Rieccomi tornata nel mio habitat naturale: vestiti da casa, tazzina di caffè, lo schermo luminoso del computer, il silenzio e i libri, di carta oppure quelli dentro milk* (per entrare nel vivo :) che mi guardano come quieti animali domestici veri e contenti di rivedermi.
Tolgo la moka dal fuoco, e sento ancora l'ansia estrema dell'attesa (giuro che non pensavo di farcela sul serio, avevo il cuore fuori controllo).
Faccio un po' di spesa: "due petti di pollo, grazie" e nel mezzo sento ancora il caldo forte dell'aula dello ied, con i suoi lampadari bianchi, gli schermi vibranti di tweet e parole e commenti e opinioni (dall'istante in cui ho formulato il pensiero "cosa diranno di me" ho rischiato la fuga).
Preparo una lavatrice e riascolto le voci dei miei amici che parlano prima e dopo di me. Gli sguardi gentili e i sorrisi di chi era lì per ascoltarci: una cosa così bella, così straordinaria che mi confonde, mi destabilizza. Sono felice, felicissima, ma al momento la cosa va davvero oltre e ho quasi le vertigini: so che ci sono persone abituate a questo, ma non è il mio caso, per me è stato un giro al luna park.
Vi scrivo di
Librinnovando a caldo: le prime impressioni del ritorno, quasi dal treno. Sono felice dicevo, super concentrata e infinitamente distratta allo stesso tempo (uno stato d'animo che non immaginavo possibile). Guardo la tazzina della foto e penso che quello è il caffè che ho bevuto ieri a pranzo, poche ore prima del mio "turno", seduta tra Valentina e Giulia che in un mondo molto vitale, sregolato e parallelo si chiamano @SignorinaLave e @trustinart. E nel ricordarlo, non riesco ancora a crederci.
Come vi dicevo nel post precedente, per me era la prima volta quanto a parlare in pubblico. E a un pubblico così vasto (guardate la foto sotto, e c'era anche gente in piedi, un po' ovunque) e competente nel mondo dell'editoria, ancora peggio, qualcosa che non potevo prevedere neanche in sogno. Tutti i presenti, coltissimi, preparatissimi, dunque sapevano tutto di tutto. Difficile dire loro qualcosa di nuovo, o anche solo sperarlo.
Questa è una gioia antica che esplode come un firework. L'editoria! Cartacea, digitale, di qualsiasi tipo, è il mondo che mi piacerebbe abitare da sempre.
Il mondo dell'editoria una volta era per me come un asserragliamento in lontananza che ti guarda storto, solo per chiederti: e tu chi sei?
Oggi mi pare che il ruolo del cosiddetto bookblogger sia un po' la risposta a quella domanda.
E tu chi sei?
Qualcuno che tenta di colmare quel vuoto che si crea nella stragrande maggioranza delle vite delle persone "normali": un vuoto di libri e di letture (ecco perché l'editoria è in crisi perenne, mi pare fisiologico) causato dal fatto che gli impegni si sovrappongono, le ore di sonno si riducono, il lavoro (o il non lavoro) toglie tutti gli spazi di concentrazione e se la scrittura non è diventata per tua fortuna o bravura o miracolo il tuo mestiere o la tua passione, i libri si riducono all'osso e per lo più arrivano solo a soddisfare esigenze di rarissimo svago molto extra, relax vacanziero (quando capita), distensione dei nervi prima di dormire.
Il bookblogger allora è colui che si rivolge anche a queste persone (e sono tante) con una bella notizia: hei guarda che i libri ci sono ancora, in giro ne trovi: intanto io te li racconto senza tante elucubrazioni inutili, e ti dico che sono oggetti leggeri, parlano di argomenti o emozioni interessanti, magari a volte complesse, ma sempre avvincenti. In una parola: hei c'è una possibilità anche per te (e per me). Forse qualche esperto del settore storcerebbe il naso di fronte a tutto questo, definendolo magari un ragionamento "infantile" o semplicistico. Quanto a me, lo definirei soltanto aderente al vero. Molti di noi cercano una rassicurazione, una chiave per aprire un mondo accessibile, sicuro, comprensibile, sano, chiaro, pieno di cose da conoscere, di nuove opportunità.
