Ed eccomi qui. Dovrei fare tante cose. Adesso vado. Ma rieccomi qui, dopo l'epiphany sulla noia, a trascorrere interi minuti a guardare, anzi a contemplare, inutile negarlo, una specie di bellissimo taglio di luce che si forma sul muro bianco della camera. Questa lama chiara si assottiglia e si dilata, come una valvola, come una porta stretta che si apre e si chiude ogni cinque secondi. Solo un certo sole pallido di gennaio può architettare un gioco così segreto, così vago. Eppure. A me piace! Mi sembra uno spiraglio su qualcosa di nuovo.
4 commenti:
"Mi sono voluto riraccontare una favola. Perché, in parte, la storia del viddrano che si maritò con una sirena me l'aveva già narrata, quand'ero bambino, Minicu, il più fantasioso dei contadini che travagliavano nella terra di mio nonno. Minicu mi raccomandava spesso di chiudere gli occhi "pi vidiri le cose fatate", quello che normalmente, con gli occhi aperti, non è possibile vedere"."
Nota in fondo al romanzo "Maruzza Musumeci" di Andrea Camilleri.
Amica, la tua meravigliosa fantasia e il tuo modo di scrivere sono per me un invito a "vidiri le cose fatate". Ho usato le parole di Camilleri perché mi sembrano perfette per noi!
Ti voglio bene,
a.
Amica mia! Iniziare la giornata con le tue parole sembra quasi un sogno! Mi manchi tanto! E bentornata sul mio blooooooooooooooooooooooooooooooooog
e scusa, anch'io ti dico che devi continuare a scrivere sul blog, e vai!!!!!!!!piccola.
grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
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