vita in ciò che inferno non è) ha ancora un senso?
 

4 commenti:

Lizzy ha detto...

Trovo che la ferocia con la quale vengono spese impunemente parole così forti ed offensive contro una persona sia direttamente proporzionale al "successo" della vittima e alla oggettiva facilità di utilizzo di uno strumento come la rete. Molti sì sentono in diritto di criticare e di sparlare, ben oltre i confini dell'educazione e del rispetto, di chi è sotto i riflettori per un motivo o per l'altro, quasi che la notorietà - anche quella che dà un blog curato e seguito come il tuo - potesse giustificare questo comportamento. E se là possibilità di farlo attraverso il web è solo il frutto di una evoluzione recente, la tendenza a farlo tempo sia insita nell'animo umano... Di buono c'è che non per tutti è così....

noemi ha detto...

Grazie Lizzy, condivido le tue parole e traggo ossigeno dal complimento! Ho scoperto il tuo blog, lo leggerò spesso!

javaonekenobi ha detto...

Beh sparare a zero su un'innocente è molto più facile e meno rischioso che sparare su qualcuno che sai già ti risponderà a tono.
È bullismo e vigliaccheria, non è diverso dal prendere in giro qualcuno per un difetto fisico, o semplicemente perché non rientra nei canoni banali e rassicuranti della "normalità"
I bulli sono dei mentecatti, e proprio per questo non riusciamo a capirli, li possiamo analizzare, ma non comprendere (e sì, ora sto facendo del bullismo verso i bulli, intenzionalmente e con crudeltà).

HateQueen ha detto...

Io veramente non le capisco queste persone. Come non capisco gli insulti misogini e transfobici che sono stati rivolti anche alla moglie di Renzi. Se solo penso che gente del genere vive nel mio stesso paese, e che per sbaglio potrei incontrare qualcuno di loro, mi vengono i brividi.