E sembra che per la prima volta nella storia quel mondo lontano sia quantomeno pronto ad ascoltare. L'editoria, almeno da quel che mi è parso ieri, ha oggi occhi e orecchie e ha voglia di capire cosa sta succedendo, cosa leggiamo noi, cosa ci piacerebbe sapere, quanto a volte ci siamo sentiti soli, indietro, con l'acqua alla gola rispetto ai libri ed è per questo che magari non li abbiamo comprati.
Allora ------> "Superare il limite" è una frase di Bruno Munari che a un certo punto ci tenevo tantissimo a dire durante l'intervento e l'ho fatto.
Per me Librinnovando ha rappresentato proprio questo. Superare miliardi di limiti miei personali (non ve li elenco tutti, per non spezzarvi troppo il cuore hehe). Ma anche Superare Il Limite del libro come oggetto, per essere più in tema, che può avere molte forme e non per questo in guerra tra loro (sì, penso proprio a digitale vs. cartaceo), oppure anche il limite di twitter; un universo grazioso, amabile, desiderabile che però ci ospita solo nei limiti, appunto, di 140 caratteri scritti, mentre ieri eravamo tutti anche in carne e ossa, con le nostre facce, le nostre età, i nostri cappotti, le sciarpe, la nostra pelle, la stanchezza, la paura, il nervoso, la serenità, la grazia, la bellezza o la bruttezza (a seconda di chi guarda), i nostri vestiti, i nostri occhi, la nostra voce. O ancora il limite dei rigidi confini lettore-scrittore-editore. Il limite del tempo: ne avevamo poco, è vero, ma qualcosa siamo riusciti a dire. Il limite dello spazio: le stanze straripavano. Il limite dell'emotività, il limite della timidezza che si scompone in agitazioni superflue. Il limite della geografia: vedersi per così poco, ripartire con treni e aerei per tutta Italia.
O in ultimo superare il limite dei mojito e dei cuba libre all'aperitivo post convegno: ooooops: non avete idea (chi c'era purtroppo sì: ciao amici, vi lovvo!) di quante cazzate sono in grado di sparare al terzo (?) cocktail dopo una giornata del genere. Per me d'altronde è stato un fatto così straordinario che lo sapevo che qualcosa al di sopra le righe sarebbe successo: ho perso (e ritrovato) il cellulare - con tutta la mia vita dentro - ho perso (e ritrovato) la valigia (grazie al mio amico Arturo di cui vi ho detto nel post precedente che da vero gentiluomo mi ha accompagnata fino al Bed&Breakfast deviando dal suo tragitto credo per verificare che tutto sommato non finissi in un "fosso senza un rene" (cit.) l'indomani: many many thanks @ArtNite). Ma poi la fortuna ha girato e ho trovato un posto così accogliente dove dormire (si chiama Cesena5) e dove fare colazione che se avessi 5 anni vi direi che mi sono sentita una vera principessa!
Nelle foto sotto comunque trovate testimonianze varie dei mojito, della vista dal B&B, del libro di Munari, del folto pubblico di Librinnovando.
Poi, che altro aggiungere? Ci sarebbero altre infinite cose da dire, da raccontare. Magari nei giorni prossimi raccolgo le idee. Ora mi sento strana. Felice, sì, ma anche malinconica. Sento l'esigenza di far sedimentare tutto quanto, di fare luce su ciò che è accaduto, su cosa potevo migliorare, su cosa posso fare per il mio futuro, su come posso contribuire, su che direzione potrebbe prendere il mio lavoro. Vorrei consolidare la sostanza della mia vita ed esperienze come quella di Librinnovando mettono in discussione, in gioco, a nudo, di fronte ai miei limiti e sono sicura che aiuteranno. E soprattutto vorrei regalare qualcosa a voi per ricambiare la vostra attenzione sincera.
Inizio da questo link: date un'occhiata, se potete, perché non finisce qui:
Ledita :)
E restate collegati che Librinnovando ha in serbo altre sorprese per noi!
c\_/