sabato 4 giugno 2011

Supergara - un anno di corsa.

Chiamatemi Zátopek.

Ieri sera ero qui :)

Alla Supergara. Una corsa serale nel parco della Pellerina, a Torino, con cena a base di prodotti tipici (e pane e Nutella finale) nella cascina La Marchesa, sede della Turin Marathon.

Circa 6 kilometri: ho fatto una fatica blu, peggio che le mie due precedenti gare da 10 km - perché lì era proprio al sesto/settimo che mi riprendevo e trovavo il mio ritmo, e ritrovavo la calma e mi godevo il paesaggio, così finire al 6° è stato come finire al culmine dello sforzo - ma anche del mio meglio. Il mio tempo è stato **** aaargh non proprio strabiliante, ma assicuro i più di non essere arrivata ultima, nemmeno penultima, né proprio tra gli ultimissimi.

Un anno di corsa. Ho iniziato a giugno 2010 facendo dieci minuti e morendo e non credendoci ed etc etc.

E oggi sono qui che penso:


E son qui che penso: ieri sera ho corso spingendo con le mie gambe da dilettante, con le mie braccia in via di definizione, con i miei piedi incerti, con i miei capelli disordinati, con la mia asma e un prevedibile mini-attacco di panico, per il fatto di competere con gli altri.

Ieri sera cenavo sotto una pioggia da diluvio. Il cibo sembrava più nutriente del normale. Tutto era fragile, ma limpido di pioggia, sereno. Le persone che corrono sembrano tranquille, mi ispirano fiducia. Alla fine bevevo birra, c'era musica, avevo i capelli se possibile più spettinati ancora, le guance rosse, i jeans stropicciati, il pettorale numero 50.

Avevo corso sullo sterrato, saltando dentro le pozzanghere, sotto un cielo grigio, con la pioggerella, vicino, accanto al fiume scrosciante, gonfio, ventoso. Ho fatto stretching di fronte a due tartarughe d'acqua dolce, un nido di rami basso, sulla sponda di un laghetto, abitato da un uccello nero che sembrava un pollo e il suo cucciolo pigolante e una papera bianca impegnata a grattarsi una scapola alata.

La conclusione è che sto cercando di scoprire che cavolo posso fare io nella mia vita.

Cosa riesco e cosa voglio. Per un sacco di tempo ho aspettato che qualcuno mi facesse fare le cose. Che qualcuno mi dicesse com'ero. Ad esempio a scuola negli sport ero una schiappa. Ho aspettato che qualcuno mi dicesse sei brava o sei scarsa, scrivi bene o scrivi male, potrai scrivere come una professionista, oppure: non potrai affatto. Guarirai dalle tue ipocondrie: non guarirai mai.

Ma ieri mentre spingevo sulla ghiaia e mi riempivo i polpacci di fango, mentre poi ritiravo il pacco-gara con dentro la marmellata, il gatorade, l'acqua, le calzette tecniche, il porta mp3 da braccio, ho sentito che ci sono infinite variabili. Che non arriverà mai qualcuno a sbrigare le faccende al posto mio, e infine che quel qualcuno ero io.

Ripenso a Murakami Haruki e al suo piccolo libro L'arte di correre. Ce l'ho qui vicino a me. Le sue foto in Grecia o le foto dell'arrivo dell'ultramaratona. L'ultramaratona. Cose dell'altro mondo. Ultra.

Comunque il piccolo libro bianco è qui vicino a me. Capisco per sottrazione e per addizione qualcosa di nuovo, ne avverto l'importanza, il valore, il senso. Poi da qui a correre una vera maratona o riuscire a pubblicare il mio romanzo la strada è ancora lunga o forse non c'è, o forse non ce la farò.

Il tempo, le variabili, il respiro, l'imprevisto, il panico hanno detto sempre l'ultima parola, mi hanno sempre preceduta al traguardo, vincendo sulle mie forze poche o mal indirizzate.

Solo oggi ho capito che però sono anche una persona libera. To be whatever. E sono partita. Tutto adesso sta nell'impresa di arrivare dall'altra parte. Ma dopotutto, anche quello non mi importa più. Mi importa solo correre. Mi importa solo scrivere e vivere ed è quel che farò, ve lo dico, e spero che anche voi facciate anche un po' quel che vi pare, lo spero sinceramente.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao , Zàtopek , sono felice che sei è sarài una persona LIBERA da tutto. BRAVISSIMA.

i3/4 ha detto...

Oddio! Quasi quasi mi ridai speranza! Malgrado sia sportiva io odio correre... non reggo nemmeno 50 metri! C´è da lavorare!!!

TestadiCe ha detto...

E' un bellissimo pensiero sperare che anche noi "facciamo quel che ci pare". Forse tutti aspettiamo che sia qualcun altro a dirci cos'è meglio per noi.. forse aluni credono di trovarlo quel qualcun altro.. in realtà sta tutto dentro la nostra testa, il nostro cuore, la nostra anima, a seconda di come la vediamo..
La corsa è un ottimo paradigma della vita, la corsa è fatica, sacrificio, è emozione: gioia per un traguardo raggiunto, fallimento per quello mancato. La corsa è partecipazione, le persone che ti amano fanno il tifo per te, soffrono e festeggiano con te.
Ma a correre sei solo.
La vita non è forse questo?

Scusa la lunga intromissione, ma il tuo post è molto bello e mi ha colpito davvero.

A presto

noemi ha detto...

@Anonimo: grazie :)
@i3/4: hehe, c'è speranza, c'è speranza :) tienimi aggiornata!!
@TestadiC: grazie mille, è vero la corsa è una metafora molto precisa della vita... :)

Grazie a tutti per la visita :)

Sara Giorgia ha detto...

... manco 4 giorni e metti su tutta questa roba? ma che meraviglia! sei in formissima baby! :))))

noemi ha detto...

@Sarina: hehe :D

Jessica ha detto...

Cara Noemi, mi hai fatto venire i brividi. Grazie :)

noemi ha detto...

@Jessica: grazie a te per aver letto :)