Giovedì è morto Michael Jackson. Ammetto di non averlo mai amato. Non ho mai comprato un suo CD né ascoltato volontariamente una sua canzone. Thriller poi non l'ho proprio mai finito di guardare perché mi faceva paura. Lui stesso, Michael Jackson, mi faceva paura. Mi inquietava. Mi disturbava. Provavo per lui un sincero fastidio e credevo ai pettegolezzi sul suo conto. Ero sicura si trattasse di un pedofilo che si era sbiancato la pelle, per essere più precisi.
Poi, due giorni fa, per una strana coincidenza, mi è capitato di leggere dei documenti scientifici che parlavano di vitiligine. Mentre leggevo scorrevano alla TV immagini continue su di lui, sulla sua vita, sulla sua musica. Ho associato le due cose e ho iniziato a informarmi. Ho cercato in rete e ho letto molti siti che sostenevano - con foto a testimoniarlo - che Michael Jackson fosse proprio affetto fin da giovane da questa malattia, la vitiligine appunto. Una sindrome autoimmune che consiste nella depigmentazione progressiva della pelle. (E per un attimo ho anche pensato alla natura intrinseca di questo genere di patologie che coinvolgono il sistema immunitario, come ad esempio anche il lupus, le cui cause sono ancora in parte ignote). Pare anche che lui stesso negli anni Novanta abbia rilasciato dichiarazioni al riguardo, ma la cosa mi era sfuggita. Ho continuato a leggere e a rileggere tante notizie che ignoravo. E poi ho pensato: poverino. Ho guardato bene i suoi video, è impossibile non farlo in questi giorni. L'ho osservato da vicino. Ho notato nel suo volto degli ultimi tempi una tristezza sovrumana, un dolore alieno che mi hanno colpita molto. Così bianco come il latte, il naso finto, il mento impiantato, il cuoio capelluto bruciato, le labbra rosso fuoco. Ho riflettuto anche sulle accuse a lui rivolte di pedofilia. Ho letto che non ci sono prove, che è stato scagionato. E ho sospeso il giudizio, considerando che le famiglie di questi ragazzi tredicenni potrebbero anche aver avuto le loro responsabilità. Ho immaginato quanti sciacalli e quanti invidiosi avranno circondato il "re del pop" nella sua breve esistenza e nella sua lunga carriera. Quanti interessi, quanta ipocrisia saranno cresciuti intorno a lui come gramigna. Un bambino che ha trascorso gli anni migliori a intrattenere gli altri.
Man mano che scoprivo particolari su di lui pensavo: però un po' lo capisco. Mi sono identificata ad esempio in alcune sue caratteristiche che secondo me sono comuni a molti ma che in lui sono semplicemente esplose fino all'eccesso. La passione per le giostre, i parchi di divertimento: come dargli torto. Per quanto assurdo, ho pensato che anche a me sarebbe piaciuto costruirmi una mia Neverland, piena di animali e dolciumi, se fossi stata una star. Anche io, come lui, per dire, da piccola mi fasciavo le braccia o i polsi. Così, senza una ragione, per sentirmi magari forte o speciale. Questo suo vezzo adesso non mi è parso più così eccentrico. Adolescenziale, piuttosto, ma non cattivo o misterioso. Ho capito che MJ era esagerato, naif, paradossale, forse credulone e insieme spudorato. Ma era anche un rivoluzionario ed era universale.
Ho riscoperto Black or White: è bella. Il video, che una volta mi angosciava, oggi l'ho trovato divertente. Tutte le sue fisse, le sue turbe, le sue ossessioni mi sono parse più comprensibili. I suoi debiti, la sua timidezza estrema che lo faceva tremare nelle interviste, quel gesto terribile di esporre il bambino dalla finestra. Tutto in lui da vivo appariva nefasto, mortifero, insostenibile. Eppure non si può non intuire una forza creatrice e distruttrice insieme che hanno trasceso i confini di ogni tipo. Sarà che crescendo e vivendo un po' si scoprono gli abissi dell'uomo, comunque io oggi vedo in lui un mondo che prima era precluso ai miei occhi. Ho capito che lui era mostruoso perché si sentiva un mostro. Perché si sentiva abnorme, sbagliato, malato, uno zombi.
E infine ho realizzato quanto oggi, da morto, sia davvero un bersaglio troppo, troppo facile. Condannarlo ancora sarebbe talmente agevole che in cuor mio non ce la faccio. Mi fermo un secondo prima.
In definitiva, con tutto il male che se ne può dire, spero che adesso abbia trovato almeno un po' di pace.
2 commenti:
And the whole world has to answer right now
Just to tell you once again
Who's bad?
I'm bad I'm bad
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