sabato 21 novembre 2009

Nebbia.

La nebbia in questi giorni ci impacchetta dentro le case o i posti di lavoro, ci avvolge teneramente come ovatta e noi dentro al calduccio ci sentiamo già a Natale. Bello.

Ma io non ce la faccio a fermarmi qui. Bello. Certo. Romantico. Ma la mia mente, la mia immaginazione, il mio pensiero, il mio sospetto corre, vola verso chi non ha una casa né tanto meno un lavoro. Chi non è bene accetto nei bar e nei negozi. Chi viene scacciato dai ristoranti come un cane. Verso chi vive per strada e si lava al bagno pubblico. Per me è impossibile arrestare il cervello. Loro, quelli che si inginocchiano davanti al supermercato o ai lati delle chiese con il cartoncino e la scritta ho fame, sono povero, odiano la stessa nebbia che vediamo noi dalla finestra. Io ad esempio mi lamento, a volte mi sento esausta perché ancora oggi a 29 faccio molta fatica, a crescere, a essere autonoma, credo più della media dei miei coetanei. Però poi penso a loro. Ci penso sempre. E li conosco. E mi sento veramente male se immagino.

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